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Informazioni
“L’ anarchico che venne dall’America. Storia di Gaetano Bresci e del complotto per uccidere Umberto I” di Arrigo Petacco ti porta indietro nel tempo, alla fine dell’Ottocento, per raccontare una storia pazzesca che mescola politica, esilio e un atto che ha cambiato la storia d’Italia. Tutto parte da Paterson, New Jersey, dove si rifugiano tanti anarchici italiani scappati dalla repressione politica in patria. Qui, tra dibattiti accesi sull’azione individuale e l’organizzazione, si forma Gaetano Bresci, un operaio tessile radicalizzato dalle ingiustizie subite e dalle notizie che arrivano dall’Italia, come i tragici fatti di Milano del 1898. Il libro segue la sua decisione di tornare in Italia per compiere un gesto estremo: il regicidio di Umberto I a Monza. Ma è stato un atto solitario, un’azione individuale come volevano alcuni anarchici, o c’era dietro un complotto anarchico più vasto, magari organizzato proprio a Paterson? Arrigo Petacco esplora il processo Bresci, le indagini che cercavano complici ovunque, e la misteriosa morte in carcere a Santo Stefano, sollevando dubbi che ancora oggi non trovano risposta. È un viaggio nella mente di un uomo, nel clima di tensione di un’epoca e nei lati oscuri della giustizia e del potere.Riassunto Breve
Negli Stati Uniti, a Paterson, New Jersey, si riunisce una comunità di anarchici italiani emigrati, molti fuggiti dalla repressione in Italia. Qui si discute molto, soprattutto sulla necessità di organizzarsi per l’azione politica, con Errico Malatesta favorevole a una struttura e Giuseppe Ciancabilla che rifiuta ogni autorità e promuove l’azione individuale, anche violenta. Gaetano Bresci, un operaio tessile toscano radicalizzato dalle difficoltà economiche e dalla repressione in Italia, arriva a Paterson nel 1898. Si integra nella comunità anarchica, apprezzando la libertà americana, e la sua fede anarchica si rafforza, ammirando chi compie attentati contro i potenti. In Italia, nel 1898, la crisi economica porta a scontri, come a Milano dove l’esercito interviene violentemente causando molte vittime. Il generale Bava Beccaris riceve onori dal re Umberto I, mentre il governo scioglie organizzazioni di sinistra e arresta migliaia di persone. Queste notizie arrivano a Paterson e indignano gli anarchici. Gaetano Bresci è molto colpito dagli eventi di Milano. Nel 1900, decide di tornare in Italia, dicendo che ha motivi familiari. Compra una pistola e si allena a sparare. Arrivato a Monza, cerca il re Umberto I e lo individua durante un evento sportivo. La sera del 29 luglio 1900, mentre il re lascia il palco, Bresci gli spara da vicino, uccidendolo. Viene subito fermato e arrestato, dichiarando di aver ucciso “un re, un principio” e di aver agito da solo per vendicare le vittime della repressione in Italia, come i fatti di Sicilia del 1894 e di Milano del 1898. L’assassinio provoca una forte reazione in Italia, con nuove repressioni contro anarchici e oppositori politici. A Paterson, gli anarchici italiani festeggiano l’atto di Bresci ma negano un complotto. Le autorità americane e italiane indagano per trovare complici, concentrandosi sulla comunità di Paterson. Emergono sospetti su un possibile sorteggio per scegliere l’attentatore e su figure come Giulio Pessina e Sperandio Carbone, e un misterioso “Luigi” identificato come Luigi Granotti, ma non si trovano prove concrete di un complotto organizzato. Bresci, durante gli interrogatori e al processo, insiste di aver agito da solo per motivi politici. Al processo, il 22 agosto 1900, la difesa, rappresentata dall’avvocato Saverio Merlino, sostiene che l’atto di Bresci è un delitto politico causato dalla repressione del governo italiano. Bresci rifiuta la difesa basata sulla follia, affermando il carattere rivoluzionario del suo gesto. Viene condannato all’ergastolo con isolamento. Viene trasferito nel penitenziario di Santo Stefano, dove è tenuto in isolamento e sorvegliato. Il 22 maggio 1901, dopo pochi mesi, Bresci viene trovato morto nella sua cella. La causa ufficiale è suicidio per impiccagione. Tuttavia, ci sono molti dubbi su questa versione a causa della sorveglianza costante, delle catene ai piedi, dell’autopsia tardiva e della mancanza di documenti importanti sulla sua detenzione e morte. Questo evento si inserisce in un contesto dove già in passato ci sono stati casi di manipolazione da parte di ufficiali carcerari per incastrare anarchici, come nel caso di Pietro Acciarito. L’assassinio di Umberto I ha forti ripercussioni politiche e sociali. In Parlamento, si condanna l’atto come un crimine contro la nazione e il re, chiedendo unità e ordine, mentre i socialisti, pur condannando l’omicidio, sottolineano la necessità di affrontare le cause sociali e la miseria per eliminare il fanatismo. La figura di Bresci viene interpretata in modi diversi, a volte celebrata come vendicatore, a volte descritta come un uomo tormentato.Riassunto Lungo
1. Anarchici in America: Scontro e Radicalizzazione
Alla fine del 1800, negli Stati Uniti, in città come Paterson, New Jersey, si raduna una comunità di anarchici italiani che sono emigrati, molti dei quali per sfuggire alla repressione in Italia. Questo luogo è pieno di attività politiche, dibattiti e scritti, anche se resta separato dal movimento dei lavoratori americani. Qui si discute molto su come organizzare l’azione politica. La comunità è divisa sulla “polemica sull’organizzazione”. Da una parte c’è chi, come Errico Malatesta, pensa che sia necessaria una struttura per agire politicamente in modo efficace. Dall’altra ci sono gli individualisti, guidati da Giuseppe Ciancabilla, che rifiutano ogni forma di autorità . Loro credono nell’azione del singolo, che può includere anche gli attentati.Gaetano Bresci: Origini e Idee
Gaetano Bresci fa parte di questa comunità . Viene da una famiglia di contadini in Toscana che ha perso benessere a causa della crisi nell’agricoltura e delle tasse. Questo lo porta a diventare politicamente radicale. In Italia, lavora come operaio specializzato nel tessile e ha problemi con la legge. Viene anche condannato e mandato al confino sull’isola di Lampedusa. Nel 1898 decide di emigrare a Paterson.La Vita a Paterson
A Paterson, Bresci si inserisce nella vivace vita degli anarchici italiani. Apprezza molto la libertà di parola che trova in America, diversa dalla situazione in Italia. Anche se mostra gusti da borghese e cerca di adattarsi alla vita americana, la sua fede negli ideali anarchici diventa più forte. Nella comunità di Paterson, le persone ammirano chi compie attentati, vedendoli come eroi che lottano contro i “tiranni”. Bresci trova lavoro, si sistema e inizia una relazione con Sophie Knieland, con cui avrà una figlia.L’Incidente di West-Hoboken
Un episodio che mostra questa tensione e divisione avviene a West-Hoboken nel novembre 1899. Qui si tiene un acceso dibattito tra Malatesta e Ciancabilla sul concetto di “impulso”. Durante la discussione, un partecipante di nome Domenico Pazzaglia spara a Malatesta. Gaetano Bresci, che è presente all’evento e condivide le idee individualiste, interviene subito per disarmare Pazzaglia.Come si spiega la contraddizione tra l’adesione di Bresci all’anarchismo individualista, che ammetteva l’attentato, e il suo intervento per disarmare Pazzaglia?
Il capitolo, pur delineando la divisione tra organizzatori e individualisti e collocando Bresci in quest’ultimo campo, non spiega in modo soddisfacente come si concili l’adesione di Bresci all’anarchismo individualista, che ammetteva l’attentato, con il suo intervento per disarmare Pazzaglia durante l’incidente di West-Hoboken. Questo lascia un vuoto logico cruciale nella comprensione delle motivazioni e della coerenza ideologica di Bresci. Per approfondire questa apparente contraddizione, sarebbe utile studiare più a fondo le specifiche posizioni all’interno della “polemica sull’organizzazione”, le diverse interpretazioni della “propaganda col fatto” e la biografia di Bresci nel contesto della comunità anarchica di Paterson. Autori come Nunzio Pernicone o Carl Levy possono offrire spunti fondamentali.2. Monza 1900: L’Atto Individuale
L’Italia attraversa un periodo di profonda crisi nel 1898. Le difficoltà economiche e le repressioni del governo creano un clima di tensione diffusa. Gli scontri avvenuti a Milano nel maggio dello stesso anno, scoppiati a seguito di uno sciopero, vengono soffocati con estrema violenza. L’intervento militare causa numerose vittime tra la popolazione civile, e il generale Bava Beccaris, responsabile della dura repressione, riceve addirittura lodi e onorificenze direttamente dal re Umberto I. Il governo intensifica la stretta, sciogliendo organizzazioni di sinistra e arrestando migliaia di persone in tutto il paese.La reazione dall’estero e la figura di Gaetano Bresci
Negli Stati Uniti, in particolare nella comunità di italiani emigrati a Paterson, la notizia degli eventi di Milano suscita un forte sdegno, specialmente negli ambienti anarchici. Gaetano Bresci, un anarchico convinto dell’efficacia dell’azione individuale, rimane profondamente turbato da questi fatti. La repressione violenta e il riconoscimento tributato a chi l’aveva attuata accendono in lui un desiderio di reazione. Nel 1900, decide di fare ritorno in Italia, apparentemente per motivi familiari, ma con un proposito ben definito.Il ritorno in Italia e la preparazione
Durante il viaggio di ritorno, Bresci si comporta come un normale passeggero, non destando sospetti. Tuttavia, una volta giunto in Italia, continua a coltivare il suo piano. Acquista una rivoltella e si dedica con assiduità all’allenamento al tiro, perfezionando la sua mira. Arrivato a Monza, si informa attentamente sugli spostamenti del re Umberto I. Individua nel saggio ginnico, un evento pubblico di grande richiamo, l’occasione propizia per mettere in atto il suo gesto. Prepara meticolosamente la rivoltella e modifica i proiettili per aumentarne l’efficacia.L’attentato e le conseguenze immediate
La sera del 29 luglio 1900, Umberto I partecipa all’evento sportivo come previsto. Mentre il re lascia il palco al termine della manifestazione, Bresci si avvicina e gli spara da distanza ravvicinata, colpendolo mortalmente. L’attentato avviene rapidamente, e subito dopo il gesto, Bresci viene fermato dalla folla presente e arrestato dalle forze dell’ordine. Non mostra segni di panico o rimorso, mantenendo una sorprendente calma. Interrogato, dichiara lucidamente di aver ucciso “un re, un principio”, spiegando così il suo atto non come un crimine comune, ma come un’azione politica contro il simbolo del potere repressivo.La repressione successiva
L’assassinio del re provoca una vasta reazione in tutto il paese e scatena una nuova e intensa ondata di repressione. Il governo e le autorità si concentrano in particolare contro gli anarchici e gli oppositori politici, considerati i principali responsabili del clima di tensione che aveva portato all’attentato. Vengono effettuati numerosi arresti in diverse città italiane, e si diffonde rapidamente il reato di “apologia di regicidio”, volto a colpire chiunque esprimesse approvazione o giustificazione per l’atto di Bresci, inasprendo ulteriormente il controllo sulla libertà di espressione e di pensiero politico.Se l’atto di Bresci fu davvero solo un ‘atto individuale’, come si inserisce nel più ampio e variegato dibattito anarchico sull’uso della violenza e sulla ‘propaganda col fatto’?
Il capitolo descrive l’atto di Bresci come “L’Atto Individuale”, sottolineando la sua motivazione personale legata alla repressione e al riconoscimento di Bava Beccaris. Tuttavia, il testo non approfondisce a sufficienza il contesto ideologico più ampio dell’anarchismo dell’epoca, in particolare il dibattito interno al movimento riguardo alla “propaganda col fatto” e all’efficacia dell’azione violenta individuale come strumento rivoluzionario. Comprendere le diverse correnti di pensiero anarchico e le discussioni sull’uso della violenza è fondamentale per valutare se l’azione di Bresci fosse un gesto isolato dettato da rabbia personale o l’applicazione di una specifica, seppur controversa, strategia rivoluzionaria dibattuta all’interno del movimento. Per colmare questa lacuna, è utile approfondire la storia dell’anarchismo e la storia delle idee politiche, consultando autori che hanno studiato il movimento anarchico e le sue teorie, come James Joll, George Woodcock o Nunzio Pernicone.3. Il regicidio e le sue ombre
Vittorio Emanuele si trova in crociera quando Re Umberto I, suo padre, viene assassinato a Monza. Per quasi tre giorni, la nave è isolata e lui è re senza saperlo. In Italia, l’assenza dell’erede crea problemi pratici, come la gestione della salma del re, che viene conservata con formalina e ghiaccio in attesa del figlio. La famiglia reale osserva un lutto molto severo. Al suo arrivo a Reggio, Vittorio Emanuele apprende la notizia e assume il trono, mostrando subito un carattere riservato e prendendo decisioni rapide, come allontanare figure sgradite dalla corte.La reazione oltreoceano
A Paterson, nel New Jersey, la notizia dell’assassinio provoca entusiasmo tra gli anarchici italiani. Essi celebrano l’atto di Gaetano Bresci, pur negando che esistesse un complotto organizzato per l’attentato. Le autorità americane conducono un’inchiesta che risulta piuttosto debole. Emergono diverse testimonianze e lettere che sembrano suggerire un sorteggio per scegliere chi dovesse compiere l’attentato, ma mancano prove concrete che lo dimostrino.Un episodio che genera sospetti è l’omicidio di Giulio Pessina a Paterson poco prima dell’attentato e il suicidio del suo presunto assassino, Sperandio Carbone, conosciuto anche come Luigi Bianchi. Carbone lascia una lettera dal contenuto criptico. Un biglietto navale per Bresci intestato a un nome simile a quello di Carbone alimenta ulteriori dubbi. Tuttavia, l’inchiesta americana non riesce a trovare legami provati con un complotto organizzato negli Stati Uniti.Le indagini e i sospetti in Italia
Gaetano Bresci, una volta interrogato, dichiara di aver agito completamente da solo. Afferma che le sue motivazioni sono puramente politiche e legate alla repressione avvenuta in Italia, citando i fatti di Sicilia del 1894 e quelli di Milano del 1898. Dichiara anche di essersi dimesso da ogni associazione politica prima di compiere l’atto. Nonostante la sua confessione chiara, l’indagine italiana insiste sulla tesi del complotto e cerca attivamente dei complici.Un sospettato è un misterioso “Luigi”, che la polizia identifica segretamente come Luigi Granotti. Granotti è un tessitore di Paterson che era presente in Italia nei giorni dell’attentato e che riesce poi a fuggire. Anche Nicola Quintavalle viene indagato per una lettera ambigua trovata tra le carte di Bresci, ma in seguito viene prosciolto e scagionato da ogni accusa.La difesa al processo
Per il suo processo, Bresci chiede che a difenderlo sia Filippo Turati, una figura di spicco del socialismo. Turati, per evitare di creare problemi al suo partito, rifiuta l’incarico, ma suggerisce come difensore l’avvocato Saverio Merlino, un anarchico indipendente. L’avvocato d’ufficio, Martelli, propone una difesa basata sulla presunta follia di Bresci, ma quest’ultimo si oppone con grande forza a questa linea difensiva. Merlino accetta di difendere Bresci, ma la sua nomina ufficiale arriva solo poco prima dell’inizio del dibattimento in tribunale.Su quali basi concrete si fondava la convinzione di un vasto complotto anarchico dietro l’assassinio del Re, dato che il capitolo afferma non emersero prove concrete?
Il capitolo evidenzia come la convinzione di un vasto complotto anarchico dietro l’assassinio del Re si sia diffusa rapidamente, nonostante le indagini non abbiano portato a prove concrete di una rete organizzata su larga scala. Questa discrepanza tra percezione e fatti accertati solleva interrogativi cruciali sulle dinamiche della paura sociale, della reazione statale e della costruzione di narrazioni politiche in momenti di crisi. Per approfondire questo aspetto, è fondamentale studiare la storia politica e sociale dell’Italia di fine Ottocento, la storia del movimento anarchico, e le teorie sulla repressione statale e sulla costruzione del consenso (o del dissenso). Approfondire gli studi di storici che si sono dedicati a questo periodo o alla storia dei movimenti sociali può offrire prospettive illuminanti.7. Il regicidio e le sue risonanze politiche e sociali
Il 29 luglio 1900 un fatto grave scuote l’Italia: il Re Umberto I viene assassinato per mano di Gaetano Bresci. Questo evento tragico provoca una reazione immediata e forte in tutto il paese. In particolare, la Camera dei Deputati si riunisce il 6 agosto per affrontare l’accaduto. I rappresentanti della nazione si trovano a confrontarsi con le conseguenze di un gesto così violento. La discussione parlamentare riflette il profondo impatto dell’omicidio sul clima politico e sociale del tempo.La reazione ufficiale e la condanna
Il Presidente della Camera e il Presidente del Consiglio esprimono subito il loro profondo dolore per l’accaduto. Condannano l’omicidio con parole durissime e senza esitazione. Lo definiscono un crimine brutale che colpisce non solo il Re, ma l’intera nazione nel suo complesso. È visto come un attacco diretto all’ordine sociale e alle istituzioni fondamentali del paese. Questo gesto viene percepito dai vertici dello Stato come un colpo gravissimo per la stabilità e l’unità nazionale.La descrizione del crimine e dell’autore
L’atto compiuto da Bresci viene descritto dai rappresentanti del governo con toni molto severi. Lo definiscono il “più grande delitto del secolo”, sottolineandone la gravità storica e morale. Attribuiscono la responsabilità a una “brutale malvagità ” che sembra inspiegabile. Questa violenza viene collegata a un “cosmopolitismo feroce e sanguinario”, un’ideologia vista come estranea e pericolosa per la società italiana. Si parla di “degenerati senza patria”, individui che non riconoscono i legami con la loro nazione e le sue tradizioni. Questa forte retorica mira a isolare l’atto e il suo autore da qualsiasi possibile giustificazione politica.L’omaggio al sovrano e le prime decisioni
Nel dolore per l’omicidio, la Camera dei Deputati esalta con commozione la figura del Re Umberto I. Lo si ricorda come un sovrano buono e un benefattore per il suo popolo, dedito al benessere della nazione. Viene anche sottolineata la dignità e la forza dimostrate dalla Regina di fronte alla tragedia che ha colpito la famiglia reale. Per onorare la memoria del sovrano scomparso, vengono proposte diverse iniziative immediate. Si decide un periodo di lutto nazionale per mostrare il cordoglio sincero di tutta la popolazione italiana. Vengono suggeriti omaggi solenni e cerimonie ufficiali alla memoria del Re in tutto il paese. Si propone anche l’approvazione di una legge specifica per garantire un ricordo permanente della sua figura e del suo regno per le generazioni future.L’appello all’unità e alla giustizia
Oltre al cordoglio e all’omaggio, emerge con forza la necessità di unire il paese in questo momento difficile e di superare le divisioni. Si lancia un appello pressante a tutti i cittadini a rispettare le leggi e l’ordine costituito come fondamento della convivenza civile. Viene evidenziata l’importanza cruciale di migliorare l’educazione morale della popolazione. Si ritiene che una maggiore consapevolezza etica e civica possa contribuire a prevenire il ripetersi di tali atti violenti in futuro. Soprattutto, si chiede con determinazione di garantire giustizia per l’omicida attraverso un processo equo ma fermo. Parallelamente, si sottolinea la necessità di affrontare le cause profonde che possono portare a tanta violenza e fanatismo nella società .La posizione dei socialisti
All’interno del dibattito parlamentare che segue l’omicidio, anche gruppi come i socialisti prendono una posizione chiara. Pur appartenendo a un’opposizione politica al governo, condannano fermamente l’atto violento compiuto da Bresci. Lo considerano innanzitutto un’offesa grave alla vita umana, un valore fondamentale che deve essere rispettato da tutti. Vedono nel regicidio un metodo politico superato e inefficace per raggiungere qualsiasi obiettivo di cambiamento sociale. Sottolineano con forza che un atto simile non può in alcun modo alterare la struttura sociale ed economica basata sulla lotta di classe, che per loro rimane il motore della storia. Pur associandosi al cordoglio generale per l’atto violento in sé, i socialisti mantengono le proprie distinte posizioni politiche e ideologiche. Auspicano che l’evento tragico spinga finalmente le istituzioni ad affrontare seriamente le condizioni di miseria e povertà che affliggono larghe fasce della popolazione. Credono che eliminare le ragioni profonde della povertà e dell’ingiustizia sociale sia il modo più efficace per contrastare il fanatismo e la violenza politica. Sottolineano, infine, che tutto questo debba avvenire senza pregiudicare o limitare le libertà fondamentali del paese e dei cittadini.Chi era Gaetano Bresci
Gaetano Bresci, l’uomo che ha compiuto il regicidio, è noto per essere stato un anarchico militante attivo. La sua figura emerge dai documenti dell’epoca che ne ricostruiscono il profilo e le attività . Risulta che fosse già stato arrestato in precedenza, diversi anni prima dell’omicidio del Re, precisamente nel 1892. L’arresto era avvenuto per reati come ingiurie e violenza contro agenti di polizia durante manifestazioni o controlli. In quell’occasione, si era anche rifiutato di fornire le proprie generalità alle autorità , un gesto di sfida all’autorità statale. Questi episodi mostrano un passato di conflitti e opposizione attiva nei confronti dell’ordine costituito e delle forze dell’ordine.Il destino di Bresci e le interpretazioni popolari
Per il regicidio di Re Umberto I, Gaetano Bresci viene processato e condannato alla pena dell’ergastolo, la massima prevista all’epoca. Sconta la sua condanna nel penitenziario dell’isola di Santo Stefano, un carcere di massima sicurezza. Muore in carcere nel maggio del 1901, meno di un anno dopo aver compiuto l’omicidio del sovrano. Le circostanze esatte della sua morte in prigione sono state oggetto di dibattito storico e di diverse ipotesi. La figura di Bresci, dopo la sua morte, è stata interpretata in modi molto diversi dalla popolazione e dalla cultura popolare. In alcune canzoni e narrazioni popolari, viene celebrato quasi come un vendicatore del popolo, un martire della causa anarchica. In altre narrazioni o versioni della sua storia, è invece descritto come un uomo tormentato dal rimorso per il suo gesto estremo.Davvero il regicidio fu solo un atto di “brutale malvagità ” slegato dal contesto sociale e politico dell’epoca?
Il capitolo, pur descrivendo la reazione ufficiale e quella socialista, tende a presentare l’atto di Bresci principalmente attraverso la lente della condanna morale, definendolo “brutale malvagità ” e “cosmopolitismo feroce”. Questa narrazione rischia di trascurare le complesse motivazioni politiche e sociali che potevano animare un anarchico militante in quel periodo storico. Per comprendere appieno un evento così traumatico, è fondamentale approfondire la storia dell’anarchismo italiano, le condizioni sociali e le tensioni politiche di fine Ottocento. Approfondire autori come Franco Venturi o Nunzio Pernicone può offrire prospettive più articolate sulle radici del radicalismo politico in Italia.Abbiamo riassunto il possibile
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