Scienze sociali

India, Cina, Russia

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1. L’Impero Celeste in Tempesta: Effetti Globali del Commercio e della Rivoluzione

L’apertura forzata della Cina al commercio da parte degli inglesi destabilizza un paese già provato da sovrappopolazione e tensioni sociali. L’arrivo di manufatti britannici e americani a basso costo travolge l’industria locale, basata sul lavoro manuale. La crisi industriale si traduce in un crollo delle entrate fiscali, aumento della povertà e rivolte popolari.Dalla disperazione emergono richieste di ridistribuzione della proprietà, con echi di socialismo che sorprendono i missionari europei. I cannoni britannici, imponendo il commercio dell’oppio, sono la causa principale della rivoluzione. L’oppio mina l’autorità imperiale e la fede nell’Impero Celeste, mentre l’argento cinese defluisce verso l’India britannica. La corruzione legata al contrabbando aggrava la crisi, soprattutto nelle province meridionali.L’importazione di tessuti inglesi, aumentata dopo la fine del monopolio della Compagnia delle Indie Orientali, danneggia ulteriormente l’economia. Riparazioni di guerra, consumo di oppio e concorrenza straniera aumentano la pressione fiscale, spingendo l’imperatore a concedere dilazioni sui pagamenti delle imposte.La crisi cinese ha ripercussioni in Inghilterra. L’espansione industriale inglese, nonostante l’emigrazione e le nuove risorse, si scontra con i limiti del mercato. La riduzione dei dazi sul tè, pensata per favorire il commercio con la Cina, si rivela inutile a causa della rivoluzione. Il commercio del tè si interrompe, i prezzi aumentano e i capitali fuggono dalla Cina. L’industria britannica, già vicina alla crisi, rischia un tracollo, con possibili conseguenze politiche rivoluzionarie in Europa, aggravate da raccolti scarsi e tensioni internazionali.In Inghilterra, il dibattito sull’India Bill, una legge per riorganizzare il governo indiano, rivela le tensioni politiche. Il progetto di legge di Sir Charles Wood, nonostante le promesse di riforma, appare superficiale. Le modifiche proposte, come la riduzione dei direttori della Compagnia delle Indie Orientali e l’aumento dei loro stipendi, sembrano favorire gli interessi britannici. L’India Bill è criticato aspramente, il dibattito parlamentare evidenzia l’opposizione di conservatori e radicali, concordi nel ritenere la legge inadeguata.

2. L’Impero in Scacco: Dominio Britannico e Crisi Indiana

L’India, un paese grande come un continente, è da sempre divisa al suo interno, sia per le diverse caratteristiche del suo territorio, sia per le differenze politiche tra le sue regioni. Gli inglesi la dominano in modo completamente diverso rispetto a tutti i popoli che l’hanno conquistata in passato, sfruttandola e impoverendola. La Compagnia britannica delle Indie orientali, infatti, segue l’esempio di altre compagnie commerciali europee, trattando l’India come una terra da cui ricavare più ricchezze possibili, senza alcun rispetto. A differenza dei precedenti invasori, però, gli inglesi distruggono l’intera economia e società indiana.L’India, che si basa sull’agricoltura e sull’uso di canali per irrigare i campi, si ritrova con opere pubbliche abbandonate dagli inglesi, che si occupano solo di tasse e guerre. I villaggi indiani, che per secoli si sono mantenuti da soli grazie alla produzione di tessuti e all’agricoltura, vengono rovinati dall’arrivo delle macchine e del libero commercio inglese. I tessuti fatti a macchina in Inghilterra, infatti, costano meno di quelli fatti a mano in India, e così gli artigiani indiani perdono il lavoro, creando una crisi sociale mai vista prima.La Compagnia delle Indie orientali nasce nel 1708, unendo diverse compagnie commerciali più piccole. Grazie alla corruzione e al controllo del commercio, e con l’aiuto del governo inglese, diventa sempre più potente. Dopo la Guerra dei Sette Anni, la Compagnia conquista sempre più territori in India, fino a controllare quasi tutto il paese nel 1849.Il commercio tra Inghilterra e India cambia completamente. Prima l’India vendeva tessuti all’Inghilterra in cambio di oro e argento. Con la rivoluzione industriale inglese, invece, è l’India a comprare i tessuti dall’Inghilterra, e l’industria indiana va in rovina. Gli industriali inglesi, che guadagnano sempre di più vendendo in India, vogliono quindi controllare il paese in modo ancora più diretto, eliminando il vecchio sistema di governo, considerato corrotto e inefficiente.Il governo inglese in India è complicato e poco trasparente. Ci sono due governi, quello inglese e quello della Compagnia delle Indie orientali, entrambi controllati da funzionari che non rispondono a nessuno del loro operato. Corruzione e favoritismi sono all’ordine del giorno, bloccando ogni cambiamento e danneggiando la popolazione indiana. Anche i principi indiani, che governano ancora alcune zone del paese, sono ormai sottomessi agli inglesi e non hanno più alcun potere reale.

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9. La Russia al bivio: tra capitalismo e rivoluzione sociale

Le ferrovie, nei paesi più industrializzati, rappresentano il punto più alto di questo sviluppo. Diventano un mezzo di comunicazione fondamentale e spingono verso la concentrazione del capitale. Le ferrovie favoriscono la nascita di grandi società e intensificano l’attività finanziaria a livello internazionale, creando una rete di legami economici tra paesi. Nei paesi meno industrializzati, invece, le ferrovie accelerano la fine delle vecchie strutture sociali, favorendo una crescita sproporzionata del capitalismo rispetto alla base della società.In Russia, lo sviluppo delle ferrovie è finanziato soprattutto dallo Stato. Questo modello è diverso da quello inglese e si avvicina a quello di Francia e Stati Uniti, dove le compagnie ferroviarie ricevono grandi aiuti pubblici, a volte eccessivi e causa di corruzione. In Russia, come in Austria e Italia, le ferrovie diventano un debito per lo Stato e pesano sulla popolazione. L’aumento del commercio con l’estero, reso possibile dalle ferrovie, peggiora paradossalmente la vita delle persone nei paesi che esportano materie prime. Questo perché aumentano le tasse e i beni che prima erano accessibili diventano più costosi.Stati Uniti e Russia mostrano una situazione molto diversa. Gli Stati Uniti riducono il debito pubblico e vedono una crescita industriale stabile, mentre la Russia rischia la bancarotta, con un’economia simile a quella fragile della Francia prima della rivoluzione. La Russia cerca di imitare il progresso economico dell’Occidente, ma si ritrova in una situazione di crescente instabilità sociale ed economica.La carestia del 1891 in Russia non è un caso isolato, ma il segnale di una crisi sociale ed economica profonda, causata da decenni di trasformazioni iniziate con la guerra di Crimea. La vecchia Russia agricola sta scomparendo, sostituita da una nuova Russia borghese, che riceve aiuti dallo Stato ed è protetta da dazi. L’abolizione della servitù della gleba nel 1861, gestita male e con corruzione, ha impoverito i contadini, oppressi da debiti e nuove tasse, e incapaci di competere con la grande industria che stava nascendo.Il passaggio forzato all’economia basata sul denaro ha danneggiato le campagne russe, molto più di quanto accaduto in Francia nel XVII secolo. La carestia del 1891 mostra la debolezza di un sistema che ha distrutto le vecchie istituzioni comunitarie senza offrire alternative valide ai contadini. La crisi sarà lunga e profonda, accelerando la fine della comune rurale e il passaggio della terra ai nuovi proprietari terrieri borghesi.La Russia è a un bivio. L’industrializzazione è necessaria per rimanere una potenza mondiale, ma sta avvenendo in modo capitalistico, rischiando di distruggere le caratteristiche sociali russe, in particolare la comune rurale. Non è chiaro se la Russia riuscirà a unire l’industria moderna con le sue tradizioni comunitarie, o se dovrà seguire un percorso capitalistico come l’Occidente, con tutte le conseguenze sociali e rivoluzionarie che questo comporta. La velocità e la forza di questa trasformazione mettono la Russia di fronte a sfide enormi e alla possibilità di cambiamenti sociali profondi e duraturi.

10. La Comune Russa al Crocevia: Tra Capitalismo e Rivoluzione

Si corregge l’errore che identificava Tkaciov come bakuninista, mentre era in realtà un blanquista. Le sue idee sulla comune agricola russa derivano da Herzen. Quest’ultimo, influenzato da Haxthausen, vedeva nella comune un elemento tipico della Russia, contrapposta a un Occidente in declino. Herzen pensava che la comune fosse una soluzione ai problemi sociali, già pronta in Russia, a differenza dell’Occidente. Tkaciov, seguendo questa idea, credeva che i contadini russi fossero più vicini al socialismo dei proletari occidentali. Cernyševskij, pur non conoscendo Marx a causa della censura, vedeva nella comune agricola un modo per superare sia il capitalismo occidentale sia la comune rurale tradizionale, un vantaggio per la Russia. Sottolineava come l’individualismo occidentale rendesse difficile accettare un nuovo ordine sociale, mentre la Russia aveva già abitudini collettive nelle comuni. Storicamente, però, le comuni agrarie non hanno creato da sole forme superiori di proprietà collettiva, ma tendono a scomparire con lo sviluppo della produzione mercantile. La comune russa, anche se resiste, può evolvere verso il socialismo solo grazie all’iniziativa del proletariato industriale occidentale. La vittoria del proletariato in Occidente e la fine della produzione capitalistica sono necessarie per far progredire la comune russa. Dopo la guerra di Crimea, l’industrializzazione capitalistica si intensifica in Russia, disgregando la comune agricola. La costruzione di ferrovie, lo sviluppo industriale e l’emancipazione dei servi accelerano questo processo. Le riforme e le necessità economiche spingono la Russia verso il capitalismo, erodendo la comune con l’indebitamento contadino e la trasformazione dei rapporti economici. Marx, in una lettera del 1877, spiega che la Russia non deve per forza dissolvere la comune per abbracciare il capitalismo. Suggerisce che la Russia potrebbe evitare le sofferenze del capitalismo sviluppando la comune agricola, soprattutto se una rivoluzione russa coincidesse con una rivoluzione proletaria in Occidente. Negli anni successivi, il capitalismo avanza rapidamente in Russia, sostenuto dallo stato zarista e dalla borghesia emergente. La comune agricola potrebbe ancora essere un punto di partenza per uno sviluppo comunista, ma solo se si abbatte il dispotismo zarista e avviene una rivoluzione in Russia. Questa rivoluzione potrebbe stimolare il movimento operaio occidentale e creare condizioni migliori per una trasformazione socialista.

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