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“Kurdistan, la nazione invisibile” di Stefano Torelli ti porta nel cuore della complessa questione curda, raccontando la storia di un popolo diviso tra i confini di Turchia, Iraq, Siria e Iran. Nonostante abbiano una cultura e una storia uniche, i curdi non hanno mai avuto uno Stato riconosciuto, e questo libro esplora perché. Scoprirai i tanti attori in gioco, dai partiti politici come il PKK, l’HDP, il KDP e il PYD, alle milizie armate come YPG e Peshmerga, che combattono sia contro gli Stati che li ospitano sia contro minacce come l’ISIS. Il libro analizza come interessi esterni e divisioni interne rendano difficile l’aspirazione all’indipendenza curda, mostrando le diverse realtà come il KRG in Iraq e l’autonomia nel Rojava siriano. È un viaggio attraverso conflitti, come la lotta in Turchia o la resistenza contro l’ISIS, e le dinamiche di potere legate al petrolio, che influenzano profondamente la regione. Vedrai anche il ruolo spesso contraddittorio dell’Occidente. Questo libro ti aiuta a capire la lotta di una nazione invisibile, intrappolata tra confini e interessi globali.Riassunto Breve
Il popolo curdo è una nazione numerosa ma senza uno Stato riconosciuto, divisa tra Turchia, Iraq, Siria e Iran. Questa divisione, in parte dovuta a confini storici come quelli definiti dopo la Prima Guerra Mondiale, crea una forte frammentazione interna. I gruppi curdi in ogni paese hanno obiettivi diversi e spesso sono in conflitto tra loro, rendendo difficile un’azione unitaria per l’indipendenza. Non esiste un unico Kurdistan, ma diverse realtà locali. Il nazionalismo curdo è nato tra il XIX e il XX secolo, ma le promesse di uno Stato, come nel Trattato di Sèvres, non si sono mai realizzate. Invece, i curdi sono stati inglobati nei nuovi Stati, subendo politiche per farli assimilare. Divisioni interne tra leader e tribù, come le famiglie Barzani e Talabani in Iraq, hanno sempre ostacolato l’unità. I movimenti curdi spesso agiscono per sopravvivere o per interessi locali. In Turchia, il PKK è un gruppo armato che lotta contro lo Stato dal 1984, considerato terrorista da molti. Partiti come l’HDP rappresentano politicamente i curdi turchi. In Iraq, esiste una regione autonoma, il KRG, governata principalmente da due partiti, il KDP e il PUK, che hanno legami diversi con paesi vicini come Turchia e Iran. Le loro milizie, i Peshmerga, combattono contro gruppi come l’IS. In Siria, il PYD e il suo braccio armato YPG controllano una zona autonoma nel nord, il Rojava, e sono stati alleati importanti degli USA contro l’IS, anche se la Turchia li considera legati al PKK e quindi terroristi. In Iran, il PJAK è un altro gruppo curdo militante. L’organizzazione KCK cerca di unire i vari gruppi curdi. La lotta contro l’IS ha dato visibilità e sostegno militare ad alcuni gruppi curdi, come le YPG e i Peshmerga, ma ha anche complicato i rapporti, specialmente con la Turchia che teme l’ascesa di gruppi legati al PKK ai suoi confini. La Turchia ha ripreso il conflitto con il PKK, influenzata anche dall’autonomia curda in Siria. La questione curda in Turchia riguarda anche la mancanza di piena integrazione e le richieste di maggiori libertà culturali e politiche. Una soluzione in Turchia potrebbe passare per riforme e un decentramento amministrativo, piuttosto che l’autonomia territoriale. L’economia, in particolare il petrolio in Iraq, è un fattore cruciale. Il KRG ha cercato di gestire le proprie risorse energetiche, creando tensioni con il governo centrale di Baghdad e dipendendo dalla Turchia per l’esportazione. Questa dipendenza e i costi della guerra contro l’IS hanno causato problemi economici al KRG. La politica dei paesi occidentali verso i curdi è stata altalenante, dando priorità alle relazioni con gli Stati. Sebbene ci sia stato supporto, specialmente umanitario o militare contro l’IS, l’Occidente evita di sostenere l’indipendenza curda per non destabilizzare la regione e per mantenere le alleanze con paesi come la Turchia. Questo crea un equilibrio precario dove i curdi sono alleati contro l’IS ma le loro aspirazioni di autonomia o indipendenza non sono pienamente supportate. La questione curda rimane quindi irrisolta a causa di divisioni interne, interessi esterni e la mancanza di un riconoscimento internazionale per uno Stato curdo.Riassunto Lungo
1. Attori e forze in campo nella questione curda
La questione curda si sviluppa in diverse aree geografiche, coinvolgendo un complesso insieme di partiti e movimenti che operano principalmente in Turchia, Iraq, Siria e Iran.Le forze in Turchia
In Turchia, il panorama politico vede la presenza di partiti di diversa ispirazione. L’AKP, un partito di ispirazione islamica, detiene il governo dal 2002. A esso si contrappongono il CHP, un partito laico e progressista, e l’MHP, caratterizzato da posizioni nazionaliste estreme. Un ruolo significativo per la popolazione curda è svolto dall’HDP, un partito progressista considerato l’erede delle formazioni curde precedenti. L’HDP rappresenta la principale forza politica nel Sudest del paese, un’area a maggioranza curda. Accanto a questi partiti politici, opera il PKK, un partito militante di ispirazione marxista che dal 1984 porta avanti una lotta armata contro lo Stato turco. Il PKK ha le sue basi in Iraq ed è considerato un’organizzazione terroristica non solo dalla Turchia, ma anche dalla NATO e dall’Unione Europea. Dal PKK derivano altri movimenti, tra cui il TAK, orientato all’indipendenza, e lo YDG-H, che ne costituisce l’ala giovanile.La situazione in Iraq
In Iraq, i curdi godono di un’entità autonoma nota come Governo Regionale del Kurdistan (KRG). Questo governo è dominato da due partiti storici: il KDP e il PUK. Il KDP è guidato dalla famiglia Barzani e mantiene generalmente buoni rapporti con la Turchia. Il PUK, fondato da Jalal Talabani, ha invece una visione più progressista e legami più stretti con l’Iran e il PKK. Un partito di opposizione chiamato Gorran è nato da una scissione interna al PUK. Le milizie armate del KRG sono conosciute come Peshmerga, ma è importante notare che queste forze sono spesso legate ai singoli partiti, KDP, PUK e Gorran, e sono impegnate nella lotta contro l’IS.Gli attori in Siria
In Siria, il principale partito curdo è il PYD, che la Turchia considera legato al PKK e classifica come organizzazione terroristica. Il braccio armato del PYD è lo YPG, affiancato dalle brigate femminili YPJ, che si dedicano alla protezione del Rojava, la federazione autonoma curda nel nord della Siria. Le Syrian Democratic Forces (SDF) rappresentano un’alleanza militare in cui la componente curdo-siriana è maggioritaria, e ricevono il sostegno degli Stati Uniti nella lotta contro l’IS e altri gruppi jihadisti. Nel complesso conflitto siriano, operano anche altri attori, come l’Esercito Libero Siriano (FSA), che combatte il regime di Assad, e diversi gruppi jihadisti. Tra questi ultimi spiccano l’IS e Jabhat al-Nusra (JN), quest’ultimo affiliato ad al-Qa‘ida, che si trova a combattere sia contro il regime di Assad sia contro l’IS e le milizie curde.Il contesto in Iran e la coordinazione regionale
Anche in Iran è presente un partito militante curdo, il PJAK, che è vicino al PKK. Il PJAK lotta per l’autodeterminazione del popolo curdo in Iran e ha condotto operazioni di guerriglia contro lo Stato iraniano. Per cercare di unire i diversi partiti curdi attivi nella regione in un’unica confederazione democratica, è stata fondata l’organizzazione KCK, che ha le sue origini nel PKK.Perché il capitolo, pur elencando meticolosamente gli attori attuali, non fornisce il contesto storico fondamentale che ha generato la “questione curda” stessa?
Questa omissione rende difficile comprendere le radici profonde delle tensioni e delle alleanze descritte. Per colmare questa lacuna e afferrare la complessità della situazione, è indispensabile approfondire la storia della regione, concentrandosi sulla dissoluzione dell’Impero Ottomano e la successiva spartizione del territorio curdo tra gli stati moderni. Approfondire le opere di storici specializzati nella storia curda e del Medio Oriente, come David McDowall o Martin van Bruinessen, è cruciale per ottenere una prospettiva completa.2. Un popolo diviso tra confini e interessi esterni
Il popolo curdo è una delle nazioni più numerose al mondo a non avere uno Stato riconosciuto. I curdi vivono sparsi in diversi paesi, soprattutto Turchia, Iraq, Siria e Iran. Questa separazione geografica è stata in parte decisa dagli accordi Sykes-Picot e ha portato a una forte divisione interna. I gruppi curdi che si trovano in ogni paese hanno spesso obiettivi e priorità diverse, che a volte sono in conflitto tra loro. Per questo motivo, non esiste un unico Kurdistan, ma tante realtà curde differenti.Le radici storiche della divisione
I curdi hanno una cultura, una lingua e una storia proprie che risalgono a molto tempo fa. Nonostante ciò, non sono mai riusciti a ottenere il riconoscimento internazionale per uno Stato indipendente. Il desiderio di avere un proprio Stato è stato ostacolato sia da forze interne che da influenze esterne. La situazione curda è complessa e coinvolge diversi paesi, rappresentando un elemento di instabilità in Medio Oriente. Il nazionalismo curdo ha iniziato a svilupparsi tra l’Ottocento e il Novecento, anche grazie all’interesse di potenze straniere che vedevano nei curdi un modo per indebolire l’Impero Ottomano. Nel 1920, il Trattato di Sèvres aveva previsto la creazione di uno Stato curdo, ma questa promessa non fu mantenuta. Con il Trattato di Losanna del 1923, che stabilì i confini della Turchia moderna, i curdi furono inglobati nei nuovi Stati. Qui, subirono politiche che cercavano di far perdere loro la propria identità, come la “turchizzazione” in Turchia.Divisioni interne e influenze esterne
Le divisioni tra i curdi stessi hanno reso difficile la creazione di un fronte unito. Ci sono state rivalità storiche tra le élite e la popolazione locale, o tra famiglie e tribù potenti, come i Barzani e i Talabani in Iraq. Spesso, i movimenti curdi hanno agito più per difendere interessi locali o per sopravvivere, piuttosto che per portare avanti un progetto comune per l’indipendenza. Il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, è nato in Turchia negli anni Settanta con idee politiche ben precise e ha iniziato la lotta armata nel 1984. Il PKK ha ricevuto appoggio da paesi della regione e da potenze internazionali, come Siria, Iran e URSS, che lo usavano contro la Turchia. Questo dimostra come i curdi siano stati spesso sfruttati negli equilibri di potere della regione.La lotta contro l’ISIS e le sue conseguenze
In tempi più recenti, la lotta contro l’ISIS ha portato alcuni gruppi curdi, come le YPG in Siria e i Peshmerga in Iraq, a ricevere l’aiuto dei paesi occidentali. Questo ha creato situazioni complicate. Ad esempio, l’Occidente ha sostenuto le YPG, considerate vicine al PKK, che invece la Turchia combatte duramente. La Turchia vede come una minaccia alla propria sicurezza ogni segnale che rafforzi la posizione dei gruppi curdi legati al PKK.La situazione nel Kurdistan iracheno
Nella regione irachena, i curdi hanno ottenuto una forma di semi-autonomia (il Kurdistan Region of Iraq, KRG) dopo il 1991. Tuttavia, anche qui ci sono profonde divisioni interne tra i due principali partiti, il KDP e il PUK. Questi partiti mantengono legami diversi con potenze esterne (il KDP con la Turchia, il PUK con l’Iran) e perseguono obiettivi differenti. Questa mancanza di unità interna rende difficile pensare a un Kurdistan iracheno davvero indipendente e coeso. La questione curda resta quindi irrisolta, a causa della divisione del popolo tra diversi Stati, degli interessi spesso contrastanti delle varie comunità curde e della continua influenza di attori esterni che utilizzano i curdi per i propri scopi.Se i curdi sono stati “sfruttati” da potenze esterne per decenni, come suggerisce il capitolo, non dovremmo forse chiederci quanto questa “influenza esterna” sia stata resa possibile (o addirittura alimentata) dalle dinamiche interne curde, piuttosto che vederla solo come una forza esterna che agisce su un corpo passivo?
Il capitolo evidenzia correttamente come la mancata statualità curda sia dovuta sia a divisioni interne sia a influenze esterne. Tuttavia, la narrazione potrebbe beneficiare di un approfondimento sul legame tra questi due fattori. Spesso, le dinamiche interne di un gruppo (rivalità, obiettivi divergenti) creano le aperture che le potenze esterne possono sfruttare, mentre l’intervento esterno può a sua volta esacerbare o cristallizzare le divisioni interne esistenti. Comprendere questa complessa interazione è cruciale. Per esplorare meglio questo aspetto, è utile studiare la storia dettagliata delle interazioni curde con gli attori regionali e globali, e le teorie delle relazioni internazionali che spiegano l’intervento esterno e la politica dei gruppi non-statali. Un autore fondamentale per la storia curda è David McDowall.3. La questione curda in Turchia tra storia e futuro incerto
La Turchia sta affrontando una crisi legata alla questione curda, che appare più grave rispetto a quella vissuta dopo l’arresto di Abdullah Öcalan nel 1999. Dopo un periodo di tregua e tentativi di negoziato, la situazione è peggiorata a causa della guerra in Siria. Il conflitto con il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) è ripreso con forte intensità nel luglio 2015. Questo inasprimento è collegato anche alla crescita del PYD, considerato il ramo siriano del PKK. Il PYD ha ottenuto un certo controllo e autonomia nel nord della Siria, in una zona chiamata Rojava, e questo successo ha ispirato il PKK a cercare modelli simili anche all’interno della Turchia.Le radici storiche della distinzione curda
La Turchia è un paese dove convivono diverse etnie, ma i curdi, che costituiscono circa il 15% della popolazione, hanno una posizione particolare rispetto ad altri gruppi non turchi e musulmani. Diversi fattori storici hanno reso difficile la loro completa integrazione nell’identità nazionale turca. Durante l’Impero Ottomano, la loro integrazione fu minore rispetto a quella di gruppi provenienti dai Balcani o dal Caucaso. Inoltre, la loro popolazione è concentrata in specifiche aree geografiche, soprattutto nell’est e nel sud-est del paese. La persistente povertà in queste regioni e le politiche di laicizzazione e forte centralizzazione promosse da Atatürk hanno ulteriormente ostacolato una piena assimilazione basata su un’identità nazionale turca legata all’islam.Nazionalismo curdo e ripresa del conflitto
Negli anni, il nazionalismo curdo si è rafforzato, trovando una rappresentanza politica nel Partito Democratico del Popolo (HDP). Questo partito ha ottenuto importanti risultati elettorali, soprattutto nelle regioni sud-orientali a maggioranza curda. Tuttavia, la violenza portata avanti dal PKK e la linea molto dura adottata dal governo turco hanno riacceso il conflitto. Il governo, guidato dall’AKP e dal presidente Erdoğan, sembra interessato a rafforzare il proprio potere e a ottenere il sostegno degli elettori nazionalisti. Le operazioni militari condotte nel sud-est del paese hanno causato vittime anche tra i civili, aumentando la distanza e la sfiducia tra la popolazione curda e lo Stato turco.L’influenza del contesto regionale
Gli eventi che accadono nei paesi vicini hanno un forte impatto sulla situazione interna della Turchia. In particolare, l’autonomia e il riconoscimento internazionale ottenuti dai curdi in Iraq e in Siria hanno aumentato le aspettative tra i curdi turchi, generando in alcuni un senso di svantaggio. La Turchia guarda con preoccupazione alla possibilità che si formi un’entità curda autonoma lungo il suo confine, temendo che possa essere legata al PKK e rappresentare una minaccia alla sua sicurezza nazionale.Verso una soluzione duratura
Una soluzione stabile per la questione curda in Turchia non può basarsi sull’idea di autonomia territoriale. Questa opzione è difficile da realizzare nella pratica, principalmente a causa della distribuzione geografica dei curdi, che non sono concentrati in un’unica area compatta. La via da seguire è piuttosto quella di ampliare le libertà individuali e culturali per tutti i cittadini turchi, inclusi i curdi. Sono necessarie riforme concrete, come il riconoscimento ufficiale dei nomi originali dei luoghi, l’introduzione di un sistema giudiziario percepito come più equo e la volontà di riconoscere gli errori commessi in passato nei confronti della minoranza curda. Un modello di decentramento amministrativo, simile a quello adottato in Spagna, potrebbe offrire maggiore autonomia a livello locale senza arrivare a un federalismo politico.Le scelte per il futuro
La Turchia ha la possibilità di costruire un rapporto di collaborazione e alleanza con la popolazione curda, sia quella che vive all’interno dei suoi confini sia quella presente nei paesi vicini. Continuare invece sulla strada dello scontro e del confronto rischia di portare a un conflitto che si protrae nel tempo. Questa scelta comporterebbe instabilità interna, danneggerebbe le relazioni della Turchia con altri paesi e metterebbe a dura prova anche alleanze importanti, come quella con gli Stati Uniti.Se il nodo del conflitto tra Baghdad e il KRG è la Costituzione, quali sono gli articoli specifici e le interpretazioni divergenti che rendono gli accordi petroliferi curdi ‘illegali’ per il governo centrale?
Il capitolo accenna a uno scontro basato sulla Costituzione irachena riguardo alla gestione del petrolio, ma omette di specificare quali siano gli articoli in questione e le diverse interpretazioni legali che portano Baghdad a considerare illegali gli accordi firmati dal KRG. Per comprendere appieno la legittimità (o meno) delle azioni di entrambe le parti, sarebbe fondamentale approfondire il quadro giuridico. Un lettore interessato dovrebbe consultare studi di diritto costituzionale iracheno e analisi politologiche incentrate sul federalismo e la divisione delle risorse in Iraq, magari leggendo autori che si sono occupati di diritto mediorientale o della politica irachena post-2003.6. L’equilibrio precario dell’Occidente sui curdi
La politica dei paesi occidentali verso i curdi si presenta complessa e spesso piena di contraddizioni. Per molto tempo, l’Occidente ha preferito dare importanza alle relazioni con gli Stati già riconosciuti, come la Turchia, l’Iraq, la Siria e l’Iran. Le questioni relative ai curdi sono state perciò messe in secondo piano. L’interesse per i diritti dei curdi è aumentato a partire dagli anni Novanta, ma il sostegno è rimasto limitato. I curdi venivano visti principalmente come una minoranza etnica o una questione umanitaria da gestire.Il cambiamento in Iraq
Un cambiamento importante si è verificato in Iraq. Dopo i gravi massacri avvenuti negli anni Ottanta e la crisi umanitaria scoppiata dopo il 1991, gli Stati Uniti e altri paesi hanno deciso di imporre una zona di non volo per proteggere la popolazione e hanno sostenuto la creazione di una regione autonoma curda. L’alleanza tra l’Occidente e i curdi iracheni si è rafforzata ulteriormente con l’invasione del 2003. I curdi iracheni sono diventati alleati fondamentali in questa fase. Hanno ottenuto un governo autonomo più forte all’interno dell’Iraq. Tuttavia, gli Stati Uniti si sono opposti alla loro piena indipendenza, per mantenere l’unità dello Stato iracheno. La comparsa della minaccia dello Stato Islamico (IS) a partire dal 2014 ha reso ancora più solida questa alleanza. L’Occidente ha fornito supporto militare ai Peshmerga curdi, considerati una forza efficace nel combattere l’IS. Nonostante questa alleanza, il sostegno militare diretto è stato mantenuto limitato. Questo per non compromettere le relazioni con la Turchia e per non ostacolare l’obiettivo di avere un Iraq unito.La situazione in Turchia
In Turchia, la politica occidentale è fortemente influenzata dall’importanza strategica del paese e dal fatto che sia membro della NATO. L’Unione Europea ha collegato il rispetto dei diritti dei curdi al percorso di adesione della Turchia all’UE. Questo ha spinto per l’introduzione di alcune riforme, ma i risultati concreti sono stati limitati. Gli Stati Uniti considerano il PKK un’organizzazione terroristica e appoggiano la Turchia nella lotta contro di esso. In questo contesto, l’alleanza bilaterale con la Turchia ha avuto la precedenza sulle aspirazioni del popolo curdo all’interno del paese.La situazione in Siria
In Siria, la guerra civile iniziata nel 2011 ha offerto ai curdi la possibilità di creare una propria amministrazione autonoma nel Nord del paese, conosciuta come Rojava. Le milizie curde YPG si sono dimostrate molto efficaci nel contrastare lo Stato Islamico. Sono così diventate un alleato militare importante per l’Occidente, in particolare per gli Stati Uniti, che hanno fornito supporto aereo e assistenza. Questo sostegno, però, è stato fornito con cautela e in modo limitato. Ciò è dovuto ai forti legami tra le YPG e il PKK (considerato terrorista dalla Turchia e dall’Occidente). Inoltre, l’Occidente desidera preservare l’integrità territoriale della Siria. La Turchia si oppone con forza all’autonomia curda in Siria. Questo crea un difficile dilemma per i paesi occidentali, che devono trovare un equilibrio tra il supporto alle forze che combattono l’IS e il mantenimento dell’alleanza con la Turchia.Ma questa “alleanza strategica” con i curdi non è forse un ossimoro, data la contemporanea difesa degli stati che li opprimono?
Il capitolo descrive con chiarezza il difficile equilibrio che i paesi occidentali cercano di mantenere, supportando i curdi in determinate circostanze (come contro l’IS o per ragioni umanitarie) ma limitando tale supporto per non compromettere le relazioni con stati come Turchia, Iraq e Siria, e per preservare l’integrità territoriale di questi ultimi. Questa politica, che bilancia interessi strategici divergenti, solleva interrogativi sulla sua coerenza logica e sulla sua sostenibilità a lungo termine. Per approfondire le ragioni di queste apparenti contraddizioni e comprendere meglio il contesto, sarebbe utile esplorare la storia del popolo curdo e le sue aspirazioni nazionali, studiare le dinamiche geopolitiche del Medio Oriente e analizzare le teorie delle relazioni internazionali che trattano il rapporto tra stati, minoranze e diritto all’autodeterminazione. Autori che si occupano di storia del Medio Oriente e di studi sui conflitti regionali possono offrire prospettive preziose.Abbiamo riassunto il possibile
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