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Contenuti del libro
Informazioni
“La Chiesa e il Regno” di Giorgio Agamben non è il solito libro, ti fa pensare un sacco su cosa significhi davvero per la Chiesa stare qui nel mondo. Agamben scava a fondo nell’idea che la Chiesa sia una specie di straniera, una paroikousa, e che questa sua condizione definisca un tempo tutto speciale, diverso da quello normale: il tempo messianico. Non è un tempo che finisce, ma il tempo che resta, quello che trasforma ogni istante e lo lega alla fine, un tempo che si contrae, come diceva Paolo. Vivere in questo tempo significa imparare a stare nelle cose “come non” (hōs mē), svuotandole per usarle in modo nuovo. È un equilibrio delicato tra le cose di tutti i giorni e quelle ultime, dove le seconde non cancellano le prime ma le rendono “inoperanti” (katargein), cambiandole da dentro. Per Agamben, l’esistenza stessa della Chiesa dipende da questa percezione del tempo messianico e dalla tensione tra la sua forza e quella che trattiene la fine (to catechon), che può essere la Legge o lo Stato. Se la Chiesa perde questa tensione, rischia di perdersi nel tempo normale, lasciando spazio a un dominio eccessivo dell’economia e del diritto, mentre l’esigenza escatologica riemerge in forme secolarizzate. È un’analisi profonda sulla teologia politica e sull’identità della Chiesa oggi.Riassunto Breve
La Chiesa vive nel mondo come uno straniero. Questa condizione definisce come vive il tempo, che non è il tempo normale che scorre, ma un tempo speciale, chiamato tempo messianico. Non è solo una durata, ma un modo diverso di vivere ogni momento, legato alla fine di tutto. Questo tempo non è qualcosa che arriverà in futuro, ma è il tempo che c’è adesso, tra l’evento importante della resurrezione e la fine vera e propria. Agisce dentro il tempo di tutti i giorni e lo cambia. È un tempo che sembra accorciarsi, diventare più intenso. Vivere in questo tempo significa affrontare ogni situazione come se non fosse definitiva, svuotando le esperienze per poterle usare in un modo nuovo.La vita in questa condizione messianica mette in relazione le cose più importanti e definitive con le cose di tutti i giorni. Le cose definitive non cancellano quelle di tutti i giorni, ma le rendono diverse, le trasformano da dentro. Vivere le cose definitive significa vivere le cose di tutti i giorni in modo differente. Il tempo del messia è sempre il tempo di adesso.L’esistenza stessa della Chiesa dipende da questa esperienza del tempo messianico. Oggi, sembra che la Chiesa non senta più l’importanza delle cose definitive. Questo rende più debole la tensione necessaria tra la forza che cerca di frenare la fine (come la legge o lo Stato) e la forza messianica della Chiesa. Quando questa tensione si perde, l’economia e le leggi prendono troppo spazio, mentre il bisogno di qualcosa che vada oltre il tempo normale riappare in modi che non sono religiosi. La Chiesa rischia di perdersi nel tempo normale se non ritrova la sua vera identità legata al tempo messianico.Riassunto Lungo
1. La Dimora Straniera e il Tempo Contratto
La Chiesa vive nel mondo come uno straniero, usando un termine greco che descrive proprio questa condizione di chi abita in un luogo non suo. Questa particolare presenza definisce l’esperienza di quello che viene chiamato il tempo messianico. Il tempo messianico non è semplicemente una durata misurabile con l’orologio, non è una successione di momenti nel senso comune. È invece una profonda trasformazione del modo in cui si vive il tempo. Non segna la fine assoluta del tempo cronologico, ma piuttosto è il tempo della fine, cioè quel periodo in cui ogni istante vissuto è messo in relazione con l’evento finale. Questo tempo non è qualcosa che accadrà solo in futuro, ma è il tempo che esiste e agisce qui e ora, nel presente, tra l’evento cruciale del messia, che è la resurrezione, e la conclusione definitiva della storia. È un tempo che lavora all’interno del normale scorrere dei giorni e lo modifica, lo carica di un significato nuovo. È un tempo che, come descritto dall’apostolo Paolo, sembra quasi contrarsi, accelerando il suo corso.Vivere nel Tempo Messianico
Vivere immersi in questo tempo messianico ha conseguenze concrete sul modo in cui le persone si rapportano alla loro esistenza quotidiana. Significa vivere ogni condizione, ogni situazione, ogni legame “come se non” fosse definitivo o assoluto. È un invito a svuotare le esperienze e le condizioni che si vivono abitualmente del loro significato ultimo, per renderle disponibili a un uso completamente nuovo, orientato verso la realtà del messia. Questa condizione implica una relazione costante tra le realtà che consideriamo “ultime”, quelle definitive e finali, e le realtà “penultime”, che sono invece quelle della vita di tutti i giorni, le relazioni, i lavori, le preoccupazioni. Le realtà ultime non cancellano o annullano le penultime; piuttosto, le rendono “inoperanti” nel loro significato precedente, le trasformano dall’interno. Vivere profondamente le cose ultime significa quindi vivere in modo radicalmente diverso le cose penultime. Per chi vive in questa prospettiva, il tempo del messia non è mai un tempo lontano o futuro, ma è sempre, irrimediabilmente, il tempo di ora.La Sfida Attuale per la Chiesa
L’esistenza stessa della Chiesa nel mondo dipende in modo cruciale dalla sua capacità di vivere e testimoniare questa particolare esperienza del tempo messianico. Tuttavia, sembra che oggi la Chiesa abbia in parte perso la percezione viva e radicale delle realtà ultime. Questa perdita ha conseguenze significative, indebolendo quella tensione vitale che dovrebbe esistere tra la forza che, secondo alcuni testi antichi, trattiene o ritarda la fine del tempo (identificata a volte con la Legge o lo Stato) e la forza messianica, che è rappresentata dalla Chiesa stessa. Quando questa tensione si allenta, si apre la strada a un dominio sempre più esteso di altri ambiti, come l’economia, che tende a occupare ogni spazio, o a un eccesso di norme e leggi che regolano ogni aspetto della vita. Allo stesso tempo, il bisogno profondo di una dimensione finale, di un senso ultimo, non scompare, ma riappare in forme diverse, spesso secolarizzate, al di fuori di un contesto religioso. La Chiesa rischia così di smarrire la sua identità e il suo ruolo nel tempo presente se non riesce a recuperare e a vivere pienamente la sua vera vocazione messianica.Davvero la crisi attuale si spiega con l’indebolimento di una tensione teologica tra ‘forze’ non meglio definite?
Il capitolo introduce un concetto teologico molto specifico, quello di una forza che trattiene la fine, per spiegare fenomeni sociali complessi come il dominio dell’economia o l’eccesso di norme. Questa argomentazione, pur affascinante, rischia di apparire priva di contesto per chi non ha familiarità con tale specifica tradizione di pensiero, e stabilisce un nesso causale tra un’idea teologica e dinamiche socio-economiche che meriterebbe maggiore elaborazione. Per approfondire e valutare la validità di tale nesso, sarebbe utile esplorare la teologia che sta dietro il concetto della “forza che trattiene” (ad esempio, studiando autori come Carl Schmitt o teologi che hanno affrontato il tema del katechon), e contemporaneamente confrontarsi con analisi storiche e sociologiche dei fenomeni di secolarizzazione e dominio economico, attingendo a discipline come la sociologia della religione o la storia economica.Abbiamo riassunto il possibile
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