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Contenuti del libro
Informazioni
“La civiltà africana” di Basil Davidson ti porta in un viaggio incredibile attraverso secoli di storia africana, partendo da come gli europei, con il loro razzismo e le teorie evoluzioniste sbagliate, vedevano l’Africa coloniale, spesso concentrandosi su credenze come la stregoneria africana senza capirne il vero ruolo sociale. Il libro mostra invece la complessità delle società tradizionali africane, esplorando come il male e l’ordine sociale siano legati, e come la magia e la stregoneria africana funzionino come strumenti per mantenere l’equilibrio e risolvere tensioni, con figure chiave come i medici tradizionali africani. Scopri le affascinanti cosmologie africane, come quella dei Dogon, e segui l’evoluzione da piccoli villaggi a potenti regni africani, influenzati da migrazioni e commerci, inclusi quelli con l’Islam. Il testo non nasconde le trasformazioni e i conflitti, l’impatto della tratta degli schiavi e l’emergere di stati come l’impero Zulu. Ma soprattutto, racconta la resistenza africana al colonialismo, il nazionalismo africano che nasce, la lotta per l’indipendenza africana guidata da leader come Kwame Nkrumah, e come la religione e le antiche credenze si siano fuse in movimenti di liberazione. È una storia di identità africana, della forza degli antenati africani e della continuità culturale, mostrando anche forme uniche di democrazia africana, come nelle società segmentarie Ibo. È un libro fondamentale per capire la ricchezza e la profondità della cultura africana, ben oltre i pregiudizi.Riassunto Breve
L’incontro tra esploratori europei e popolazioni africane in epoca coloniale rivela subito forti tensioni razziali, con scienziati e viaggiatori europei che negano la capacità degli africani di progredire, classificandoli in una gerarchia razziale inferiore. Nonostante queste idee siano state smentite dalla scienza, persistono ancora. Parallelamente, le culture africane mostrano una profonda fede in credenze religiose e magiche, dove la stregoneria è vista come un fenomeno diffuso e radicato, simile alle superstizioni europee del passato. La stregoneria è percepita come un potere innato legato al male, distinto dalla magia come uso consapevole di pratiche. Queste credenze si intrecciano con le strutture sociali e morali, spiegando le sventure e mantenendo l’ordine sociale, spesso punendo chi si allontana dalle norme. Il male è considerato parte del mondo, spesso attribuito alla debolezza umana o a forze interne al gruppo sociale, come le streghe che distruggono i legami. Le credenze sulla stregoneria servono a spiegare l’inspiegabile e a prevedere il futuro, con la divinazione usata per identificare le cause delle sventure, spesso legate a comportamenti antisociali o negligenza. La paura della punizione divina e l’opinione pubblica fungono da deterrenti, ma le tensioni familiari e l’odio represso sono visti come fonti di magia negativa. Queste credenze esprimono regole morali che vanno oltre il diritto formale. Le società africane tradizionali pongono i viventi al centro della comunità, che include anche antenati e non ancora nati. Gli antenati sono importanti ma vincolati al rispetto delle regole stabilite dai viventi. Il rapporto con gli spiriti è centrale. La stregoneria, pur vista negativamente, può anche agire come catalizzatore per la divisione di gruppi e la riorganizzazione sociale. Le accuse di stregoneria diventano strumenti per ridefinire norme e consolidare il potere dei capi. A livello personale, la stregoneria spiega le sfortune individuali e aiuta a risolvere tensioni, proteggendo le norme e confortando chi soffre. I medici tradizionali, figure centrali, usano la conoscenza locale e la suggestione per curare, basandosi su una profonda comprensione culturale e rituali che esprimono l’autorità degli antenati. I rituali mantengono l’ordine sociale e affrontano i cambiamenti. L’arte africana non è solo decorativa, ma esprime una visione del mondo completa, legando il noto all’ignoto e agli antenati. Le culture africane possiedono cosmologie complesse e coerenti, come quella dei Dogon, che lega ogni aspetto della vita a concetti metafisici. Nel tempo, le società si sono evolute da villaggi a regni complessi, con capi simili a re, grazie all’agricoltura, alla lavorazione del ferro e alla necessità di difesa e commercio. Le migrazioni hanno plasmato le strutture sociali, mostrando una grande diversità di sviluppi istituzionali influenzati da fattori ecologici, commerciali e migratori. Le monarchie spesso emergono per mantenere il controllo su popolazioni conquistate, con i re che accumulano potere rituale e politico. Si sviluppa una stratificazione sociale simile al feudalesimo. Il commercio a lunga distanza, specialmente con l’Islam, ha avuto un ruolo cruciale nel cambiamento sociale e politico, portando alla nascita di imperi. Il commercio ha aumentato il potere dei capi, favorendo la centralizzazione, anche se i re dovevano redistribuire le ricchezze. Verso il 1850, tensioni ecologiche dovute all’aumento della popolazione e alla competizione per la terra hanno causato conflitti e migrazioni, portando all’emergere di nuovi stati e movimenti di unificazione. Le monarchie hanno cercato di centralizzare ulteriormente il potere. L’espansione del commercio di schiavi e l’introduzione delle armi da fuoco hanno intensificato le guerre, portando a maggiore centralizzazione e nuove unità politiche. Nonostante le trasformazioni, le tradizioni mantengono prestigio, ma nuove realtà emergono, come le guerre di liberazione contro il colonialismo, che combinano elementi tradizionali e moderni. Le nuove generazioni sono guidate da ideali di libertà e istruzione. Il periodo coloniale è una transizione complessa, con resistenza che evolve da forme tradizionali a nuove forme di adattamento e autoaffermazione, come la “resistenza primaria” e la “resistenza intermedia” legata al nazionalismo. Le élite africane istruite giocano un ruolo chiave, ma il nazionalismo trasforma le colonie in nazioni, ostacolando federazioni più ampie. Le credenze tradizionali e religiose continuano a influenzare la resistenza, spesso fondendosi con nuove idee in culti e movimenti religiosi che promettono un ritorno a un ordine giusto. Le chiese cristiane separatiste diventano luoghi di espressione dell’identità africana. Il movimento etiopista, basato su interpretazioni bibliche, catalizza la reazione alla cultura europea, diffondendo idee millenariste e aspirazioni politiche. La combinazione di elementi cristiani e tradizionali riflette il profondo cambiamento sociale e ideologico. La fede diventa strumento di autodifesa e ricerca di un nuovo ordine. L’ambiente africano ha plasmato le culture, e il contatto con gli europei ha portato nuove idee ma anche resistenza. L’emergere di un’élite intellettuale rivaluta le tradizioni e rivendica una storia indipendente. I movimenti di massa, combinando aspirazioni politiche e credenze religiose, guidati da leader carismatici, portano all’indipendenza. Le masse africane reagiscono al contesto oppressivo con movimenti nazionalisti. L’Associazione dei giovani kikuyu è un esempio di protonazionalismo che critica i missionari e si oppone agli europei. Dopo la Seconda guerra mondiale, il nazionalismo diventa un movimento di massa, con idee politiche più secolari. L’influenza culturale coloniale gioca un ruolo nella formazione dell’identità africana. La storia africana è ricca di tradizioni culturali e sociali, spesso ignorate dai colonizzatori. Le civiltà africane hanno sviluppato sistemi complessi di leggi e credenze basati sulla continuità ancestrale. Gli antenati sono fondamentali per l’identità, rappresentando il legame con il passato e la fonte di legittimità delle istituzioni. Gli antenati capostipiti creano un senso di appartenenza e continuità, garantendo stabilità sociale. La storia è vista come un accumulo di conoscenza tramandata. Le popolazioni africane hanno affrontato sfide durante migrazioni e dispersioni, adattandosi e costruendo nuove identità basate su legami ancestrali, creando sistemi sociali complessi. La percezione errata degli africani come privi di storia è alimentata da pregiudizi coloniali, ma la realtà mostra tradizioni ricche e variegate. L’identità africana è legata alla memoria storica e all’importanza degli antenati. Le società africane tradizionali si basano su un equilibrio tra uomo e natura, con la parentela come fondamento. Le comunità si organizzano per sopravvivere, sviluppando regole che garantiscono la coesione. L’identità individuale è legata al ruolo nella comunità. Questo sistema è dinamico, adattandosi ai cambiamenti mantenendo il legame con il passato. L’ordine morale è collettivo, con il bene della comunità che prevale. Le relazioni sociali sono regolate da norme che riflettono l’interdipendenza. La morale si esprime in vari modi, inclusa la regolazione delle pratiche sessuali per mantenere l’equilibrio sociale. Le strutture di parentela variano, ma l’importanza del gruppo e della discendenza è comune. L’organizzazione sociale include controlli e contrappesi per bilanciare il potere. Le classi di età strutturano la vita sociale, assegnando ruoli e trasmettendo valori. La credenza nella stregoneria mantiene l’ordine sociale punendo chi viola le regole. Le società segrete rappresentano un modello di democrazia con forte coinvolgimento individuale, opponendosi all’isolamento. Queste società “segmentarie” sono composte da gruppi di discendenza interdipendenti ma autonomi. Questo modello di autogoverno è fondamentale per l’organizzazione africana, mantenendosi anche in comunità più grandi. Nei villaggi ibo, il governo è gestito da un consiglio di anziani, ma ogni uomo adulto partecipa alle decisioni, prese all’unanimità, garantendo i diritti individuali. La flessibilità caratterizza il sistema ibo, con diverse tecniche organizzative e un sistema giudiziario flessibile. La fertilità del territorio e la varietà economica contribuiscono alla flessibilità. L’economia si evolve dalla sussistenza a sistemi complessi con divisione del lavoro e mercati. Il commercio a lunga distanza è importante. Queste popolazioni valorizzano la concorrenza personale e costruiscono una democrazia basata sulla dispersione dell’autorità, a differenza di società più aristocratiche. Le classi d’età e l’aiuto reciproco sono importanti, e in alcune zone si sviluppano associazioni per maggiore solidarietà.Riassunto Lungo
1. Razzismo e stregoneria nell’Africa coloniale
L’incontro tra la Società etnografica di Londra e il viaggiatore francese P. du Chaillu rivela le tensioni razziali nell’epoca vittoriana. Du Chaillu descrive gli mpongwe, un gruppo di indigeni africani, accennando alla possibilità che possiedano qualità positive. La sua visione viene però contestata dal capitano Richard Burton, sostenitore dell’idea della degenerazione degli africani. Gli scienziati dell’epoca si appoggiano a teorie evoluzioniste che negano l’evoluzione degli africani verso una civiltà più avanzata, ritenendoli incapaci di progredire.Classificazione razziale
Queste concezioni portano a una rigida classificazione razziale, proposta da Sir Samuel Baker e appoggiata da altri esploratori. Si crea così una gerarchia che esclude gli africani dalla civiltà. Nonostante la scienza moderna abbia smentito tali affermazioni, le opinioni razziste persistono ancora oggi nel pensiero contemporaneo.Stregoneria e credenze magiche
Le credenze religiose e magiche in Africa hanno un potere forte e la stregoneria è percepita come un fenomeno comune e radicato nelle culture locali. Le confessioni di stregoneria mostrano una profonda fede in pratiche occulte e superstizioni, simili a quelle vissute in Europa nei secoli passati. Queste credenze si intrecciano con le strutture sociali e morali delle comunità africane, dove la figura della strega incarna il male innato.Analogie tra credenze europee e africane
Le somiglianze tra le credenze europee e africane sulla magia mettono in luce un tema universale: la paura del soprannaturale e il tentativo di spiegare eventi inspiegabili attraverso pratiche rituali. La differenza tra stregoneria e magia appare evidente: la prima è vista come un potere innato legato al male, la seconda come un uso consapevole di pratiche per ottenere risultati specifici.Approccio sociologico alla stregoneria
Per comprendere le credenze nella stregoneria è necessario un approccio sociologico che tenga conto del contesto culturale. Le paure legate alla stregoneria sono cresciute nel tempo, soprattutto con il collasso delle strutture tradizionali. Questo suggerisce che le tensioni sociali moderne in Africa possono essere paragonate alle crisi culturali vissute in Europa durante i periodi di transizione storica. Le credenze sociali non sono semplici superstizioni, ma elementi fondamentali della cultura africana che riflettono valori e dinamiche sociali profonde.Se le teorie razziali dell’epoca vittoriana sono state smentite dalla scienza moderna, perché il capitolo accosta il concetto di razza a quello di stregoneria, perpetuando implicitamente una visione gerarchica e discriminatoria delle culture africane?
Il capitolo, pur condannando le teorie razziste, sembra mantenere una distinzione netta tra le “credenze magiche” africane e la “razionalità” europea, tralasciando di analizzare criticamente come le stesse strutture di potere coloniali abbiano contribuito a plasmare e rafforzare tali credenze. Per approfondire l’argomento, si consiglia di esplorare gli studi postcoloniali, in particolare l’analisi di come il discorso coloniale abbia influenzato la percezione e la rappresentazione delle culture africane. Autori come Frantz Fanon e Edward Said possono offrire spunti di riflessione per comprendere le complesse dinamiche tra potere, sapere e rappresentazione culturale. Inoltre, un approfondimento di antropologia culturale, con un focus sulle teorie della religione e del simbolismo, aiuterebbe a comprendere meglio il ruolo della stregoneria all’interno delle società africane, al di là di una lettura superficiale basata su stereotipi occidentali.2. Il Male e l’Ordine Sociale
In molte culture africane è diffusa l’aspirazione a un mondo senza male, identificato con la stregoneria. Il male è visto come una parte necessaria del mondo, non per colpa del bene, ma per la debolezza umana. La lotta alla stregoneria è un tentativo di creare un mondo ideale, libero da dolore e morte, eliminando i maghi per raggiungere questo obiettivo. Le società africane accettano il disordine come conseguenza della resistenza psicologica all’ordine morale, ma credono che si possa contrastare questo disordine, principalmente attraverso azioni contro la stregoneria. La stregoneria è spesso sinonimo di “cattivo”, e liberarsi dalle streghe significa sconfiggere il male.Il male nella società
Il male è sistematicamente collocato all’interno della società. I lugbara, per esempio, vedono le persone lontane come mostri che camminano a testa in giù, una rappresentazione della distanza socio-morale. Questa visione non è solo una storia, ma una classificazione del male. Anche all’interno del proprio gruppo, esistono persone “a testa in giù”, ovvero le streghe, uomini che cedono all’indignazione e commettono peccati, distruggendo i legami sociali. La nozione di male è ambivalente: può essere uno strumento di punizione, come l’inferno per i cristiani. Gli antenati possono usare il male per punire i disobbedienti. Le streghe sono viste come persone che rifiutano i valori sociali, e gli attacchi contro di loro sono attacchi contro i nemici della società ideale.Stregoneria e ordine sociale
Le credenze sulla stregoneria proteggono l’ordine sociale, scoraggiando cambiamenti e nuove idee. Queste credenze sono sia esplicative che normative, parte integrante della religione. La stregoneria è vista come una forza che attacca chi si allontana dalla retta via, o come uno strumento del bene per punire i peccatori. Le credenze nella stregoneria servono a spiegare le sventure e a prevedere il futuro. Le cause delle sventure sono ricercate oltre le cause immediate, e si consulta un indovino per capire se si è stati vittime di stregoneria. Le sventure sono spesso attribuite a comportamenti antisociali o a negligenza, e si cerca di rimediare attraverso la divinazione e l’azione contro la magia. Le sventure sono viste come conseguenze di azioni sbagliate o di malvagità altrui. Il male può essere usato deliberatamente, ma non sempre in modo negativo.Stregoneria e tensioni sociali
La paura della punizione divina e l’opinione pubblica sono deterrenti contro il peccato, ma non sempre sufficienti. L’educazione e i riti di passaggio cercano di inculcare l’ideale di comportamento, ma le persone continuano a commettere azioni sbagliate. L’ordine giuridico non è sufficiente a risolvere le dispute familiari, che sono spesso regolate dalle credenze sulla stregoneria. Le tensioni familiari sono viste come una fonte di magia, e l’odio represso è considerato pericoloso. La stregoneria è vista come un modo per esprimere le regole morali che non rientrano nel diritto penale. Il male viene dall’interno del proprio gruppo, non dall’esterno. Le credenze nella stregoneria sono un modo per mantenere l’ordine sociale, ma anche un’espressione della filosofia morale. Ogni sistema morale include la sua negazione, e le credenze nella stregoneria sono parte integrante di queste ideologie.Se la stregoneria è vista come un modo per mantenere l’ordine sociale e punire chi si discosta dalla norma, non si rischia di creare una società statica e intollerante, dove ogni forma di cambiamento e innovazione è repressa per timore di essere accusati di stregoneria?
Il capitolo presenta la stregoneria come un meccanismo di controllo sociale, ma non approfondisce a sufficienza le potenziali conseguenze negative di tale meccanismo. Se da un lato la paura della stregoneria può scoraggiare comportamenti antisociali, dall’altro può anche soffocare il dissenso, l’innovazione e il progresso sociale. Per comprendere meglio le dinamiche di potere e controllo sociale, si potrebbero approfondire discipline come la sociologia, l’antropologia e la psicologia sociale. In particolare, autori come Michel Foucault, con le sue analisi sul potere e la disciplina, o Pierre Bourdieu, con i suoi studi sul capitale sociale e culturale, potrebbero offrire spunti interessanti per analizzare criticamente il ruolo della stregoneria nelle società africane descritte.3. La Magia come Strumento Sociale e Personale
Nelle società africane tradizionali, l’uomo è visto come un essere capace di influenzare il proprio destino. La comunità, composta da vivi, morti e non ancora nati, pone i viventi al centro, con il compito di risolvere i problemi della vita. Gli antenati, pur mantenendo un ruolo importante, sono considerati al servizio dei viventi e vincolati al rispetto delle regole stabilite. Il rapporto con gli spiriti, di conseguenza, è una preoccupazione centrale, affrontata sia a livello sociale che personale.La magia a livello sociale
A livello sociale, le comunità gestiscono il rapporto con gli spiriti attraverso regole e rituali precisi. I Kalabari, ad esempio, rispettano gli spiriti ancestrali solo se questi si comportano secondo le norme stabilite. La stregoneria, spesso percepita come una forza negativa, può fungere da catalizzatore per la divisione dei gruppi, permettendo la creazione di nuove identità. Le accuse di stregoneria diventano uno strumento per riorganizzare le norme sociali e morali, e i capi possono utilizzare queste credenze per consolidare il proprio potere.La magia a livello personale
A livello personale, la stregoneria offre una spiegazione alle sfortune individuali. I Kaguru credono che chi cerca di ottenere ricchezza o potere in modo non convenzionale ricorra alla stregoneria, e i conflitti coniugali spesso sfociano in accuse reciproche di pratiche magiche. Queste credenze hanno la funzione di risolvere tensioni, proteggere le norme sociali e fornire conforto a chi si trova in situazioni di difficoltà. La stregoneria diventa un mezzo per far valere i propri diritti quando gli strumenti legali tradizionali non sono sufficienti.Il ruolo dei medici tradizionali
I medici tradizionali ricoprono un ruolo centrale in questo sistema. Attraverso la suggestione e una profonda conoscenza del contesto locale, offrono cure che, per le nevrosi, si rivelano spesso più efficaci delle terapie moderne. Questi medici non sono solo guaritori, ma anche figure religiose con accesso a spiegazioni che trascendono il senso comune. Il loro addestramento è rigoroso e basato su rituali che esprimono l’autorità degli antenati.Rituali e società
I rituali non sono semplici pratiche religiose, ma strumenti per mantenere l’ordine sociale e affrontare i cambiamenti. La confessione di colpa, anche in assenza di coercizione, è un elemento chiave in questo processo. Depressione e senso di colpa sono spesso legati a queste credenze, e i medici dei sacrari offrono un aiuto importante per chi soffre di angoscia. La società africana, con la sua morale imperativa, si assume il compito di facilitare l’adattamento, offrendo un supporto che spesso manca nel mondo occidentale.Arte e visione del mondo
Le arti africane non sono semplici oggetti decorativi o magici, ma espressioni di una visione del mondo completa. Le cerimonie, come quelle per propiziare la pioggia, non mirano a controllare direttamente la natura, ma a riaffermare le tradizioni e la morale della comunità. L’arte africana esprime l’armonia tra il noto e l’ignoto, un legame con gli antenati e le divinità. Per comprendere queste arti è necessario uno sforzo per vedere la cultura africana nella sua interezza, senza separarla in elementi distinti.Se la stregoneria è funzionale al mantenimento dell’ordine sociale, come si concilia questa visione con le moderne concezioni di giustizia e diritti umani, che tendono a rifiutare pratiche basate sulla superstizione o su meccanismi di controllo sociale non regolamentati da leggi codificate e trasparenti?
Il capitolo presenta la stregoneria come un elemento funzionale al mantenimento dell’ordine sociale nelle società africane tradizionali, sanzionando le trasgressioni e ribadendo l’importanza della comunità. Tuttavia, questa visione può entrare in conflitto con le moderne concezioni di giustizia e diritti umani, che si basano su principi di legalità, trasparenza e razionalità. Per approfondire questa tematica, sarebbe utile esplorare discipline come l’antropologia giuridica, la sociologia del diritto e la filosofia politica, che si occupano del rapporto tra norme sociali, sistemi giuridici e valori etici. Inoltre, potrebbe essere interessante analizzare il pensiero di autori come John Mbiti, filosofo keniota che ha studiato le religioni e le filosofie tradizionali africane, o di altri studiosi che si sono occupati del rapporto tra tradizione e modernità in Africa.11. Democrazia e Società Segmentarie
Le società segmentarie, tipiche di molte comunità africane, rappresentano un modello di democrazia diretta, caratterizzato da un forte coinvolgimento degli individui. Queste società, basate su gruppi di discendenza interdipendenti e autonomi, si oppongono all’isolamento dell’individuo dalle decisioni collettive. L’autogoverno è un principio cardine, con una politica focalizzata sul controllo quotidiano e sulla partecipazione attiva, piuttosto che sull’esercizio del potere dall’alto.Il modello Ibo
Tra i vari gruppi che hanno adottato questo modello, gli Ibo della Nigeria sud-orientale rappresentano un esempio significativo. Noti per il loro spirito commerciale e la diffidenza verso l’autorità centralizzata, gli Ibo hanno sviluppato un sistema politico e sociale peculiare. Nei villaggi Ibo, il governo era gestito da un consiglio di anziani, ma ogni uomo adulto aveva il diritto di partecipare alle decisioni importanti. Le assemblee di villaggio permettevano a tutti di esprimere la propria opinione, e le decisioni dovevano essere prese all’unanimità. Questo sistema dava ai giovani e alle persone intraprendenti la possibilità di influenzare la politica, e garantiva i diritti individuali.Flessibilità e giustizia
La flessibilità era una caratteristica fondamentale del sistema Ibo. Diverse tecniche venivano utilizzate per organizzare la società, in base alle necessità e alle circostanze. Il sistema giudiziario Ibo era altrettanto flessibile, permettendo di risolvere le controversie attraverso diversi livelli di mediazione, coinvolgendo parenti, coetanei e, se necessario, l’intero villaggio.Economia e società
La fertilità del territorio e la varietà delle attività economiche hanno contribuito alla flessibilità e alla prosperità del sistema Ibo. L’economia si è evoluta da forme di sussistenza a sistemi più complessi, con divisione del lavoro e mercati regolari. I resoconti di Olaudah Equiano descrivono una società basata sull’agricoltura, ma anche con una forte presenza di artigianato e commercio. Diverse comunità si specializzarono in attività specifiche, come sacerdoti, fabbri, vasai e commercianti. Il commercio a lunga distanza era un elemento importante, come dimostrano i ritrovamenti archeologici.Cultura e valori
Orientati al successo e alla mobilità sociale, gli Ibo hanno sviluppato una cultura che valorizza la concorrenza personale e il merito individuale. A differenza dei loro vicini Yoruba, con una società più gerarchica e aristocratica, gli Ibo hanno costruito una democrazia basata sulla dispersione dell’autorità e sulla partecipazione diffusa. Le classi d’età e l’aiuto reciproco erano importanti per la vita comunitaria, e in alcune zone si sono sviluppate associazioni di gruppo per una maggiore solidarietà. Anche in presenza di una crescita demografica, i principi dell’autogoverno segmentario sono rimasti saldi, dimostrando la loro efficacia come strumento di organizzazione sociale.Se la democrazia segmentaria degli Ibo era così flessibile, giusta e prospera, come mai non ha resistito all’impatto con la centralizzazione del potere tipica degli stati moderni, finendo per essere assorbita in uno stato-nazione come la Nigeria?
Il capitolo presenta il modello Ibo come un sistema intrinsecamente democratico e adattabile, ma non affronta le ragioni del suo declino o della sua integrazione in strutture politiche più ampie. Per comprendere appieno le dinamiche in gioco, sarebbe utile approfondire le discipline della storia coloniale africana, dell’antropologia politica e della sociologia del cambiamento sociale. In particolare, un’analisi delle opere di autori come Walter Rodney, Basil Davidson o Mahmood Mamdani, potrebbe fornire preziose informazioni sul contesto storico e sulle forze che hanno contribuito alla trasformazione delle società segmentarie africane. Inoltre, un confronto con altri modelli di organizzazione sociale e politica, come quelli descritti da James C. Scott in “The Art of Not Being Governed”, potrebbe offrire una prospettiva più ampia sulle sfide affrontate dalle società acentriche nell’era moderna.Abbiamo riassunto il possibile
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