Contenuti del libro
Informazioni
“Kairos. Apologia del tempo debito. Nuova ediz.” di Giacomo Marramao non è il solito libro sul tempo, ma un vero e proprio viaggio attraverso le idee che l’umanità ha avuto su questa dimensione così sfuggente. Partendo dalla distinzione classica tra il tempo misurato (Chrónos) e il tempo opportuno (Kairós), come già Platone vedeva Chrónos come “immagine mobile” dell’Aión eterno, il libro esplora come pensatori da Newton a Leibniz, da Bergson ad Agostino e Heidegger, hanno cercato di afferrare la sua essenza, spesso contrapponendo un tempo interiore a uno esteriore. Ma non si ferma qui: si addentra nei paradossi del tempo svelati dalla fisica moderna, dalla Relatività di Einstein alla Meccanica Quantistica, mostrando come scienziati come Penrose mettano in discussione la nostra percezione comune e il concetto di spazio-tempo. Marramao analizza anche la “patologia” occidentale di un tempo proiettato solo sul futuro, che finisce per diventare un “futuro passato”. Attraverso l’etimologia di parole come Tempus e Spatium, il testo ci riporta all’idea di un tempo legato alla “temperanza” e al “ritaglio”, un Tempus-Kairós che è il tempo della nostra esistenza finita. Non aspettarti risposte facili, ma un’immersione nell’aporia, nel punto senza via d’uscita, che è proprio dove la vera filosofia del tempo, per Marramao, deve stare. È un libro che ti fa guardare al tempo non solo come una linea che scorre, ma come un’occasione, un momento cruciale, sfidando le nostre idee più radicate.Riassunto Breve
Il tempo, che nella vita di tutti i giorni sembra scorrere in modo semplice e lineare, si rivela un concetto molto difficile da afferrare sia per la filosofia che per la scienza. Già in passato, pensatori come Newton distinguevano un tempo assoluto, che scorre sempre uguale, da uno relativo, legato alla misura del movimento. Leibniz criticava l’idea di tempo assoluto, vedendolo solo come l’ordine degli eventi che si succedono. Altri, come Bergson, contrapponevano il tempo misurato a una durata interiore, più autentica e non quantificabile.Nella filosofia greca antica, c’era una distinzione tra *chrónos*, il tempo misurabile e quantitativo, e *aión*, una durata qualitativa legata alla vitalità. Platone vedeva *chrónos* non come una copia inferiore, ma come un’immagine mobile ed eterna di *aión*, legata al numero. Questo significa che il tempo misurato non è una caduta, ma una manifestazione necessaria della durata, e i due aspetti esistono sempre insieme.Le scoperte scientifiche più recenti, come la relatività di Einstein e la meccanica quantistica, hanno messo in crisi l’idea di un tempo unico che scorre per tutti. La scienza descrive un’architettura del tempo più complessa, con diverse forme o “strati”, e l’idea che il tempo “scorra” sembra legata più alla nostra mente e alla coscienza che a una realtà fisica oggettiva. La percezione del flusso temporale è qualcosa che la mente impone per dare un senso all’esperienza. La scienza moderna integra il tempo nello spazio, parlando di spazio-tempo, e questo sfida l’idea che il tempo sia assolutamente più importante dello spazio.La cultura occidentale ha sviluppato un rapporto particolare e problematico con il tempo, caratterizzato da un’accelerazione e da una forte proiezione verso il futuro. Questa tendenza a proiettarsi in avanti, radicata anche nella storia culturale, porta a una “patologia” in cui l’anticipazione del futuro finisce per assimilarlo al passato già noto, creando una sorta di “futuro passato”. Anche le riflessioni filosofiche che cercano il tempo autentico nell’interiorità o nell’anticipazione non riescono a sfuggire completamente a questa dinamica.Accanto al tempo misurabile (*chrónos*), esiste un altro concetto di tempo, quello del *kairós*, che indica il tempo opportuno, il momento giusto, l’occasione propizia. L’etimologia della parola latina *tempus* suggerisce un legame con l’idea di “mescolare” o “temperare”, come nel tempo atmosferico (*tempestas*), collegandolo più a *kairós* che a *chrónos* lineare. L’esistenza umana può essere vista come una miscela di elementi (*tempus-kairós*) all’interno di un limite o di un “ritaglio” (*spatium*).Di fronte ai paradossi del tempo rivelati dalla fisica e dall’esperienza, la filosofia non cerca più di dare basi alla scienza o di risolvere tutto, ma si concentra sull’esplorare le *aporia*, cioè le situazioni senza via d’uscita, le difficoltà profonde dell’esperienza. La filosofia, come la psicoanalisi, lavora in questa zona di confine, mettendo in discussione concetti stabiliti. La ricerca della conoscenza, sia nella scienza che nella filosofia, è un viaggio che cerca di comprendere la realtà complessa, dove il tempo non è una semplice linea che scorre, ma una dimensione sfaccettata, legata all’occasione, allo spazio, alla mente e ai limiti dell’esistenza.Riassunto Lungo
1. L’immagine Eterna del Tempo Mobile
Il tempo è stato inteso in modi molto diversi nel corso della storia del pensiero. Ad esempio, Isaac Newton distingueva tra un tempo assoluto, che scorre sempre uguale indipendentemente da ogni evento esterno, e un tempo relativo, che è quello che percepiamo e misuriamo attraverso il movimento. Per Newton, il tempo assoluto è legato all’idea di numero, mentre quello relativo alla misurazione sensibile. Egli riteneva che Dio fosse alla base della durata e dello spazio, ma non chiariva del tutto la natura del tempo rispetto all’immutabilità divina.Gottfried Leibniz, invece, criticava l’idea di un tempo assoluto, non trovandola giustificabile dal punto di vista logico. Per lui, il tempo è semplicemente l’ordine in cui si succedono gli eventi, e gli istanti esistono solo in relazione a ciò che accade. Anche filosofie più recenti, come quella di Henri Bergson, hanno messo in contrasto il tempo che misuriamo, che è quantificabile, con una durata interiore autentica, vista come un flusso che non può essere misurato con gli strumenti dello spazio.
I Concetti Greci: Chrónos e Aión
Nella filosofia greca antica, il tempo veniva visto attraverso una distinzione fondamentale espressa da due termini: chrónos e aión. Chrónos si riferisce al tempo quantitativo, quello fatto di successioni che possono essere misurate o contate. Aión, invece, rappresenta una durata più qualitativa, legata in origine all’idea di forza vitale o di un’eternità non misurabile. È importante notare che, a differenza di alcune idee moderne, i Greci non consideravano chrónos e aión come concetti opposti, ma piuttosto come aspetti complementari e legati tra loro.
Platone e l’Immagine Eterna
Platone, in particolare nel suo dialogo Timeo, definisce chrónos come l'”immagine mobile ed eterna” di aión. Usando il termine greco eikón (che significa immagine autentica) e non eídolon (che indica un simulacro o una copia imperfetta), Platone chiarisce che chrónos non è una versione meno perfetta o una “caduta” da aión, ma una sua manifestazione necessaria e legittima. Il legame tra i due avviene attraverso il numero, o arithmós.
Chrónos procede “secondo il numero”, e questo introduce una sorta di scansione o ritmo nella durata di aión. Questa scansione non è un difetto, ma è necessaria, un po’ come i singoli fotogrammi sono necessari per creare un film. I due aspetti del tempo, quello misurabile (chrónos) e quello qualitativo (aión), si appartengono a vicenda e non possono esistere l’uno senza l’altro. Per Platone, la dimensione cronologica non è secondaria o inferiore; è una forma legittima, necessaria ed eterna della dimensione aionica. Chrónos è eterno quanto aión, ed esistono sempre insieme, in una relazione di immagine e modello.
Ma l’interpretazione platonica di chrónos e aión è davvero così univoca e priva di alternative come suggerisce il capitolo?
Il capitolo si concentra sull’interpretazione platonica del rapporto tra chrónos e aión, presentandola in modo piuttosto definito. Tuttavia, la filosofia greca antica è ricca di dibattiti e sfumature. Per comprendere appieno la complessità di questi concetti e valutare se l’interpretazione presentata sia l’unica o la più condivisa, sarebbe utile approfondire non solo il testo di Platone stesso con l’aiuto di studiosi specializzati, ma anche confrontare le sue idee con quelle di altri pensatori greci, come Aristotele. Approfondire la storia della filosofia antica e la filologia classica può rivelare interpretazioni alternative o complementari che il capitolo non esplora.2. Il Tempo, la Mente e il Paradosso della Realtà
Le scoperte scientifiche più recenti, come quelle di Einstein sulla relatività e la meccanica quantistica, ci mostrano il tempo e la realtà in modo molto diverso da come li percepiamo ogni giorno. Questo modo di vedere le cose mette in discussione l’idea di un tempo che scorre sempre uguale e porta a considerare che la scienza, per capire a fondo l’universo, deve usare concetti che non sempre si basano sull’esperienza di tutti i giorni. Lo stesso Einstein riconosceva che per andare oltre la conoscenza superficiale servono idee che vanno al di là di ciò che sentiamo e vediamo direttamente.Come Nascono le Idee Scientifiche per Einstein
Secondo Einstein, il modo in cui pensiamo nella scienza ha un lato che non controlliamo del tutto, quasi come un sogno. Le idee non spuntano fuori da sole, ma nascono da come la nostra memoria e la nostra fantasia lavorano insieme, unendo immagini e concetti. Il pensiero scientifico vero e proprio comincia quando un’immagine che si ripete spesso diventa il punto di riferimento, un concetto chiaro. Questo passaggio, da idee che si associano liberamente a un pensiero più organizzato, è un ‘gioco’ libero con le idee stesse. Un’idea scientifica diventa ‘vera’ solo quando c’è un accordo diffuso, quasi una regola condivisa, su come usare certi concetti. Scoprire qualcosa di nuovo nella scienza è un percorso che non è mai chiuso e che può anche mettere in discussione le nostre certezze. Spesso nasce da quella sensazione di ‘meraviglia’ che proviamo quando ciò che osserviamo non torna con le idee che avevamo prima.La Mente e la Realtà per Roger Penrose
Il fisico Roger Penrose si è concentrato sul legame tra la fisica e la nostra coscienza. Non è d’accordo con chi dice che la fisica quantistica dimostri che non esiste una realtà oggettiva fuori di noi. Al contrario, pensa che la realtà sia qualcosa di più ampio, che comprende anche la nostra mente. Penrose suggerisce che la coscienza non si possa spiegare solo con le leggi della fisica tradizionale, ma che la sua esistenza dipenda in qualche modo dal mondo della meccanica quantistica. Per lui, la mente non è solo un programma complesso come quello di un computer, ma è proprio ciò che ci permette di conoscere l’universo. Questo significa che un universo senza esseri coscienti non sarebbe un universo ‘reale’ nel senso pieno del termine, e che l’idea di dividere nettamente chi osserva (il soggetto) da ciò che viene osservato (l’oggetto) non è più valida secondo questa visione.Il Tempo Come Impressione e il Ruolo della Matematica
Parlando del tempo, Penrose pensa che la sensazione che scorra sia solo un’impressione della nostra mente, non una caratteristica reale dell’universo fisico. Nella fisica di oggi, il tempo non si muove o ‘scorre’ nello stesso modo in cui ci muoviamo nello spazio. È la nostra mente che percepisce questo scorrere per riuscire a organizzare le esperienze. Penrose dà grande importanza alle idee della matematica, che per lui non sono invenzioni umane, ma scoperte di qualcosa che esiste già, un po’ come pensava Platone. Queste idee matematiche sono fondamentali per capire la struttura dell’universo, che a volte ci appare piena di contraddizioni o ‘paradossi’. La matematica è lo strumento principale per addentrarsi in questi misteri, e per Penrose, mettere in discussione l’idea che il tempo scorra è un passo cruciale per capire meglio la realtà.Se la coscienza è la chiave per una ‘realtà’ piena, come mai il suo legame con la meccanica quantistica resta un’ipotesi così controversa?
Il capitolo, nel presentare la visione di Penrose, suggerisce un legame profondo e quasi necessario tra la coscienza e il mondo quantistico per definire la “realtà” nel suo senso più completo. Tuttavia, questa connessione è lungi dall’essere un punto fermo nella scienza o nella filosofia. Molti scienziati e filosofi non ritengono che la meccanica quantistica sia la sede della coscienza, o che un universo senza osservatori coscienti non sia “reale”. Per comprendere la complessità di questo dibattito e le lacune argomentative sul tema, è fondamentale approfondire sia la filosofia della mente che le diverse interpretazioni delle basi della meccanica quantistica. Autori come Penrose stesso offrono la loro prospettiva, ma è cruciale confrontarla con le posizioni di chi propone modelli di coscienza basati sulla computazione classica o di chi interpreta la meccanica quantistica senza invocare il ruolo fondamentale della coscienza.3. Il tempo, l’aporia e il viaggio della filosofia
La sensazione che il tempo passi sembra nascere solo nella nostra mente. L’immagine del tempo che scorre non basta a spiegare la sua importanza e il ruolo della coscienza. Oggi, la scienza affronta i problemi del tempo in modo più efficace delle vecchie idee filosofiche. Per questo, la filosofia non ha più il compito principale di analizzare il linguaggio o dare basi alla scienza, perché la scienza si fonda da sola. Il suo nuovo compito è invece quello di porre domande sulle difficoltà dell’esperienza umana, sui punti che sembrano senza soluzione, usando le parole chiave del linguaggio per esplorare questi limiti.Il tempo visto dalla scienza
La ricerca scientifica più recente non trova un tempo unico che scorre allo stesso modo per tutto l’universo. Descrive invece diversi tipi di tempo, come strati sovrapposti, che compongono l’architettura temporale. Esistono almeno cinque forme di tempo: quello legato alla mente umana, chiamato noetico; quello proprio degli esseri viventi, detto biologico; il tempo dell’universo materiale, l’eotemporale, che non ha una direzione privilegiata; il tempo delle particelle più piccole, il prototemporale, che appare frammentato e incerto; e infine il tempo della luce, l’atemporale, dove la durata sembra essere pari a zero.La natura della ricerca filosofica
La filosofia nasce in uno spazio intermedio, un metaxú, che si trova tra il sapere pieno e il non sapere, tra la condizione mortale e quella immortale. È un luogo di tensione costante, alimentato dal desiderio per ciò che non si possiede completamente, proprio come l’amore. La filosofia non cerca di raggiungere una soluzione definitiva o di essere un sistema completo; al contrario, se lo facesse, perderebbe la sua forza vitale e la sua capacità di indagare. Questo modo di pensare, profondamente legato al desiderio e alla mancanza, è una caratteristica distintiva della tradizione filosofica occidentale. L’idea stessa di una divisione netta tra Oriente e Occidente è una costruzione che nasce all’interno della cultura occidentale. Oggi, la filosofia è come “esplosa”: è consapevole che le sue origini sono complesse e non lineari. Per questo, non si concentra più sui paradossi, che sono ormai strumenti comuni nella scienza, ma sull’aporia, cioè una situazione che appare senza via d’uscita, un vicolo cieco. Una filosofia che vuole essere significativa si confronta direttamente con queste strade bloccate, cercando di esplorarle. Anche la psicoanalisi opera in una zona di confine simile all’aporia filosofica. Non si presenta come un sistema unico, ma come un insieme di idee che mettono in discussione concetti come Soggetto e Oggetto, unendo aspetti scientifici e l’esperienza personale. Il percorso della filosofia è un viaggio continuo nell’esperienza umana che mette in discussione idee consolidate, come quella di identità. Un esempio importante di questa messa in discussione è l’idea che il tempo sia in assoluto più importante dello spazio, un concetto che oggi non è più considerato valido.Ma davvero la secolarizzazione e le scelte individuali in bioetica trovano la loro spiegazione o il loro fondamento in Maimonide o nell’Ereignis di Heidegger?
Il capitolo, pur delineando un percorso interessante dalla secolarizzazione alle decisioni individuali, introduce concetti complessi come le riflessioni di Maimonide su creazione ed eternità e l’Ereignis heideggeriano senza chiarire sufficientemente il nesso logico o concettuale che li lega direttamente agli effetti pratici della secolarizzazione, in particolare nell’ambito bioetico. Questa connessione non è intuitiva e richiede un’argomentazione più robusta. Per comprendere meglio come questi temi apparentemente distanti si colleghino, sarebbe utile approfondire la filosofia della religione, l’etica filosofica e le specifiche interpretazioni del pensiero di Maimonide e Heidegger che permettono di costruire tale ponte concettuale.8. Tempo: Tra Misura e Occasione
Il tempo non è un concetto unico, ma viene inteso in modi diversi a seconda del punto di vista. Possiamo pensare al tempo come una durata che si può misurare, quello che i greci chiamavano chrónos. Ma esiste anche un’altra idea, quella del tempo opportuno, del momento giusto per agire, che i greci definivano kairós. Questa seconda visione non si concentra sulla quantità di tempo che passa, ma sulla qualità specifica di quell’attimo, sull’occasione che si presenta. È la differenza tra il semplice scorrere delle ore e l’istante cruciale in cui tutto può cambiare.Il tempo dell’occasione (Kairós)
Il kairós rappresenta quindi il tempo legato alla decisione e all’opportunità. È il momento cruciale, l’attimo preciso in cui qualcosa di importante accade o deve essere compiuto. Questa idea di occasione propizia trova un parallelo nel concetto latino di occasio ed è spesso associata alla figura della Fortuna, che va colta al volo. Anche grandi pensatori come Platone riconoscevano l’importanza del kairós, inteso come il tempo ideale per agire, sottolineando che senza scegliere il momento adatto, un’impresa rischia di fallire. Afferrare il kairós significa riconoscere e sfruttare l’attimo fuggente che può determinare il successo.L’origine della parola Tempus
Anche l’origine della parola latina tempus ci offre una prospettiva interessante. La sua etimologia suggerisce un legame profondo con il termine tempestas, che in latino poteva significare tempo atmosferico, ma anche stagione o un’epoca della vita. Questa antica connessione tra il tempo che scorre e il “tempo che fa” o le stagioni si è conservata fino ai giorni nostri in lingue come l’italiano e il francese, dove la stessa parola copre entrambi i significati. Questo legame etimologico suggerisce che l’idea originale di tempus non fosse puramente quella di una durata lineare e misurabile, ma fosse forse più legata a un aspetto qualitativo, ciclico e legato ai fenomeni naturali come il cambiamento delle stagioni o le condizioni del cielo. È una visione del tempo più connessa all’esperienza concreta del mondo naturale.La complessità del tempo
Mettere insieme queste diverse concezioni ci mostra quanto sia complesso il concetto di tempo. Non è semplicemente una linea retta che scorre in modo uniforme o una misura universale valida per tutti. Il tempo include aspetti cruciali legati all’occasione da cogliere (kairós), al contesto in cui ci si trova e persino al “tempo che fa” nel senso meteorologico o stagionale, come suggerisce l’etimologia di tempus. Questa varietà di significati indica una ricchezza che va ben oltre la semplice cronologia. Anche se la scienza moderna ha introdotto visioni ancora diverse, come il concetto di spazio-tempo, le antiche distinzioni tra kairós e tempus continuano a evidenziare dimensioni del tempo profondamente legate all’esperienza diretta dell’essere umano e alla sua relazione con la natura.Ma è sufficiente elencare antiche definizioni per cogliere la vera complessità del tempo, o si rischia di trascurare il dibattito filosofico e scientifico che ha plasmato la nostra comprensione moderna?
Il capitolo presenta efficacemente le distinzioni classiche tra chrónos e kairós e l’interessante etimologia di tempus, suggerendo una ricchezza del concetto di tempo. Tuttavia, la vera complessità del tempo emerge non solo dalla varietà delle sue antiche concezioni, ma anche dal modo in cui queste idee si sono confrontate, evolute e talvolta scontrate con visioni successive, in particolare quelle sviluppate dalla filosofia moderna e dalla scienza. Per comprendere appieno questa complessità, sarebbe utile approfondire la filosofia del tempo, esplorando autori come Sant’Agostino, che ha indagato la natura soggettiva del tempo, Kant, che lo ha considerato una forma a priori dell’intuizione, o Bergson, con la sua idea di durata. Anche la storia della scienza, in particolare lo sviluppo della fisica e della relatività con figure come Einstein, è fondamentale per capire come la concezione del tempo sia cambiata radicalmente, introducendo nuove dimensioni di complessità che vanno oltre le distinzioni classiche.Abbiamo riassunto il possibile
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