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Informazioni
“L’ uomo, i libri e altri animali. Dialogo tra un etologo e un letterato” di Remo Ceserani è un libro che, come dice il titolo, mette a dialogare un etologo e un letterato per esplorare il confine (o forse la sua assenza?) tra noi e gli altri animali. Non è solo un saggio scientifico o letterario, ma un viaggio che parte dalla comunicazione animale, dai segnali che si scambiano piante e cellule, fino ad arrivare alle ritualizzazioni che troviamo sia in natura che nella nostra cultura. È super interessante vedere come la biologia e la cultura si intrecciano, influenzando il comportamento umano, dalla socialità all’aggressività, e come l’evoluzione culturale sia velocissima rispetto a quella biologica. Il libro ci fa riflettere su quanto abbiamo in comune con altre specie – pensiamo al gioco, al sogno, alla paura – ma anche su cosa ci rende unici, come la consapevolezza di noi stessi e della morte, che ci porta a volte all’antropomorfismo o, peggio, alla pseudospeciazione verso altri esseri umani. Studiare il comportamento animale, come fanno l’etologia e la biologia evolutiva, diventa uno specchio per capire meglio noi stessi, il nostro linguaggio, la letteratura che creiamo e le questioni etiche sul nostro rapporto con la natura. È un invito a guardare il mondo vivente con occhi diversi, riconoscendo i legami profondi che ci uniscono a “gli altri animali” e capendo come la nostra stessa cultura sia radicata nella nostra biologia.Riassunto Breve
La visione scientifica considera l’uomo parte del regno animale, a differenza della prospettiva comune che lo separa dagli altri esseri viventi. Molti comportamenti sono comuni a diverse specie, come la comunicazione, il sogno, il gioco e la paura. La comunicazione non è solo umana o animale, ma attraversa tutto il mondo vivente, incluse piante e cellule. Negli animali, include segnali complessi e ritualizzazioni, evolute da azioni funzionali, come le finte azioni delle pavoncelle per segnalare il territorio o il riconoscimento dei vicini nei pesci Pomacentrus partitus dai suoni emessi, che riduce l’aggressività verso di loro. Gli animali adattano anche la comunicazione all’ambiente, come gli uccelli urbani che cantano più forte per superare il rumore di fondo (effetto Lombard). Il gioco è un comportamento diffuso, e il riso umano ha radici nelle espressioni facciali di gioco dei primati. Il sonno REM, associato al sogno, è comune a molti mammiferi e uccelli. Esistono paure innate condivise, come quella dei serpenti.La cultura umana è un elemento distintivo. Non è determinata geneticamente, come la socialità in molte altre specie, ma si basa sull’apprendimento sociale e permette la trasmissione e l’accumulo di conoscenze tra individui e generazioni. Questo porta a un’evoluzione culturale molto più rapida di quella biologica e si sovrappone alle pulsioni biologiche. L’interazione tra biologia e cultura si vede anche nella riproduzione e comunicazione sessuale umana, dove l’investimento parentale e meccanismi biologici come la disponibilità femminile estesa si intrecciano con significati culturali, come nel bacio, che ha origini biologiche legate alle cure parentali ma assume forme e significati diversi nelle varie culture. Le società umane mostrano una transizione verso una maggiore fluidità nei rapporti e nelle appartenenze, un fenomeno che si osserva anche in alcune specie animali, in contrasto con altre caratterizzate da forte territorialità.Le strategie naturali includono trasformazione e inganno, come i finti occhi sulle ali di farfalle per spaventare i predatori. Questa capacità di ingannare nell’uomo si evolve attraverso la cultura e la tecnologia, come nelle mosche finte usate nella pesca o negli insetti robot. L’aggressività presenta differenze tra specie animali e uomo. Negli animali, gli scontri intraspecifici sono spesso ritualizzati e raramente mortali, terminando con sottomissione o fuga, come nei combattimenti tra paguri o nell’allontanamento dello sconfitto nei granchi di fiume. Nell’uomo, l’aggressività è fortemente influenzata dalla cultura, portando a uccisioni frequenti. Fattori culturali come la propaganda di guerra, la disciplina militare che sopprime la paura e l’uso della tecnologia bellica superano i meccanismi naturali che limitano la violenza. La territorialità umana, esacerbata dalla crescita demografica, diventa una forte motivazione per il conflitto.L’uomo si distingue per la sua avanzata evoluzione culturale, l’autocoscienza e la consapevolezza della propria mortalità, che genera una prospettiva soggettiva e può portare a credenze sull’aldilà. C’è una tendenza a interpretare il comportamento animale proiettando sentimenti umani (antropomorfismo), in parte per limiti linguistici e per un meccanismo primitivo di comprensione dell’altro. Nonostante la capacità empatica, gli esseri umani mostrano crudeltà verso altri animali e, tramite la pseudospeciazione, trattano gruppi umani diversi come meno che umani, giustificando violenza e discriminazione. Il senso di turbamento di fronte a ciò che non è chiaramente vivo o morto (il perturbante) è un’esperienza umana, mentre alcuni animali usano il finire di morte (tanatosi) come strategia di sopravvivenza. La cultura umana, inclusa letteratura e tecnologia, è vista come un prodotto della biologia umana, una specializzazione evolutiva, un’espansione del fenotipo comportamentale. Questo stretto legame tra biologia e cultura è fondamentale per capire l’origine e la natura delle caratteristiche umane e delle forme culturali, considerando anche l’impatto umano sull’ambiente, causa della crisi attuale e della sesta estinzione, che rende la sopravvivenza umana dipendente dalla salvaguardia degli equilibri naturali.Riassunto Lungo
1. Segnali dal mondo vivente
C’è un modo diverso di vedere il posto dell’uomo nel mondo vivente, a seconda che si guardi con gli occhi di tutti i giorni o con quelli della scienza. Nella vita di tutti i giorni, spesso si pensa all’uomo come qualcosa di separato dagli animali, usando espressioni come “l’uomo e gli animali”. La scienza, invece, come la biologia e l’etologia (che studia il comportamento animale), vede l’uomo come parte del regno animale, parlando piuttosto di “l’uomo e gli altri animali”. Questa differenza di visione nasce da idee culturali e filosofiche diverse. Da una parte ci sono le idee materialiste, che non credono in un’anima separata dal corpo e vedono l’uomo come un essere biologico tra gli altri. Dall’altra, ci sono quelle concezioni che pensano che l’uomo sia diverso dagli animali in modo profondo, quasi nella sua “essenza”, postulando una differenza fondamentale che va oltre il corpo fisico.La comunicazione nel mondo vivente e negli animali
Gli animali usano segnali complessi per comunicare tra loro. Questi segnali possono essere molto vari e specifici per ogni specie. Ci sono molti esempi interessanti di come comunicano gli animali. Le pavoncelle, per esempio, fanno finta di costruire il nido o di mangiare per dire agli altri che quel territorio è loro. È un modo per segnalare il possesso del luogo senza dover combattere. I pesci Pomacentrus partitus, invece, riconoscono i pesci vicini, che vengono chiamati “cari nemici”, dai suoni che emettono. Questo riconoscimento sonoro li porta a essere meno aggressivi con i vicini rispetto ai pesci che non conoscono. Questi comportamenti, che sembrano quasi dei riti o delle azioni stilizzate, si sono sviluppati nel tempo da azioni che all’inizio avevano uno scopo pratico. Con il tempo, sono diventati segnali veri e propri, che gli animali sanno fare in modo naturale, come se fossero scritti nel loro DNA. Ma la comunicazione non riguarda solo gli esseri umani o gli animali. È un fenomeno che attraversa tutto il mondo vivente, estendendosi anche alle piante e alle cellule. Questo significa che anche organismi molto diversi da noi si scambiano informazioni in vari modi. È interessante notare che i messaggi che troviamo in natura non hanno sempre solo uno scopo pratico immediato legato alla sopravvivenza o alla riproduzione. A volte, la comunicazione avviene anche senza una funzione evidente sul momento, mostrando una complessità che va oltre la semplice utilità immediata.Rituali biologici e usi umani
C’è una somiglianza interessante tra questi “riti” che vediamo negli animali e i riti culturali che usiamo noi esseri umani. Pensiamo ai saluti che ci scambiamo ogni giorno, che sono azioni che facciamo in modo quasi automatico e con regole precise. Oppure pensiamo alle forme fisse che hanno alcuni tipi di scrittura o arte, come il modo in cui viene descritta l’alba nelle poesie dei trovatori, che segue schemi precisi riconosciuti da tutti. Sia i riti animali che quelli umani servono a contenere messaggi che tutti capiscono all’interno di una comunità. In questo modo, aiutano a tenere insieme il gruppo sociale e a ridurre i conflitti o l’aggressività tra gli individui, perché stabiliscono regole e aspettative condivise. Ma c’è una differenza importante nella loro origine: i riti negli animali nascono dalla biologia, sono innati, cioè gli animali li sanno fare da sempre senza bisogno di imparare. I riti negli umani, invece, nascono dalla storia e dalla cultura, li impariamo vivendo insieme agli altri e si modificano nel tempo in base ai cambiamenti sociali e storici.L’adattamento dei segnali
Gli animali sanno anche cambiare il modo in cui comunicano per adattarsi all’ambiente in cui vivono. Non usano i loro segnali sempre allo stesso modo, ma li modificano in base alle circostanze. Un esempio molto chiaro di questa capacità è quello che viene chiamato “effetto Lombard”, osservato negli uccelli che vivono nelle città. Per farsi sentire nonostante il rumore forte del traffico e delle attività umane, questi uccelli cantano più forte del solito, aumentando il volume del loro richiamo. Questo dimostra come la comunicazione animale sia flessibile e possa essere modulata in risposta alle condizioni esterne, un po’ come facciamo noi quando alziamo la voce in un luogo rumoroso.Davvero la distinzione tra riti animali ‘innati’ e riti umani ‘culturali’ è così netta, o il capitolo semplifica eccessivamente un legame evolutivo più profondo?
Il capitolo evidenzia una somiglianza funzionale tra i riti animali e quelli umani (coesione sociale, riduzione dei conflitti), ma insiste su una differenza radicale nella loro origine: biologica/innata per gli animali, storica/culturale per gli umani. Questa distinzione, pur utile, rischia di trascurare le possibili radici biologiche o le predisposizioni innate che potrebbero influenzare anche lo sviluppo dei rituali umani, o la presenza di forme di apprendimento e trasmissione non strettamente “genetiche” anche nelle specie animali. Per esplorare questa complessa interazione tra biologia e cultura nell’origine e nella funzione dei rituali, può essere utile approfondire gli studi in etologia comparata, antropologia evoluzionistica e scienze cognitive. Autori come Konrad Lorenz, E.O. Wilson o Pascal Boyer offrono prospettive diverse, sebbene talvolta controverse, su come comportamenti complessi, inclusi quelli rituali, possano avere basi biologiche o evolutive che meritano di essere considerate anche quando si analizzano le manifestazioni culturali umane.2. Radici biologiche e fluidità culturale
Discipline scientifiche e umanistiche, come l’etologia che studia gli animali e la filologia che studia i testi, usano metodi di indagine simili. Entrambe cercano indizi, come fossili o documenti antichi, per ricostruire storie, siano esse naturali o culturali. Spesso, sia gli scienziati che gli umanisti formulano ipotesi basate su questi indizi, senza sempre raggiungere verità definitive e assolute. Questo approccio investigativo, basato sulla raccolta di prove e sulla formulazione di teorie, unisce campi del sapere apparentemente lontani e sottolinea come la conoscenza si costruisca per approssimazioni successive.La diversità del mondo animale
Il comportamento degli animali mostra una grande varietà non solo tra specie diverse, ma anche tra individui della stessa specie. Si scoprono animali capaci di azioni creative, come dipingere, o delfini che sembrano riconoscersi con richiami individuali simili a nomi. La vita sociale nel regno animale è estremamente varia: alcune specie vivono isolate, mentre altre formano gruppi complessi e numerosi. La socialità si sviluppa come risposta adattativa all’ambiente e alle sfide per la sopravvivenza. Studi dettagliati, come quelli sulle iene brune, rivelano la complessità delle interazioni sociali anche in specie meno conosciute, dimostrando che la socialità animale non è un concetto unico ma si manifesta in molteplici forme.Cultura umana: apprendimento e trasmissione
A differenza della socialità in molte specie animali, che è spesso guidata da fattori genetici, la cultura umana nasce dall’apprendimento sociale. Questa capacità unica permette alle persone di trasmettere conoscenze, abilità e idee di generazione in generazione. Grazie a questo meccanismo di accumulo e condivisione, l’evoluzione culturale procede a una velocità molto maggiore rispetto all’evoluzione biologica. La cultura si sovrappone alle nostre pulsioni naturali e ai nostri istinti biologici, modellando profondamente il modo in cui viviamo e interagiamo e creando una complessità che va oltre la semplice determinazione genetica.L’incontro tra biologia e cultura
Anche aspetti che sembrano puramente biologici, come la riproduzione e la comunicazione tra i sessi, sono influenzati dalla cultura. Le strategie riproduttive umane sono legate all’investimento che i genitori dedicano alla crescita dei figli, un fattore che modella le scelte e i comportamenti individuali. Si ipotizza che la disponibilità sessuale femminile estesa oltre il periodo fertile possa avere una funzione biologica nel rafforzare i legami di coppia, fondamentali per l’allevamento della prole che richiede cure prolungate. Comportamenti come il bacio, che in molte culture è un gesto d’affetto o passione, potrebbero avere radici biologiche antiche legate all’offerta di cibo bocca a bocca ai cuccioli, ma il loro significato e le loro forme variano enormemente a seconda del contesto culturale, dimostrando come un gesto biologico possa acquisire molteplici significati culturali.Dalla modernità solida alla modernità liquida
Le società umane contemporanee sono spesso viste in un passaggio da una fase di “modernità solida”, caratterizzata da strutture sociali rigide e identità ben definite, a una “modernità liquida”, dove i rapporti sono più fluidi e le appartenenze meno stabili. Questa fluidità non è esclusiva dell’uomo; si osserva anche in alcune specie animali, come certe vespe di Panama che cambiano colonia, mostrando una certa flessibilità sociale. Altre specie, al contrario, mostrano una forte territorialità e conflitti tra gruppi, ricordando le caratteristiche di una “modernità solida” basata su confini rigidi e identità fisse. Il confronto con il mondo animale aiuta a comprendere la varietà delle organizzazioni sociali, sia umane che non umane.L’evoluzione e l’impatto umano
L’evoluzione, sia quella biologica che quella culturale, può avvenire gradualmente o con rapidi cambiamenti improvvisi. La cultura umana, con la sua velocità di trasformazione, ha un impatto enorme sull’ambiente naturale, alterando ecosistemi e climi a un ritmo senza precedenti. La storia della vita sulla Terra è segnata da cicli di crisi ed estinzioni di massa, seguiti da periodi di ripresa e diversificazione delle specie. La crisi ecologica attuale, spesso definita la sesta estinzione di massa, è causata principalmente dalle attività umane. Questo suggerisce che la nostra stessa sopravvivenza dipende dalla capacità di preservare gli equilibri delicati della natura che ci ospita.Se la cultura umana “si sovrappone” alla biologia, come può il capitolo cercare radici biologiche per comportamenti culturali come il bacio?
Il capitolo, nel tentativo di distinguere la cultura umana dalla socialità animale, rischia di creare una dicotomia troppo netta tra biologia e cultura. Affermare che la cultura “si sovrappone” agli istinti biologici, pur cercando poi radici biologiche per comportamenti culturali, solleva interrogativi sulla coerenza dell’approccio. La relazione tra predisposizioni biologiche e forme culturali è un terreno complesso, lontano da dualismi semplicistici. Per esplorare questa interazione con maggiore profondità, è utile confrontarsi con discipline come la psicologia evoluzionistica e la coevoluzione gene-cultura, leggendo autori che hanno affrontato il tema come Leda Cosmides e John Tooby, o Peter Richerson e Robert Boyd.3. L’Animale Culturale: Unicità Umana e Legami con le Altre Specie
Caratteristiche Comuni tra Umani e Animali
La differenza tra esseri umani e altri animali si basa su tratti comuni e su cose che ci rendono unici. Molti comportamenti, come comunicare, sognare, giocare e provare paura, si trovano in diverse specie. La comunicazione animale non è solo fatta di suoni, ma anche di gesti complessi, come si vede negli scimpanzé. Il sonno REM, legato ai sogni, è comune a molti mammiferi e uccelli e sembra servire per la memoria e l’apprendimento. Il gioco è molto diffuso, e il riso umano potrebbe derivare dalle espressioni di gioco dei primati. Ci sono paure innate che condividiamo, come quella dei serpenti.Cosa Rende Unici Gli Esseri Umani e Come Interpretiamo Gli Altri
La specie umana si distingue per la sua cultura molto sviluppata, la consapevolezza di sé e il sapere che si morirà. Questa consapevolezza della morte crea un punto di vista personale che rende difficile accettare la fine della vita e può portare a credere in qualcosa dopo la morte. L’uomo tende anche a capire il comportamento animale proiettando su di esso i propri sentimenti (questo si chiama antropomorfismo). Questo succede in parte perché non abbiamo un linguaggio comune con gli animali e in parte perché è un modo semplice per cercare di capire chi è diverso da noi. Purtroppo, nonostante la capacità di capire gli altri, gli esseri umani possono essere crudeli verso gli animali. Usando un meccanismo chiamato pseudospeciazione, trattano gruppi di altri esseri umani come se fossero meno umani, trovando così una scusa per violenza e discriminazione. La sensazione di disagio di fronte a qualcosa che non è chiaramente vivo o morto (il perturbante) è un’esperienza tipica dell’uomo. Invece, alcuni animali usano il fare finta di essere morti (la tanatosi) per salvarsi.Ma se la natura stessa limita l’aggressività letale tra simili, non è forse un po’ troppo sbrigativo attribuire alla sola cultura umana la responsabilità delle uccisioni ‘molto più frequenti’, come se la nostra biologia non avesse un ruolo specifico in questa triste peculiarità?
Il capitolo pone un forte accento sul ruolo della cultura nell’amplificare l’aggressività umana fino a superare i limiti naturali osservati in altre specie. Tuttavia, questa impostazione potrebbe non esplorare a fondo come la biologia umana stessa, con le sue caratteristiche cognitive, sociali e forse anche predisposizioni innate, interagisca con la cultura per rendere possibile e, in certi contesti, probabile, una violenza letale su larga scala. Non è solo la cultura a “superare” la natura; la nostra natura biologica unica potrebbe essere un prerequisito fondamentale per le forme di violenza che la cultura poi modella e indirizza. Per comprendere meglio questa complessa interazione, sarebbe utile approfondire gli studi sull’evoluzione della violenza umana e sul confronto tra aggressione umana e aggressione nei primati, consultando lavori di autori come Richard Wrangham o Steven Pinker.5. Animali, libri e altre storie
Il legame tra la cultura umana, l’etica e il linguaggio viene esplorato in relazione al mondo animale. Questa esplorazione si basa su studi approfonditi in campi come l’etologia, che analizza il comportamento animale, la biologia evolutiva e la genetica. Osservare il comportamento di diverse specie animali offre spunti preziosi per comprendere aspetti fondamentali della vita sociale umana, i meccanismi della comunicazione e le origini della morale.Studi e scoperte nel mondo animale
Vengono prese in considerazione numerose specie, tra cui primati, cani, delfini, uccelli, insetti e rettili. Le scoperte fatte studiando questi animali, sia a livello biologico che comportamentale, mostrano connessioni sorprendenti con le forme culturali tipiche dell’uomo. Queste includono manifestazioni come la letteratura, il modo in cui il linguaggio si è sviluppato e la semiotica, che studia i segni e i simboli.Implicazioni culturali ed etiche
Oltre alle connessioni culturali, vengono affrontate anche importanti questioni etiche che riguardano il nostro rapporto con gli animali. L’obiettivo è quello di individuare sia le somiglianze che le differenze tra le varie specie, al fine di fare maggiore chiarezza sull’origine e sulla natura di caratteristiche considerate tipicamente umane e sulle diverse forme culturali che l’umanità ha sviluppato.È sufficiente osservare il comportamento animale per spiegare l’origine di fenomeni complessi come la letteratura o la morale umana?
Il capitolo, pur evidenziando le preziose analogie tra il comportamento animale e alcuni aspetti della vita umana, rischia di semplificare eccessivamente la questione delle ‘origini’ di fenomeni unicamente complessi come la letteratura, il linguaggio umano nella sua pienezza o sistemi etici astratti. La transizione evolutiva e cognitiva che ha portato a queste capacità umane richiede un’analisi che vada oltre la semplice osservazione comparata. Per approfondire, è fondamentale esplorare discipline come la psicologia cognitiva, che studia i meccanismi del pensiero umano, l’antropologia culturale, che analizza la complessità dei sistemi simbolici umani, e la filosofia morale, che indaga le basi razionali ed etiche del comportamento umano. Autori come Michael Tomasello o Clifford Geertz offrono prospettive cruciali sulla specificità della cognizione e della cultura umana.Abbiamo riassunto il possibile
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