Letteratura

Il turno

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1. Ragionamenti di Convenienza

Marcantonio Ravì ha un piano: far sposare sua figlia Stellina con Don Diego Alcozèr, un uomo anziano ma molto ricco. Per Ravì, questo matrimonio è un’opportunità d’oro per il futuro di Stellina, nonostante la grande differenza d’età. Non essendo ricco, Ravì vede nel matrimonio con Don Diego la soluzione migliore per garantire alla figlia una vita agiata. Crede che, una volta rimasta vedova, Stellina potrà godere della ricchezza e, finalmente libera, scegliere un marito più giovane. La proposta di matrimonio suscita reazioni contrastanti: c’è chi ride e chi si stupisce, ma Ravì è convinto della sua scelta. Sua moglie, si-donna Rosa, accetta la decisione senza opporsi. Stellina, invece, è furiosa e si oppone con tutte le sue forze, arrivando a minacciare reazioni estreme contro Don Diego. Ma Ravì e Don Diego non si lasciano scoraggiare: si mostrano in pubblico insieme e inviano a Stellina regali costosi. Inizialmente, Stellina rifiuta i doni, ma poi la curiosità e il fascino dei gioielli hanno la meglio. Inizia a indossarli, immaginando la sua vita futura come Signora Alcozèr, dimenticando, almeno per un po’, la sua iniziale opposizione al matrimonio.

2. Nozze Agitate e Dispute d’Onore

Don Diego Alcozèr è infastidito dalle serenate notturne per sua figlia Stellina, promessa sposa proprio a Don Diego. Marcantonio Ravì, presente alla conversazione, promette di risolvere la situazione. Ravì incontra Pepè Alletto, uno dei musicisti, e gli rivela che Stellina sposerà Don Diego, un uomo anziano e ricco, per puro interesse economico. Chiede quindi a Pepè di tenere lontani i suoi amici e di partecipare al matrimonio.Due mesi dopo, Stellina sposa Don Diego, ma è chiaramente infelice. La festa è tesa, ma Pepè Alletto la ravviva con la sua musica. Un incidente però rovina tutto: Don Diego versa del rosolio sul vestito di Stellina, che ha una crisi nervosa.La festa finisce male. All’uscita, Luca Borrani fa un commento offensivo e Pepè lo aggredisce. Ne nasce una rissa. Il cognato di Pepè, l’avvocato Ciro Coppa, uomo deciso, interviene per difenderlo. Scrive una lettera di sfida a Borrani, con tono provocatorio, che di fatto sancisce la nascita di un duello.

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9. Consolazione e Nuove Prospettive

Dopo il matrimonio di Stellina, Don Diego Alcozèr invita a casa sua Pepè Alletto e Marcantonio Ravì. I tre uomini, accomunati dalla sventura, cercano conforto reciproco. Pepè, ancora scosso e silenzioso, accetta l’invito. Don Diego, con una nota di sarcasmo, ricorda il corteggiamento fallito di Pepè e la sua speranza di ottenere l’eredità. Le serate successive diventano un rituale: i tre si riuniscono per giocare a carte a casa di Don Diego. Marcantonio non nasconde l’ostilità verso Pepè, che considera responsabile del matrimonio di Stellina. Don Diego, pur cercando di calmare gli animi, si diverte segretamente a osservare i loro battibecchi. Nonostante le tensioni, il gioco e le conversazioni amare riempiono le serate. Pepè, tormentato dal ricordo di Stellina, finisce spesso per dormire nella vecchia stanza della ragazza, cercando un conforto doloroso nel passato. Dal balcone, osserva la luce della casa di Coppa, immaginando Stellina infelice. Don Diego, invece, è preda di paure notturne e crede di vedere gli spiriti delle sue defunte mogli. Le sue ansie disturbano il sonno di Pepè, costringendolo a fargli compagnia. Per trovare un po’ di pace e smettere di tormentare Pepè, Don Diego inizia a bere più del solito. Una notte, in preda all’insonnia, sveglia Pepè con una domanda provocatoria su Stellina, suscitando il suo disgusto. Don Diego, incurante della gelosia, annuncia di volersi sposare per la sesta volta. Marcantonio è indignato: teme lo scandalo e il ridicolo. Ma Don Diego è deciso e rivela di aver già ricevuto diverse proposte. Marcantonio, riflettendo, capisce l’interesse economico che Don Diego suscita, lo stesso che aveva scatenato l’invidia quando aveva dato in sposa sua figlia. Con ironia, Don Diego allude a un futuro matrimonio e a una lunga vita, sfidando le malelingue. In vista delle nozze, Don Diego esclude Pepè dalla sua cerchia, pur lasciando intendere che potrebbe raccomandarlo alla futura moglie. Pepè, rassegnato, accetta la decisione e propone di interrompere la partita.

10. L’Ossessione del Controllo

Ciro Coppa è profondamente innamorato di Stellina, ma la gelosia per il vecchio Alcozèr lo tormenta senza tregua. Questo sentimento oscuro gli impedisce di trovare pace nella quiete della campagna, alimentando un continuo conflitto interiore. Il rimorso per aver sposato Stellina si intreccia con la gelosia, spingendolo a comportamenti violenti, come domare cavalli con furia. Stellina avverte l’amore di Ciro, ma non riesce a comprenderlo appieno, né a placare la sua angoscia. Vive nel timore costante di deludere il marito e nel terrore che egli possa scoprire la sua passata relazione con Alletto. La tensione emotiva raggiunge un punto di rottura quando Stellina, a causa di questo stress, subisce un aborto spontaneo. Questo evento drammatico costringe Ciro a fare ritorno in città.Il ritorno in città segna un cambiamento in Ciro, che sembra liberarsi, almeno in apparenza, dall’ossessione che lo aveva tormentato. Decide di mettere alla prova la sua forza di volontà e, con un gesto inatteso, offre a Pepè Alletto un impiego nel suo studio legale, che sta per essere riaperto. Pepè, pur accettando l’offerta, è pervaso da confusione e sospetto. Si chiede se Ciro voglia metterlo alla prova o se stia cercando di scoprire una possibile relazione passata tra lui e Stellina.All’interno dello studio, Ciro mostra un comportamento sempre più instabile. Discute con Pepè della necessità di controllare la propria natura istintiva, di impegnarsi in una lotta interiore per raggiungere il dominio di sé. L’apparente calma di Ciro si alterna a improvvisi scatti d’ira, generando in Pepè uno stato di perenne ansia e incertezza. L’ossessione di Ciro per il controllo, sia su sé stesso che sugli altri, lo porta a comportamenti sempre più eccentrici e irragionevoli. Questa instabilità raggiunge il culmine in tribunale, durante un processo. Convinto di essere prossimo a una “vittoria sublime” sul proprio io, Ciro interrompe bruscamente l’arringa del Procuratore del Re, lo copre di insulti e gli scaglia contro un calamaio. La situazione precipita: Ciro viene assalito dai carabinieri e, nel caos che ne segue, si accascia a terra, colpito da un attacco apoplettico.

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