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Contenuti del libro
Informazioni
“La boffa allo scecco” di Roberto Alajmo ti catapulta subito a Partanna Mondello, un quartiere di Palermo, dove la vita di Giovà, una guardia giurata, viene messa sottosopra. Tutto parte da un casino con l’affitto di sua sorella e due inquilini che non pagano. Ma la situazione esplode quando questi due vengono ammazzati in un agguato che puzza lontano un miglio di mafia. Improvvisamente, Giovà si ritrova in mezzo a un guaio più grande di lui. Nonostante ci sia la polizia, è Lo Zzu, il boss locale, a “incaricarlo” di capire cosa è successo, mettendolo in una posizione assurda. La sua famiglia, stretta tra la paura e la necessità di cavarsela da soli, cerca di muoversi tra le regole non scritte del quartiere, diffidando di tutti. Giovà, che vorrebbe solo farsi i fatti suoi, diventa suo malgrado il classico “muro basso”, lo “scecco” su cui tutti scaricano il peso. Mentre cerca di scoprire la verità per tirare fuori la sorella dai guai, inciampa in segreti legati allo spaccio di droga e a giochi di potere che coinvolgono diversi pezzi di Palermo. È una storia che ti fa capire quanto sia complicato sopravvivere in certi posti e come a volte, per trovare una specie di “pace”, finisci per entrare tu stesso nel gioco che cercavi di evitare.Riassunto Breve
A Partanna Mondello, la vita di Giovà, una guardia giurata, cambia quando i due inquilini della sorella Mariella, Antonio Mormile e Manfredi Cacioppo, smettono di pagare l’affitto e vengono poi uccisi in un agguato. Mariella viene sospettata dalla polizia. La famiglia si rivolge a Lo Zzu, il boss locale, che incarica Giovà di indagare. Si scopre che Mormile e Cacioppo non erano fratelli e che la casa era usata per feste con droga e sesso. I vicini li descrivono come persone “strane” e sgradite. La famiglia Di Dio è vista come debole e un facile bersaglio. Lo Zzu e il boss del quartiere vicino, il Dottore, negano il coinvolgimento nell’omicidio. Emerge che Mariella aveva una relazione segreta non fisica con Cacioppo. Lo Zzu chiede a Giovà di assumersi la colpa dei delitti per proteggere gli equilibri di potere, promettendo un trattamento favorevole. La famiglia considera l’opzione mentre cerca il vero colpevole, parlando con Kannen, l’addetto alle pulizie della casa delle vittime, che conferma le feste e un litigio di Mormile prima di morire. Giovà si prepara ad andare in carcere e visita un’agenzia di pompe funebri, scoprendo che il titolare, Pietro Mannina, è il marito di una vicina. Mannina rivela che Mormile e Cacioppo erano spacciatori che operavano apertamente. Durante la preparazione annuale della salsa di pomodoro, si diffonde la voce che Giovà si accolla la colpa per gli affitti non pagati e questioni personali per evitare una guerra tra quartieri e ottenere una condanna ridotta. Giovà si costituisce in carcere. Pochi giorni dopo, i Mannina vengono uccisi nello stesso luogo. Giovà viene rilasciato. Giampaolo, figlio dello Zzu, spiega che i Mannina hanno ucciso Mormile e Cacioppo perché questi avevano scoperto i loro traffici di droga e minacciavano di parlare. I Mannina hanno inscenato l’agguato per incolpare il gruppo dello Zzu. Per ritorsione, il gruppo dello Zzu ha ucciso i Mannina. Giovà è stato usato come diversivo. Ora, con la morte dei Mannina, il gruppo ha bisogno di un nuovo spacciatore nella zona di Valdesi e sceglie Giovà per questo ruolo, offrendogli un lavoro fisso e una percentuale. Giovà diventa il nuovo fiduciario per lo spaccio al dettaglio.Riassunto Lungo
1. L’ombra dei Mormile a Partanna Mondello
La vita di Giovà, una guardia giurata che vive a Partanna Mondello, viene stravolta da una questione familiare complicata. Tutto inizia con l’affitto di una piccola villetta di proprietà di sua sorella Mariella. I due inquilini, i fratelli Mormile, hanno smesso di pagare l’affitto da tempo. Usano come pretesto i problemi della casa, come l’umidità sui muri e la presenza di scarafaggi. Questa situazione crea una forte tensione all’interno della famiglia di Giovà. La madre, Antonietta, e altri parenti fanno pressione su di lui affinché intervenga e risolva il problema con gli inquilini morosi. Intanto, la sorella Mariella, a causa di questa situazione, è tornata a vivere a casa con la famiglia, portando ulteriori disagi e complicazioni nella routine quotidiana, che coinvolgono persino la gatta di casa.Un tragico sviluppo
La situazione, già difficile, precipita in modo drammatico. I fratelli Mormile vengono uccisi in un agguato che ha tutte le caratteristiche di un’esecuzione mafiosa. Poco dopo il fatto, Mariella viene fermata e interrogata dalla polizia. Nonostante le forze dell’ordine siano già sul posto e stiano conducendo le indagini preliminari, accade qualcosa di inaspettato. Il boss locale, conosciuto come lo Zzu, decide di incaricare personalmente Giovà di scoprire cosa sia successo e chi siano i responsabili dell’omicidio. Giovà si trova così coinvolto in una faccenda molto più grande e pericolosa di quanto potesse immaginare.Sul luogo del delitto
Anche se non ne ha nessuna voglia e sente il peso dell’incarico ricevuto, Giovà si reca sul luogo dove è avvenuto l’agguato. Si tratta di una strettoia in via Castelforte, un punto evidentemente scelto per tendere l’imboscata. Arrivato sul posto, trova la zona già piena di poliziotti e investigatori che stanno esaminando la scena. Osserva attentamente ciò che lo circonda, cercando di cogliere ogni dettaglio utile. Sente frammenti delle conversazioni tra gli agenti, provando a capire cosa abbiano già scoperto. Vede la macchina delle vittime, finita violentemente contro un muro subito dopo essere stata colpita.Le vittime e la scoperta
Giovà si avvicina e osserva i corpi all’interno dell’auto. Sono in condizioni terribili, quasi irriconoscibili a causa delle ferite riportate nello scontro a fuoco. È subito chiaro che si tratta di un omicidio brutale. Mentre continua a osservare la scena e ad ascoltare i poliziotti al lavoro, sente identificare le vittime. I nomi pronunciati dagli agenti sono Antonio Mormile e Manfredi Cacioppo. Appena sente il nome di Antonio Mormile, Giovà ha un’improvvisa e agghiacciante consapevolezza. Capisce immediatamente che l’omicidio è collegato direttamente ai problemi di affitto che sua sorella Mariella aveva con i fratelli Mormile.Per quale motivo un boss mafioso, con la polizia già sul posto, incaricherebbe una guardia giurata, peraltro legata alle vittime, di indagare su un omicidio?
Il capitolo presenta una situazione che, per chi ha familiarità con le dinamiche della criminalità organizzata e le procedure investigative, appare quantomeno singolare. La decisione dello Zzu di affidare un’indagine così delicata a Giovà, in un contesto già presidiato dalle forze dell’ordine, manca di un’adeguata contestualizzazione che ne giustifichi la logica interna. Per comprendere meglio le possibili motivazioni dietro un simile incarico, o per valutare l’irrazionalità della scelta, sarebbe utile approfondire lo studio della sociologia criminale e della criminologia, magari leggendo autori che hanno analizzato a fondo le strutture e i metodi operativi delle organizzazioni mafiose.2. Questioni di famiglia e di quartiere
La famiglia Di Dio si confronta sull’omicidio dei signori Mormile, i due inquilini di Mariella. Emerge che non erano fratelli, portando la famiglia a fare ipotesi sulla loro vera relazione. Mariella aveva affittato loro la casa senza un contratto regolare, e ora si trova ad aver perso quattro mesi di affitto non pagato. I familiari si chiedono quale potesse essere il motivo di un simile delitto, sospettando che le vittime fossero coinvolte in attività illecite. Mentre discutono, due poliziotti arrivano e bussano alla porta, notati da Giovà dalla terrazza.L’intervento della polizia
Le forze dell’ordine conducono Mariella in commissariato per interrogarla. La casa dove è avvenuto l’omicidio è di sua proprietà, e le vittime, i signori Mormile, erano stati visti in sua compagnia poco prima di morire. Questa circostanza la rende una figura chiave nelle indagini. La famiglia Di Dio si ritrova in uno stato di forte preoccupazione per la sorte di Mariella. Decidono quindi di rivolgersi a una figura di riferimento nel quartiere per chiedere consiglio.Il consiglio di Lo Zzu
Cercano consiglio da Lo Zzu, un personaggio influente che esercita un controllo informale sulla zona, quasi un’amministrazione parallela. Lo Zzu si mostra irritato per l’omicidio accaduto nel suo territorio senza il suo assenso o controllo, temendo che le attenzioni della polizia possano ricadere anche su di lui. Interroga la famiglia per sapere cosa sia accaduto, chiedendo in particolare se ci fossero state liti con le vittime la sera precedente. Giovà e la madre forniscono versioni non del tutto concordi, ma confermano che gli inquilini si erano presentati per lamentarsi di alcuni problemi relativi all’abitazione. Lo Zzu cerca di ridimensionare il coinvolgimento di Giovà nella vicenda.Il ritorno di Mariella e i segreti
Mariella rientra a casa dopo essere stata interrogata dagli inquirenti. Spiega che la polizia nutre sospetti nei suoi confronti, ipotizzando che possa aver commissionato l’omicidio a causa dell’affitto non saldato. Durante l’interrogatorio, ha fornito tutte le informazioni in suo possesso riguardo alla questione dell’affitto e ha dichiarato di non conoscere le attività illecite delle vittime. La madre disapprova la sua sincerità, convinta che fornire troppi dettagli aumenti i sospetti della polizia. Giovà le chiede specificamente se abbia menzionato di essere uscita di casa dopo che i Mormile se ne erano andati. Mariella confessa di aver omesso questo particolare, un’azione che la madre approva pienamente, ribadendo che meno si dice alle autorità, meglio è. Mariella si difende, affermando che la sua uscita non aveva nulla di male. La famiglia percepisce un profondo senso di isolamento, sentendosi abbandonata sia dallo Stato che dalle istituzioni locali.Come si concilia il sentirsi “abbandonati sia dallo Stato che dalle istituzioni locali” con il rivolgersi a una figura come “Lo Zzu”, che incarna un’amministrazione parallela e informale sul territorio?
Il capitolo presenta una situazione in cui la famiglia, di fronte a un grave evento, cerca aiuto e consiglio non dalle autorità statali o dalle istituzioni locali formali, ma da un potere informale che esercita controllo sulla zona. Questo solleva interrogativi sulla natura del rapporto tra la comunità e lo Stato. Il senso di abbandono potrebbe derivare proprio dalla percezione che le istituzioni formali siano assenti o inefficaci, spingendo i cittadini a cercare protezione o giustizia altrove. Per comprendere meglio queste dinamiche, si potrebbero esplorare studi di sociologia del territorio, analisi dei sistemi di potere informale e ricerche sui contesti in cui la presenza dello Stato è percepita come debole o ostile. Autori che trattano di fenomeni mafiosi o di controllo sociale non statale possono offrire prospettive utili.3. Sospetti, incarichi e vicini indiscreti
Una madre nota un addetto all’igiene urbana pulire la strada, un fatto insolito in quella zona tranquilla. Questa osservazione la porta a sospettare subito che l’uomo sia in realtà un poliziotto in borghese, incaricato di sorvegliare la sua famiglia. Il motivo del sospetto è legato all’omicidio dei Mormile, le persone che affittavano una casa di proprietà della figlia. La madre, convinta che non si possa aspettare l’intervento ufficiale, prende in mano la situazione. Decide di incaricare suo figlio, Giovà, di recarsi nella casa delle vittime a Valdesi per cercare eventuali indizi utili. Per dargli una sorta di legittimazione, gli chiede di indossare la sua divisa da metronotte, suggerendo che in questo modo avrà “un ruolo” riconosciuto.La visita alla casa delle vittime
Nonostante la stanchezza, Giovà obbedisce e si dirige verso la villetta. Arrivato sul posto, nota subito un cartello di sequestro sulla porta principale. Per un momento, il rispetto per l’autorità lo frena, ma decide comunque di entrare. Trova un accesso secondario attraverso una portafinestra sul retro che non è chiusa bene. Si giustifica mentalmente pensando che, in fondo, quella è la casa di sua sorella. Una volta dentro, si accorge che l’arredamento è stato cambiato rispetto a come lo ricordava. Inizia la sua ricerca di indizi, ma trova solo oggetti comuni e documenti come bollette, niente di apparentemente rilevante. Durante la perlustrazione, commette un errore che potrebbe compromettere le indagini: mangia del cibo trovato nel frigorifero, distruggendo involontariamente delle prove.L’incontro inatteso e la vicina
Mentre Giovà è ancora impegnato nella casa, arriva Giampaolo. Anche lui è lì per cercare informazioni, agendo per conto di suo padre, una persona considerata influente e soprannominata “Lo Zzu”. Il padre di Giampaolo crede che la famiglia di Giovà possa essere a conoscenza di qualcosa riguardo all’omicidio. Giampaolo, osservando Giovà, lo ritiene poco utile per le sue ricerche. Tuttavia, vedendo la divisa da metronotte che Giovà indossa, decide di sfruttare la situazione e usarlo per i suoi scopi. Insieme, i due si dirigono a parlare con una vicina di casa delle vittime, la signora Lo Valvo. La signora ha già avuto contatti con la polizia e si mostra inizialmente diffidente nei loro confronti.Le informazioni della vicina e il compito lasciato a Giovà
Sfruttando l’impressione data dalla divisa, Giampaolo e Giovà si presentano alla signora Lo Valvo come “una specie di polizia”. La vicina conferma di conoscere le vittime solo di vista, senza avere rapporti stretti con loro. Riferisce che le due persone le sembravano “strane”, una percezione che contraddice la convinzione di Giovà e della sua famiglia che fossero fratelli. Aggiunge inoltre che i Mormile organizzavano spesso feste rumorose durante la notte, un fatto che disturbava altri residenti della zona. Lei personalmente, essendo un po’ sorda, non era particolarmente infastidita dal rumore. Quando le viene chiesto di fare nomi di altri vicini disturbati, la signora Lo Valvo si rifiuta di fornirli. Giampaolo ritiene di aver ottenuto informazioni sufficienti per il momento. Decide quindi di lasciare Giovà da solo, incaricandolo di continuare a interrogare gli altri vicini, usando la divisa per farsi ascoltare e ottenere collaborazione. Giovà, pur essendo riluttante a rimanere da solo a svolgere questo compito, si trova costretto ad accettare.Quale “pace” e quale “garanzia” si possono davvero ottenere in un contesto dove la violenza sembra l’unica regola?
Il capitolo descrive come la famiglia accetti il sacrificio di Giovà, vedendolo come un mezzo per ottenere una “garanzia” e mantenere la “pace”. Tuttavia, l’immediata e brutale notizia di un secondo duplice omicidio, avvenuto nello stesso luogo e che coinvolge una figura (Mannina) incontrata all’inizio del racconto e legata alle prime vittime, getta un’ombra inquietante su questa presunta stabilità. La narrazione suggerisce che il contesto criminale sia ben più vasto e imprevedibile di quanto la famiglia potesse sperare di controllare con un singolo accordo. Per comprendere meglio l’illusorietà di tali “garanzie” e la pervasività della violenza in certi sistemi, sarebbe utile approfondire gli studi sulla sociologia della criminalità organizzata e le dinamiche dei conflitti tra gruppi criminali. Autori come R. Saviano offrono spunti fondamentali per analizzare questi meccanismi.8. Dentro il Gioco
Giovà viene rilasciato dal carcere dopo soli tre giorni. Appena rientra a casa, trova la sua famiglia immersa in una discussione preoccupata sugli omicidi avvenuti di recente. Tutti si chiedono perché i Mannina siano stati uccisi subito dopo Mormile e Cacioppo, cercando di capire il legame tra questi fatti. La situazione è confusa e carica di tensione, e la famiglia cerca risposte. La madre, in particolare, suggerisce di rivolgersi a Giampaolo, il figlio dello Zzu, per ottenere qualche spiegazione chiara su quanto sta accadendo.La spiegazione degli eventi
Giovà decide di seguire il consiglio della madre e incontra Giampaolo in una palestra. Qui, Giampaolo chiarisce l’intera situazione: spiega che Mormile e Cacioppo erano stati uccisi dai Mannina. I Mannina lavoravano come spacciatori al dettaglio per il gruppo dello Zzu nella zona di Mondello Valdesi. Quando Mormile e Cacioppo scoprirono i traffici illeciti dei Mannina e minacciarono di rivelare tutto, i Mannina li eliminarono, cercando di far sembrare un agguato organizzato dal gruppo dello Zzu per sviare i sospetti.Il ruolo di Giovà e la reazione del gruppo
Come risposta a quanto accaduto, e per lanciare un messaggio chiaro, il gruppo dello Zzu ha deciso di vendicarsi uccidendo i Mannina. In questa strategia, Giovà è stato inconsapevolmente usato come esca. Il suo arresto ha dato al gruppo il tempo necessario per comprendere a fondo la situazione e pianificare la loro mossa. Successivamente, il gruppo ha agito per facilitare la sua rapida scarcerazione. In questo modo, Giovà si trova involontariamente legato alle dinamiche del gruppo e ai loro piani.Il nuovo incarico di Giovà
Con la morte dei Mannina, il gruppo dello Zzu si trova ora a dover trovare una nuova persona di fiducia per gestire lo spaccio nella zona di Valdesi. La scelta ricade su Giovà. La sua posizione viene ritenuta particolarmente adatta per questo ruolo, anche perché la casa di sua sorella si trova convenientemente vicina all’abitazione dei Mannina, che era il centro delle operazioni. A Giovà viene quindi offerto un impiego stabile con una percentuale sui guadagni delle vendite. Questa proposta gli viene presentata come un’opportunità per migliorare la sua condizione economica e lavorativa, soprattutto considerando il rischio che sta correndo di perdere il suo attuale lavoro. Così, Giovà assume l’incarico di nuovo responsabile per la vendita al dettaglio di droga in quell’area.Ma davvero basta un arresto “utile” e una casa vicina per diventare il nuovo braccio destro di un boss?
Il capitolo, pur chiarendo le dinamiche del gruppo criminale, presenta il passaggio di Giovà da esca involontaria a nuovo responsabile dello spaccio in modo piuttosto sbrigativo. La motivazione principale per affidargli un ruolo così delicato e pericoloso sembra risiedere nella convenienza logistica (la vicinanza della casa della sorella) e in un’offerta di lavoro presentata come un’opportunità economica. Questo approccio tralascia l’impatto psicologico di essere stato usato, arrestato e poi rilasciato, e non esplora a fondo la complessità della decisione di accettare un ruolo chiave all’interno di un’organizzazione criminale, specialmente subito dopo un evento traumatico come l’arresto. Per dare maggiore spessore a questa transizione e renderla più credibile o psicologicamente stratificata, si potrebbe approfondire la psicologia del personaggio, le dinamiche di coercizione o seduzione all’interno dei gruppi criminali, o le motivazioni profonde che spingono un individuo ad accettare un percorso di vita così rischioso. Utile sarebbe esplorare studi sulla devianza sociale, la psicologia criminale o autori che analizzano le scelte individuali in contesti di pressione e opportunità illecite.Abbiamo riassunto il possibile
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