Contenuti del libro
Informazioni
“L’ economia cinese nel XXI secolo” di Alessia Amighini ti porta dentro i cambiamenti enormi che stanno trasformando la Cina. Non è più solo crescita veloce, ma un’economia che deve fare i conti con sfide interne e un ruolo globale sempre più grande. Il libro esplora come il controllo statale si scontra con la forza del settore privato, e come l’invecchiamento della popolazione sta cambiando tutto, mettendo fine al vecchio “dividendo demografico”. Si parla delle disuguaglianze economiche, fortissime tra città e campagne, anche per colpa del sistema hukou. Ma c’è anche una nuova rotta: la Cina vuole puntare sul consumo interno e sull’innovazione tecnologica, cercando l’indipendenza. Le imprese statali (SOE) restano centrali, anche se meno efficienti. Non mancano i temi della sostenibilità ambientale e delle riforme sociali per creare un sistema previdenziale migliore. Infine, il libro guarda fuori dai confini, analizzando la Cina come superpotenza commerciale, i suoi investimenti diretti esteri (IDE), progetti come la Belt and Road Initiative (BRI) e le tensioni globali che portano al decoupling economico. È un quadro completo per capire dove sta andando l’economia cinese oggi.Riassunto Breve
L’economia della Cina ha avuto una crescita molto veloce per tanti anni, ma ora sta cambiando e rallentando. La terra è ancora controllata dallo Stato, sia in città dove si vendono diritti d’uso temporanei che creano incertezza, sia in campagna dove le autorità locali usano la terra per fare soldi, a volte togliendola ai contadini. La popolazione cinese è la più grande del mondo, ma sta invecchiando velocemente perché nascono pochi bambini. Questo è un problema perché ci sono meno persone che lavorano e più anziani da mantenere, finisce il periodo in cui avere tanti giovani aiutava la crescita. La vita è migliorata per molti, la povertà è diminuita, ma le differenze tra ricchi e poveri sono aumentate tantissimo, specialmente tra città e campagna, anche per colpa di un sistema che limita chi si sposta dalle zone rurali. Per continuare a crescere, serve che più persone lavorino e che il lavoro diventi più produttivo, ma le aziende statali sono meno efficienti di quelle private e queste ultime hanno difficoltà. La Cina rischia di diventare vecchia prima di diventare ricca. La crescita è rallentata dopo il 2008, la produttività non aumenta come prima. Nonostante gli sforzi nell’innovazione, c’è ancora strada da fare per essere al top della tecnologia mondiale. La forza lavoro diminuisce e invecchia, le risposte per cambiare l’età della pensione sono lente. Tante persone si sono spostate dall’agricoltura all’industria e ai servizi. I salari in città sono cresciuti, rendendo la Cina meno economica per produrre rispetto ad altri paesi asiatici. La crescita è stata spinta da tanti investimenti in fabbriche e infrastrutture, ma questo ha portato a troppa produzione in certi settori. L’economia cinese mescola regole di mercato con un forte controllo dello Stato. Le aziende private sono importanti, ma lo Stato guida tutto, anche aiutando le aziende statali che sono meno efficienti ma ricevono più soldi dalle banche statali. Questo sposta risorse dalle aziende private che funzionano meglio, rallentando l’economia. Il sistema bancario è controllato dallo Stato e dà prestiti seguendo decisioni politiche, non solo di mercato. La Cina sta cambiando il suo modo di crescere, vuole essere meno dipendente dagli investimenti e dalle esportazioni e puntare di più su quello che comprano i cinesi e sull’innovazione tecnologica per diventare indipendente, soprattutto dagli USA. Si investe tanto in ricerca e sviluppo. Un altro obiettivo è unire meglio città e campagne per ridurre le differenze e migliorare i servizi per tutti. Anche l’ambiente è diventato importante, l’inquinamento costa tanto e la Cina, che inquina molto, si è data obiettivi per ridurre le emissioni e usare più energie pulite, anche se dipende ancora tanto dal carbone e la rete elettrica statale rallenta le cose. Si vuole uno sviluppo che aiuti tutti, creando un sistema di assistenza sociale universale, migliorando la sanità e riducendo la povertà. Il sistema pensionistico è migliorato ma ha problemi, specialmente per chi si sposta per lavoro e nelle campagne, e l’invecchiamento della popolazione lo rende difficile da sostenere in futuro. Anche il sistema che aiuta a comprare casa esiste ma non è facile per tutti accedervi. Le aziende statali e le banche sono legate e le riforme non le hanno rese del tutto efficienti, creando rischi finanziari. La Cina è sempre più presente nell’economia mondiale, commercia tantissimo ed è diventata un grande investitore all’estero, comprando aziende e tecnologie in paesi ricchi e investendo in infrastrutture in paesi in via di sviluppo con progetti come la Nuova Via della Seta, che serve a collegare la Cina con Asia, Europa e Africa per motivi economici e politici. Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti portano le aziende a spostare la produzione fuori dalla Cina, e Pechino risponde puntando sull’essere più autonoma. Accordi come il RCEP rafforzano i legami economici in Asia e il ruolo della Cina nella regione.Riassunto Lungo
1. Le Strutture Economiche Cinesi tra Controllo Statale e Nuove Sfide
Controllo Statale sulla Terra
Dopo anni di crescita rapida, le strutture economiche della Cina hanno subito profondi cambiamenti. Tuttavia, un elemento fondamentale rimane invariato: la terra è ancora sotto il controllo dello Stato. Nelle aree urbane, lo Stato concede diritti d’uso a lungo termine, noti come LUR (Land Use Rights). La scadenza di questi diritti, però, crea incertezza per chi vi risiede e pone un problema complesso per il governo, come si è visto nel caso di Wenzhou. Nelle zone rurali, le autorità locali ottengono finanziamenti vendendo i diritti d’uso ai costruttori, una pratica che spesso danneggia i contadini. Il controllo statale sulla terra è considerato un principio base non negoziabile.
Cambiamenti Demografici e Invecchiamento della Popolazione
La Cina è il paese con più abitanti al mondo, ma la sua popolazione sta invecchiando velocemente. Questo accade perché il tasso di natalità è sceso molto, al di sotto del livello necessario per mantenere stabile la popolazione. La politica del figlio unico ha avuto un ruolo in questo calo, ma anche la vita nelle città, con i suoi costi elevati, influenza le famiglie. L’invecchiamento significa che ci sono meno persone in età da lavoro e più anziani da sostenere. Questo segna la fine del “dividendo demografico”, cioè quel periodo in cui una grande popolazione giovane ha favorito la crescita economica. Il rallentamento della crescita demografica è ora un freno per lo sviluppo futuro.
Miglioramento del Tenore di Vita e Aumento delle Disuguaglianze
Il tenore di vita in Cina è migliorato in modo significativo negli ultimi anni. Il reddito medio è aumentato e la povertà è diminuita, portando il paese nella categoria dei paesi a reddito medio. Nonostante questi progressi, le disuguaglianze sono cresciute moltissimo, rendendo la Cina uno dei paesi con le maggiori differenze sociali ed economiche. Le cause principali di queste disuguaglianze sono diverse. C’è un forte divario tra le città e le campagne, reso peggiore dal sistema di registrazione della residenza, chiamato hukou, che limita i diritti dei lavoratori migranti dalle zone rurali. Ci sono anche grandi differenze di reddito e ricchezza all’interno delle stesse città. Infine, permangono disparità tra le regioni costiere e quelle interne, anche se queste ultime stanno lentamente recuperando terreno. L’urbanizzazione è molto rapida, ma molti migranti che si trasferiscono in città non ottengono i diritti di residenza completi.
Sfide per la Crescita Futura
La fine del periodo di “dividendo demografico” significa che la forza lavoro disponibile è meno numerosa. Per continuare a crescere, la Cina deve quindi puntare ad avere più persone che lavorano e, soprattutto, a migliorare quanto ogni lavoratore riesce a produrre (la produttività). Aumentare la produttività è una sfida importante, perché il settore economico controllato dallo Stato è meno efficiente rispetto alle imprese private, che al momento stanno affrontando diverse difficoltà. Tutto questo porta la Cina a trovarsi nella situazione di “diventare vecchia prima di diventare ricca”, un ostacolo significativo per il suo sviluppo futuro.
Come può un sistema come l’hukou, che il capitolo descrive come causa di profonde disuguaglianze e limiti alla mobilità, essere considerato compatibile con un modello di crescita economica sostenibile e inclusiva?
Il capitolo evidenzia correttamente il ruolo del sistema hukou nel perpetuare le disuguaglianze tra migranti urbani e residenti. Tuttavia, non approfondisce le ragioni della sua persistenza né le implicazioni a lungo termine di un tale sistema per la coesione sociale e l’efficienza economica complessiva. Per comprendere meglio questa apparente contraddizione, sarebbe utile esplorare gli studi sulla sociologia urbana e l’economia del lavoro in Cina. Autori come Martin Whyte hanno analizzato a fondo le dinamiche sociali generate dal sistema hukou.2. Stato e Mercato: La Partita Cinese
La crescita economica della Cina ha rallentato dopo il 2008, e questo calo è legato a una minore produttività generale. Nonostante gli sforzi per innovare, il paese non è ancora al livello delle economie più avanzate tecnologicamente, ma ha comunque un margine per crescere recuperando terreno.Sfide demografiche
La popolazione sta invecchiando e sempre meno persone partecipano al mercato del lavoro. Questo succede perché per molto tempo sono nati pochi bambini. Entro il 2030, il numero di lavoratori rispetto ai pensionati si dimezzerà. Le decisioni politiche per affrontare questo problema, come alzare l’età in cui si va in pensione, sono state piuttosto lente.Cambiamenti nel mondo del lavoro
Molti lavoratori si sono spostati dall’agricoltura (che nel 2018 impiegava solo il 27% della forza lavoro) verso l’industria e le costruzioni (28,1%) e soprattutto i servizi (44,9%). Questa distribuzione dei lavori è simile a quella di altri paesi asiatici quando erano in una fase di sviluppo simile. A partire dalla metà degli anni Duemila, il mercato del lavoro è cambiato: prima c’erano troppi lavoratori, ora ce ne sono meno di quelli che servirebbero. Questo ha spinto i salari verso l’alto, aiutato anche da regole sui salari minimi.Salari in aumento e competitività
I salari nelle città sono aumentati molto, e questo rende la Cina meno competitiva rispetto a paesi del Sudest asiatico per quanto riguarda il costo del lavoro. Le statistiche ufficiali sui salari hanno però dei limiti e non mostrano bene le differenze di stipendio tra persone e tra diverse aree del paese.Un modello di crescita basato sugli investimenti
La crescita è stata spinta da enormi investimenti in capitale, tra i più alti al mondo. Questo ha permesso di costruire molte infrastrutture e di espandere l’industria, aumentando la produttività dei lavoratori. Però, la produzione ora richiede molto capitale rispetto al prodotto ottenuto. Il rapporto tra capitale usato e prodotto è aumentato ed è più alto che in molti paesi ricchi. Questo ha portato ad avere troppa capacità produttiva in diverse industrie.Lo Stato e il Mercato: Un sistema misto
L’economia cinese funziona con un mix di regole di mercato e un forte controllo da parte dello Stato. Il settore privato è cresciuto moltissimo ed è stato fondamentale per la trasformazione economica. Ma lo Stato è sempre molto presente: aiuta a superare ostacoli e facilita l’acquisizione di nuove tecnologie.Il ruolo delle grandi aziende statali
Le grandi aziende di proprietà dello Stato (SOE) oggi contribuiscono meno direttamente alla ricchezza totale del paese rispetto al passato, ma sono lo strumento principale con cui lo Stato mantiene il controllo politico ed economico. Queste aziende sono meno efficienti e meno redditizie di quelle private, ma hanno un accesso privilegiato ai prestiti dalle banche. Questo porta il settore delle grandi aziende a essere molto indebitato.Le riforme e il controllo statale
Le riforme delle aziende statali hanno cercato di unirle in gruppi più grandi, ma spesso questo ha rafforzato il controllo dello Stato invece di renderle più efficienti o di privatizzarle davvero. Spesso non è facile capire se un’azienda è pubblica o privata perché ci sono strutture miste. Dopo il 2012, lo Stato ha aumentato il suo sostegno alle aziende statali, dando loro più credito. Questo sposta risorse che potrebbero andare al settore privato, che è più produttivo, contribuendo a rallentare la crescita e ad aumentare la differenza di produttività tra i diversi settori.Il sistema finanziario sotto controllo statale
Il sistema delle banche, dominato da istituti statali, è una parte importante di questo controllo. I prestiti vengono dati seguendo logiche politiche, non solo di mercato. Nonostante quello che viene dichiarato, il controllo dello Stato su come vengono usate le risorse è più forte delle regole del mercato.Dato che il capitolo descrive come il crescente controllo statale e il sostegno alle aziende pubbliche inefficienti sottraggano risorse al settore privato più produttivo, è ancora lecito parlare di un “sistema misto” o non siamo di fronte a un modello in cui lo Stato soffoca il mercato, compromettendo la crescita futura?
Il capitolo, pur riconoscendo il ruolo del settore privato, dipinge un quadro in cui l’intervento statale, in particolare il sostegno alle aziende statali inefficienti e il controllo del credito, distorce l’allocazione delle risorse e frena la produttività complessiva. Questo solleva dubbi sulla sostenibilità a lungo termine di un modello che sembra privilegiare il controllo politico sull’efficienza economica. Per approfondire questa tensione e comprendere meglio se il “sistema misto” cinese sia un equilibrio dinamico o una contraddizione irrisolta, è utile studiare l’economia politica della Cina e le dinamiche specifiche del rapporto tra Partito Comunista, Stato e mercato. Autori come Nicholas Lardy o Barry Naughton offrono analisi dettagliate su questi temi.3. La Nuova Rotta Economica Cinese
La Cina sta cambiando il suo modello di crescita economica. Per anni, il paese ha puntato su una crescita molto veloce, spinta soprattutto dagli investimenti e dalle esportazioni. Questo ha portato a un aumento enorme del PIL, che spesso superava il 10% all’anno. Tuttavia, dal 2014, la situazione è cambiata. L’obiettivo di crescita è stato abbassato, puntando a tassi più moderati intorno al 6,5%, anche se la crescita reale a volte è stata inferiore. Questo rallentamento non è casuale, ma dipende da problemi interni come l’invecchiamento della popolazione e il fatto che le famiglie tendono a risparmiare molto, anche perché manca un sistema di assistenza sociale completo. Il vecchio modello di crescita ha anche creato problemi seri, come troppi investimenti, un debito pubblico e privato molto alto (oltre il 270% del PIL) e molti crediti difficili da recuperare, specialmente nel settore delle case e nelle grandi aziende di proprietà dello Stato. Questi problemi hanno reso chiaro che il vecchio modo di crescere non era più sostenibile nel lungo periodo.La Nuova Strategia Economica
Per affrontare queste sfide, la Cina ha lanciato una nuova strategia. L’idea principale è quella di puntare di più sul consumo interno, cioè fare in modo che siano i cittadini cinesi a comprare di più, e sull’innovazione tecnologica. Questo significa investire molto di più nella ricerca e nello sviluppo. L’obiettivo è diventare più indipendenti dal punto di vista tecnologico. Per raggiungere questo scopo, sono state avviate politiche importanti come il piano “Made in China 2025” e l’iniziativa della “doppia circolazione”, che dà maggiore importanza al mercato interno rispetto a quello estero. L’ambizione è chiara: la Cina vuole diventare uno dei leader mondiali nella tecnologia entro il 2035, riducendo così la sua dipendenza da altri paesi per le tecnologie chiave.Integrazione e Sostenibilità Ambientale
Accanto a questi obiettivi economici e tecnologici, la nuova strategia si basa anche su altri pilastri importanti. Uno di questi è cercare di unire meglio le città e le campagne. L’obiettivo è ridurre le differenze tra queste aree e migliorare i servizi disponibili per tutti i cittadini. Un altro aspetto fondamentale è la sostenibilità ambientale. Nonostante la Cina sia attualmente il paese che emette più anidride carbonica al mondo, ha fissato obiettivi molto ambiziosi. Tra questi, spicca l’impegno a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Questo dimostra che il paese è consapevole del prezzo alto che ha pagato l’ambiente a causa della crescita economica molto rapida degli anni passati e vuole cambiare rotta per un futuro più verde.Ma è davvero solo una ‘strategia economica’ l’intervento massiccio dello Stato cinese negli investimenti all’estero, o nasconde ben altro?
Il capitolo, pur riconoscendo il ruolo attivo dello Stato cinese negli investimenti all’estero e le preoccupazioni internazionali, non approfondisce la natura specifica di tale intervento. Per comprendere meglio se si tratti unicamente di una strategia economica o se vi siano implicazioni più ampie, è fondamentale esplorare le modalità con cui lo Stato fornisce “aiuti economici e politici” e analizzare le ragioni specifiche delle preoccupazioni internazionali riguardo alla trasparenza e all’influenza. Approfondire le discipline della geopolitica e dell’economia politica internazionale, leggendo il lavoro di studiosi che si occupano di capitalismo di stato e della politica estera cinese, può offrire prospettive cruciali su questo aspetto controverso.6. L’espansione globale dell’economia cinese e le sue strategie
Gli investimenti cinesi diretti all’estero mostrano una crescita costante, superando i 100 miliardi di dollari ogni anno nell’ultimo decennio. Questa forte espansione è spinta dalla necessità per le aziende in Cina di trovare nuovi mercati, a causa della competizione sempre maggiore all’interno del paese. Vogliono anche evitare gli ostacoli al commercio internazionale, come limiti sulle quantità di prodotti importati o tasse aggiuntive. All’inizio, questi investimenti si concentravano soprattutto sull’ottenere risorse naturali e andavano verso paesi in via di sviluppo. Ora, però, la direzione sta cambiando in modo significativo.Una parte importante di questi investimenti passa attraverso luoghi che offrono vantaggi fiscali, come Hong Kong o le Isole Vergini britanniche. Questo rende meno trasparente il percorso del denaro e può far sembrare più grandi le cifre totali degli investimenti. La maggior parte degli investimenti non finanziari che escono dalla Cina proviene da aziende di proprietà dello Stato. Queste aziende statali hanno un potere di mercato sempre maggiore in molti settori a livello mondiale, anche se a volte sono meno efficienti rispetto alle aziende private di altri paesi. Adesso, gli investimenti si dirigono sempre più verso le economie più avanzate, specialmente negli Stati Uniti e in Europa. L’obiettivo principale è comprare tecnologia e conoscenze per migliorare l’industria cinese e trasformare le imprese nazionali in leader a livello globale.Progetti strategici e accordi regionali
Una strategia centrale per la Cina è la Nuova Via della Seta, conosciuta come Belt and Road Initiative. Questo grande progetto mira a migliorare le infrastrutture di collegamento tra Cina, Asia, Europa e Africa. Non ha solo obiettivi economici, come riequilibrare lo sviluppo interno e trovare uno sbocco per la produzione in eccesso, ma anche scopi politici e strategici. Serve infatti ad aumentare l’influenza della Cina nel mondo e a rendere più facili il commercio e gli investimenti. La Belt and Road Initiative sta riempiendo un vuoto globale negli investimenti in infrastrutture, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Un altro passo importante è l’accordo chiamato Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). Questo accordo rafforza l’integrazione economica in Asia, creando la più grande area di libero scambio del mondo. Il RCEP riduce le tasse sul commercio e rende le regole più simili tra i paesi membri, favorendo la creazione di catene di produzione regionali e consolidando il ruolo della Cina nell’economia asiatica.Sfide e la ricerca di autosufficienza
Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti hanno portato a un processo di “disaccoppiamento” economico. Questo significa che alcune aziende stanno spostando la loro produzione fuori dalla Cina per ridurre i rischi. Pechino sta rispondendo a questa situazione puntando sull'”autosufficienza” industriale e sull’innovazione interna. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti, per tecnologie e componenti chiave. Questa strategia mira a rendere l’economia cinese più resiliente alle pressioni esterne e a garantire che la sua crescita futura si basi sempre più sulle proprie capacità.La Nuova Via della Seta: un vuoto colmato o un debito creato?
Il capitolo presenta la Belt and Road Initiative come una strategia centrale che mira a migliorare le infrastrutture e colmare un vuoto globale negli investimenti, con obiettivi sia economici che politici. Tuttavia, non affronta le significative controversie e critiche che circondano questo imponente progetto, in particolare riguardo alla sostenibilità del debito per i paesi riceventi, alla trasparenza degli accordi e all’impatto ambientale e sociale. Per ottenere una visione più completa, è fondamentale approfondire gli studi sull’economia dello sviluppo, la geopolitica e le dinamiche del debito sovrano, cercando analisi critiche da parte di esperti di relazioni internazionali e finanza internazionale che hanno esaminato l’implementazione e le conseguenze concrete dei progetti BRI nei diversi contesti nazionali.Abbiamo riassunto il possibile
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