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Contenuti del libro
Informazioni
“Ingegneria nuragica. Tecniche costruttive e organizzazione del cantiere” di Massimo Rassu è un libro che ti catapulta nella `Sardegna` dell’Età del Bronzo per svelarti i segreti dietro le imponenti costruzioni dei `nuraghi`. Ti spiega come l’`architettura nuragica` si fondasse sulla geniale `pietra a secco`, senza malta, e come forme come il tronco di cono e la `volta ogivale` garantissero una stabilità incredibile. Il testo ti guida attraverso le `tecniche costruttive`, dal reperimento dei materiali, spesso massi enormi, al loro `trasporto massi` e alla posa in opera, facendoti scoprire gli strumenti semplici ma efficaci usati nel `cantiere nuragico`. È un racconto affascinante sull’`ingegneria antica` e sul sapere pratico dei costruttori sardi, che con abilità e organizzazione hanno dato vita a monumenti che ancora oggi ci lasciano a bocca aperta, mostrando come anche senza tecnologie complesse si potessero realizzare opere straordinarie.Riassunto Breve
L’architettura nuragica si basa sulla costruzione in pietra a secco, senza usare malta. La stabilità delle strutture viene dal peso delle pietre e dal modo in cui sono incastrate. La forma esterna più comune è il tronco di cono, che dà stabilità e rende più facile costruire. I muri esterni sono inclinati (scarpa). Dentro i nuraghi ci sono stanze circolari con coperture a cupola fatte con la tecnica a sbalzo, corridoi e scale. Le coperture interne possono essere a volta ogivale o fatte con lastre di pietra. Nello spessore dei muri ci sono nicchie.Per costruire usavano blocchi di pietra di diverse dimensioni e forme, da grezzi a squadrati. Le pietre venivano posate in file orizzontali o usando grandi lastre verticali alla base. Le pareti esterne potevano avere aspetti diversi, con pietre grandi e irregolari incastrate o blocchi più regolari e squadrati. A volte si trovano stili diversi nello stesso edificio.Le pietre per le costruzioni erano spesso molto grandi, anche se non sempre enormi come nei veri monumenti megalitici. Gli architravi sopra gli ingressi potevano essere molto pesanti. Nelle tombe antiche c’erano stele monumentali, che poi sono diventate più piccole o sono state eliminate, forse per facilitare il trasporto. I blocchi più comuni da maneggiare pesavano circa 1-4 tonnellate.La scelta della pietra dipendeva dalla disponibilità locale, ma anche dalla sua qualità . Materiali come il basalto erano preferiti per la loro resistenza, anche se questo significava trasportarli per diversi chilometri. A volte usavano pietre di colori diversi nella stessa struttura o riutilizzavano pietre da monumenti più antichi, come i menhir.Le pietre venivano prese da massi naturali, da terreni agricoli o da vere e proprie cave. Per staccare i blocchi dalla roccia usavano metodi semplici come cunei di legno bagnati o il fuoco. Spesso la cava era molto vicina al luogo di costruzione.Per trasportare i blocchi più pesanti usavano slitte fatte scorrere su tronchi lubrificati, trainate da molte persone o da buoi. Per pesi minori bastavano barelle o carri. Il sollevamento avveniva con leve, piani inclinati o costruendo rampe temporanee. Le mura stesse, man mano che crescevano, servivano da percorso per portare su le pietre.I costruttori nuragici avevano attrezzi semplici in pietra e bronzo come martelli, picconi, cunei e leve per lavorare e spostare le pietre. La costruzione a secco seguiva regole precise per la stabilità , come posare le pietre in strati orizzontali e sfalsare i giunti verticali. Le fondazioni erano fatte su roccia o con grandi blocchi livellati.La stabilità delle cupole a sbalzo si basa sul fatto che ogni fila di pietre sporge un po’ su quella sotto e viene bilanciata dal peso del muro esterno. La forma della cupola aiuta a gestire le forze. La cupola si costruisce senza bisogno di impalcature centrali perché le pietre si sostengono a vicenda.I nuragici costruivano anche pozzi profondi per l’acqua, scavati a mano con attrezzi semplici e rivestiti internamente con pietre.Molte idee moderne su come costruivano i nuraghi, come l’uso di grandi rampe di terra o il trasporto di massi su per le scale interne, non sembrano realistiche. La costruzione si basava su tecniche semplici e conoscenze pratiche tramandate, non su progetti complessi. I nuraghi erano edifici funzionali, non sempre perfetti, e mostrano segni di crolli e restauri già in passato. La loro stabilità deriva dal peso e dall’equilibrio delle pietre, un sistema basato sull’esperienza.Riassunto Lungo
1. I Principi Costruttivi dell’Architettura Nuragica
L’architettura nuragica si basa su un metodo di costruzione che usa la pietra a secco. Questo significa che non si utilizzano materiali leganti come malta o calce per tenere insieme le pietre. La solidità e la stabilità di queste costruzioni dipendono unicamente dalla pressione esercitata dai blocchi di pietra posti uno sopra l’altro e dal modo in cui le pietre vengono incastrate tra loro. Questa tecnica dimostra una profonda conoscenza delle proprietà della pietra e delle forze statiche.La Forma Esterna: Il Tronco di Cono
La forma esterna più caratteristica dei nuraghi è quella di un tronco di cono. Questa scelta non è casuale: la sagoma circolare garantisce una stabilità uniforme in ogni direzione. Inoltre, la forma troncoconica semplifica notevolmente il lavoro di costruzione. Non ci sono angoli complessi da gestire e si può usare una semplice corda per mantenere costante il raggio della base durante l’elevazione. L’inclinazione del muro, chiamata “scarpa”, aumenta ulteriormente la stabilità dell’intera struttura. Questa forma permette anche di creare spazi interni che possono essere usati in modi diversi.Gli Spazi Interni e Le Coperture
All’interno dei nuraghi si trovano tipicamente vani di forma circolare o quasi circolare. Questi ambienti sono spesso coperti da alte volte a forma ogivale. Ci sono anche corridoi che si sviluppano in orizzontale, coperti da volte ogivali o da lastre di pietra piatte. Le scale che portano ai piani superiori sono a chiocciola e presentano coperture simili. Nello spessore dei muri sono ricavate delle nicchie, che possono avere coperture a semicupola o a lastre. La camera centrale si distingue per la sua notevole altezza, culminando in una cupola imponente. Le coperture interne, sia le volte ogivali che quelle piatte, sono realizzate con la tecnica dello sbalzo, dove ogni fila di pietre sporge leggermente rispetto a quella sottostante, oppure con il sistema a lastre poggiate su supporti verticali.La Muratura e Le Tecniche di Posa
Per costruire i muri si usano blocchi di pietra di dimensioni e forme molto diverse. Alcuni blocchi sono informi e poco lavorati, mentre altri sono squadrati e regolari, chiamati isodomi. Esistono diverse maniere di disporre le pietre: a volte si usano lastre verticali alla base (ortostati), seguite da filari orizzontali. La superficie esterna dei muri mostra tessiture differenti. Si può trovare lo stile poligonale, che usa blocchi grandi e irregolari incastrati tra loro con grande precisione, oppure lo stile isodomo, con blocchi squadrati e disposti in file regolari. Quest’ultima tecnica è più comune nelle fasi più tarde dell’età del Bronzo. È frequente osservare la presenza di tessiture diverse nello stesso nuraghe, forse a indicare lavori eseguiti in tempi diversi o per scopi specifici. Blocchi di pietra particolari sono impiegati per le fondamenta, per gli angoli, per creare aperture (architravi), per i gradini delle scale e per le nicchie interne.Davvero possiamo comprendere un’architettura così complessa limitandoci a descrivere come è stata costruita, ignorando completamente il suo scopo?
Il capitolo offre una descrizione dettagliata delle tecniche costruttive dei nuraghi, ma omette di affrontare la questione fondamentale della loro funzione. Comprendere il “come” è importante, ma senza il “perché” l’analisi rimane incompleta. La destinazione d’uso dei nuraghi è da decenni oggetto di dibattito acceso tra gli studiosi, con ipotesi che spaziano dalla difesa, al controllo del territorio, a funzioni sociali o religiose. Per approfondire questo aspetto cruciale, è necessario consultare gli studi specifici sull’archeologia nuragica e le diverse teorie proposte dagli specialisti del settore.2. La pietra e il mestiere dei costruttori antichi
Le costruzioni antiche mostrano un uso sapiente della pietra, spesso impiegando massi di dimensioni notevoli. Questo richiedeva un grande sforzo umano, economico e tecnico da parte dei costruttori. Molti blocchi, pur non essendo sempre strettamente megalitici, erano eccezionalmente grandi. Gli architravi degli ingressi, in particolare, presentano dimensioni spesso superiori a quanto strettamente necessario per la loro funzione statica e si distinguono per la lavorazione rispetto al resto della muratura. Architravi di grande importanza potevano superare i 3 metri di lunghezza e pesare oltre 16 tonnellate, anche se la maggior parte si attestava tra 1.10 e 2.60 metri e aveva un peso compreso tra 1 e 4 tonnellate.Dimensioni e tipi di blocchi
Nelle tombe collettive più antiche, la facciata includeva una stele monumentale, che poteva essere un unico blocco di pietra o essere composta da più lastre, raggiungendo anche i 4 metri di altezza. Col tempo, si nota una tendenza a dividere la stele in parti più piccole o a eliminarla del tutto, sostituendola con elementi minori. Questo cambiamento potrebbe essere stato introdotto per rendere più semplici l’estrazione e il trasporto delle pietre. I blocchi usati nelle murature variavano in dimensioni e venivano classificati in grandi, medi e piccoli. I massi più comuni e facili da gestire avevano un volume di circa 1-2 metri cubi. È interessante notare che l’uso di blocchi di grandi dimensioni non era necessariamente più costoso rispetto all’impiego di molti blocchi più piccoli.Scelta e proprietà dei materiali
La scelta dei materiali da costruzione rifletteva una notevole competenza tecnica nella selezione e nell’estrazione delle pietre. Inoltre, l’uso di certi materiali poteva avere un significato simbolico legato al paesaggio circostante. I costruttori antichi possedevano una conoscenza pratica delle proprietà delle rocce, come la loro resistenza e il loro peso, che li guidava nella scelta. Sebbene la disponibilità locale del materiale influenzasse la scelta del sito di costruzione, non era l’unico fattore determinante. Spesso i materiali venivano trasportati per diversi chilometri, specialmente in aree dove non erano presenti rocce adatte alla costruzione. Questo suggerisce che la qualità specifica della pietra o l’importanza strategica o simbolica del luogo di costruzione potevano avere la precedenza sulla difficoltà del trasporto dei materiali.Uso di materiali diversi e loro impatto
In alcune strutture, si osservava l’utilizzo di materiali diversi contemporaneamente. Questo poteva accadere per motivi funzionali, come restauri o ampliamenti, o per creare effetti estetici. Sfruttando i colori differenti di rocce come basalto, calcare e trachite, i costruttori potevano realizzare murature con effetti di bicromia, aggiungendo un elemento decorativo alle costruzioni. Il basalto, in particolare, era un materiale molto apprezzato per la sua grande resistenza e altre proprietà favorevoli. L’uso prevalente del basalto ha portato allo sviluppo di specifiche tradizioni costruttive legate a questa roccia, specialmente nella parte centro-nord dell’isola. Le strutture realizzate con basalto o trachite in queste aree tendono a essere più alte e meglio conservate nel tempo. Al contrario, nelle regioni meridionali, dove venivano utilizzati materiali meno resistenti come lo scisto, le murature tendono a essere più spesse per compensare la minore robustezza della pietra, e si riscontra un maggior numero di crolli.Il riutilizzo di elementi preesistenti
Una pratica comune documentata sia in Sardegna che in altre culture megalitiche europee era il riutilizzo di elementi provenienti da monumenti precedenti. Ad esempio, menhir preesistenti venivano talvolta impiegati come architravi o come blocchi all’interno di nuove costruzioni. Questo riutilizzo non era solo pratico, ma poteva anche conferire un valore ancestrale e simbolico alle nuove strutture, incorporando elementi del passato nel presente.Davvero la riduzione delle stele monumentali si spiega solo con la pigrizia o la convenienza dei costruttori antichi?
Il capitolo, nel suggerire che la semplificazione delle stele sia legata alla sola facilità di trasporto, rischia di trascurare dimensioni cruciali. Le strutture monumentali, specie quelle funerarie, sono intrinse di significati simbolici e religiosi. Un cambiamento così radicale potrebbe riflettere mutamenti profondi nelle credenze, nei riti o nell’organizzazione sociale, non solo una mera scelta logistica. Per esplorare queste possibilità , è fondamentale rivolgersi all’archeologia del paesaggio, all’antropologia delle religioni e agli studi sulla simbologia preistorica.3. La Pietra e il Cantiere Nuragico
Le pietre usate per costruire i nuraghi venivano da diverse fonti. Si prendevano massi che si trovavano già in superficie, pietre tolte dai campi per renderli coltivabili, o estratte apposta dalle cave. Per estrarre la pietra dalle cave si usavano vari metodi: si toglievano gli strati più esterni, si raccoglievano blocchi che si erano già staccati, oppure si tagliava direttamente dalla roccia viva. Tra le tecniche usate c’erano i cunei di legno bagnati che spaccavano la roccia, il fuoco e l’acqua per creare sbalzi di temperatura che la rompevano, o semplicemente si riduceva in pezzi con i martelli. Le cave di quel tempo si riconoscono ancora oggi per i segni lasciati dall’estrazione e per i blocchi di pietra che non sono stati usati. Spesso si decideva dove costruire un nuraghe anche in base a quanto era vicina la fonte di pietra, per non dover trasportare i materiali per troppi chilometri. Anche se a volte, per pietre particolari, si facevano spostamenti anche di decine di chilometri.Trasporto delle Pietre
Il trasporto dei blocchi di pietra era fatto con mezzi non complicati. Le pietre più piccole o di media grandezza venivano portate con barelle o carri. Per i blocchi molto grandi, chiamati monoliti, si usavano slitte che scorrevano su binari fatti di legno reso liscio. Spesso si preferiva usare la forza degli uomini piuttosto che quella degli animali per spostare i pesi maggiori. Anche se in tempi preistorici sono state spostate pietre enormi, i blocchi usati per i nuraghi erano di solito meno pesanti; anche gli architravi più grandi pesavano raramente più di 17 tonnellate.Organizzazione del Cantiere
Il lavoro nel cantiere era organizzato in modo efficiente, usando strumenti semplici come leve, cunei e piani inclinati. Per prima cosa si preparava l’area dove sarebbe sorto l’edificio. Poi si raccoglievano le pietre e si dividevano per tipo o dimensione. I blocchi più grandi e pesanti venivano messi alla base della costruzione e nei primi strati inferiori.Tecniche di Costruzione
Per sollevare i blocchi ai livelli superiori si procedeva un po’ alla volta, usando leve. Si costruivano anche rampe o strutture temporanee fatte di legno o altre pietre per facilitare il lavoro. Le mura stesse del nuraghe, costruite a gradoni che rientravano verso l’interno, servivano come percorsi per portare su i blocchi e metterli al loro posto nei piani più alti. La forma tipica a tronco di cono dei nuraghi si otteneva usando una tecnica chiamata “aggetto”, dove ogni fila di pietre sporge leggermente rispetto a quella sottostante.Costruzione delle Tombe
Anche per costruire le tombe collettive si seguivano principi simili, specialmente per mettere in posizione le grandi lastre di pietra usate sia in verticale che in orizzontale.Ma davvero si può liquidare la complessità costruttiva nuragica come mero ‘sapere pratico’ di fronte a pozzi profondi 30 metri e torri ciclopiche?
Il capitolo, pur offrendo una critica puntuale alle teorie moderne sulla costruzione dei nuraghi che appaiono poco supportate o irrealistiche, sembra minimizzare la portata delle sfide ingegneristiche affrontate dai costruttori nuragici. Scavare e rivestire pozzi profondi decine di metri, o erigere torri con massi enormi, richiedeva indubbiamente un livello di organizzazione, pianificazione e conoscenza delle tecniche costruttive e dei materiali che va oltre il semplice “sapere pratico” inteso in senso riduttivo. Non si trattava forse di un sapere pratico estremamente sofisticato, frutto di secoli di sperimentazione e trasmissione, che implicava un’intima comprensione della statica e della geologia? Per approfondire questo aspetto, è utile esplorare gli studi sull’archeologia sperimentale applicata alle costruzioni antiche e le ricerche che analizzano l’organizzazione sociale e le capacità tecniche delle civiltà pre-urbane, come quelle condotte da autori quali Giovanni Lilliu per il contesto sardo o gli studi più ampi sull’ingegneria antica.6. Tecniche di Costruzione Nuragica
Materiali e Muratura
Le costruzioni nuragiche utilizzano pietre trovate in natura, non mattoni perfettamente squadrati. Spesso si usano insieme rocce di diverso tipo e colore, come la trachite e il calcare, creando contrasti visivi. Le volumetrie dei nuraghi vengono calcolate assimilando le strutture a solidi geometrici; questo aiuta a stimare il peso totale, verificare i carichi e calcolare la quantità di pietre necessarie. I nuraghi vennero spesso modificati e ingranditi durante l’Età del Bronzo, aggiungendo parti fatte con blocchi di forma più regolare a strutture centrali costruite con pietre meno lavorate. Le diverse tecniche di costruzione dei muri, come quella che usa pietre molto grandi e irregolari (ciclopica) o quella con blocchi più uniformi (isodoma), indicano che i nuraghi furono costruiti in momenti diversi nel tempo.Tecniche di Posa dei Blocchi
Nella costruzione dei muri portanti, i blocchi vengono posati in modi specifici per garantire stabilità . Alcuni blocchi sono disposti con il lato più lungo rivolto verso il centro della struttura (a raggiera) o attraverso lo spessore del muro (trasversali). Esistono anche blocchi speciali chiamati “passanti” che attraversano l’intero spessore del muro, legando insieme le facce interne ed esterne. Quando si costruisce la cupola, i blocchi di ogni giro superiore vengono posati in modo che le linee di contatto tra loro (i giunti) non coincidano con quelle del giro sottostante, incrociandosi per una maggiore solidità . A volte, per fare gli architravi sopra porte o aperture, venivano riutilizzate pietre verticali usate in precedenza (menhir).Approvvigionamento e Lavorazione della Pietra
La posizione scelta per costruire i nuraghi, spesso a mezza costa, in cima a colline o ai margini di altopiani, facilitava molto il recupero delle pietre. I materiali da costruzione si staccavano naturalmente dal terreno roccioso presente in quei luoghi. In tantissimi casi, il luogo dove si estraevano le pietre (la cava) era lo stesso dove si costruiva (il cantiere). I costruttori sardi dell’Età del Bronzo usavano attrezzi semplici come martelli, cunei e leve per staccare grandi lastre di roccia che servivano per fare le pareti interne (ortostati), i soffitti (solai) e gli architravi. Per dare forma alle pietre, usavano vari tipi di martelli, picconi, picchetti e martelline per ottenere blocchi con diverse finiture, da quelli appena sbozzati a quelli perfettamente regolari.Trasporto dei Materiali
Per spostare pesi non eccessivi, entro le 2 tonnellate circa, bastava usare una leva e un cuneo per muovere la pietra con meno fatica, oppure un carro a due ruote che poteva essere trainato anche da un solo bue. Sculture in bronzo ritrovate in Sardegna fanno pensare che venissero usati mezzi di trasporto con ruote. Quando i blocchi erano molto pesanti, superando le 2 tonnellate, si usavano slitte fatte scorrere su tronchi resi scivolosi con del grasso o dell’acqua. Queste slitte venivano trainate con funi da molti operai o animali robusti come i buoi, come dimostrano esempi di spostamento di grandi pietre (megaliti) visti in tempi antichi e anche più recenti.Sollevamento e Posa di Blocchi Pesanti
Mettere in posizione blocchi molto pesanti, come gli architravi che coprono le aperture o le grandi lastre usate per i tetti, richiedeva tecniche specifiche. Si costruivano piani inclinati fatti con tronchi su cui i blocchi venivano fatti scorrere, aiutandosi con funi per tirarli su. Per alzare pietre verticali alte (steli), si usavano pali come leve e funi per guidare e stabilizzare la pietra mentre veniva sollevata e messa in piedi.Costruzione di Cupole e Pozzi
La stabilità delle coperture a falsa cupola dei nuraghi non dipendeva da un teorico “arco orizzontale”, ma dalle dimensioni adeguate dei blocchi usati, dallo scarso aggetto (quanto sporgono i blocchi uno sull’altro) e dalla presenza di blocchi grandi anche nelle parti alte della struttura. La cupola veniva costruita senza bisogno di impalcature interne (centina) perché i blocchi erano disposti in modo da sostenersi a vicenda man mano che si saliva. I blocchi usati per la parte interna della cupola venivano poi bloccati e resi più stabili da pietre poste nella parte più interna del muro. Realizzare pozzi molto profondi richiedeva un lavoro enorme, scavando con attrezzi semplici e rivestendo le pareti interne con pietre posate a secco.Principi Costruttivi Generali
La scelta di costruire molti nuraghi su cime difficili da raggiungere rende improbabile che siano state usate grandi rampe di terra per portare su i materiali, come si faceva in altre costruzioni antiche. Le diverse fasi della costruzione, dalla base fino alla chiusura della cupola, seguivano principi simili a quelli usati nell’architettura tradizionale, basati sulla conoscenza pratica dei materiali e delle forze in gioco.Se è così improbabile che siano state usate grandi rampe di terra, come si spiega la costruzione di nuraghi enormi in cima a colline difficili da raggiungere?
Il capitolo, pur descrivendo varie tecniche di trasporto e sollevamento, liquida piuttosto sbrigativamente l’ipotesi delle grandi rampe per i nuraghi costruiti in posizioni elevate. Questa affermazione, seppur plausibile, lascia un vuoto esplicativo su come venissero effettivamente portate in quota le enormi quantità di materiale necessarie per strutture così imponenti. Per approfondire la questione, sarebbe utile esplorare studi specifici sulla logistica dei cantieri antichi, in particolare quelli che trattano la costruzione di megaliti e grandi edifici in contesti orografici complessi. Discipline come l’archeoingegneria e l’archeologia sperimentale offrono spunti e tentativi di ricostruzione pratica delle possibili tecniche utilizzate, andando oltre le ipotesi basate solo sulla posizione del sito.Abbiamo riassunto il possibile
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