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Informazioni
“Io sono io. Per una criminologia critica femminista” di Gerlinda Smaus è un libro che ti fa guardare la scienza e il crimine in modo completamente nuovo. L’autrice ti spiega che un sacco di cose che diamo per scontate, anche in campi come la criminologia, sono viste da una prospettiva maschile, senza accorgersi di come il genere, inteso non come sesso biologico ma come costruzione sociale, influenzi tutto. Capisci che non esiste un punto di vista neutro e che le istituzioni, tipo il diritto penale, sono intrise di questa visione “maschile”, che associa certe qualità agli uomini e altre alle donne, creando gerarchie. Il libro ti mostra come il controllo sociale, sia quello formale del sistema penale che quello informale nella vita di tutti i giorni, serva a mantenere questi ruoli di genere e le disuguaglianze. Ti fa capire perché la criminalità femminile sembra meno diffusa e diversa da quella maschile: non è che le donne siano “naturalmente” meno inclini a delinquere, ma è il sistema stesso, con il suo focus sulla sfera pubblica e sugli interessi maschili, a definire cosa è reato e chi viene controllato. Viene fuori che anche la violenza di genere, spesso relegata alla sfera privata, è un aspetto centrale di questo controllo. Il testo esplora anche le tensioni tra chi, come le femministe, vuole usare il diritto per dare visibilità a problemi come la violenza contro le donne, e chi, come gli abolizionisti, vorrebbe smantellare il sistema penale. Alla fine, ti porta a riflettere su come le idee rigide di genere si stiano sciogliendo nella società moderna, lasciando spazio all’individuo per costruire la propria identità oltre le vecchie categorie, un po’ come dice il titolo: “Io sono io”. È un viaggio per capire come potere, genere e controllo si intrecciano e limitano la libertà, ma anche per vedere le possibilità di cambiamento.Riassunto Breve
La scienza, inclusa quella che studia il crimine, guarda le cose da un punto di vista maschile, senza considerare come la società ci insegna a essere uomini o donne. Questo non viene dalla biologia, ma da come la società costruisce cosa significa essere maschi, con i loro lavori e interessi, spesso diversi da quelli delle femmine. La scienza tradizionale mette in contrasto idee come oggettivo e soggettivo, ragione ed emozione, legando il maschile al progresso e il femminile alla natura, creando una specie di classifica. Il genere non è il sesso biologico, ma è costruito a tre livelli: come usiamo simboli che richiamano il maschile o il femminile, come è organizzata la società (tipo chi fa quale lavoro) e come ognuno si sente dentro. Non esiste un modo di vedere il mondo che sia neutro rispetto al genere; le idee e le istituzioni riflettono questa divisione. Ci sono modi diversi di pensare, come quelli femministi, che criticano questa visione maschile della scienza. Alcuni provano a correggere gli errori studiando anche le donne, altri dicono che le donne, stando in una posizione svantaggiata, vedono meglio la realtà, altri ancora pensano che non ci siano verità assolute e smontano le idee che pretendono di esserlo. Quando si studia il crimine, l’approccio femminista dice che bisogna studiare anche le donne che commettono reati e smetterla di pensare che non siano “vere” criminali. Però, molti studi si concentrano solo sul perché le donne delinquono, invece di capire che l’etichetta di “criminale” viene data in modo diverso a seconda del genere, dei soldi che si hanno e dell’origine etnica. Una visione femminista del crimine deve considerare il genere a tutti i livelli e capire che il crimine è qualcosa che la società definisce. Il sistema che punisce i reati è maschile e mantiene le differenze tra generi, trattando uomini e donne in modo diverso in base a dove stanno nella società e ai loro ruoli. Capire come genere, soldi ed etnia si mescolano richiede una teoria più ampia che spieghi come il potere e le risorse sono distribuiti in modo diseguale, non solo descrivere le differenze.Il modo in cui la società controlla le persone aiuta a mantenere l’organizzazione attuale tra uomini e donne. Questa organizzazione si basa su una divisione dei compiti: gli uomini si occupano delle cose materiali, del lavoro fuori casa e dei soldi, mentre le donne si occupano della famiglia e della casa. Questo crea disuguaglianza e rende le donne dipendenti. Le istituzioni che controllano, come la legge o la medicina, agiscono diversamente. La legge penale si occupa soprattutto degli uomini, visti come responsabili e legati al mondo del lavoro. I reati più puniti riguardano la proprietà e il funzionamento del sistema, cose che riguardano più gli uomini. Le donne commettono meno questi reati perché non hanno quelle posizioni. Quando le donne commettono reati, spesso per bisogno legato alla famiglia, a volte vengono giudicate con più comprensione, a meno che non si comportino in modo “maschile” o aggressivo, rompendo le aspettative sul loro ruolo. Se una donna finisce in prigione, si cerca di farla tornare a essere moglie e casalinga. Il controllo medico e psichiatrico si concentra di più sulle donne. La salute è vista in modo maschile, mentre malattia e debolezza sono associate al femminile. Tutta la vita delle donne, anche le cose legate alla maternità, viene vista come una questione medica. I problemi fisici o psicologici, spesso causati dalla vita in casa, vengono curati con medicine senza affrontare le cause sociali. La psichiatria controlla le donne che non rispettano i ruoli di genere o che mostrano troppa emotività. Spesso sono i familiari, come i mariti, a chiedere aiuto per loro. Il controllo più nascosto avviene in casa, dove gli uomini controllano le donne. Anche se non è una legge scritta, questo controllo è forte per mantenere le donne sottomesse e dipendenti, legando il lavoro di cura della famiglia ai servizi che le donne fanno per gli uomini. Questi modi di controllare non sono separati, ma si aiutano a vicenda, basandosi su idee di cosa è normale e cosa non lo è che sono legate al genere. Il genere, come costruzione sociale, è più importante del sesso biologico nel definire questi sistemi di controllo e i ruoli nella società.Il fatto che le donne commettano meno reati degli uomini non significa che siano meno inclini a delinquere o moralmente superiori. Questa differenza dipende da come funzionano la legge penale e il sistema di controllo sociale, che sono influenzati dal sistema economico e dal potere maschile. La legge penale si occupa soprattutto di controllare i comportamenti maschili legati al lavoro e alla vita pubblica. Definisce come reati le azioni che minacciano la proprietà e l’ordine che servono a mantenere questa struttura. Il comportamento delle donne, invece, è controllato soprattutto fuori dalla legge formale, specialmente in casa. Questo controllo non scritto è fatto dagli uomini, come mariti o compagni. La violenza fisica in casa è una forma estrema di questo controllo maschile. Le poche azioni delle donne che rientrano nella legge penale riguardano spesso la famiglia, come l’aborto, o sono applicazioni di leggi pensate per gli uomini, come il furto, che per le donne può significare rubare per mantenere la famiglia. L’idea che i giudici siano più gentili con le donne non spiega la differenza nei tassi di criminalità. Mostra piuttosto che la legge penale è fatta su misura per gli uomini e non funziona bene per controllare i comportamenti delle donne, che avvengono in contesti diversi. Il crimine, come fenomeno, nasce da quello che fanno gli organi di controllo e da come scelgono chi punire, e questo è influenzato dalla struttura di potere.Ci sono idee diverse tra chi vuole eliminare il sistema penale e chi si batte per i diritti delle donne, e questo crea problemi nello studio critico del crimine. Anche se entrambi vogliono combattere l’ingiustizia, hanno priorità e obiettivi diversi. Chi vuole eliminare il sistema penale si concentra sui problemi che la legge crea per gli accusati, spesso uomini poveri. Vogliono eliminare tutto il sistema. Agiscono per conto di altri e il loro scontro è tra uomini, contro lo Stato. Molti di loro hanno una posizione privilegiata e non vedono bene come funziona il potere maschile. Le femministe vogliono migliorare la situazione delle donne che subiscono violenza dagli uomini. Usano la legge penale per far conoscere e affrontare pubblicamente problemi come la violenza sessuale, che prima erano considerati solo questioni private. Le interessate sono le donne stesse. Il loro scontro è tra generi, contro il sistema dominato dagli uomini. Le donne sono ancora escluse dallo Stato e dal sistema, non hanno gli stessi diritti e subiscono il potere maschile in privato. Per le donne, avere gli stessi diritti legali è un passo fondamentale. Lavorare sulla legge penale, come cambiare le norme sullo stupro, serve a far riconoscere i reati contro le donne come crimini violenti contro la persona, non contro la morale o la proprietà degli uomini. Questo le aiuta a ottenere riconoscimento legale per la violenza subita. Usare la legge, anche se ha limiti, è una strategia necessaria per le donne che non hanno ancora raggiunto l’uguaglianza che altri propongono di eliminare. L’approccio femminista mostra che la legge penale è stata usata per controllare la devianza maschile e che la violenza contro le donne è stata ignorata. I tentativi di non punire più certi reati sessuali sono un problema perché le vittime sono soprattutto donne e bambini. La differenza tra questi movimenti riflette diverse realtà sociali e non si risolve solo con la scienza, ma richiede una scelta politica.La legge penale ha un carattere maschile, non è neutrale rispetto al genere. Questo si vede in come è fatta e come viene applicata, riflettendo e mantenendo le disuguaglianze e i ruoli di genere. Le istituzioni e il linguaggio sono pieni di categorie “maschile” e “femminile”, dove il maschile è considerato superiore. Qualità come essere razionali, distaccati e interessati alle regole astratte sono legate al maschile e alla vita pubblica (lavoro, Stato), mentre l’affetto, la cura e la flessibilità sono legate al femminile e alla vita privata (famiglia). La legge penale, come la scienza, ha le qualità maschili, concentrandosi su regole formali, obiettività e ricerca di una verità astratta. Nella pratica, la legge penale si rivolge soprattutto agli uomini e protegge interessi legati alla vita pubblica, come la proprietà e l’autorità dello Stato. I tipi di reato descritti riguardano comportamenti tipici di lavori e posizioni sociali che sono più spesso maschili. Le donne, che spesso hanno posizioni meno importanti o legate alla casa, commettono reati meno “gravi” per la legge penale o agiscono in situazioni che riducono la loro responsabilità, come rubare per bisogno della famiglia. Le decisioni dei giudici mostrano che le vittime sono protette in modo diverso. La violenza contro donne e bambini, specialmente in casa, spesso porta a pene leggere per gli uomini che la commettono. Le vittime donne possono essere sminuite o considerate poco credibili. Questo dimostra che il sistema giudiziario considera le persone non solo in base al sesso, ma anche in base ai ruoli di genere che hanno. La legge penale, nella sua forma moderna e razionale, si basa su generalizzazione, sintesi e regole sistematiche, caratteristiche considerate maschili. Anche se dice di essere uguale per tutti, viene applicata in modo diverso a seconda dei soldi, dell’origine etnica e del genere. Capire il suo carattere di genere mostra come aiuta a mantenere le strutture di potere e le disuguaglianze sociali, invece di essere uno strumento di giustizia per tutti. La questione non è tanto se la legge penale sia “maschile” di per sé, ma come riproduce le forme del potere e le distribuzioni diseguali delle risorse e delle punizioni.Le idee sul genere sono cambiate nel tempo. All’inizio, le differenze tra uomini e donne erano viste come biologiche, legate al corpo o agli ormoni. Poi le scienze sociali hanno detto che i ruoli di genere si imparano e che il “genere” (il ruolo sociale) è più importante dell’essere maschio o femmina biologicamente. Ma anche questa idea portava a pensare che i ruoli imparati diventassero una specie di “seconda natura” rigida. Poi si è capito che questa differenza non è naturale, ma è creata da un potere che stabilisce categorie binarie e le mette in ordine gerarchico. Un insieme di caratteristiche umane viene diviso, una parte definita femminile e l’altra maschile, ma non allo stesso livello. Il potere maschile costruisce le qualità maschili come superiori e le lega alla vita pubblica, mentre le qualità femminili sono considerate inferiori e legate alla vita privata. Questa struttura non viene dalla natura, ma dalle azioni di potere di una minoranza di uomini, che dominano non solo le donne ma anche la maggior parte degli altri uomini. Il genere è sempre più visto come un processo che cambia e dipende dalla situazione, un continuo “fare genere”. Le strutture sociali stesse sono di genere e chiedono alle persone di recitare ruoli stabiliti in base al contesto. Le persone non hanno un’identità unica e possono “fare entrambi i generi”. La vita “normale” impone di essere eterosessuali e di avere un’identità basata su piccole differenze fisiche, ma il genere non ha una vera essenza, è un’apparenza codificata attraverso il corpo. Le teorie più recenti tendono verso l’idea di un’androgina culturale, dove uomini e donne scelgono da soli le proprie identità mescolando caratteristiche prima considerate maschili o femminili. Questo è legato al processo di diventare individui nella società moderna, che scioglie le strutture sociali e di genere tradizionali. Le persone perdono i loro ruoli fissi e devono costruire da sole la propria identità. Questa liberazione dalle strutture imposte, anche se può portare incertezza, è un’opportunità per superare le categorie di genere imposte e permettere a ognuno di essere semplicemente se stesso.Riassunto Lungo
1. La lente di genere sulla scienza e il crimine
La scienza moderna, inclusa la criminologia, tende a guardare il mondo da un punto di vista maschile. Questo significa che spesso non considera gli stereotipi di genere presenti nella società. Questa prospettiva che mette l’uomo al centro non dipende da differenze biologiche tra uomini e donne. Dipende invece da come sono costruite socialmente le identità, le abitudini e i bisogni maschili, legati per esempio alla divisione del lavoro e agli interessi personali. La scienza tradizionale crea spesso coppie di concetti opposti, come oggettività contro soggettività, o ragione contro emozione. In queste coppie, il maschile viene associato al progresso e il femminile alla natura, creando così delle gerarchie.Capire il genere sociale
È importante distinguere tra genere sociale e sesso biologico. Il genere sociale è una costruzione che avviene su tre livelli. Il primo è il simbolismo, dove si usano metafore legate al genere per descrivere concetti opposti. Il secondo è la struttura sociale, che si manifesta nella divisione del lavoro e dei ruoli. Il terzo sono le identità individuali, cioè come le persone vivono e percepiscono il proprio genere. Non esiste un modo di vedere il mondo che sia neutro rispetto al genere. Concetti e istituzioni riflettono queste distinzioni basate sul genere.Le critiche femministe alla scienza
Diverse correnti di pensiero femminista hanno criticato la scienza per la sua visione maschile. L’empirismo femminista cerca di correggere i pregiudizi applicando i metodi scientifici in modo più rigoroso e studiando anche le donne, ma a volte rischia di considerare le donne come un gruppo unico e immutabile. La teoria del punto di vista femminista sostiene che le donne, vivendo in una posizione spesso svantaggiata, possono avere una comprensione più completa e profonda della realtà. Il postmodernismo femminista guarda con scetticismo alle teorie che pretendono di essere universali e si concentra sull’analizzare e smontare le affermazioni sulla verità, anche se questo approccio può portare a una visione frammentata.La lente di genere sulla criminalità
Quando si applica il pensiero femminista alla criminologia, emerge la necessità di studiare in modo adeguato la criminalità femminile. È fondamentale superare l’idea che le donne non siano “vere” criminali. Tuttavia, molti studi si concentrano ancora solo sul cercare le cause che portano le donne a commettere reati. Sarebbe più utile analizzare come l’etichetta di “criminale” non sia applicata in modo neutro. Questa etichetta è una costruzione sociale che viene usata in modo diverso a seconda del genere, ma anche della classe sociale e dell’origine etnica di una persona.Il sistema penale e le disuguaglianze
Una criminologia che tenga conto del genere deve affrontare il tema su tutti e tre i livelli (simbolismo, struttura, identità) e riconoscere che il crimine stesso è un concetto costruito dalla società. Il sistema della giustizia penale, di per sé, riflette e riproduce le strutture di genere esistenti. Tratta uomini e donne in modo diverso, basandosi sulle loro posizioni sociali e sui ruoli che la società attribuisce loro. Per capire veramente come interagiscono genere, classe sociale ed etnia, serve una teoria più ampia. Questa teoria dovrebbe spiegare le strutture di potere e la distribuzione delle risorse nella società, andando oltre la semplice descrizione delle differenze tra gruppi.Ma se il genere è solo una costruzione sociale, come si spiega l’interazione, per quanto mediata, con i fattori biologici che la scienza “maschile” sembra ignorare?
Il capitolo pone giustamente l’accento sulla costruzione sociale del genere e sulla critica alla scienza androcentrica. Tuttavia, l’insistenza sul genere come esclusivamente sociale rischia di semplificare eccessivamente un quadro complesso. La realtà è probabilmente frutto di una costante interazione tra fattori biologici (come la neurobiologia o l’endocrinologia) e le potenti forze sociali e culturali che plasmano le identità e i comportamenti. Ignorare o minimizzare questa interazione non aiuta a comprendere appieno come i pregiudizi si radichino nella ricerca scientifica o nel sistema penale. Per approfondire questo dibattito, è utile esplorare la filosofia della scienza (in particolare autrici come Helen Longino), la sociologia del corpo e le prospettive che cercano di superare il dualismo natura/cultura, come quelle proposte da autori come Donna Haraway o, in un contesto diverso, Michel Foucault.2. Come il Controllo Sociale Mantiene i Ruoli di Genere
Il modo in cui la società è organizzata e controllata contribuisce a mantenere i ruoli tradizionali tra uomini e donne. Questa struttura si fonda su una chiara divisione dei compiti: gli uomini si occupano principalmente del lavoro fuori casa e dell’economia, mentre le donne si dedicano alla cura della famiglia e della casa. Questa separazione non è neutra, ma crea una forte differenza di potere e risorse, lasciando spesso le donne in una posizione di svantaggio e dipendenza. Le diverse istituzioni sociali e i meccanismi di controllo agiscono in modi specifici per uomini e donne, rinforzando continuamente questa divisione e le disuguaglianze che ne derivano. Questi meccanismi non sono isolati, ma lavorano insieme per definire cosa è considerato “normale” o “deviante” in base al genere, influenzando profondamente i ruoli sociali di ciascuno.
Il Controllo Attraverso la Legge e la Giustizia
Il sistema legale e giudiziario si concentra in modo diverso su uomini e donne. Le leggi e le punizioni riguardano soprattutto gli uomini, visti come pienamente responsabili delle loro azioni, specialmente quelle legate al mondo del lavoro e dell’economia. I reati più puniti sono quelli contro la proprietà o che disturbano il funzionamento della società, ambiti dove gli uomini hanno tradizionalmente più potere. Le donne commettono meno spesso questo tipo di reati perché non hanno le stesse opportunità o posizioni. Quando una donna commette un reato, magari per bisogno legato alla famiglia, a volte viene trattata con più tolleranza. Questo cambia se il suo comportamento non rispetta l’idea di come una donna “dovrebbe” comportarsi, ad esempio se è aggressiva o agisce in modo considerato “maschile”. Nei casi di detenzione, l’obiettivo per le donne è spesso quello di riportarle ai ruoli tradizionali di cura della casa e della famiglia.
Il Controllo Medico e Psicologico
Il sistema sanitario e psicologico tende a focalizzarsi di più sulle donne. L’idea di salute è spesso basata sull’esperienza maschile, mentre la malattia o la fragilità sono più associate al femminile. Molti momenti importanti nella vita di una donna, come la gravidanza o la menopausa, vengono visti soprattutto come questioni mediche che richiedono cure. Quando una donna ha problemi di salute o di umore, che magari dipendono dalla sua situazione sociale, come il sentirsi sola in casa, questi vengono spesso curati solo con medicine, senza cercare di capire o cambiare le cause sociali. La psicologia e la psichiatria intervengono su donne che non si comportano come ci si aspetta da loro, o che mostrano troppo apertamente emozioni forti, considerate tipiche delle donne. Spesso sono i familiari, in particolare i mariti, a chiedere l’intervento di medici o psicologi.
Il Controllo Nella Vita di Tutti i Giorni
Esiste anche un controllo meno visibile, quello che avviene nella vita di tutti i giorni, soprattutto in famiglia o tra amici. Questo controllo, spesso esercitato dagli uomini sulle donne, anche se non scritto in leggi, è molto potente per mantenere le donne in una posizione inferiore e dipendenza. Fa sì che il lavoro di cura e riproduzione, svolto dalle donne, sia strettamente legato ai servizi che offrono personalmente agli uomini. Questo tipo di controllo quotidiano non richiede istituzioni formali per funzionare, ma si basa su aspettative e pressioni sociali costanti. In questo modo, rafforza continuamente i ruoli tradizionali e le aspettative su come uomini e donne dovrebbero comportarsi nella vita privata.
Questi diversi modi in cui la società esercita il controllo non agiscono separatamente, ma si influenzano a vicenda. Si basano tutti su idee di cosa sia “normale” o “sbagliato” che sono strettamente legate all’essere uomo o donna. È l’idea di genere, cioè come la società ci insegna a comportarci in base al nostro sesso, che gioca un ruolo più importante del sesso biologico stesso nel definire chi siamo e cosa possiamo fare. Questo genere costruito socialmente non solo influenza i singoli comportamenti, ma definisce come funzionano questi sistemi di controllo e quali ruoli ci si aspetta che uomini e donne ricoprano nella società nel suo complesso.
Su quali basi teoriche si fonda l’idea che i sistemi legale, medico e quotidiano operino principalmente per mantenere i ruoli di genere tradizionali, e quali altre forme di controllo o dinamiche di potere vengono trascurate?
Il capitolo presenta una tesi forte sulla funzione del controllo sociale nel perpetuare i ruoli di genere, ma non esplora a sufficienza le diverse scuole di pensiero che analizzano il potere e le istituzioni. Per comprendere meglio le premesse di questa argomentazione e confrontarla con altre prospettive, sarebbe utile approfondire la sociologia del diritto, la sociologia medica e gli studi di genere, esplorando autori che hanno analizzato i meccanismi di potere nella società, come Michel Foucault.3. Il controllo sociale e la criminalità di genere
La bassa percentuale di reati commessi dalle donne rispetto agli uomini non dipende da una loro minore tendenza a delinquere o da una presunta superiorità morale. Questa differenza si spiega con il modo in cui funzionano il diritto penale e il sistema di controllo sociale, che sono influenzati dal sistema economico attuale e dal dominio maschile.Il diritto penale e il controllo sugli uomini
Il diritto penale si concentra soprattutto sul controllo dei comportamenti maschili. Riguarda le azioni che avvengono nella sfera pubblica e nel mondo del lavoro. Definisce come criminali le azioni che mettono in pericolo la proprietà e l’ordine, elementi essenziali per mantenere l’attuale struttura sociale ed economica.Il controllo sociale sulle donne
Il comportamento delle donne, invece, è controllato in gran parte al di fuori delle leggi formali, soprattutto nella vita privata. Questo controllo non scritto è esercitato principalmente dagli uomini, come mariti o compagni. La violenza fisica in casa è una forma estrema di questo controllo maschile.Le azioni femminili nel diritto penale
Le poche azioni femminili che rientrano nel diritto penale riguardano spesso ambiti legati alla sfera personale, come l’aborto. Altre volte, si tratta dell’applicazione di leggi pensate per il mondo maschile, come il furto, che per le donne può avere un significato diverso, legato magari alla necessità di mantenere la famiglia.La legge riflette il potere
L’idea che i giudici siano più indulgenti con le donne non spiega davvero la differenza nei tassi di criminalità. Piuttosto, dimostra che il diritto penale è stato costruito su un modello maschile e non si adatta facilmente a controllare i comportamenti femminili, che si svolgono in contesti diversi. La criminalità, vista come un fenomeno sociale, nasce da come le autorità scelgono quali azioni punire, e questi criteri sono profondamente influenzati dalla struttura di potere esistente nella società.Ma definire il diritto penale semplicemente “maschile” non rischia di semplificare eccessivamente un sistema complesso e in continua evoluzione?
Il capitolo presenta un’analisi incisiva, ma l’argomentazione potrebbe beneficiare di una maggiore contestualizzazione storica e di un’esplorazione più approfondita delle dinamiche interne al sistema legale stesso. Sebbene sia fondamentale riconoscere l’influenza delle strutture sociali e dei ruoli di genere sul diritto, è altrettanto cruciale considerare come il diritto penale si sia trasformato nel tempo e quali dibattiti interni (giurisprudenza, dottrina) abbiano cercato di affrontare le disuguaglianze. Approfondire discipline come la storia del diritto, la teoria generale del diritto e la sociologia giuridica, magari leggendo autori che si occupano di critica del diritto o di studi di genere applicati alla legge, può offrire una prospettiva più sfaccettata sulle tensioni tra la struttura formale del diritto e la sua applicazione concreta.6. La Dissoluzione del Genere e la Nascita dell’Io
Le idee sul genere sono cambiate molto nel tempo. All’inizio, si pensava che le differenze tra uomini e donne dipendessero solo dal corpo, come caratteristiche fisiche, ormoni o geni. Poi, le scienze sociali hanno spostato l’attenzione su come veniamo cresciuti ed educati, dicendo che i ruoli di genere si imparano e che il “genere” (cioè il ruolo nella società) conta più del “sesso” (le caratteristiche fisiche) per definire chi siamo. Però, anche questa idea ha portato a una nuova rigidità, come se i ruoli imparati diventassero una “seconda natura” difficile da cambiare.Il Genere come Costruzione di Potere
Ci si è resi conto che queste differenze non sono naturali, ma create da chi ha il potere, che stabilisce categorie opposte (maschile/femminile) e le mette in ordine di importanza. Le qualità umane vengono divise: alcune definite femminili e altre maschili, ma non considerate uguali. Chi domina, cioè una parte degli uomini, costruisce le qualità maschili come migliori e le lega alla vita pubblica, mentre quelle femminili sono viste come meno importanti e confinate alla vita privata. Questa divisione non viene dalla natura, ma da come agisce una minoranza di uomini che comanda non solo sulle donne, ma anche sulla maggior parte degli altri uomini.Il Genere come Processo Dinamico
Oggi, il genere è sempre più visto come qualcosa che cambia continuamente e dipende dal contesto, un vero e proprio “fare genere”. Le regole della società stessa sono legate al genere e chiedono alle persone di seguire certi ruoli a seconda della situazione. Le persone non hanno un’identità fissa e possono mostrare caratteristiche considerate sia maschili che femminili. La società spesso impone un’idea di “vita normale” basata sull’essere eterosessuali e su minime differenze fisiche, ma il genere non ha una vera essenza, è un modo di apparire che viene definito attraverso il corpo e i suoi segnali.Verso l’Androginia e l’Individualizzazione
Le teorie più recenti guardano verso un’idea di “androginia culturale”, dove uomini e donne possono scegliere liberamente la propria identità combinando caratteristiche che prima erano considerate solo maschili o solo femminili. Questo è legato a come la società moderna spinge le persone a diventare sempre più individui. Le vecchie strutture sociali e i ruoli di genere tradizionali si stanno sciogliendo. Le persone non hanno più un posto o un ruolo già stabilito, ma devono costruirsi da sole la propria identità. Questa libertà dalle regole imposte, anche se a volte può creare incertezza, offre una grande possibilità di liberazione per superare le definizioni rigide di genere e permettere a ognuno di essere semplicemente se stesso.È davvero solo il potere di una minoranza maschile a definire il genere, o ci sono altre forze in gioco?
Il capitolo presenta la costruzione del genere quasi esclusivamente come un’imposizione dall’alto, opera di una minoranza dominante. Questa prospettiva, pur evidenziando dinamiche di potere cruciali, potrebbe risultare riduttiva. Per comprendere appieno la complessità della formazione dei ruoli di genere e delle disuguaglianze, è utile esplorare come fattori storici, economici, culturali e sociali interagiscano al di là della sola volontà di un gruppo ristretto. Approfondire la sociologia del genere, la storia sociale e l’antropologia culturale può offrire visioni più sfaccettate. Autori come Michel Foucault, Judith Butler o Pierre Bourdieu offrono strumenti concettuali per analizzare il potere e la costruzione sociale in modi che vanno oltre la semplice imposizione diretta.Abbiamo riassunto il possibile
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