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Informazioni
“Immaginare l’inimmaginabile. Cronache dell’anno che avrebbe potuto insegnarci tutto” di Jaime D’Alessandro ti prende e ti sbatte in faccia un sacco di domande su come viviamo oggi, soprattutto qui in Italia, dopo tutto quello che è successo. Non è una storia con personaggi, ma un viaggio attraverso le idee che ci girano intorno. Parla di come la nostra percezione realtà sia spesso distorta, ingigantendo i problemi e ignorando i lati positivi, un po’ colpa della stagnazione economica Italia che ci portiamo dietro da anni e di come i social amplifichino tutto con il bias conferma. Poi ti fa pensare al tempo, al lavoro (smart working futuro), a come potremmo ripensare le città con l’idea della città 15 minuti. Ma il punto cruciale è il cambiamento climatico Italia e quanto siamo impreparati, o lo spopolamento delle aree interne spopolamento e le occasioni mancate per rilanciarle. È un libro che ti fa capire la resistenza al cambiamento che c’è, anche di fronte a soluzioni che sembrano ovvie, e come la crisi post-pandemia sia stata un’opportunità persa per costruire un futuro diverso. Ti fa riflettere sulla società italiana e su perché facciamo così fatica a guardare avanti, mentre altri (tipo le grandi aziende con la logistica e-commerce) il futuro lo stanno già costruendo.Riassunto Breve
La percezione della realtà in molti paesi, inclusa l’Italia, tende a ingigantire gli aspetti negativi e sottostimare quelli positivi. Questa visione distorta si lega a una stagnazione economica decennale, con salari fermi e costi in aumento, e a una bassa mobilità sociale che limita le prospettive. In questo contesto, si diffonde irrazionalità e sfiducia nella scienza, amplificata dai social network che creano “camere di eco” e sfruttano il “bias di conferma”, portando a difendere le proprie opinioni come parte dell’identità. La mancanza di opportunità spinge a cercare vie alternative e spesso illusorie di successo. La pandemia ha portato a riconsiderare il tempo sprecato, come quello nel traffico, evidenziando come avere più tempo libero migliori il benessere. Una parte significativa della vita è dedicata al lavoro e agli spostamenti casa-lavoro, con alti costi ambientali nelle metropoli. L’idea di ripensare l’organizzazione urbana, come la “città da 15 minuti” per rendere i servizi essenziali raggiungibili a piedi o in bici, guadagna attenzione per ridurre traffico, inquinamento e disuguaglianze. Il lavoro a distanza emerge come soluzione per ridurre gli spostamenti, con risparmi economici e ambientali, permettendo anche di considerare di vivere in luoghi con costo della vita inferiore, ridistribuendo talenti e ricchezza. Nonostante i benefici, il cambiamento incontra resistenza, poiché le strutture attuali sono pensate per la centralizzazione e la presenza fisica. La pandemia ha accelerato una revisione dei valori, dando più importanza al tempo personale e alla qualità della vita. I cambiamenti climatici stanno già modificando la geografia e le condizioni di vita, richiedendo di passare dalla preoccupazione alla preparazione con un approccio interdisciplinare. Esiste un punto di non ritorno oltre il quale alcune regioni diventeranno invivibili; l’Italia, che ha goduto di stabilità climatica, rischia di uscire da questa condizione. Le proiezioni per il 2050 indicano aumento delle temperature, ondate di caldo, variazioni nelle precipitazioni, impattando agricoltura, turismo e immobiliare. L’area mediterranea subirà un impatto maggiore rispetto al centro-nord Europa, aumentando le disuguaglianze. Mentre alcuni cercano soluzioni individuali come trasferirsi in altura, la crisi climatica è globale e richiede unire gli sforzi per la prevenzione e la preparazione su larga scala. L’Italia affronta un declino demografico, con alta percentuale di anziani ed emigrazione, anche dal nord, spinta da stipendi bassi e costi elevati. Il paese è fragile per stagnazione, spopolamento, crisi ambientale, bassa natalità e perdita di produttività. Le “aree interne” soffrono per mancanza di servizi essenziali. Durante la pandemia è emersa l’idea di un paese diverso, ma si è affievolita. Le politiche spesso non affrontano la mancanza di infrastrutture e servizi fondamentali. Una riorganizzazione della pubblica amministrazione con digitalizzazione e lavoro agile diffuso potrebbe aiutare le aree spopolate, ma la tendenza recente è una riduzione del lavoro da remoto. La qualità della vita e la felicità soggettiva sono importanti indicatori, mostrando un divario tra benessere materiale e percepito, influenzato da fiducia e percezione di opportunità. La narrazione sull’innovazione non parla a gran parte della popolazione. Le crisi tendono a cercare colpevoli sbagliati invece di affrontare le cause profonde. Dopo la pandemia, l’uso delle auto private nelle grandi città torna ai livelli precedenti, mentre il trasporto pubblico diminuisce, annullando i progressi. Il ritorno al lavoro in presenza ignora i benefici dello smart working. Si manifesta resistenza verso gli strumenti digitali, criticando la didattica a distanza nonostante i problemi della scuola siano strutturali. Nel mondo del lavoro, alcune aziende spingono per il ritorno in ufficio, andando contro la necessità di trattenere i talenti. La mancanza di visione strategica e la tendenza a tornare al passato si vedono nelle reazioni alle innovazioni urbane, interpretate come complotti. Mentre la politica resiste, le grandi aziende tecnologiche investono nel futuro, come nella logistica avanzata che ottimizza consegne ma concentra il potere e svantaggia le zone periferiche. A fine 2021 si osserva un aumento delle persone che lasciano il lavoro (“the big quit”), perché la pandemia ha offerto riflessione, portando molti a non voler tornare alla vita lavorativa di prima, rifiutando spostamenti e orari scomodi. Le motivazioni includono la qualità del lavoro e il rapporto con capi e colleghi. Nonostante le riflessioni e le opportunità emerse durante la pandemia, a fine 2022 si assiste a un ritorno ai vecchi ritmi e schemi. Molti progressi personali e sociali sembrano annullati. Le crisi possono essere occasioni per un cambiamento profondo, ma l’opportunità di stabilire un nuovo corso dopo la pandemia non è stata pienamente colta, anche per una mancata comprensione dei benefici collettivi. La paura può paralizzare l’azione. Ciò che è stato vissuto e messo da parte durante la pandemia non è stato eliminato ma solo rimosso. La pandemia e il lockdown influenzano la salute mentale e le abitudini quotidiane. Il lavoro agile si diffonde, riducendo drasticamente gli spostamenti. Questa trasformazione ha effetti sui centri urbani, diminuendo la presenza di persone e l’attività commerciale. Emerge il modello della “città dei 15 minuti”. Il cambiamento nel modo di lavorare spinge le persone a riconsiderare dove vivere. Aumenta l’uso della tecnologia e il consumo digitale. Nuove forme di cartografia visualizzano dati ambientali e sociali non visibili sulle mappe tradizionali. Le città mantengono un ruolo centrale nella lotta al cambiamento climatico. Questi fenomeni ridefiniscono il rapporto tra individui, lavoro e spazi urbani, aprendo a nuove configurazioni della vita.Riassunto Lungo
1. La Realtà Filtrata
La percezione della realtà spesso non corrisponde ai fatti oggettivi. Indagini condotte in molti paesi, inclusa l’Italia, mostrano una tendenza diffusa a ingigantire gli aspetti negativi della società, come la criminalità o la disoccupazione, mentre si sottostimano quelli positivi, come la ricchezza o la qualità della sanità. Questa visione del mondo, in parte distorta, si inserisce in un contesto economico e sociale complesso, caratterizzato in Italia da una stagnazione che perdura da decenni, con salari che non crescono a fronte di un aumento dei costi della vita, e da una bassa mobilità sociale che limita le prospettive future, specialmente per le nuove generazioni.L’amplificazione sui social network
In questo scenario, si osserva una crescente irrazionalità e una notevole sfiducia nei confronti della scienza e delle fonti di informazione tradizionali. Molte persone cercano spiegazioni alternative, spesso semplici o basate su teorie complottiste, per dare un senso a una realtà percepita come negativa e difficile. I social network giocano un ruolo cruciale nell’amplificare queste dinamiche. Le piattaforme sono progettate per privilegiare contenuti che generano un forte coinvolgimento emotivo, creando così delle “camere di eco” digitali. In queste “camere”, le opinioni simili vengono costantemente rafforzate, mentre quelle diverse sono marginalizzate, attaccate o semplicemente non vengono mostrate, portando spesso a discussioni polarizzate e a toni estremamente accesi, come esemplificato dalla “legge di Godwin” che descrive l’inevitabile comparsa di riferimenti a Hitler nelle lunghe discussioni online.Il bias di conferma e l’identità
Questo meccanismo di amplificazione e polarizzazione è fortemente influenzato dal “bias di conferma”, un fenomeno psicologico che porta le persone a cercare, interpretare e ricordare informazioni in modo che confermino le proprie credenze o ipotesi preesistenti. Attraverso questo bias, la realtà viene spesso semplificata e adattata per conformarsi alle convinzioni individuali. Queste convinzioni non sono viste solo come semplici opinioni, ma diventano una parte fondamentale dell’identità personale. Di conseguenza, difendere le proprie opinioni online o nelle discussioni diventa un atto di difesa del proprio sé, rendendo difficile l’apertura al confronto e al cambiamento di prospettiva.La ricerca di alternative al successo tradizionale
La percezione di una mancanza di opportunità concrete nei percorsi professionali e sociali tradizionali spinge molte persone a cercare vie alternative per raggiungere il successo o la visibilità. Esempi di queste strade includono il tentativo di diventare influencer sui social media o la partecipazione a giochi a premi televisivi. Sebbene queste vie offrano una speranza di rapido successo, presentano in realtà tassi di riuscita estremamente bassi e sono spesso basate su illusioni. In questo contesto, la focalizzazione sulla costruzione di un’identità online e sulla ricerca di approvazione e conferme emotive prevale sulla ricerca di una comprensione oggettiva e approfondita del mondo e delle sue complessità.Se la realtà è percepita in modo distorto, come mai questa distorsione tende sistematicamente a ingigantire gli aspetti negativi e a sottostimare quelli positivi?
Il capitolo descrive efficacemente i meccanismi (bias di conferma, camere di eco) e il contesto (stagnazione economica) che portano a una percezione distorta della realtà. Tuttavia, non approfondisce sufficientemente il motivo per cui questa distorsione si manifesta prevalentemente come un “bias di negatività”, portando a vedere il mondo peggiore di quanto sia. Per comprendere meglio questa tendenza umana a focalizzarsi sui pericoli e sui problemi, trascurando i progressi, potrebbe essere utile esplorare discipline come la psicologia cognitiva e la psicologia evoluzionistica, e leggere autori come Daniel Kahneman o Steven Pinker, che hanno studiato i meccanismi del pensiero e le tendenze innate della mente umana.2. Spazio, Tempo e Nuovi Ritmi
Una pausa inattesa ha costretto a guardare diversamente la vita di ogni giorno e il tempo che spesso si perde, ad esempio negli spostamenti. È diventato chiaro che il modo in cui si usano le ore della giornata definisce l’esistenza stessa. Questo periodo ha messo in luce la frenesia della vita moderna e ha mostrato che avere più tempo libero non solo migliora la memoria, ma aiuta anche a ridurre l’ansia. Molti hanno iniziato a riflettere su come rendere il proprio tempo più significativo.Il Peso del Lavoro e degli Spostamenti
Una parte enorme della vita è dedicata al lavoro, si parla di circa 90.000 ore, spesso trascorse accanto a persone che non si sono scelte. Gli spostamenti quotidiani tra casa e lavoro rappresentano un costo altissimo, sia in termini di tempo prezioso perso, sia per l’ambiente a causa dell’inquinamento. Le grandi città, pur occupando una porzione limitata del territorio, sono responsabili di una parte consistente delle emissioni inquinanti a livello globale. Questo modello tradizionale ha un impatto significativo sulla qualità della vita e sul pianeta.La Città a Portata di Mano: L’Idea dei 15 Minuti
Di fronte a queste problematiche, si è tornato a parlare con interesse di come organizzare diversamente gli spazi urbani. È emersa l’idea della “città da 15 minuti”, proposta dall’esperto Carlos Moreno. L’obiettivo è fare in modo che i servizi essenziali come scuole, negozi, uffici o ospedali siano facilmente raggiungibili a piedi o in bicicletta in non più di un quarto d’ora. Questa visione punta a diminuire il traffico, ridurre l’inquinamento e diminuire le differenze tra il centro e le zone più periferiche. Strumenti come le mappe interattive di City Chrone permettono di misurare quanto le città siano accessibili, mostrando differenze notevoli sia in Italia che in altri paesi europei.Il Lavoro a Distanza: Nuove Prospettive
Un altro modo per ridurre gli spostamenti è il lavoro a distanza, noto anche come smart working. Questa modalità ha mostrato di poter portare notevoli benefici economici e ambientali, diminuendo la necessità di muoversi ogni giorno. Permette inoltre alle persone di considerare la possibilità di vivere in luoghi dove il costo della vita è più basso, contribuendo così a distribuire talenti e risorse economiche anche in aree meno centrali. Il fenomeno del “South Working” in Italia è un esempio concreto di questa possibilità.Resistenze al Cambiamento
Nonostante i vantaggi evidenti, come i risparmi per le aziende e un miglioramento della qualità della vita per chi lavora, l’adozione di questi nuovi modelli incontra resistenze. Le città e le organizzazioni lavorative sono state costruite per favorire la concentrazione e la presenza fisica, spesso senza considerare abbastanza il tempo e il benessere delle persone. Passare a sistemi più flessibili, che si concentrano sui risultati piuttosto che sulla presenza fisica, richiede un cambiamento profondo nel modo di pensare e organizzare la società e il lavoro.La Nuova Importanza del Tempo Personale
Il periodo recente ha accelerato un processo di revisione dei valori personali. Molte persone hanno iniziato a dare maggiore importanza al proprio tempo e alla qualità della vita. Questo ha influenzato scelte importanti, come decidere dove vivere o gestire le relazioni anche a distanza. La ricerca di un equilibrio migliore tra vita professionale e tempo personale è diventata una priorità per un numero crescente di individui.La “città da 15 minuti” e il lavoro a distanza sono davvero la soluzione, o nascondono nuove complessità e disuguaglianze che il capitolo non affronta?
Il capitolo, pur evidenziando i benefici di modelli come la “città da 15 minuti” e lo smart working in termini di riduzione degli spostamenti e miglioramento della qualità della vita, non approfondisce sufficientemente i potenziali risvolti negativi o le complessità che tali approcci possono generare. Non vengono esplorati temi cruciali come il rischio di gentrificazione e aumento dei costi nelle aree “da 15 minuti”, la potenziale esclusione sociale per chi non può permettersi di vivere in tali zone, o le sfide dello smart working legate all’isolamento, alla gestione dei confini tra vita lavorativa e privata, e al divario digitale. Per una comprensione più completa, sarebbe opportuno approfondire gli studi di urbanistica critica, la sociologia del lavoro e l’economia urbana, esplorando il lavoro di autori che analizzano le implicazioni sociali ed economiche di queste trasformazioni al di là dei soli vantaggi apparenti.3. Navigare il cambiamento climatico: una nuova bussola per il futuro
I cambiamenti climatici stanno già trasformando la geografia e le condizioni di vita in molte aree del mondo. In Danimarca, regioni che un tempo erano troppo fredde ora permettono di coltivare la vite e produrre vino su larga scala. Allo stesso tempo, i fari sulle coste vengono spostati per proteggerli dall’erosione causata dall’innalzamento del mare, mentre le stazioni sciistiche in alta montagna diventano inutili per la mancanza di neve. Questi esempi mostrano quanto velocemente stiano avvenendo queste trasformazioni.Dalla preoccupazione alla preparazione
Nonostante i grandi progressi compiuti dall’umanità negli ultimi settant’anni, il pianeta si trova ad affrontare un momento cruciale. È fondamentale passare da una fase in cui ci si limita a essere preoccupati a una in cui ci si prepara concretamente. Questo richiede un cambiamento profondo nel modo di pensare, come sta accadendo nel settore sanitario, dove il concetto di “salute planetaria” include l’ambiente come parte integrante della cura delle persone. Affrontare problemi complessi come il clima richiede un approccio che unisca diverse discipline e superi le divisioni tradizionali del sapere. La narrazione attuale non è sufficiente per comprendere la vera portata del cambiamento in atto.Il punto di non ritorno e il futuro dell’Italia
Esiste un punto oltre il quale non sarà più possibile tornare alle condizioni climatiche precedenti all’era industriale, rendendo alcune regioni del mondo inabitabili. L’Italia, che per millenni ha goduto di una notevole stabilità climatica, rischia di perdere questa condizione ideale. È essenziale iniziare a immaginare come sarà l’Italia tra dieci, venti o trent’anni per capire i cambiamenti che riguarderanno le città, l’agricoltura, l’allevamento e il turismo. Per fare questo, serve costruire una sorta di “bussola” o “manuale di sopravvivenza” basato sui dati scientifici disponibili.Scenari futuri per l’Italia: impatti concreti
Le proiezioni per l’Italia entro il 2050 indicano scenari significativi: le temperature medie aumenteranno, ci saranno più ondate di caldo estremo, le piogge diminuiranno in alcune zone mentre in altre aumenteranno in intensità, causando eventi estremi. Tutto questo avrà un impatto diretto su settori chiave come l’agricoltura, il turismo e il mercato immobiliare. Il rapporto IPCC del 2018 ha sottolineato l’urgenza di limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5 gradi per evitare danni irreversibili, indicando il 2030 come l’anno limite per dimezzare le emissioni. Senza interventi decisi, è probabile superare i due gradi di aumento entro i prossimi dieci anni.Le temperature nelle città varieranno, ma grandi centri come Milano, Napoli e Roma vedranno un aumento significativo dei giorni con caldo estremo. Le inondazioni diventeranno più frequenti nelle aree urbane dove il suolo è coperto da cemento e asfalto, impedendo all’acqua di essere assorbita. L’agricoltura dovrà adattarsi o spostarsi, con previsioni di cali nella produzione al sud. Anche il turismo, sia quello legato al mare che quello invernale, subirà forti cambiamenti, con spostamenti verso latitudini e altitudini maggiori e una diminuzione complessiva delle presenze. Il settore immobiliare sta già mostrando segnali di reazione: negli Stati Uniti, le banche richiedono acconti più alti per le case situate in zone considerate a rischio climatico. Esistono già strumenti, come l’indice E3CI, che valutano il rischio climatico per i beni assicurati.
Confronti globali e disuguaglianze crescenti
A livello globale, diversi studi confrontano le città del futuro con quelle attuali in altre aree del mondo: ad esempio, Roma potrebbe avere un clima simile a quello di Antalya in Turchia, mentre Milano potrebbe assomigliare ad Austin in Texas. Entro il 2070, molte città, specialmente in Medio Oriente e Asia, rischiano di diventare inabitabili a causa delle temperature estreme. L’area del Mediterraneo subirà un impatto climatico circa cinque volte superiore rispetto al centro-nord Europa, aumentando ulteriormente le disuguaglianze tra le diverse regioni del mondo.L’unica risposta efficace è collettiva
Alcuni suggeriscono soluzioni individuali, come trasferirsi in zone più elevate o in montagna vicino alle grandi città, come strategia personale per sopravvivere. Questa mentalità si ritrova anche nei “prepper”, persone che si preparano a un possibile collasso sociale. Tuttavia, la crisi climatica è un problema globale che non può essere risolto con azioni isolate. Anche i miliardari che cercano rifugi privati non considerano l’idea di unire le forze per affrontare la sfida insieme. L’unica risposta efficace è la prevenzione e la preparazione su larga scala, che coinvolga l’intera società.Se davvero c’è stato un “ritorno al passato” così netto, e le frustrazioni sono solo “nascoste”, non si rischia di semplificare eccessivamente dinamiche sociali ed economiche complesse, ignorando i cambiamenti (anche minimi) che potrebbero essersi consolidati e le diverse reazioni individuali e collettive?
Il capitolo dipinge un quadro piuttosto definito di un’occasione mancata e di un ritorno quasi totale al passato, con frustrazioni semplicemente “nascoste”. Tuttavia, le dinamiche del mercato del lavoro e i cambiamenti sociali sono raramente così lineari. Per comprendere meglio se e quali trasformazioni si siano effettivamente consolidate, o perché un “ritorno” sia avvenuto, è fondamentale approfondire gli studi di economia del lavoro, sociologia delle organizzazioni e psicologia sociale. Autori come chi si occupa di comportamento organizzativo o di macro-tendenze socio-economiche possono offrire strumenti critici per analizzare la persistenza o meno dei cambiamenti post-pandemia e le reali motivazioni dietro le scelte individuali e collettive, andando oltre la semplice dicotomia “progresso mancato” vs “ritorno al passato”.7. Nuovi ritmi urbani e spazi reinventati
La pandemia e i periodi di chiusura hanno avuto un impatto notevole sulla salute mentale delle persone e sulle loro abitudini di ogni giorno. Un cambiamento significativo è stata la vasta diffusione del lavoro a distanza, che ha ridotto enormemente gli spostamenti per andare al lavoro. Si parla di miliardi di chilometri in meno percorsi ogni anno dai pendolari, un dato che evidenzia la portata di questa trasformazione. Questo nuovo modo di lavorare ha avuto conseguenze dirette sui centri delle città, che hanno visto diminuire la presenza di persone e, di conseguenza, l’attività dei negozi e delle attività commerciali.La città a portata di mano
In risposta a questi cambiamenti e per ripensare gli spazi urbani, è emerso con forza il concetto della “città dei 15 minuti”. Questo modello urbano ideale prevede che i servizi essenziali per la vita quotidiana, come negozi, scuole, uffici e spazi verdi, siano facilmente raggiungibili a piedi o in bicicletta nel giro di un quarto d’ora dalla propria abitazione. Esistono anche strumenti, come indici specifici come Citychrone, che cercano di misurare quanto le diverse città si avvicinano a questo ideale di vicinanza e accessibilità dei servizi per i cittadini.Ripensare il luogo dove vivere
Il cambiamento nel modo in cui lavoriamo ha spinto molte persone a riflettere e a riconsiderare il luogo in cui scelgono di vivere. Questo ha portato a spostamenti di popolazione da aree ad alta densità e costo della vita, come la Silicon Valley, verso altre zone considerate più vivibili o convenienti. Si è diffuso anche il fenomeno del “South Working”, che vede persone originarie del Sud Italia, ma impiegate in aziende del Nord, scegliere di lavorare a distanza dalle proprie regioni di origine, portando nuove energie e professionalità in quei territori.Tecnologia e nuove visioni
Parallelamente a questi cambiamenti, si è osservato un aumento nell’uso della tecnologia e nel consumo di contenuti digitali. Le persone hanno trascorso più tempo utilizzando dispositivi elettronici e fruendo di servizi di streaming per l’intrattenimento e l’informazione. Questa era digitale ha anche stimolato lo sviluppo di nuove forme di rappresentazione del territorio, come l'”Atlante dell’invisibile”. Queste nuove mappe non si limitano a mostrare strade ed edifici, ma visualizzano dati ambientali e sociali che di solito non sono immediatamente visibili, offrendo una comprensione più profonda del contesto in cui viviamo.Il ruolo centrale delle città
Nonostante le trasformazioni in atto e la possibilità di lavorare da remoto, le città mantengono un ruolo cruciale, specialmente nella lotta contro il cambiamento climatico. Le aree urbane sono centri di innovazione e possono implementare politiche efficaci per la riduzione delle emissioni e la promozione della sostenibilità. Tutti questi fenomeni nel loro complesso stanno ridefinendo in modo profondo il rapporto tra gli individui, il loro lavoro e gli spazi urbani che abitano, aprendo la strada a nuove possibili configurazioni della vita nelle città e oltre.La “città dei 15 minuti”, presentata come la risposta ideale, non rischia forse di essere un modello utopico che ignora le profonde disuguaglianze urbane esistenti?
Il capitolo introduce il concetto della “città dei 15 minuti” come soluzione ai cambiamenti post-pandemia, ma non approfondisce le sfide concrete e le criticità legate alla sua implementazione. Non tutte le aree urbane partono dalla stessa condizione di accessibilità ai servizi, e la creazione di quartieri autosufficienti potrebbe, in assenza di politiche mirate, acuire le disparità tra zone ricche di servizi e zone che ne sono carenti, limitando di fatto la libertà e le opportunità per i residenti di queste ultime. Per comprendere meglio queste dinamiche, è utile esplorare la letteratura sulla sociologia urbana e sulla geografia critica, approfondendo autori che trattano temi come la segregazione spaziale, le disuguaglianze nell’accesso ai servizi e le sfide della pianificazione urbana in contesti eterogenei.Abbiamo riassunto il possibile
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