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Contenuti del libro
Informazioni
“Karl Marx. Grandezza e illusione” di Gareth Jones ti porta nel mondo complesso di Karl Marx, partendo dalla sua giovinezza nella Renania prussiana, un luogo di tensioni tra vecchio e nuovo. Vedrai come il suo pensiero radicale nasce dagli studi di filosofia a Berlino, influenzato dai giovani hegeliani e poi da Feuerbach, passando dalla critica filosofica dello stato e della religione all’analisi della società civile e dell’alienazione economica. Il libro segue Marx attraverso le rivoluzioni del 1848, il fallimento politico e l’esilio a Londra, dove si dedica alla critica del capitalismo, analizzando il plusvalore e l’accumulazione originaria ne “Il Capitale”. Esplora il ruolo del proletariato, la lotta di classe, la sua attività nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori e la sua interpretazione della Comune di Parigi come primo esempio di governo operaio. Non mancano i contrasti, come quelli con Bakunin e il movimento socialista tedesco, e le difficoltà nel completare la sua opera principale. Il libro mostra anche l’evoluzione del suo pensiero negli ultimi anni, con l’interesse per le comunità arcaiche, un aspetto meno noto del “marxismo” che sarebbe stato poi sistematizzato da Engels. È un viaggio nella biografia e nelle idee di un pensatore che ha cercato di cambiare il mondo, tra grandi intuizioni e illusioni politiche.Riassunto Breve
La Renania, passando sotto il dominio prussiano dopo le guerre napoleoniche, crea tensioni tra le istituzioni liberali francesi preesistenti e il governo conservatore prussiano. In questo clima cresce Karl Marx, influenzato dal padre, un avvocato illuminista, e dai suoi studi universitari. A Berlino si avvicina alla filosofia di Hegel e si unisce ai giovani hegeliani, criticando religione e stato prussiano e cercando un pensiero che agisca sulla realtà . La sua tesi su Epicuro mostra già un pensiero radicale che valorizza l’autocoscienza. La critica filosofica si intensifica in Prussia contro lo stato basato sulla religione. Figure come Bruno Bauer criticano radicalmente la religione, portando a repressioni. Marx si dedica al giornalismo con la “Rheinische Zeitung”, criticando la censura e contrapponendo lo “stato cristiano” a uno “stato razionale” o “vera democrazia”, intesa come una comunità dove non c’è separazione tra vita politica e società civile. L’influenza di Feuerbach è forte, con la sua critica della religione come alienazione umana. Marx applica questa idea allo stato moderno, visto come un’astrazione che separa l’uomo privato dal cittadino, impedendo la sua realizzazione sociale. Emerge la “questione sociale” e il ruolo del proletariato, visto come la classe che incarna l’alienazione totale ma anche la possibilità di una rivoluzione universale. La critica si estende all’economia politica, vista come descrizione di un mondo alienato. Il lavoro, che dovrebbe essere espressione dell’uomo, diventa lavoro alienato, riducendo l’operaio a un mezzo. Eventi come la rivolta dei tessitori slesiani mostrano il potenziale rivoluzionario del proletariato. Il socialismo tedesco si sviluppa in un paese senza una storia recente di rivoluzioni, diviso tra diverse correnti. Marx e il suo gruppo cercano di unificare il movimento, scrivendo il Manifesto del Partito Comunista che unisce critica economica e lotta di classe. Le rivoluzioni del 1848 offrono un’opportunità , ma la strategia di sostenere la borghesia come preludio alla rivoluzione proletaria è complessa. La rivoluzione fallisce, la borghesia liberale si accorda con la monarchia prussiana, e i radicali sono repressi. Marx si rifugia a Londra, affrontando difficoltà economiche ma continuando l’attività politica e teorica. Analizza gli eventi post-rivoluzionari, come l’ascesa di Luigi Bonaparte, notando nuove dinamiche politiche non previste. A Londra, lavora intensamente all’analisi dell’economia politica, scrivendo i “Grundrisse” e “Il Capitale”. Identifica nel lavoro la fonte del valore e nel capitale la capacità di estrarre plusvalore, generando contraddizioni interne al sistema. Descrive la formazione della società borghese attraverso l’accumulazione originaria. La storia è vista come sviluppo di forze produttive e relazioni sociali. Negli anni Sessanta dell’Ottocento, riprendono le speranze democratiche. Nasce l’Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL), dove Marx ha un ruolo centrale, vedendo nei sindacati uno strumento per organizzare la classe operaia e nella lotta politica la via per il potere, considerando possibile una transizione pacifica in alcuni paesi. La Comune di Parigi nel 1871 è vista come una dimostrazione pratica della classe operaia che crea la propria forma di governo, superando la divisione stato-società civile. All’interno dell’Internazionale sorgono contrasti, in particolare con Bakunin, portando a conflitti e al declino dell’organizzazione. Gli ultimi anni di Marx sono segnati da difficoltà nel completare “Il Capitale” a causa di problemi teorici e di salute. In Germania, emerge la Socialdemocrazia, concentrata sull’azione parlamentare. Dopo la sua morte, Engels e altri sistematizzano il suo pensiero in un “marxismo” che si presenta come scienza della storia e prevede il crollo del capitalismo, a volte discostandosi dalle posizioni di Marx. Negli ultimi anni, Marx sviluppa un interesse per le forme comunitarie primitive, come la mir russa, riconsiderando l’idea che il percorso capitalistico sia l’unico inevitabile per tutte le nazioni e esplorando la possibilità che società con strutture comunali possano saltare la fase capitalista. Questo interesse per le comunità arcaiche scompare nel XX secolo, anche a causa di nuove ricerche storiche che mettono in discussione l’esistenza storica di proprietà comune in forme come il Mark tedesco o il mir russo, e per il cambiamento del linguaggio intellettuale influenzato dalla biologia evoluzionistica.Riassunto Lungo
1. La genesi di un pensiero radicale
La Renania, dopo le guerre napoleoniche, passa dal dominio francese a quello prussiano nel 1815. Questo cambiamento porta a un forte contrasto tra le leggi e le istituzioni più aperte ereditate dai francesi, come il codice civile e un sistema giudiziario con giuria, e il governo prussiano, che è più chiuso e controllato centralmente. Heinrich Marx, il padre di Karl, è un esempio di queste tensioni: ebreo, si converte al cristianesimo per poter continuare a lavorare come avvocato sotto le nuove leggi prussiane. Crede nei principi dell’Illuminismo, come la ragione e la legge, e spera in riforme pacifiche e in un governo dove i cittadini siano rappresentati, ma vede crescere la chiusura conservatrice del governo prussiano.La giovinezza e gli studi di Karl
Karl Marx cresce a Treviri e studia all’università a Bonn e poi a Berlino, respirando questo clima di cambiamenti e contrasti. All’inizio si dedica al diritto e alla poesia, ma a Berlino si appassiona alla filosofia di Hegel. L’ambiente universitario è animato da un importante dibattito: da una parte c’è chi, come Savigny, pensa che le leggi nascano dalla storia e dalle tradizioni di un popolo (la scuola storica del diritto); dall’altra, i seguaci di Hegel, come Eduard Gans, vedono la legge come il risultato di uno sviluppo basato sulla ragione.L’ambiente intellettuale e i giovani hegeliani
Karl si unisce a un gruppo chiamato i giovani hegeliani. Questi pensatori usano la filosofia di Hegel per criticare la religione e il governo prussiano del tempo. Credono che la filosofia non debba rimanere solo teoria, ma debba confrontarsi con la realtà concreta e lavorare per il progresso della società . Questo periodo di studio e confronto intellettuale è fondamentale per la sua crescita.Il fidanzamento e la tesi di dottorato
Anche la vita personale di Karl riflette le divisioni politiche: il suo fidanzamento con Jenny von Westphalen unisce famiglie con idee diverse, alcune più aperte e altre più legate alla tradizione. La sua tesi di dottorato, che parla del filosofo Epicuro, è una difesa della libertà di pensiero e della capacità dell’individuo di decidere per sé, contro l’idea che tutto sia già stabilito dal destino o da forze superiori. Con questo lavoro, Karl si schiera chiaramente per un pensiero più spinto e radicale, allontanandosi dalle speranze di riforme moderate che avevano caratterizzato la generazione di suo padre.Ma come si passa da Epicuro al pensiero radicale che ha cambiato il mondo?
Il capitolo presenta la tesi su Epicuro come un chiaro segnale della svolta radicale, ma non chiarisce sufficientemente il nesso logico tra la filosofia epicurea (incentrata sull’atomismo, l’etica individuale e la critica alla religione) e la specifica forma di pensiero radicale politico e sociale che Marx avrebbe poi sviluppato. Per comprendere meglio questa transizione e colmare la lacuna, sarebbe utile approfondire la storia della filosofia post-hegeliana, in particolare il dibattito tra i giovani hegeliani e l’emergere del materialismo. Autori come Feuerbach o Stirner possono offrire un contesto cruciale per capire il clima intellettuale in cui Marx maturò le sue prime idee radicali.2. Dalla Critica Filosofica alla Democrazia Reale
In Prussia, la critica filosofica si scagliava contro lo stato basato sul cristianesimo e contro la religione stessa. Una figura importante di questo periodo fu Bruno Bauer, che faceva parte dei giovani hegeliani. Bauer analizzò la Bibbia in modo molto critico, arrivando ad affermare che la massima divinità è l’autocoscienza dell’uomo. Mise in discussione la verità storica dei Vangeli, e per queste idee fu allontanato dall’università . Intanto, il nuovo re Federico Guglielmo IV instaurava un governo più rigido, legato ai principi cristiani, limitando la libertà di pensiero e la stampa in tutto il regno.La critica politica di Marx
In questo clima di repressione e controllo, Karl Marx iniziò a collaborare attivamente con il giornale “Rheinische Zeitung”. Il giornale era nato con intenti inizialmente moderati, ma sotto la direzione di Marx divenne rapidamente uno strumento di critica radicale verso il potere. Gli articoli pubblicati analizzavano in profondità la censura imposta dal regime, le leggi ingiuste e le istituzioni stesse dello stato prussiano. Marx metteva a confronto lo “stato cristiano”, che vedeva come oppressivo e basato su dogmi, con l’idea di uno “stato razionale”, che definiva anche “vera democrazia”. Secondo questa visione, lo stato ideale dovrebbe essere l’expressione diretta della ragione umana e della libertà di tutti i cittadini, e non fondarsi su principi religiosi o favorire interessi particolari di una minoranza.L’influenza di Feuerbach e lo Stato moderno
Un’influenza cruciale sul pensiero di Marx in questo periodo fu quella di Ludwig Feuerbach. Feuerbach sosteneva che la religione non è altro che l’uomo che proietta fuori di sé la propria essenza e le proprie qualità , creando così un’alienazione. Proponeva invece un ritorno all’uomo concreto, sensuale e sociale, come base di ogni riflessione. Marx applicò questa potente critica non solo alla religione, ma anche alla filosofia politica di Hegel e al modo in cui era organizzato lo stato moderno. Arrivò a sostenere che lo stato moderno, nonostante le sue pretese di universalità , è in realtà un’entità astratta. Questa astrazione crea una profonda separazione tra la vita pubblica, che si svolge nella sfera politica, e la vita privata, che si svolge nella società civile.La vera democrazia e la società civile
Questa separazione genera un dualismo nell’individuo, diviso tra il suo ruolo formale di cittadino e la sua esistenza concreta nella società civile, impedendogli di realizzare pienamente la sua vera natura sociale. La “vera democrazia” è dunque concepita da Marx come uno stato in cui questa divisione artificiale scompare del tutto. In questa visione, non si tratta di una democrazia basata sulla semplice rappresentanza politica, ma di una comunità reale in cui la società civile stessa si politicizza e l’individuo può vivere la sua essenza sociale senza scissioni. La critica si estende così all’individualismo che caratterizza la società civile, identificato come espressione di egoismo e strettamente legato al potere del denaro. Questo individualismo sfrenato, nella prospettiva di Marx di quel tempo, trovava una sua espressione storica e pratica nella figura dell’ebreo.L’emancipazione umana e il ruolo del proletariato
Per superare questa condizione di alienazione e divisione, l’emancipazione politica, che garantisce solo l’uguaglianza formale di fronte alla legge, non è considerata sufficiente. È necessaria un’emancipazione umana ben più profonda, che permetta di superare l’egoismo radicato nella società civile e di realizzare finalmente una comunità autentica. In questo periodo di riflessione intensa, emerge con sempre maggiore forza la “questione sociale”, strettamente legata alle condizioni di vita e di lavoro del proletariato. Questo segna un passaggio fondamentale nel pensiero: dalla critica filosofica che si muoveva su un piano astratto, si passa alla ricerca concreta di una trasformazione radicale della società . L’attenzione si concentra in modo crescente sul ruolo che il proletariato, come classe oppressa, potrà avere nel portare avanti questo necessario cambiamento sociale.Ma come si passa dalla critica allo “stato cristiano” e all’astrazione dello stato moderno a identificare l’individualismo egoistico con la figura dell'”ebreo”?
Questo passaggio nel capitolo è uno dei punti più controversi e oscuri del pensiero giovanile dell’autore, e la sua presentazione qui è troppo sintetica per coglierne la complessità e le problematiche implicazioni. L’associazione tra l’individualismo della società civile, il denaro e una specifica identità solleva questioni fondamentali sulla coerenza logica e sulle premesse etiche dell’argomentazione. Per affrontare seriamente questo nodo, è indispensabile immergersi negli scritti specifici dell’autore di questo periodo, comprendere il dibattito filosofico e politico dell’epoca in Prussia, e soprattutto studiare le numerose analisi critiche che sono state dedicate a questo aspetto del suo pensiero, anche in relazione alla storia dell’antisemitismo. Approfondire autori che hanno analizzato criticamente l’opera dell’autore, oltre a testi di storia delle idee e sociologia, è essenziale per non fermarsi a una lettura superficiale.3. La Nascita del Proletariato Rivoluzionario e la Critica dell’Alienazione Economica
La situazione politica in Germania è bloccata, con un regime vecchio che non permette un vero cambiamento. Una rivoluzione solo politica, come quella avvenuta in Francia nel 1789, qui non è possibile e comunque non basterebbe. Serve un cambiamento molto più profondo, che riguardi tutta l’umanità . Questo cambiamento può essere portato avanti dal proletariato. Questa classe nasce dalla crisi della società e dallo sviluppo dell’industria. Il proletariato rappresenta la perdita totale della condizione umana, ma proprio per questo ha la forza necessaria per una rivoluzione radicale. La filosofia offre a questa classe le idee e le ragioni per agire.La critica all’economia e il lavoro che allontana
La critica si concentra sull’economia politica. Questa disciplina viene vista come lo specchio teorico di un mondo dove le persone vivono separate dalla loro vera natura. L’economia politica descrive i rapporti tra le persone, come lo scambio e la proprietà privata, presentandoli come se fossero naturali. In realtà , questi rapporti sono il risultato del fatto che l’uomo si è allontanato da sé stesso. Il lavoro, che per sua natura dovrebbe essere l’attività con cui l’uomo si esprime e crea sé stesso in modo consapevole, diventa invece un lavoro che allontana. Chi lavora vede il risultato del suo impegno come qualcosa di estraneo, un oggetto che non gli appartiene. L’attività stessa del lavorare diventa un’azione forzata, non libera. Questo processo riduce l’uomo a essere solo un mezzo per guadagnarsi da vivere. Lo allontana dalla sua vera essenza e lo separa dagli altri esseri umani.Il proletariato come forza di cambiamento
Il proletariato, essendo la classe che sperimenta questa alienazione in modo completo, è visto come la forza capace di realizzare la trasformazione universale. Questa classe, non possedendo nulla, incarna la condizione umana nella sua forma più spogliata. Proprio per questo, è considerata la promessa di un ritorno dell’uomo a una condizione più piena, dove non è separato dalla sua essenza. Eventi storici, come la rivolta dei tessitori in Slesia nel 1844, mostrano che il proletariato tedesco ha la capacità di una rivolta che non è solo politica o dettata dalla semplice fame, ma è una rivolta sociale consapevole. La sua azione non nasce dall’iniziativa individuale, ma dalla necessità materiale condivisa e dalla coscienza che emerge dalla sua condizione di classe. La sua spinta all’azione è quindi determinata dalla sua posizione nella storia e nella società .Le origini filosofiche dell’idea di lavoro
La comprensione del lavoro non solo come fatica ma come l’attività con cui l’uomo crea sé stesso ha radici nella filosofia tedesca, in particolare nel pensiero di Hegel. Lui vedeva il lavoro come il processo attraverso cui l’uomo si forma e si riconosce. Questa visione si distingue da altre idee più materialistiche che considerano l’uomo come un essere passivo, semplicemente guidato dai suoi bisogni primari. Tuttavia, nel contesto della critica, il proletariato non agisce per un’idea astratta, ma è spinto alla rivolta dalla sua condizione di povertà e mancanza. La sua consapevolezza e la sua azione sono un prodotto della sua realtà di classe, non di una scelta individuale autonoma.Ma se Karl stesso, alla fine, metteva in discussione l’inevitabilità del percorso capitalistico, come può un “marxismo” postumo basarsi sulla sua caduta necessaria?
Il capitolo accenna a una possibile divergenza tra le posizioni in evoluzione di Karl, specialmente riguardo alle forme comunitarie primitive e alla non inevitabilità del percorso capitalistico per tutte le nazioni, e il “marxismo” sistematizzato dopo la sua morte, che invece insiste sulla previsione scientifica del crollo inevitabile del capitalismo a causa delle sue contraddizioni interne. Questa tensione tra l’evoluzione del pensiero di Karl e la dottrina che ne è derivata è un punto cruciale e spesso dibattuto. Per approfondire, è fondamentale studiare l’opera di Engels, in particolare Anti-Dühring, e confrontarla con gli scritti tardi di Karl, esplorando le diverse interpretazioni che sono state date del loro rapporto intellettuale e dell’eredità del loro pensiero da parte di studiosi successivi. Comprendere questa dinamica è essenziale per valutare la coerenza e la fedeltà del “marxismo” storico al pensiero del suo presunto fondatore.9. L’Eclissi delle Comunità Arcaiche
L’interesse per le antiche comunità di villaggio e per i movimenti politici che vi si ispiravano è diminuito drasticamente nel ventesimo secolo. In particolare, la teoria che vedeva il sistema del Mark tedesco come l’origine della libertà è stata messa in discussione. Studiosi come Fustel de Coulanges hanno dimostrato che testi antichi, come quelli di Cesare e Tacito, non confermano l’esistenza di proprietà della terra gestita in comune o di assemblee legate al Mark. Hanno chiarito che la parola Mark significava semplicemente confine o proprietà privata. Le leggi tedesche antiche si basavano sulla proprietà della singola persona o della famiglia, non di un gruppo. L’idea che la terra venisse periodicamente ridistribuita era basata su un malinteso. Inoltre, il termine “comune” si riferiva a diritti di utilizzo su terre che appartenevano a un signore, non a una proprietà condivisa. I primi documenti legali mostrano invece l’esistenza di grandi proprietà terriere lavorate da schiavi.La messa in discussione delle teorie sulle comunità arcaiche
Ricerche simili in Inghilterra hanno rafforzato questa prospettiva. Frederic Seebohm ha mostrato che il sistema della tenuta, noto come manor, si è diffuso partendo dalle villae romane, dove si usavano schiavi per il lavoro agricolo, e non dalla scomparsa di libere comunità basate sul Mark. Questo lavoro ha convinto economisti importanti, come Alfred Marshall, a non menzionare più il Mark nei loro scritti. Prove simili hanno smentito l’idea del Mark anche in Svizzera, Serbia e Scozia. Persino il Gehöferschaften tedesco, che era visto come un esempio di proprietà comune, si è rivelato essere un accordo imposto dai signori. Anche la base storica del mir russo è stata smantellata. Si è scoperto che questo sistema esisteva solo a partire dal 1592, istituito da un decreto dello zar, e che rappresentava una forma di “schiavitù collettiva” tipica del periodo feudale, non una proprietà condivisa.Il pensiero di Karl e l’ostilità verso le forme arcaiche
Nonostante questi studi, le nuove idee sviluppate da Karl sulle comunità di villaggio non ebbero una grande diffusione. I suoi seguaci, compreso Engels, continuarono a presentare il suo pensiero in linea con la visione più orientata alla modernità espressa nel Manifesto. Engels, in particolare, era contrario all’interesse per le comunità arcaiche e criticava chi credeva che potessero avere un potenziale rivoluzionario. Egli sosteneva che la comune russa non aveva dato origine a forme più avanzate di proprietà collettiva e che, dal punto di vista storico, era impossibile che una fase economica meno sviluppata potesse risolvere i problemi di fasi successive.Il cambiamento nel modo di pensare la storia
Un motivo ancora più profondo dietro la perdita di interesse per queste idee fu un cambiamento nel modo di pensare. La generazione a cui apparteneva Karl, composta spesso da avvocati e studiosi di storia e diritto classico, tendeva a vedere la storia come un percorso lineare che andava da fasi meno sviluppate a fasi più avanzate. Questo progresso veniva misurato osservando le diverse forme di proprietà , produzione e leggi. Usavano un metodo di confronto basato su scritti classici e testi biblici. Lewis Henry Morgan, ad esempio, interpretava lo sviluppo storico come parte di un disegno superiore. Karl, pur non credendo in un’intelligenza divina che guidasse la storia, era inizialmente dubbioso sull’idea che il progresso fosse puramente casuale, come suggeriva il darwinismo, anche se in seguito accettò, seppur con qualche riserva, le tesi di Darwin. La generazione di socialisti venuta dopo, cresciuta con le idee della biologia evoluzionistica, vedeva invece la natura come una forza attiva che imponeva agli esseri umani di adattarsi. Figure come Georgi Plekhanov interpretarono il pensiero di Karl come una continuazione delle idee di Darwin, applicando il concetto di lotta per l’esistenza all’organizzazione della società . Questo nuovo linguaggio e questa diversa prospettiva resero le idee della generazione precedente meno facili da comprendere.Una lettera rivelatrice dimenticata
Un fatto importante che illustra questo divario è la scoperta di una lettera che Karl scrisse a Vera Zasulich nel 1881. In questa lettera, Karl esprimeva il suo appoggio alla comunità di villaggio russa. Tuttavia, questa lettera fu dimenticata sia dai destinatari sia dai vecchi leader del gruppo. Questo suggerisce che l’immagine di Karl diffusa nel ventesimo secolo era diversa da quella che emergeva dai suoi scritti degli ultimi anni del diciannovesimo secolo.Davvero la “scienza” storica ha definitivamente sepolto ogni potenziale delle forme comunitarie, o è stata solo una questione di prospettiva e di “moda” intellettuale?
Il capitolo presenta in modo convincente il crollo delle teorie sulle comunità arcaiche basato su nuove ricerche storiche. Tuttavia, la rapidità con cui un intero filone di pensiero, un tempo influente, è stato “eclissato” solleva interrogativi. È sufficiente la revisione storica a spiegare una tale scomparsa dall’interesse, o il cambiamento nel “modo di pensare” e l’adozione di paradigmi come quello evoluzionistico hanno giocato un ruolo preponderante nel rendere certe idee semplicemente “incomprensibili” o irrilevanti per la generazione successiva? Per approfondire, sarebbe utile esplorare la storia del pensiero storico e sociale nel XIX e XX secolo, analizzando come i grandi paradigmi scientifici abbiano influenzato l’interpretazione del passato. Approfondire l’opera di storici come Fustel de Coulanges, citato nel capitolo, è fondamentale per comprendere le basi della critica alle teorie del Mark. È inoltre utile studiare la storia del socialismo e le diverse correnti di pensiero al suo interno, per capire perché l’idea delle comunità arcaiche continuò ad affascinare alcuni, nonostante le critiche storiche, e perché altri, come Engels, la rifiutarono così nettamente.Abbiamo riassunto il possibile
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