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RISPOSTA: “Inseguendo Caravaggio, nei suoi luoghi e nei suoi quadri” di Vania Colasanti ti porta dentro la vita incredibile e super turbolenta di Michelangelo Merisi, il Caravaggio. Non è solo una biografia, ma un viaggio vero e proprio che segue l’artista passo passo, partendo dalla sua Roma, specialmente nel rione Campo Marzio e nel famoso vicolo del Divino Amore, dove viveva e dipingeva capolavori come la Morte della Vergine o la Madonna di Loreto, usando modelli come Lena o la sfortunata Annuccia. Scopri come la sua arte realistica e potente sia legata a doppio filo alla vita di strada, alle osterie, ai problemi con la giustizia che lo portavano spesso in prigione, e ai rapporti complicati con figure come Ranuccio Tomassoni. Il libro non si ferma a Roma, ma ti accompagna nel suo drammatico esilio dopo la rissa fatale, toccando Napoli, Malta, Siracusa, fino all’ultimo viaggio verso Porto Ercole, mentre cercava la grazia papale tramite personaggi come Scipione Borghese. È affascinante vedere come gli oggetti e i volti che incontrava finissero direttamente nei suoi quadri, rendendo la sua arte uno specchio della sua esistenza intensa e spesso violenta. Un modo per capire davvero il genio di Caravaggio, seguendo le tracce che ha lasciato nei luoghi e nelle tele.Riassunto Breve
Caravaggio, pittore irrequieto e vestito di scuro, vive e lavora a Roma, concentrando la sua esistenza nel Rione Campo Marzio. Frequenta luoghi come vicolo del Divino Amore, dove abita e dove si dice abbia avuto una relazione con Lena, modella per la Madonna di Loreto. La sua casa riflette gli oggetti presenti nei suoi quadri. Arrivato povero da Milano, è segnato dalla crudezza della vita romana, incluse le esecuzioni pubbliche. L’incontro con il cardinale Del Monte segna una svolta, portandolo a commissioni importanti come quelle per San Luigi dei Francesi. La sua vita è costellata di scontri e problemi con la giustizia, che lo portano in carcere. Questo comportamento irascibile potrebbe essere legato all’uso di materiali tossici nella pittura. La sua arte realistica si lega alla realtà quotidiana e violenta di Roma, dai protettori agli avversari come Giovanni Baglione. Frequenta osterie, come quella del Moro, dove un litigio per dei carciofi porta a una querela. Cerca una casa propria nel Campo Marzio per avere luce e spazio adeguati al suo lavoro. Trova un appartamento in vicolo del Divino Amore, chiedendo di aprire il solaio per sfruttare la luce dall’alto. L’accordo di affitto con Prudenzia Bruni, proprietaria dell’usufrutto, è stipulato nel maggio 1604. L’appartamento al civico 19 diventa il suo studio. Una giovane annegata nel Tevere nel giugno 1604 ricorda Anna Bianchini, detta Annuccia, una prostituta dai capelli rossi che fu sua modella per diverse opere, tra cui la Maddalena penitente e la Morte della Vergine. Quest’ultima opera, che ritrae la Madonna con le sembianze di una popolana e un corpo gonfio come quello di un’annegata, viene rifiutata per la sua rappresentazione poco convenzionale, ma poi acquistata da Rubens. Annuccia scompare prematuramente. Documenti dell’epoca descrivono Caravaggio come di statura media, con poca barba nera e vestiti trascurati, parlante un dialetto lombardo. Ha problemi legali, come l’aggressione al notaio Mariano Pasqualone in Piazza Navona nel luglio 1605, forse per una donna di nome Lena. A causa del mancato pagamento dell’affitto, Prudenzia Bruni ottiene un inventario dei suoi beni nell’agosto 1605, che elenca oggetti semplici, strumenti musicali, armi e materiali da pittura. Oggetti personali e dettagli architettonici della sua casa compaiono nei suoi dipinti. Dopo un allontanamento, torna a Roma ma trova la casa confiscata, litigando con Prudenzia Bruni. Subisce una ferita al volto, che minimizza, e viene aiutato dall’amico Andrea Ruffetti. Le sue opere religiose, con figure terrene e realistiche, contrastano con le direttive del Concilio di Trento e alcune vengono rimosse dalle chiese, trovando posto nelle collezioni private, come quella del cardinale Scipione Borghese. La sua vita si intreccia con donne come Lena e Fillide Melandroni, una cortigiana legata a Ranuccio Tomassoni. Questi legami e conflitti personali contribuiscono agli eventi del 28 maggio 1606 in via della Pallacorda. Durante i festeggiamenti, uno scontro violento tra Caravaggio e i suoi compagni e Ranuccio Tomassoni e i suoi porta alla morte di Ranuccio. La disputa sembra legata all’onore di donne a loro vicine. Caravaggio ferisce mortalmente Ranuccio e fugge da Roma, su di lui pende un bando capitale. Trova rifugio nei feudi dei Colonna, protetto da Costanza Sforza Colonna a Paliano. Poi si sposta a Napoli, fuori dai territori papalini, dove continua a creare opere importanti con l’aiuto dei Colonna. Cerca la libertà e parte per Malta nel giugno 1607, dove diventa cavaliere e dipinge la Decollazione di San Giovanni Battista. Ferisce un altro cavaliere, viene imprigionato e fugge in Sicilia. A Siracusa, si ispira alle latomie per Il seppellimento di Santa Lucia. Torna a Napoli nell’autunno 1609, dipinge Davide con la testa di Golia, raffigurando sé stesso nel gigante decapitato come offerta per il perdono. Subisce un’aggressione che gli sfregia il volto, ferita che inserisce nel dipinto. Si prepara a tornare a Roma via mare per ottenere la grazia papale tramite Scipione Borghese, portando con sé dipinti come doni. Approda a Palo Laziale, viene arrestato, si libera pagando, ma scopre che la barca con i suoi beni è salpata per Porto Ercole. Insegue la barca, arriva a Porto Ercole stremato e malato. Muore il 18 luglio 1610 a Porto Ercole, come confermano documenti contemporanei. Le opere per Borghese arrivano alla Galleria Borghese. In occasione dei quattrocento anni dalla morte, una ricerca ha cercato i suoi resti a Porto Ercole, individuando cinque scheletri con alta probabilità di appartenenza al pittore. Questi presunti resti sono stati esposti e poi collocati in un sarcofago. Il dipinto San Giovanni Battista è tornato a Porto Ercole per una mostra, e una tesi recente lo interpreta come un Buon Pastore che chiede perdono a Scipione Borghese, un’opera diplomatica eseguita a Napoli prima del suo ultimo viaggio. L’arte di Caravaggio continua a essere studiata e a generare nuove interpretazioni.Riassunto Lungo
1. Caravaggio a Roma: Scene di Vita e Arte nel Campo Marzio
Caravaggio vive e lavora a Roma, trovando nel Rione Campo Marzio il centro della sua esistenza. La sua figura, spesso descritta come irrequieta e vestita di scuro, è strettamente legata a luoghi specifici di questa zona della città. Uno dei posti più significativi è il vicolo del Divino Amore, un luogo che diventa parte integrante della sua vita quotidiana e del suo processo creativo. Qui si colloca, ad esempio, la sua relazione con una donna di nome Lena, che si ritiene abbia posato per la celebre Madonna di Loreto, testimoniando come la realtà che lo circondava entrasse direttamente nella sua arte.La Vita nel Vicolo del Divino Amore
La casa del pittore in questo vicolo rifletteva il suo mondo interiore ed esteriore, con un arredamento e oggetti che richiamavano elementi visibili nei suoi quadri. Nello stesso vicolo, un piccolo ma significativo dettaglio, un antico frammento di amorino in marmo incastonato in un muro, sembra suggerire un legame con la creazione di un’altra opera fondamentale: l’Amore Vincitore. Questo dipinto fu commissionato da un importante mecenate, Vincenzo Giustiniani, e per la sua realizzazione posò Francesco Boneri, meglio conosciuto come Cecco del Caravaggio, un’altra figura centrale nella vita dell’artista in quel periodo.L’Arrivo a Roma e la Svolta
Caravaggio era arrivato a Roma da Milano in condizioni di notevole povertà, un’esperienza che segnò profondamente i suoi primi anni nella città eterna. La Roma di inizio Seicento era un luogo di forti contrasti, segnato anche da eventi drammatici come le esecuzioni pubbliche, che influenzarono la crudezza e il realismo delle sue rappresentazioni artistiche. Dopo un periodo iniziale difficile, caratterizzato da lavori precari e un ricovero ospedaliero per malattia, la sua carriera ebbe una svolta decisiva. L’incontro con una figura potente come il cardinale Francesco Maria del Monte gli aprì le porte delle grandi commissioni, portandolo rapidamente alla fama, come dimostrano i lavori nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, che consacrarono il suo stile innovativo.Temperamento Irrequieto e Arte Realistica
Nonostante il successo artistico, la sua vita romana fu costellata da frequenti scontri e problemi con la giustizia, episodi che lo portarono più volte a essere incarcerato nel carcere di Tor di Nona. Questo comportamento irascibile, spesso documentato nelle cronache dell’epoca, potrebbe essere stato influenzato anche dall’esposizione ai materiali tossici comunemente usati nella pittura del tempo. L’arte di Caravaggio, caratterizzata da un realismo potente e senza filtri, è profondamente intrecciata con la realtà quotidiana, spesso violenta e complessa, della Roma di inizio Seicento. Questa realtà includeva non solo i suoi potenti protettori, ma anche i suoi avversari, come il pittore Giovanni Baglione, con cui ebbe accesi contrasti.Ma quanto sono solide le prove che legano dettagli minuti della vita di Caravaggio, come un frammento di marmo o presunte amanti, alla genesi delle sue opere o al suo carattere?
Il capitolo propone affascinanti correlazioni tra la quotidianità dell’artista e la sua arte, ma il rischio è di scambiare suggestive coincidenze o interpretazioni per fatti accertati. La storia dell’arte richiede rigore nel distinguere tra ciò che è documentato e ciò che è frutto di ipotesi. Per esplorare la complessità di questi legami, è essenziale confrontarsi con la metodologia della ricerca storico-artistica, che si basa sull’analisi delle fonti primarie e sulla critica delle interpretazioni. Approfondire gli scritti di studiosi che hanno dedicato decenni allo studio di Caravaggio e del suo contesto, come Denis Mahon o John Spike, può aiutare a discernere tra narrazione avvincente e ricostruzione basata su evidenze verificabili.2. Una Casa per la Luce
Caravaggio frequenta le osterie di Roma, come la locanda del Moro, dove un episodio con un garzone per un piatto di carciofi porta a una querela per aggressione nel 1604. Si trova spesso in luoghi legati alla sua arte, come la chiesa di San Luigi dei Francesi, dove nel dipinto del Martirio di San Matteo inserisce un ritratto del proprio volto. La sua presenza a Roma è documentata in vari modi. Un registro parrocchiale del 1605 della chiesa di San Nicola in via dei Prefetti elenca “Michelangelo pittore” tra i residenti. Le strade vicine, come vicolo del Divino Amore, conservano tracce storiche legate a mestieri e santi, come San Biagio e Santa Cecilia. Anche dettagli architettonici, come i mattoni scrostati, richiamano elementi presenti nei suoi dipinti, come la Madonna di Loreto, mostrando come la realtà romana influenzasse la sua arte.La ricerca di uno spazio di lavoro ideale
Nonostante frequentasse diversi luoghi in città, Caravaggio cerca un alloggio stabile nel rione Campo Marzio, un’area centrale per i suoi affari e la sua attività artistica. Desidera una casa propria, uno spazio che non dipenda da altri e che sia adatto alle sue esigenze professionali. Trova un appartamento in vicolo del Divino Amore, una proprietà di Laerzio Cherubini ma in usufrutto a Prudenzia Bruni. Prudenzia è inizialmente titubante ad affittare a Caravaggio a causa della sua fama di persona rissosa e delle sue frequentazioni notturne, preoccupata per la tranquillità e l’integrità dell’immobile.L’accordo per l’appartamento
Laerzio Cherubini, che in quel periodo aveva commissionato a Caravaggio la Morte della Vergine, intercede per convincere Prudenzia Bruni ad accettare l’affitto. Caravaggio, tuttavia, pone una condizione essenziale e non negoziabile per prendere l’appartamento: chiede di “scoprire metà della sala” al piano superiore. Questa modifica strutturale è fondamentale per lui, poiché gli serve per aumentare la luce naturale e lo spazio disponibile, entrambi necessari per lavorare su tele di grandi dimensioni e per sperimentare con le sue tecniche pittoriche basate sul contrasto tra luci e ombre.Lo spazio di lavoro e la luce
Prudenzia Bruni accetta la condizione di Caravaggio, ma stabilisce dei termini precisi per l’accordo. Richiede un anticipo sull’affitto e impone che tutte le modifiche apportate all’appartamento, in particolare l’apertura nel soffitto della sala, siano ripristinate a spese del pittore al termine del contratto di locazione. L’accordo viene formalmente stipulato nel maggio 1604 per un canone annuale di 45 scudi. L’appartamento, situato al civico 19, si sviluppa su più livelli, includendo un pianoterra, un primo piano e un solaio. Caravaggio sceglie il piano superiore come suo studio principale. Qui colloca il suo cavalletto e le tele su cui lavora, inclusa quella imponente per la Morte della Vergine. L’apertura del solaio, richiesta esplicitamente, gli permette di sfruttare al meglio la luce proveniente dall’alto, un elemento cruciale per la realizzazione delle sue opere e per definire il suo stile distintivo.La richiesta di “scoprire metà della sala” era davvero solo una questione di luce e spazio per dipingere, o il capitolo sta semplificando eccessivamente le complesse esigenze di un artista come Caravaggio?
Il capitolo presenta la necessità di aumentare luce e spazio come la ragione unica e non negoziabile dietro la richiesta di Caravaggio di modificare l’appartamento. Tuttavia, le motivazioni che spingevano gli artisti del Seicento a richiedere determinate caratteristiche per i loro studi potevano essere molteplici e legate non solo alla tecnica pittorica, ma anche alla ricezione dei clienti, alla conservazione dei materiali o ad altre esigenze pratiche non esplicitate. Attribuire una singola, chiara motivazione a un artista noto per la sua complessità e le sue scelte non convenzionali potrebbe non rendere giustizia alla realtà storica. Per una visione più completa, sarebbe utile approfondire gli studi sulla storia delle pratiche artistiche e degli atelier nel Barocco romano, consultando opere di storici dell’arte che si sono dedicati a Caravaggio e al suo contesto, come ad esempio quelle di Maurizio Calvesi o Mina Gregori, che offrono diverse prospettive sulla sua vita e il suo lavoro.3. Modelli, liti e un inventario
Una giovane donna viene trovata annegata nel Tevere nel giugno del 1604. Ha circa quindici anni, capelli rossi e indossa vestiti semplici. Non ci sono segni di violenza e non è chiaro come sia annegata di notte. Si dice che fosse figlia di una prostituta. Caravaggio è presente e osserva la scena. La ragazza annegata fa pensare ad Anna Bianchini, conosciuta come Annuccia o “Roscetta”, una giovane prostituta con i capelli rossi.Annuccia Modella per Caravaggio
Annuccia è stata un modello importante per Caravaggio, apparendo in diverse sue opere come la Maddalena penitente, il Riposo durante la fuga in Egitto e Marta e Maria Maddalena. Era nota per essere sfrontata e avere guai con la legge. Nella Maddalena penitente, i gioielli abbandonati ai suoi piedi sono gli stessi che Caravaggio usò in Giuditta che taglia la testa a Oloferne e che teneva in un piccolo scrigno.La “Morte della Vergine”: Una Rappresentazione Controversa
Caravaggio decide di usare Annuccia come modello per la Morte della Vergine. La dipinge sdraiata su un letto, con i capelli rossi come la ragazza trovata nel fiume, in una posizione che suggerisce stanchezza o morte. I critici dell’epoca trovarono la figura simile a una donna del popolo o a una “meretrice sozza”, e notarono che il corpo sembrava gonfio come quello di una persona annegata. Il quadro, pensato per una cappella, fu rifiutato perché la rappresentazione della Madonna era considerata troppo poco tradizionale. L’opera fu poi comprata da Rubens, passò per diverse collezioni reali e infine arrivò al Louvre. Annuccia, come la ragazza del Tevere, scompare precocemente.Chi Era Caravaggio: Descrizioni dell’Epoca
Da documenti del tempo emergono altri dettagli sulla vita di Caravaggio. Frequentava barbieri che offrivano anche cure mediche, come Mastro Marco Romano e i fratelli Simone, Angelo e Tommaso. Nel 1597, un garzone di barbiere lo descrive: circa ventotto anni, statura media tendente all’alta, né molto pallido né scuro, con poca barba nera e vestiti spesso trascurati. Precisa che parla un dialetto lombardo della bassa bergamasca. Un altro storico del Seicento lo descrive con occhi e capelli scuri, vestito con stoffe pregiate ma poco curato nella pulizia.Una Lite per Amore (o Modella?)
Caravaggio ebbe anche problemi con la giustizia. Nel luglio del 1605, aggredisce con una spada il notaio Mariano Pasqualone in Piazza Navona. La lite scoppia a causa di una donna di nome Lena, che il notaio chiama “donna di Michelangelo”. Lena potrebbe essere Maddalena Antognetti, una cortigiana. Il notaio era arrabbiato perché Lena, dopo aver rifiutato di sposarlo, andava a casa di Caravaggio per posare come modella. Dopo l’aggressione, Caravaggio fugge.L’Inventario dei Beni di Caravaggio
A causa del mancato pagamento dell’affitto, la padrona di casa di Caravaggio, Prudenzia Bruni, fa un inventario dei suoi beni nell’agosto del 1605. L’inventario elenca mobili semplici, oggetti di vetro e ceramica, posate, candelieri, un tavolino, sgabelli, un forziere con vestiti vecchi, strumenti musicali come chitarra e violino, armi tra cui pugnali, spade, una rotella e una libarda, gioielli come pendenti e un cinturino, un materasso, coperte, letti, casse (una con libri), specchi, telai per dipingere e materiali per i colori.Se Caravaggio era così determinato a raggiungere Roma per la grazia con i suoi dipinti, perché inseguire la barca a Porto Ercole, allontanandosi dalla sua meta e in condizioni precarie?
Il capitolo descrive il disperato tentativo di Caravaggio di recuperare i dipinti essenziali per ottenere la grazia a Roma, che lo porta a dirigersi verso Porto Ercole. Tuttavia, questa scelta appare controintuitiva: perché inseguire una barca verso sud, allontanandosi dalla capitale, quando il tempo stringeva e le sue condizioni di salute erano già compromesse? Questa narrazione, pur basata su documenti, lascia aperte domande sulla logica delle sue ultime mosse. Per comprendere meglio il contesto e le possibili interpretazioni di questi eventi finali, è utile consultare studi di storia dell’arte e biografie dedicate all’artista, approfondendo le ricerche di autori come Maurizio Calvesi o Mina Gregori, che hanno analizzato a fondo le fonti documentarie e le circostanze della sua morte.8. Ossa e pennello a Porto Ercole
Una ricerca è stata avviata per ritrovare i resti di Caravaggio a Porto Ercole, in occasione dei quattrocento anni dalla sua morte. Gli studiosi hanno esaminato l’ossario comune del vecchio cimitero, dove i corpi erano stati spostati negli anni Cinquanta. Tra i molti scheletri, ne sono stati selezionati nove, basandosi sull’età compatibile con quella del pittore e sulla presenza elevata di piombo nelle ossa, un elemento comune tra i pittori dell’epoca. Dopo aver confrontato il DNA delle ossa con quello di presunti discendenti di Caravaggio, si è arrivati ad attribuire cinque di questi resti al pittore con una probabilità dell’85%.Questi resti, ritenuti appartenere a Caravaggio, sono stati esposti al pubblico a Porto Ercole nel 2010. Successivamente, sono stati collocati all’interno di un sarcofago di marmo. Inizialmente, il sarcofago era stato posizionato vicino a un monumento dedicato all’artista. Tuttavia, nel 2019, è stato spostato e collocato nel cimitero moderno del paese.Un dipinto e la missione diplomatica
Contemporaneamente agli eventi legati ai resti, il dipinto noto come San Giovanni Battista è tornato a Porto Ercole per essere esposto in una mostra nel 2010. Su quest’opera è stata avanzata una nuova e interessante interpretazione dallo storico dell’arte Mauro Di Vito. Secondo questa tesi, il dipinto non raffigurerebbe il Battista, ma un Buon Pastore. Questo pastore, nell’interpretazione di Di Vito, sarebbe intento a chiedere perdono al cardinale Scipione Borghese.Questa diversa lettura si basa sull’analisi di alcuni dettagli presenti nel quadro. Ad esempio, la razza della pecora ritratta è considerata significativa. Inoltre, uno stelo di canna, chiamato calamus, viene interpretato non solo come elemento pastorale ma anche come uno strumento di scrittura, forse usato per firmare un atto di grazia. Anche il gesto delle mani del soggetto è oggetto di attenzione: la mano sinistra tiene la canna, mentre la destra sembra stringere il polso sinistro, un gesto che potrebbe simboleggiare una richiesta di rettifica o annullamento di una condanna.Si ritiene che questo dipinto sia stato realizzato da Caravaggio a Napoli nella primavera del 1610. Sarebbe stata un’opera dal forte valore diplomatico, creata appositamente per essere inviata a Scipione Borghese nel tentativo di ottenere il perdono per l’artista. Caravaggio si imbarcò quindi per raggiungere Roma, nutrendo la speranza di ricevere la grazia, ma purtroppo morì prima che il perdono potesse diventare effettivo.Nonostante la sua morte prematura, l’arte di Caravaggio continua a vivere e a essere oggetto di studio. Le sue opere, esposte in chiese e gallerie, e i documenti a lui relativi stimolano costantemente nuove ipotesi e interpretazioni, mantenendo viva la sua eredità artistica.Ma siamo davvero sicuri che quelle ossa appartengano a Caravaggio, dato che il confronto del DNA è avvenuto con “presunti” discendenti e la probabilità è solo dell’85%?
Il capitolo presenta l’attribuzione dei resti con una probabilità dell’85% basata sul confronto con il DNA di “presunti” discendenti. Questo solleva interrogativi sulla solidità della base genealogica e sulla certezza scientifica di tale percentuale, che, pur elevata, non è assoluta. Per comprendere meglio i limiti e le possibilità di queste ricerche, è utile approfondire le discipline della Genetica forense e dell’Antropologia fisica, oltre a consultare studi specifici sulla verifica genealogica storica e sulle metodologie di datazione e analisi dei resti antichi.Abbiamo riassunto il possibile
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