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Contenuti del libro
Informazioni
“Inferno. Il mondo in guerra 1939-1945” di Max Hastings non è la solita storia della Seconda Guerra Mondiale. Questo libro ti catapulta dentro il caos e la brutalità del conflitto, dal blitzkrieg tedesco in Polonia e Francia alle battaglie epiche e sanguinose sul fronte orientale contro l’Unione Sovietica. Hastings non si ferma ai grandi generali o alle strategie dall’alto, ma scava a fondo nel costo umano, mostrando la sofferenza civile in luoghi come Stalingrado, Leningrado o durante l’Olocausto, e la dura realtà per i soldati in ogni teatro, dal deserto del Nord Africa alle giungle del Pacifico. Esplora le decisioni cruciali, gli errori strategici e la resilienza incredibile di milioni di persone, evidenziando come la guerra totale abbia trasformato il mondo tra il 1939 e il 1945. È un racconto potente e senza filtri sulla brutalità, le lealtà contese e il prezzo altissimo pagato per la vittoria.Riassunto Breve
La Seconda Guerra Mondiale inizia con l’invasione tedesca della Polonia nel settembre 1939, seguita dalla dichiarazione di guerra di Regno Unito e Francia, ma senza un’offensiva immediata a ovest. L’Unione Sovietica invade la Polonia orientale in base a un patto segreto con la Germania. La Polonia viene rapidamente sconfitta e spartita, con l’inizio immediato di brutalità e deportazioni. Segue un periodo di stallo a ovest, la “guerra fasulla”, mentre l’URSS attacca la Finlandia con difficoltà inaspettate. Nell’aprile 1940, la Germania invade Danimarca e Norvegia, con un intervento alleato inefficace. A maggio 1940, la Germania lancia la sua offensiva principale a ovest, usando la tattica del Blitzkrieg per penetrare attraverso le Ardenne e travolgere le difese francesi. La Francia viene rapidamente sconfitta e chiede l’armistizio a giugno, mentre le forze britanniche vengono evacuate da Dunkerque. Dopo la sconfitta francese, la Gran Bretagna, guidata da Churchill, decide di resistere. La Luftwaffe attacca l’isola nella Battaglia d’Inghilterra, ma la RAF, con l’aiuto del radar, respinge gli attacchi, anche se il bombardamento delle città non spezza il morale inglese. L’Italia entra in guerra ma subisce sconfitte che richiedono l’intervento tedesco. Non riuscendo a piegare l’Inghilterra, Hitler sposta l’obiettivo a est, pianificando l’invasione dell’Unione Sovietica (Operazione Barbarossa) per il 1941. L’invasione inizia a giugno 1941 con l’obiettivo di distruggere il bolscevismo e acquisire spazio vitale, prevedendo la morte per fame di milioni di russi. L’Armata Rossa, indebolita, subisce perdite enormi, ma la vastità del territorio, i problemi logistici e l’inverno bloccano l’avanzata tedesca. La guerra sul fronte orientale è caratterizzata da brutalità estrema da entrambe le parti. A dicembre 1941, una controffensiva sovietica respinge i tedeschi da Mosca. L’assedio di Leningrado causa centinaia di migliaia di morti civili. Sul fronte orientale si consuma una catastrofe, e l’alto comando tedesco riconosce che la guerra non può più essere vinta rapidamente. Negli Stati Uniti prevale l’isolazionismo, ma Roosevelt aumenta gradualmente il sostegno alla Gran Bretagna. Il Giappone, impegnato in Cina, vede l’espansione nel Sud-est asiatico come una soluzione e l’embargo petrolifero americano spinge all’azione. L’attacco a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 unifica gli USA. Seguono rapide vittorie giapponesi nel Pacifico e nel Sud-est asiatico, dove le forze alleate mostrano carenze. La brutalità giapponese verso prigionieri e civili è immediata. La superiorità industriale americana e l’intelligence permettono agli USA di ottenere vittorie cruciali nel Pacifico, come a Midway nel giugno 1942, che cambia il corso della guerra. La guerra si combatte in teatri diversi: giungle ostili nel Pacifico (Guadalcanal, Nuova Guinea) con malattie e terreno difficile, e sull’Atlantico, dove la Royal Navy affronta gli U-boat tedeschi per mantenere aperte le rotte dei convogli vitali. La produzione navale americana e i progressi tecnologici aiutano gli Alleati a contrastare i sottomarini entro il 1943. Il 1942 sul fronte orientale vede offensive tedesche che infliggono perdite immense, ma la battaglia di Stalingrado, uno scontro brutale, si conclude con l’accerchiamento della Sesta Armata tedesca, segnando una svolta cruciale. La guerra comporta sofferenze diffuse per i civili, specialmente in Russia e nei territori occupati, con fame, spostamenti forzati e violenza. La mobilitazione delle donne è importante, anche in ruoli di combattimento in URSS e Jugoslavia. La capacità sovietica di sopportare sofferenze estreme è determinante. La produzione industriale degli Stati Uniti aumenta prodigiosamente, fornendo agli Alleati risorse immense. Le operazioni militari si concentrano nel Mediterraneo (Nord Africa, Italia) e sul Fronte Orientale, dove l’URSS infligge perdite enormi. La battaglia di El Alamein e gli sbarchi in Nord Africa sono vittorie alleate, mentre Kursk dimostra la crescente superiorità sovietica. L’intelligence Ultra fornisce informazioni cruciali. Nei paesi occupati, la collaborazione è diffusa, mentre la resistenza è spesso minoritaria e brutale. Anche tra gli Alleati occidentali ci sono tensioni. Le divisioni sono evidenti negli imperi coloniali, con movimenti nazionalisti e politiche repressive o indifferenti delle potenze Alleate, come la carestia in Bengala. In Cina, gli sforzi americani falliscono a causa delle divisioni interne e della corruzione, mentre l’occupazione giapponese causa milioni di morti e barbarie. Nel Pacifico, gli Alleati avanzano con costose campagne di “salto tra le isole” contro difese giapponesi tenaci. La campagna d’Italia è un fronte difficile a causa del terreno montuoso e della difesa tedesca. In Iugoslavia, la guerra è un brutale conflitto interno esacerbato dall’occupazione. La guerra aerea vede i bombardamenti alleati contro la Germania causare distruzioni massicce e centinaia di migliaia di morti civili, indebolendo la Luftwaffe e le forniture tedesche. La Seconda Guerra Mondiale impone un costo umano enorme. L’Unione Sovietica deporta milioni di cittadini. I regimi nazisti e giapponesi impongono un dominio brutale. L’Olocausto è il genocidio mirato contro gli ebrei, ma milioni di altri civili e prigionieri vengono uccisi. Le potenze alleate reagiscono con lentezza e indifferenza allo sterminio. Nel 1944, i fronti diventano teatri di scontri brutali. L’operazione Bagration sovietica distrugge le forze tedesche a est, mentre gli sbarchi in Normandia e le campagne in Italia sono difficili e costosi. Le forze tedesche combattono con accanimento nonostante le sconfitte strategiche. La guerra si trascina, un epilogo prolungato di violenza. Nel tardo 1944, la superiorità alleata rende l’esito inevitabile. Nel Pacifico, il blocco navale americano rende il crollo del Giappone certo, ma le operazioni terrestri continuano con combattimenti sanguinosi. In Europa, problemi logistici e la riorganizzazione tedesca rallentano gli Alleati occidentali. L’offensiva tedesca delle Ardenne fallisce ma causa perdite. L’avanzata sovietica a est è implacabile e brutale, con le ultime battaglie in Ungheria e Germania estremamente violente. I civili subiscono violenze e distruzioni. La guerra si conclude con l’incontro delle forze alleate e la caduta di Berlino, un epilogo costoso. La conclusione porta alla vittoria alleata ma con brutalità. L’Armata Rossa compie stupri e saccheggi in Germania e Europa orientale. Nel Pacifico, la guerra continua con battaglie sanguinose come Iwo Jima e Okinawa e l’uso massiccio dei kamikaze. La campagna di bombardamento strategico devasta le città giapponesi. Lo sviluppo della bomba atomica porta all’uso su Hiroshima e Nagasaki per evitare un’invasione costosa, causando distruzione senza precedenti. L’URSS dichiara guerra al Giappone e invade la Manciuria. La guerra termina formalmente con la resa del Giappone, lasciando un’Europa devastata, milioni di sfollati e un alto numero di morti civili. Le potenze vincitrici affrontano la gestione dei territori occupati e i crimini di guerra, ma i processi giudicano solo una parte dei responsabili. La fine del conflitto segna l’inizio di nuove tensioni tra URSS e Alleati occidentali e l’emergere di movimenti nazionalisti nei territori coloniali, portando a nuovi conflitti e alla fine degli imperi europei. La vittoria alleata, ottenuta a caro prezzo e con compromessi morali, evita un destino peggiore ma non porta pace o giustizia universale.Riassunto Lungo
1. La Folgore Tedesca e l’Inverno Alleato
Nel settembre 1939, la Germania invade la Polonia. Nonostante le promesse di aiuto, Regno Unito e Francia dichiarano guerra ma non attaccano in modo deciso sul fronte occidentale. L’Unione Sovietica, seguendo un accordo segreto con la Germania, invade contemporaneamente la Polonia orientale. La Polonia, attaccata da due lati e con poche difese, viene sconfitta velocemente e divisa tra i due invasori. Subito dopo iniziano le violenze naziste e le deportazioni sovietiche.Il periodo di stallo e la guerra d’inverno
Dopo l’invasione della Polonia, sul fronte occidentale c’è un lungo periodo di calma, chiamato “guerra fasulla”. Le forze alleate si preparano per un conflitto lungo, ma non sono pronte e hanno poca motivazione, peggiorata dall’attesa. Nello stesso tempo, l’Unione Sovietica attacca la Finlandia. I finlandesi resistono con grande coraggio, anche se i russi sono molto più numerosi e meglio equipaggiati. Gli Alleati promettono aiuto alla Finlandia, ma l’aiuto concreto è limitato. Intanto, discutono altre idee, come bloccare i rifornimenti che la Svezia manda alla Germania passando per la Norvegia.L’attacco a nord e la rapida caduta della Francia
Nell’aprile 1940, la Germania invade la Danimarca e la Norvegia. L’intervento degli Alleati in Norvegia è confuso e non funziona. Le truppe non sono preparate e ci sono molti problemi con i rifornimenti. Questo porta a una ritirata veloce degli Alleati e al cambio del governo britannico. A maggio 1940, la Germania lancia l’attacco principale a ovest. Le truppe tedesche passano attraverso la zona delle Ardenne e superano facilmente le difese francesi sul fiume Mosa. La velocità e la tattica della “guerra lampo” (Blitzkrieg) sorprendono e sconfiggono le armate francesi. Questo provoca panico e una fuga enorme di civili. Anche se ci sono stati alcuni episodi di resistenza, i capi militari francesi non sono pronti e non riescono a organizzare una difesa efficace. La forza di spedizione britannica si trova circondata e deve essere salvata via mare da Dunkerque, lasciando indietro tutte le armi pesanti. La Francia, ormai sconfitta militarmente e con il morale basso, chiede di smettere di combattere nel giugno 1940.Come è possibile che le potenze Alleate, pur avendo dichiarato guerra, siano rimaste inattive per mesi sul fronte occidentale, per poi farsi sorprendere e sconfiggere così rapidamente dalla Wehrmacht?
Il capitolo descrive il periodo di stallo sul fronte occidentale e la successiva rapida caduta della Francia attribuendoli principalmente all’impreparazione e alla sorpresa degli Alleati. Tuttavia, questa narrazione rischia di semplificare eccessivamente le cause di un disastro strategico di tali proporzioni. Per cogliere la complessità di quel momento, è fondamentale esplorare in modo più approfondito le decisioni politiche, le dottrine militari e le percezioni strategiche che guidavano le potenze Alleate. Analizzare la pianificazione difensiva francese, le dinamiche del governo britannico e le valutazioni dell’intelligence può rivelare lacune e errori che vanno oltre la semplice mancanza di prontezza. Approfondire gli studi di storia militare e politica, magari leggendo autori che hanno analizzato le cause profonde dei fallimenti alleati, può offrire una visione più completa e meno riduttiva.2. La Sopravvivenza Britannica e la Svolta a Est
Dopo la sconfitta della Francia nel giugno 1940, il paese si arrende. Molti francesi provano sollievo, accettando il regime di Pétain. Mostrano poca volontà di continuare a combattere e a volte sono ostili verso gli inglesi. La Germania ottiene una vittoria rapida sul continente, piegando rapidamente molti paesi. Nonostante questo successo, non riesce a piegare la Gran Bretagna.La Resistenza Britannica
L’Inghilterra, guidata da Churchill, decide di resistere con forza. La Luftwaffe attacca l’isola nella Battaglia d’Inghilterra. Lo scopo è distruggere la RAF e preparare un’invasione. La RAF, grazie al radar e a un sistema di difesa efficace, riesce a respingere gli attacchi. Questo avviene nonostante le perdite e l’inesperienza di molti giovani piloti. La Luftwaffe commette errori strategici. Il bombardamento delle città, noto come il Blitz, non spezza il morale inglese e non distrugge l’industria o la RAF. Nonostante la resistenza vittoriosa nella Battaglia d’Inghilterra, le forze armate britanniche mostrano ancora debolezze tattiche e organizzative in altri teatri, come il Mediterraneo.L’Intervento dell’Italia
Mussolini porta l’Italia in guerra con l’obiettivo di espandersi e ottenere guadagni territoriali. Le forze italiane si dimostrano impreparate ad affrontare il conflitto. Subiscono sconfitte in Nord Africa e Grecia. Queste difficoltà costringono la Germania a intervenire in queste aree per sostenere l’alleato.La Svolta verso Est
Hitler, non riuscendo a sconfiggere l’Inghilterra e dovendo sostenere l’Italia in difficoltà, decide di cambiare obiettivo principale. Spinto anche da necessità economiche e ideologiche, pianifica l’invasione dell’Unione Sovietica per il 1941. Questa decisione segna una svolta cruciale nel corso della guerra. La Gran Bretagna, pur con le sue limitazioni, rimane un punto di riferimento per la lotta contro l’Asse.Ma la svolta a Est fu davvero solo una conseguenza dei fallimenti in Occidente e nel Mediterraneo?
Il capitolo, pur descrivendo correttamente il cambio di focus strategico di Hitler, lega la decisione di invadere l’Unione Sovietica principalmente al mancato successo contro la Gran Bretagna e alle difficoltà italiane. Questa impostazione rischia di sottovalutare le profonde radici ideologiche e i piani a lungo termine del regime nazista, per i quali la guerra contro il bolscevismo e la conquista dello “spazio vitale” a Est erano obiettivi centrali e preesistenti. Per comprendere appieno le motivazioni dietro l’Operazione Barbarossa, è fondamentale approfondire la storia dell’ideologia nazista e la visione del mondo di Hitler, studiando autori come Ian Kershaw o Richard J. Evans.3. La steppa e il deserto: Svolte e sofferenze del 1941
L’Operazione Barbarossa, l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, prese il via nel giugno 1941 con una forza militare enorme. L’obiettivo andava oltre la semplice conquista: mirava a distruggere il sistema bolscevico, ottenere nuovo territorio e sfruttare le risorse economiche, un piano che implicava la morte per fame di milioni di persone. L’esercito sovietico, l’Armata Rossa, si trovò impreparato e indebolito dalle precedenti epurazioni volute da Stalin, subendo perdite altissime e ritirate caotiche. La guerra su questo fronte fu subito segnata da una violenza inaudita da entrambe le parti, con episodi brutali come i massacri di prigionieri e civili.La resistenza e l’inverno
Nonostante i rapidi successi iniziali e l’avanzata profonda nel territorio sovietico, l’enorme estensione della Russia, le difficoltà nel rifornire le truppe e l’arrivo dell’inverno, con il fango seguito dal gelo intenso, frenarono l’esercito tedesco fino a bloccarlo. Le divisioni della Wehrmacht non erano equipaggiate per affrontare il freddo estremo, e i mezzi meccanici si guastavano continuamente. Allo stesso tempo, la resistenza sovietica diventava sempre più forte, grazie all’arrivo di nuovi soldati e a una disciplina ferrea imposta dal regime di Stalin. Questa disciplina era così brutale da prevedere esecuzioni immediate per chiunque mostrasse segni di codardia o tentasse la diserzione.Mosca e Leningrado
Nel dicembre del 1941, l’esercito sovietico lanciò una grande controffensiva che riuscì a respingere le truppe tedesche lontano da Mosca, segnando un momento cruciale. Nello stesso periodo, la città di Leningrado si trovò sotto un assedio implacabile, con un blocco che isolò completamente la popolazione. Questo blocco causò la morte per fame di centinaia di migliaia di abitanti in condizioni terribili e disumane, trasformando la città in un simbolo di sofferenza e resistenza.La guerra nel deserto
Mentre la lotta furiosa continuava sul fronte orientale, anche gli Alleati occidentali si trovarono ad affrontare grandi sfide in Nord Africa. L’Ottava Armata britannica, un insieme di truppe diverse con problemi di morale e guide non sempre efficaci, incontrò notevoli difficoltà. Le condizioni di combattimento nel deserto erano estremamente dure, mettendo a dura prova uomini e mezzi. Sebbene non ci sia stata una sconfitta decisiva come quella di Tobruk nel 1942, il 1941 fu un anno di battaglie difficili e alterne fortune per le forze britanniche nella regione.Il significato del 1941
Nonostante le immense perdite umane e le sofferenze patite, l’Unione Sovietica dimostrò una straordinaria capacità di mobilitare tutte le sue risorse e la popolazione. Questa determinazione, sebbene spesso imposta con la forza da un regime brutale, fu decisiva per impedire ai tedeschi di ottenere una vittoria rapida come avevano sperato. Verso la fine del 1941, i vertici militari tedeschi dovettero ammettere che la guerra non sarebbe finita presto e non poteva più essere vinta con una rapida campagna militare. Il fallimento di ottenere una vittoria lampo in Russia, la “Blitzkrieg”, rappresentò un vero e proprio punto di svolta strategico per l’intero conflitto, anche se la guerra era ancora lontana dalla fine e avrebbe causato altre perdite terribili negli anni successivi.Se l’esito della guerra era “inevitabile”, perché il capitolo descrive un prezzo finale così “altissimo” e apparentemente “inutile”?
Il capitolo presenta una contraddizione evidente: da un lato afferma l’inevitabilità della vittoria Alleata già nel 1944, dall’altro descrive con dovizia di particolari l’enorme costo umano e materiale degli ultimi mesi di conflitto, quasi a suggerire che gran parte di esso sia stato superfluo. Per comprendere meglio questa apparente irrazionalità, è fondamentale approfondire le motivazioni politiche e strategiche che spinsero i contendenti a continuare a combattere con tale ferocia, nonostante la situazione militare fosse compromessa per l’Asse. È utile studiare le specifiche campagne militari citate, analizzando le decisioni dei comandanti e la resistenza, talvolta fanatica, delle truppe e delle popolazioni. Approfondire la storia militare del periodo, magari leggendo autori come Antony Beevor, può aiutare a contestualizzare la violenza e le perdite di quella fase finale.11. La fine della guerra e le sue ombre lunghe
La fine della Seconda Guerra Mondiale porta alla vittoria degli Alleati, ma non senza costi altissimi e conseguenze difficili. Mentre l’Armata Rossa avanza in Germania e nell’Europa orientale, si verificano episodi di violenza diffusa. Soldati sovietici si rendono protagonisti di stupri, saccheggi e uccisioni indiscriminate. Questo accade in parte per un desiderio di vendetta dovuto alle sofferenze subite durante la guerra. Le autorità sovietiche, incluso Stalin, non intervengono per fermare questi eccessi. La situazione è così grave che decine di migliaia di tedeschi arrivano a togliersi la vita. Questa brutalità non risparmia nemmeno paesi considerati “liberati”, come la Iugoslavia. Tali azioni sorprendono e preoccupano gli alleati locali e quelli occidentali. L’Unione Sovietica, da parte sua, rifiuta di ammettere o riconoscere i crimini commessi dai propri soldati.La guerra nel Pacifico
Mentre la guerra in Europa si conclude, nel Pacifico i combattimenti proseguono con estrema violenza. Battaglie come quelle di Iwo Jima e Okinawa sono particolarmente sanguinose. Le truppe americane affrontano perdite molto alte a causa della ferrea resistenza giapponese. Un fattore determinante è l’uso massiccio dei kamikaze, che infliggono danni notevoli alle navi americane. Parallelamente, una vasta campagna di bombardamenti strategici con i B-29 rade al suolo le città giapponesi. Questi attacchi aerei provocano centinaia di migliaia di vittime tra i civili. In questo contesto, il Progetto Manhattan porta alla creazione della bomba atomica. Nonostante fosse chiaro che il Giappone non poteva più vincere, gli Stati Uniti temono un’invasione terrestre che costerebbe moltissime vite. Inoltre, Tokyo rifiuta la resa senza condizioni richiesta dagli Alleati. Queste ragioni portano alla decisione di usare le bombe atomiche. Le città di Hiroshima e Nagasaki vengono colpite, causando distruzione e morte su una scala mai vista prima. Quasi nello stesso momento, l’Unione Sovietica dichiara guerra al Giappone. Le truppe sovietiche invadono la Manciuria, ottenendo così nuovi territori.Le conseguenze della guerra
Con la resa del Giappone, la guerra giunge ufficialmente al termine. Tuttavia, il mondo che ne esce è segnato da profonde ferite. L’Europa è devastata, milioni di persone sono sfollate e il bilancio delle vittime civili è altissimo. Le nazioni vincitrici devono affrontare compiti enormi, come gestire i territori occupati e fare i conti con i crimini di guerra commessi. Si tengono processi importanti a Norimberga e Tokyo per giudicare i responsabili. Tuttavia, solo una parte di coloro che avevano commesso crimini viene portata davanti alla giustizia. Anzi, in alcuni casi, ex criminali vengono persino utilizzati dalle stesse potenze alleate per i propri scopi. La fine del conflitto non porta a una pace duratura, ma apre la strada a nuove tensioni. In particolare, il rapporto tra l’Unione Sovietica e i paesi occidentali si fa sempre più difficile. Allo stesso tempo, nei territori che erano sotto il controllo delle potenze coloniali europee, nascono forti movimenti nazionalisti. Questi movimenti porteranno a nuove lotte e, col tempo, alla fine dei grandi imperi coloniali europei. La vittoria degli Alleati, pur avendo evitato un futuro ancora peggiore sotto il dominio dell’Asse, è stata ottenuta a un prezzo elevato, non solo in termini di vite, ma anche con compromessi morali che non hanno garantito una pace o una giustizia valide per tutti.Il capitolo elenca le ragioni per l’uso della bomba atomica, ma non ignora forse il dibattito storico e morale che ancora circonda quella scelta?
Il capitolo, pur menzionando i fattori che portarono alla decisione di sganciare le bombe atomiche, sorvola sulla complessità e sul feroce dibattito storiografico e morale che ancora oggi circonda quell’evento. La narrazione si concentra sulle motivazioni dichiarate (evitare un’invasione sanguinosa, il rifiuto della resa), ma non esplora a fondo le alternative strategiche considerate, il reale stato di esaurimento del Giappone, o il possibile ruolo della diplomazia e della ‘diplomazia atomica’ nei confronti dell’Unione Sovietica. Per comprendere meglio questa controversia, è utile approfondire la storia militare e diplomatica della Seconda Guerra Mondiale, leggendo autori che hanno analizzato criticamente la decisione, come Gar Alperovitz o Barton Bernstein, o chi ha ricostruito la storia del Progetto Manhattan, come Richard Rhodes.Abbiamo riassunto il possibile
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