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Informazioni
“Jihad le radici. Una analisi originale sulle cause del fondamentalismo islamico tra orgoglio e frustrazione. Sulle tracce di una ipotesi illuminante avanzata sei secoli fa dallo storico arabo Ibn Khaldu” di Luciano Pellicani è un libro che scava a fondo per capire le radici del fondamentalismo islamico e del Jihad, partendo da un’idea super interessante di Ibn Khaldun, uno storico arabo di tanto tempo fa, che già si chiedeva perché il mondo musulmano facesse fatica a stare al passo economicamente con l’Occidente, generando frustrazione. Il testo riprende questa intuizione per analizzare il scontro di civiltà tra Islam e Occidente, visto anche come una forma di aggressione culturale occidentale che provoca una crisi d’identità musulmana. Non è solo una questione politica o economica, ma un conflitto profondo tra tradizione e modernità, tra la visione islamica che unisce religione e stato (Sharia) e la secolarizzazione occidentale. Il libro esplora come questo terreno fertile abbia portato all’ascesa del terrorismo islamico globale, con gruppi come Al-Qaeda e l’ISIS, e analizza le sfide che questo pone alle relazioni Islam Occidente e ai valori democratici stessi. È un’analisi che ti fa riflettere su quanto siano complesse le radici storiche Islam e su come il risentimento e l’orgoglio giochino un ruolo cruciale in questo dramma contemporaneo.Riassunto Breve
La civiltà musulmana ha incontrato difficoltà a competere economicamente con l’Occidente, generando frustrazione. Questa condizione storica, analizzata anche da Ibn Khaldun, è vista come una delle radici del fenomeno della Jihad. La teoria dell’aggressione culturale spiega la crisi di identità nel mondo islamico, percepito come svantaggiato rispetto ai non-musulmani. Dopo la fine della Guerra Fredda, non c’è stata pace globale, ma l’emergere di nuove minacce come il fondamentalismo islamico. L’idea di un trionfo definitivo dell’Occidente si rivela errata. La civiltà occidentale, con la sua natura espansiva tramite mercato e tecnologia, pone le altre culture di fronte alla scelta tra adattamento e assimilazione. Questa “aggressione culturale” provoca reazioni complesse. Il fondamentalismo islamico è una risposta radicale che rifiuta i valori e le istituzioni occidentali, visti come una minaccia all’identità religiosa e culturale. Figure come Khomeini hanno promosso la resistenza alla modernizzazione occidentale per proteggere l’Islam. Questo conflitto è profondamente culturale e spirituale. La democrazia liberale, con la sua separazione tra religione e politica, è difficile da conciliare con una visione islamica che unisce legge divina e governo. Nel mondo islamico esiste una lotta tra chi difende la tradizione e chi cerca un compromesso con la modernità. Il pregiudizio moderno, in particolare il razzialismo, emerge con il colonialismo del XVI secolo per giustificare lo sfruttamento, basandosi su una presunta disuguaglianza biologica. L’etnocentrismo, universale, fornisce terreno fertile per il razzialismo. L’Occidente, pur sviluppando una critica dell’etnocentrismo tramite l’etnologia, ha generato il razzialismo. Nel XX secolo, il razzismo biologico viene screditato, ma persiste come culturalismo, usando le differenze culturali per discriminare. Lo scontro attuale tra Occidente e fondamentalismo islamico è un confronto tra una civiltà dinamica e secolarizzante e una radicata nel sacro. Il fondamentalismo è una reazione all’aggressione culturale occidentale. La convivenza pacifica tra culture diverse è complessa. La dottrina islamica tradizionale divide il mondo in Dar al-Islam e Dar al-Kufr, con una predisposizione alla Jihad per affermare la supremazia dell’Islam. La decadenza del mondo islamico è attribuita anche a un sistema politico dispotico che non tutelava la proprietà privata, soffocando l’economia. L’Occidente moderno si è imposto, generando tentativi di imitazione ma anche resistenze fondamentaliste. La Sharia è difficile da conciliare con la modernità occidentale e la laicità dello Stato. L’Occidente ha separato potere spirituale e temporale, mentre l’Islam tradizionale li unisce. Una possibile via per superare la dicotomia è la secolarizzazione nel mondo islamico, separando religione e politica. Le dinamiche di potere islamiche storiche si distinguono per la centralizzazione e la natura non ereditaria dell’autorità, inibendo lo sviluppo di città autonome e borghesia. La percezione di superiorità morale dell’Umma è profonda. Di fronte alla superiorità tecnologica europea, le élite islamiche hanno resistito al cambiamento per timore di minare le basi religiose dello Stato, rifiutando innovazioni come la stampa. Il fondamentalismo islamico mira a un sistema politico basato sulla Sharia, con governi teocratici come quello di Khomeini, dove potere religioso e politico coincidono. Questa visione si scontra con i principi democratici occidentali. Esistono voci interne all’Islam che cercano un’interpretazione più liberale e un dialogo con i diritti umani. Con l’attacco al World Trade Center, il terrorismo globale diventa un nuovo attore politico. Il nemico è non statale e usa violenza senza rispetto per le leggi. Il terrore islamico si rivolge all’Occidente e ai musulmani considerati apostati. Al-Qaeda è un’organizzazione internazionale con l’obiettivo di annientare l’Occidente. La sua struttura a cellule la rende difficile da smantellare. I membri sono motivati dalla fede e dal martirio. La minaccia aumenta con la possibilità di accesso ad armi di distruzione di massa. Il fondamentalismo islamico fornisce il terreno per questo terrorismo, basato su una visione dicotomica del mondo e sull’interpretazione fondamentalista del Corano che legittima la Jihad. L’Occidente è visto come una minaccia culturale e spirituale. La lotta al terrorismo sfida le democrazie liberali, potendo portare a limitazioni delle libertà civili. Si rischia di compromettere i principi occidentali in nome della difesa. Il fondamentalismo islamista non si estingue, ma riemerge con forza, come dimostra la proclamazione del Califfato da parte di ISIS. L’ISIS fornisce una base territoriale e risorse. Il Califfato attrae musulmani radicalizzati, anche dall’Europa, che nutrono risentimento verso l’Occidente. Statistiche mostrano simpatia per l’ISIS tra alcuni musulmani europei. Questo conferma una “guerra culturale” tra Occidente e Islam, uno scontro di civiltà che potrebbe indurre cambiamenti nei sistemi di valori occidentali.Riassunto Lungo
1. Orgoglio e Frustrazione: Alle Radici della Jihad
Cause della frustrazione nel mondo islamico
Nel XVI secolo, lo storico arabo Ibn Khaldun ha individuato alcune ragioni per cui la civiltà musulmana ha incontrato difficoltà nel competere economicamente con l’Occidente. Questa condizione di svantaggio economico ha generato una profonda frustrazione nel mondo islamico. Partendo dalle riflessioni di Khaldun, questo capitolo analizza le origini del fenomeno della Jihad, cercando di capire la natura del dramma storico attuale e le dinamiche che influenzeranno i rapporti futuri tra il mondo musulmano e l’Occidente.La teoria dell’aggressione culturale di Toynbee e la crisi di identità
Il capitolo utilizza anche la teoria dell’aggressione culturale di Arnold J. Toynbee, per mettere in evidenza la crisi di identità che ha colpito le popolazioni del Dar al-Islam. Secondo questa teoria, la crisi emerge quando si diffonde la percezione di un cambiamento nel mondo: i musulmani iniziano a vedere il contesto globale come sfavorevole per loro e vantaggioso per i non-musulmani. Attraverso queste analisi, il capitolo offre una prospettiva approfondita e originale sulle cause del fondamentalismo islamico.È davvero esaustivo spiegare un fenomeno complesso come la Jihad unicamente attraverso categorie di “frustrazione economica” e “aggressione culturale”?
Il capitolo sembra suggerire un modello causale eccessivamente semplificato per un fenomeno dalle molteplici sfaccettature come la Jihad. Concentrarsi esclusivamente su frustrazione economica e aggressione culturale rischia di trascurare altri fattori cruciali, come le dinamiche politiche interne ai paesi islamici, le specifiche interpretazioni teologiche del concetto di Jihad, e il ruolo di fattori geopolitici contingenti. Per una comprensione più completa, sarebbe opportuno integrare l’analisi con studi di sociologia delle religioni, approfondimenti di storia del pensiero islamico e contributi di autori come Fouad Ajami o Bernard Lewis, che offrono prospettive più ampie e sfumate sulle origini del radicalismo islamico.2. Lo Scontro tra Modernità e Tradizione
La fine della Guerra Fredda e le nuove minacce
La fine della Guerra Fredda aveva fatto sperare in un periodo di pace globale, ma questa speranza è stata delusa. Invece della pace, sono comparse nuove minacce per la sicurezza dei paesi occidentali. Una di queste minacce è il fondamentalismo islamico. L’idea che la civiltà occidentale avesse vinto per sempre e che la storia fosse finita si è dimostrata sbagliata. La fine della Guerra Fredda non ha eliminato le divisioni nel mondo e il risentimento verso l’Occidente è ancora presente.L’espansione della civiltà occidentale e le reazioni
La civiltà occidentale ha una tendenza naturale a espandersi, diffondendo la sua cultura attraverso il commercio e la tecnologia. Questa continua espansione mette le altre civiltà di fronte a una scelta difficile: cambiare per adattarsi o essere assorbite. Questo processo di “aggressione culturale” provoca diverse reazioni nelle società non occidentali.Il fondamentalismo islamico come risposta all’Occidente
Il fondamentalismo islamico è una risposta radicale a questa aggressione culturale. I fondamentalisti islamici rifiutano i valori e le istituzioni occidentali perché li vedono come una minaccia alla loro identità religiosa e culturale. Personaggi come Khomeini hanno spinto a resistere alla modernizzazione occidentale, cercando di creare difese spirituali e culturali per proteggere l’Islam dall’influenza negativa del mondo moderno.Un conflitto culturale e spirituale profondo
Questo scontro non è solo politico o economico, ma è soprattutto culturale e spirituale. La democrazia liberale, che separa la religione dalla politica, è difficile da conciliare con la visione islamica che unisce la legge divina e il governo. Nel mondo islamico c’è una lotta tra chi vuole difendere le tradizioni e chi cerca un modo di vivere la modernità senza rinunciare alla propria identità. Il risentimento storico verso l’Occidente rende la situazione ancora più complicata e non si sa se la democrazia liberale potrà affermarsi nel mondo islamico.È corretto ridurre la complessità delle reazioni al cambiamento culturale a una semplice “aggressione” e “risposta”?
Il capitolo presenta una visione del confronto tra Occidente e mondo islamico in termini di “aggressione culturale” e “reazione” fondamentalista. Questa semplificazione rischia di oscurare le dinamiche interne alle società islamiche e la varietà delle loro risposte alla modernità. Per una comprensione più articolata, sarebbe utile approfondire studi di sociologia della cultura e geopolitica, considerando autori come Fukuyama e Huntington per le loro tesi sul futuro delle civiltà, ma anche autori come Said per una prospettiva critica sulle dinamiche culturali tra Occidente e Oriente.3. Alle radici del pregiudizio: dal razzismo allo scontro culturale
La nascita del razzismo moderno
Il pregiudizio razziale come lo conosciamo oggi è un fenomeno recente. In passato, le persone provavano avversione per chi aveva religioni o culture diverse, ma il razzismo vero e proprio è nato dopo. Il razzismo si è sviluppato soprattutto nel periodo del colonialismo, iniziato nel XVI secolo. In quel periodo, gli europei, specialmente gli spagnoli, hanno creato l’idea che esistessero razze superiori e razze inferiori. Questa idea serviva per giustificare lo sfruttamento e l’uccisione delle popolazioni native dell’America, chiamate Nuovo Mondo dagli europei. Questa ideologia si chiama razzialismo e si basa sulla convinzione che le razze non siano uguali biologicamente. Secondo questa idea sbagliata, alcune razze sarebbero nate per comandare, mentre altre per essere sottomesse.L’etnocentrismo e il paradosso occidentale
Un atteggiamento molto comune tra le persone è pensare che la propria cultura sia la migliore. Questo modo di pensare si chiama etnocentrismo ed è presente in tutte le società. L’etnocentrismo è un po’ come un terreno fertile per il razzialismo. Nel corso della storia, tutte le civiltà hanno mostrato forme di etnocentrismo. Però, solo la civiltà occidentale ha anche sviluppato un modo di criticare questo atteggiamento, grazie a una scienza chiamata etnologia. L’etnologia ha riconosciuto che tutte le culture hanno la stessa dignità e valore. È strano però che l’Occidente, pur avendo capito l’importanza di rispettare tutte le culture, abbia anche creato il razzialismo. Questo è successo in un periodo storico in cui l’Europa si stava espandendo e conquistando altri territori, il periodo del colonialismo.Dal razzismo biologico al culturalismo
Nel XIX secolo, l’idea del razzialismo si è diffusa moltissimo. Gli europei hanno cercato di dare unaBase scientifica alle loro idee razziste, per giustificare il loro dominio sugli altri popoli e il progetto di colonizzazione del mondo. Nel XX secolo, le terribili azioni del nazismo hanno mostrato quanto fosse sbagliato e pericoloso il concetto di razza. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’idea di razza è stata screditata, ma il razzismo non è scomparso del tutto. Si è trasformato in nuove forme, come il culturalismo. Il culturalismo non parla più di razze biologiche, ma usa le differenze culturali per discriminare ed escludere chi è considerato “diverso”.Lo scontro tra culture oggi
Oggi, vediamo un esempio di scontro tra culture nel conflitto tra il mondo occidentale e il fondamentalismo islamico. La civiltà occidentale è per sua natura dinamica e aperta al cambiamento, e ha un approccio secolarizzato alla vita. Questo modo di vivere entra in contrasto con la civiltà islamica, che è profondamente legata alla religione e al sacro. Il fondamentalismo islamico nasce come reazione a quella che viene percepita come un’aggressione culturale da parte dell’Occidente. I fondamentalisti vogliono difendere la loro identità religiosa, che sentono minacciata dalla modernità occidentale. Anche se molte persone parlano di dialogo tra culture, la convivenza pacifica tra culture diverse è ancora molto difficile. Ci sono tensioni e incomprensioni, perché è difficile per gli esseri umani trovare un equilibrio tra il bisogno di stare insieme agli altri e il desiderio di essere individui unici e separati.Se il capitolo descrive il fondamentalismo islamico come terreno fertile per il terrorismo globale, non rischia di trascurare altri fattori politici, sociali ed economici che possono alimentare il fenomeno terroristico, offrendo una visione incompleta e potenzialmente fuorviante della sua complessità?
Il capitolo sembra concentrarsi prevalentemente sul fondamentalismo islamico come causa principale del terrorismo globale, rischiando di presentare una narrazione eccessivamente semplificata. Per comprendere appieno le dinamiche del terrorismo, è fondamentale considerare anche il ruolo di fattori politici come le ingerenze straniere, le ingiustizie percepite, i conflitti irrisolti, e le dinamiche socio-economiche come la disuguaglianza, la marginalizzazione e la mancanza di opportunità. Approfondire discipline come la sociologia politica e gli studi strategici, e autori che analizzano il terrorismo in una prospettiva multidisciplinare, potrebbe fornire una comprensione più completa e sfaccettata del fenomeno.7. La Fenice del Jihad
La rinascita del fondamentalismo islamista
Il fondamentalismo islamista, contrariamente alle aspettative, non è scomparso. Anzi, si ripresenta con più forza e aggressività. Un segnale di questa rinascita è la proclamazione del Califfato da parte di Abu Bakr al Baghdadi, che punta alla conquista di Roma. Questo dimostra che la contrapposizione tra fondamentalismo islamista e Occidente non solo continua, ma si fa più intensa.I fattori che alimentano la crescita del fondamentalismo
Due fattori principali spiegano perché il fondamentalismo islamista sta crescendo di nuovo.L’ISIS come base territoriale e fonte di risorse
Innanzitutto, l’esistenza dello Stato Islamico (ISIS) offre ai fondamentalisti un territorio dove operare e denaro. L’ISIS governa su una vasta area geografica e rappresenta un centro di potere per il movimento jihadista.L’attrazione del Califfato per i musulmani radicalizzati
In secondo luogo, il Califfato attrae sempre più musulmani radicalizzati, anche dall’Europa. Queste persone sono piene di rabbia verso l’Occidente e vogliono combattere in nome dell’Islam.La “guerra culturale” e le sue possibili conseguenze
Le statistiche mostrano che molti combattenti dell’ISIS vengono dai paesi arabi, ma anche dall’Europa. Inoltre, alcune ricerche indicano che molti musulmani in Europa simpatizzano per l’ISIS e per le azioni violente compiute in nome della religione. Questi dati confermano che esiste ancora una “guerra culturale” tra Occidente e Islam, uno scontro di civiltà con un futuro incerto. È possibile che questo conflitto porti a grandi cambiamenti nei valori occidentali, con il rischio che l’Occidente usi metodi simili a quelli del nemico che combatte.Ma è davvero corretto parlare di “guerra culturale” come causa principale della rinascita del fondamentalismo, o si tratta di una semplificazione eccessiva che rischia di oscurare altre dinamiche cruciali?
Il capitolo descrive la crescita del fondamentalismo islamista e la dipinge come un fenomeno alimentato principalmente da fattori interni al mondo islamico, come l’esistenza dell’ISIS e l’attrazione del Califfato. Tuttavia, l’affermazione che esista una “guerra culturale” come chiave interpretativa del fenomeno appare assertiva e necessiterebbe di maggiori approfondimenti. Per una comprensione più completa, sarebbe utile esplorare le dinamiche geopolitiche internazionali, il ruolo delle potenze occidentali nelle regioni mediorientali e le dinamiche socio-economiche che possono alimentare il risentimento e la radicalizzazione. Autori come Noam Chomsky o Edward Said potrebbero offrire prospettive utili per contestualizzare il fenomeno in un quadro più ampio e complesso.Abbiamo riassunto il possibile
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