Letteratura

Il tamburo di latta di Günter Grass

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1. Sinfonia di Latta e Cristallo

La storia di Oskar inizia con la sua nascita, un evento segnato da due lampadine che illuminano la scena. Fin da subito, Oskar dimostra una consapevolezza diversa, un rifiuto del destino borghese che la sua famiglia vorrebbe per lui. Il tamburo, promessogli, diventa il simbolo di questa sua volontà: rimanere bambino, lontano dalle regole degli adulti. Le fotografie di famiglia sono lo specchio del passato, dei legami, dei sentimenti nascosti, come quelli tra sua madre, Matzerath e Jan Bronski. Il giorno del suo terzo compleanno, Oskar sceglie di non crescere più. Una caduta voluta in cantina, che gli adulti scambiano per un incidente, segna questo confine. Il tamburo diventa la sua voce, ma presto si scopre un altro potere: una voce capace di rompere il vetro. A scuola, Oskar non accetta orari e imposizioni. La sua voce infrange i vetri, afferma la sua individualità. Impara in modo diverso, con Gretchen Scheffler e il libro “Rasputin e le donne”, uno strumento inatteso per scoprire il mondo. Ma Oskar rimane un bambino solo, che si rifugia nel suono del tamburo e nel potere della sua voce. Un potere che usa per distruggere le finestre del teatro, attirando l’attenzione e assistendo a una dichiarazione d’amore del negoziante Markus alla madre, che però lo rifiuta. Con il suo tamburo, Oskar continua a suonare, a chiedersi chi è, evocando la Polonia, la sua terra, un’identità lontana ma sempre presente.

2. Rulli di Tamburo, Voci Tentatrici e Vetrine Infrante

Il teatro esercita un’attrazione irresistibile, che porta a un primo, audace approccio all’arte scenica: la rottura delle vetrate del teatro municipale. L’immersione nel mondo teatrale continua con la rappresentazione di Pollicino, che accende un’immedesimazione profonda. Più tardi, a Zoppot, un’opera di Wagner si tinge di caos quando la voce di Oskar scatena un blackout e le fiamme divampano nel teatro.Al circo, l’incontro con il nano Bebra, clown e musicista, segna una svolta. Il suo consiglio – occupare le tribune, anziché porsi di fronte ad esse – diventa una massima di vita. Intanto, la politica entra in casa: Matzerath aderisce al nazismo e il volto di Hitler prende il posto di quello di Beethoven.Oskar, memore delle parole di Bebra, si apposta sotto le tribune durante le parate, trasformando le marce militari in valzer e charleston con il ritmo del suo tamburo. Un gesto di sfida all’ordine costituito.Di notte, emerge un’altra dote di Oskar: l’arte della tentazione. Appostato dietro i portoni, seduce i passanti, li spinge a rubare. La sua voce infrange le vetrine, aprendo la strada al taccheggio. Un’abilità appresa dalla nonna, abile venditrice al mercato.La madre si immerge sempre più nella religione, e trascina Oskar con sé in chiesa. Qui, durante la Settimana Santa, un tentativo sacrilego – far suonare il tamburo al Gesù Bambino – provoca scandalo e allontanamento. La madre, intanto, intraprende un percorso autodistruttivo, consumando quantità eccessive di pesce, fino alla morte. Oskar trova un nuovo compagno: Herbert Truczinski, barista dal corpo segnato. Insieme compiono piccoli furti, fino a quando Herbert non trova impiego come custode in un museo navale.Qui, nel museo, si compie l’ultimo atto. Oskar segue Herbert e, insieme, sono attratti da Niobe, polena di legno, presagio di sventura. Herbert, in preda a un’ossessione fatale, tenta un amplesso con la statua, ferendosi a morte. La sua fine è assurda, emblematica.

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6. La Musica e le Lacrime

Oskar, dopo aver lasciato Maria, diventa modello all’Accademia di Belle Arti e trova alloggio da Zeidler, incuriosito dall’infermiera Dorothea. Conosce Klepp, un musicista jazz costretto a letto, e insieme a lui e al chitarrista Scholle forma il trio “The Rhine River Three”. Il gruppo suona alla “Cantina delle Cipolle”, un locale dove i clienti, sbucciando cipolle, trovano sollievo nel pianto. La musica di Oskar e compagni accompagna questo sfogo emotivo. La morte del gestore Schmuh in un incidente pone fine all’impiego del trio. Oskar riceve un’offerta per una carriera da solista dal dottor Dösch. Nonostante un iniziale rifiuto, accetta un anticipo e parte per la Normandia con il pittore Lankes, lasciandosi alle spalle Düsseldorf. Il viaggio verso i bunker della costa atlantica apre una nuova fase.

7. L’ombra della Cuoca Nera e la fuga di Oskar

Nel bunker Dora Sette, Oskar e Lankes trovano rifugio e preparano un pasto a base di pesce. Mentre Lankes si allontana in cerca di materiali per dipingere e per ravvivare il fuoco, i due consumano il cibo accompagnato da vino rosso. Lankes intrattiene Oskar con racconti delle sue esperienze militari nel bunker, evocando la figura del tenente Herzog. L’atmosfera cambia quando Herzog, inaspettatamente, giunge al bunker per un’ispezione, ma viene aggredito e allontanato da Lankes. L’arrivo di un gruppo di suore, tra cui la giovane novizia Agneta, interrompe la loro routine. Lankes, con la sua fervida immaginazione, paragona le suore a navi a vela, mentre Agneta, spinta dalla curiosità, visita brevemente il bunker. Oskar, rimasto solo, si immerge nel suono del suo tamburo, riflettendo sugli amori passati e sulle perdite subite. La superiora Scolastica, alla ricerca di Agneta, si avvicina, e Oskar la indirizza verso la foce dell’Orne. La scena delle suore ispira Lankes, che immagina quadri dai titoli evocativi, come “Suore nella marea”. Il successo delle sue opere spinge Oskar a riprendere la carriera di batterista, guidato da Bebra. Il successo arride a Oskar, sia dal punto di vista economico che artistico, ma la morte di Bebra lo lascia profondamente solo. Per colmare il vuoto, affitta un cane, Lux, e durante una passeggiata si imbatte in un dito umano, ornato da un anello. Questo macabro ritrovamento lo porta a conoscere Vittlar, che in seguito testimonierà in tribunale sugli eventi che ne seguirono. Vittlar racconta del ritrovamento del dito, della creazione di un calco, dell’ossessione di Oskar per il dito, che conserva in un vaso e davanti al quale recita strane preghiere. Narra anche di un episodio in cui, alla guida di un tram con Oskar, assistono all’esecuzione di un uomo, mentre il tamburo di Oskar sembra evocare una spettrale cavalleria polacca. In un momento di crisi, Oskar consegna a Vittlar il vaso con il dito, chiedendogli di denunciarlo alla polizia. Oskar fugge a Parigi, ma nel giorno del suo trentesimo compleanno viene arrestato. In prigione, riflette sulla sua vita, sull’imminente processo per l’omicidio di suor Dorothea e sulla figura della Cuoca Nera, incarnazione delle sue paure infantili, che lo perseguita senza tregua. Giunto in cima alla scala mobile della metropolitana, Oskar pronuncia le parole “Io sono Gesù”, prima di essere arrestato. Il suo futuro rimane incerto, avvolto dall’ombra incombente della Cuoca Nera.

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