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Informazioni
“Il re nell’Occidente medievale” di Jacques Goff ci porta a scoprire una figura chiave di quel periodo, diversa dai sovrani antichi o dagli imperatori e papi loro contemporanei. Questo libro esplora chi era davvero il re medievale tra il VI e il XVI secolo in luoghi come la Francia e l’ Inghilterra. Vedremo come il suo potere regale si fondava su basi uniche: era un monarca unico, profondamente cristiano grazie all’unzione regale e al legame con la Chiesa, e legato alla nobiltà e alla dinastia, con la successione che diventava cruciale. Il libro analizza come si sviluppa l’idea di sovranità e quali erano i limiti di questo potere. Ma non si ferma alla teoria: ci svela aspetti sorprendenti come il tocco regale, la credenza che i re potessero guarire i malati, e la ricerca della santità regale, raccontando storie di re che cercarono, a volte senza successo come Filippo Augusto, di diventare santi per rafforzare la loro legittimità , un percorso che invece riuscì a Luigi IX. È un viaggio per capire non solo una figura storica, ma anche le radici dello stato moderno.Riassunto Breve
Il re nell’Occidente medievale, tra il VI e il XVI secolo, è una figura di sovrano nuova e con caratteristiche proprie. Si distingue per essere un monarca unico, cristiano e nobile. Il potere regale si concentra in una sola persona. Il carattere cristiano è centrale; il re è visto come immagine di Dio e ha un legame speciale con Cristo. La Chiesa ha un ruolo fondamentale, consacrando il re e definendo il suo compito di difensore della fede e del popolo, pur rimanendo dipendente dalla Chiesa stessa. L’unzione regale è un elemento distintivo che conferisce sacralità , anche se il re è un laico. La nobiltà è un’altra caratteristica essenziale; il re eredita tradizioni romane e germaniche ed è il capo di tutto il popolo ma mantiene un legame particolare con l’aristocrazia. Rispetto all’imperatore e al papa, figure teoricamente superiori, il re medievale acquista progressivamente autonomia e prestigio. La successione dinastica si afferma per i re, specialmente in Francia con la primogenitura maschile, mentre l’elezione indebolisce l’immagine di imperatori e papi. La legittimità regale si basa su un mix di elementi, ma soprattutto sul diritto dinastico, supportato da simboli e rituali come l’incoronazione. Il potere regale si definisce attraverso concetti come auctoritas, potestas, dignitas e majestas, portando allo sviluppo dell’idea di sovranità , una creazione medievale. Nonostante la tendenza all’assolutismo, il re è considerato vincolato dalla legge e dai giuramenti. L’immagine del re è complessa, influenzata da modelli ideali e dalla teoria trifunzionale. Riti e cerimonie sono fondamentali per manifestare e rafforzare il suo potere. Il re è una figura immersa nel tempo e nello spazio del regno, con ritmi quotidiani, spostamenti e luoghi simbolici. L’immaginario collettivo lo rappresenta nell’arte e nella letteratura. Nonostante le debolezze, la figura del re medievale si configura come un attore politico e simbolico originale, distinto dai modelli antichi e dalle altre autorità medievali, contribuendo alla nascita dello Stato moderno. I re medievali cercano di rafforzare il loro potere legandolo alla religione, aspirando alla santità personale. Alcuni re diventano santi, ma il loro culto non sempre rafforza la dinastia. I re di Francia Capetingi sviluppano legami religiosi come la capacità di guarire i malati (taumaturghi) e titoli come “cristianissimo”. Lo studio del potere attribuito ai re di Francia e Inghilterra di guarire la scrofola toccando i malati, chiamato “mal du roy” o “King’s Evil”, è importante per capire la regalità medievale. Questo fenomeno si manifesta tra l’XI e il XIII secolo e diventa istituzionale. Non deriva da usanze pagane o dall’unzione regale biblica iniziale; il legame con la guarigione si crea solo molto dopo. La nascita di questo potere è un processo graduale. I primi segni si trovano in testi che descrivono Roberto il Pio in Francia e Edoardo il Confessore in Inghilterra compiere guarigioni tramite tocco, inizialmente viste come atti personali non legati alla funzione regale o riconosciuti dalla Chiesa. Nel XII secolo, testi francesi descrivono Luigi VI toccare gli scrofolosi e rivendicano un potere ereditario, negando lo stesso potere al re inglese, mostrando una rivalità . Testi inglesi sostengono che il potere di guarire sia ereditario e non legato alla santità , a volte collegandolo all’unzione come se fosse un sacramento, anche descrivendo guarigioni di malattie non presenti, indicando una teoria sul potere regale. La pratica regolare e ufficiale del tocco regale per la scrofola inizia solo nella seconda metà del Duecento, con Luigi IX in Francia ed Edoardo I in Inghilterra. La genesi del miracolo regale nasce dalla spinta popolare che cerca guarigioni da figure sacre e dall’interesse della corte reale a ottenere un potere sacro ereditario. Queste forze si oppongono alla Chiesa, che vuole mantenere il monopolio sul sacro e sulla santità individuale. La Chiesa resiste nell’XI e XII secolo, ma cede nel Duecento, forse per la pressione popolare, il controllo che riesce a esercitare sulla pratica specializzata del tocco, e nuovi equilibri politici. I re cercano anche la santità personale per rafforzare il potere. Per Filippo Augusto di Francia, il suo entourage tenta di costruirgli un’aura di santità attraverso racconti di nascita miracolosa, miracoli giovanili, visioni e un ruolo quasi sacerdotale nella battaglia di Bouvines, vista come santa. Anche la sua morte è circondata da segni miracolosi. Nonostante questi sforzi, il tentativo di farlo canonizzare fallisce. Il Papato ha un controllo maggiore sul processo di santificazione. La vita personale del re, con matrimoni multipli e scomuniche, non si adatta più al nuovo modello di santità che emerge nel XIII secolo, influenzato da figure come San Francesco, che richiede una vita di virtù personale. Filippo Augusto non corrisponde a questa nuova aspettativa. Il nipote, Luigi IX, incarna invece il nuovo ideale e diventa San Luigi.Riassunto Lungo
1. La Figura Originale del Re Medievale
La figura del re nell’Occidente medievale, tra il VI e il XVI secolo, rappresenta un tipo di sovrano nuovo e con caratteristiche proprie. Questo monarca si distingue per essere una figura unica, profondamente legata alla fede cristiana e di origine nobile. Il potere regale è concentrato in una sola persona, anche se nel corso dei secoli si sono verificate eccezioni, come la condivisione temporanea del potere o le spartizioni del regno.Caratteristiche Fondamentali: Unico, Cristiano, Nobile
Il carattere cristiano è centrale nell’identità del re medievale. Egli è visto come un’immagine di Dio sulla terra e mantiene un legame speciale con Cristo. La Chiesa gioca un ruolo fondamentale in questo rapporto, non solo consacrando il re attraverso l’unzione, ma anche definendo il suo ruolo come un vero e proprio ministero. Il re è considerato il difensore della fede e del suo popolo, pur rimanendo in una posizione di dipendenza dalla Chiesa stessa. L’unzione regale è un elemento distintivo che conferisce al sovrano una sacralità particolare, pur non trasformandolo in un sacerdote; egli rimane a tutti gli effetti un laico.Legittimità e Successione
La nobiltà è un’altra caratteristica essenziale che definisce il re. Egli eredita tradizioni di buon governo sia dal mondo romano sia dalle usanze germaniche, legate al sangue e alla stirpe. Sebbene sia il capo di tutto il popolo, mantiene un legame speciale e privilegiato con l’aristocrazia del regno. Rispetto all’imperatore e al papa, figure che erano teoricamente considerate superiori, il re medievale acquista progressivamente maggiore autonomia e prestigio. Mentre l’elezione tendeva a indebolire l’immagine di imperatori e papi, per i re si afferma sempre più la successione dinastica, in particolare in Francia con il principio della primogenitura maschile. La legittimità del potere regale si fonda su un insieme complesso di elementi: l’elezione, la designazione, la volontà divina (spesso interpretata attraverso le vittorie militari) e, soprattutto, il diritto dinastico. Questo diritto è costantemente supportato e rafforzato da simboli visibili e rituali solenni, come la cerimonia dell’incoronazione.La Natura del Potere Regale
Il potere regale si definisce attraverso concetti chiave come l’auctoritas, la potestas, la dignitas e la majestas. L’elaborazione di questi concetti porta allo sviluppo dell’idea di sovranità , che è una creazione tipicamente medievale. Nonostante questa tendenza verso un potere sempre più accentrato, che in alcuni casi sfiora l’assolutismo, il re è considerato vincolato dalla legge del regno e dagli impegni che ha preso, in particolare i giuramenti pronunciati durante la cerimonia di incoronazione.Immagine, Riti e Presenza nel Regno
L’immagine del re è complessa e stratificata, influenzata da modelli ideali descritti in opere come gli “Specchi dei principi” e dalla teoria trifunzionale della società , che vede il re come colui che incarna le funzioni sacrale, guerriera e di garante della prosperità per il suo popolo. Riti e cerimonie, come l’unzione e le incoronazioni, sono momenti fondamentali per manifestare pubblicamente e rafforzare il suo potere e la sua legittimità , mantenendo spesso un carattere conservatore e legato a tradizioni antiche. Il re è anche una figura immersa nel tempo e nello spazio del suo regno, con ritmi quotidiani scanditi da spostamenti frequenti, come l’itineranza per governare il territorio, i pellegrinaggi per devozione o le campagne militari. La sua presenza è legata a luoghi simbolici che rappresentano il potere e la continuità dinastica, come le capitali, i palazzi reali e i monasteri scelti come luoghi di sepoltura dei sovrani. L’immaginario collettivo lo rappresenta in diverse forme nell’arte e nella letteratura, dando vita a figure archetipiche come il re debole o tirannico, il sovrano saggio e cortese, o il re atteso come figura messianica, e persino riflettendo la sua immagine nella società animale.Debolezze e OriginalitÃ
Nonostante la sua posizione elevata, la figura del re medievale non è immune da debolezze, che possono derivare dalla minore età , dall’assenza dal regno, da malattie o dalla follia. In momenti di crisi, il re può persino diventare un capro espiatorio per le difficoltà del regno. Tuttavia, la figura del re medievale, con la sua unicità , il forte legame con il cristianesimo e la solida base nobiliare, si configura come un attore politico e simbolico originale. Egli si distingue nettamente dai modelli di potere antichi e dalle altre autorità presenti nel Medioevo, contribuendo in modo significativo alla formazione e all’evoluzione dello Stato moderno.Se il capitolo afferma che il re medievale eredita tradizioni romane e germaniche, in cosa consiste la sua vera ‘originalità ’?
Il capitolo presenta il re medievale come una figura “originale”, pur riconoscendo l’eredità di tradizioni romane e germaniche. Questa apparente contraddizione merita un approfondimento. Per comprendere meglio l’effettiva originalità di questa figura, è fondamentale studiare in dettaglio le forme di potere e leadership preesistenti nei mondi romano e germanico, e analizzare come il contesto medievale (in particolare il cristianesimo e le strutture feudali) abbia rielaborato e sintetizzato tali eredità . L’originalità potrebbe risiedere non tanto nell’assoluta novità degli elementi costitutivi, quanto nella specifica combinazione e trasformazione di essi. Per approfondire questo aspetto, è utile rivolgersi alla storia delle istituzioni politiche e alla storia del pensiero politico medievale. Autori come Marc Bloch, Joseph Strayer o Walter Ullmann offrono prospettive essenziali su questi temi.2. La lenta nascita del tocco regale
I re di Francia e Inghilterra acquisirono un potere speciale: si credeva potessero guarire la scrofola semplicemente toccando i malati. Questo fenomeno, noto come “mal du roy” o “King’s Evil”, si affermò tra l’XI e il XIII secolo e divenne una pratica ufficiale della monarchia. Comprendere come nacque questa credenza è fondamentale per capire la figura del re nel Medioevo. Non si trattava di una pratica antica ereditata da riti pagani dei capi barbari, che la Chiesa si era impegnata a eliminare.Questa capacità di guarire non derivava nemmeno dall’unzione che il re riceveva durante l’incoronazione, come descritto nella Bibbia. Inizialmente, l’unzione non conferiva poteri miracolosi di guarigione; il collegamento tra l’unzione e la guarigione dei malati si creò solo molto tempo dopo. Per capire come sia nato questo potere, è più utile considerarlo non come qualcosa con un’unica origine definita, ma piuttosto come un processo graduale, una “genesi”, fatta di elementi ereditati dal passato e di scelte specifiche compiute nel tempo. Diversi fattori contribuirono alla sua lenta affermazione.
I primi segni di un potere di guarigione
I primi indizi di un re con poteri di guarigione si trovano in alcuni scritti dell’epoca. Intorno al 1033, si racconta che Roberto il Pio, re di Francia, guarì toccando i malati e facendo il segno della croce. Tuttavia, questo gesto era considerato un atto personale di devozione del re, non era legato alla sua funzione ufficiale di sovrano e non ricevette un riconoscimento formale dalla Chiesa. In Inghilterra, la prima figura a cui viene specificamente attribuita la guarigione della scrofola tramite il tocco è Edoardo il Confessore, intorno al 1066. Anche nel suo caso, questo potere era visto principalmente come un miracolo personale compiuto da un re considerato santo.Rivendicazioni e rivalità tra monarchie
Nel XII secolo, la situazione iniziò a evolversi. Gilberto di Nogent, scrivendo intorno al 1119, descrisse il re francese Luigi VI che toccava le persone affette da scrofola. Gilberto affermò anche che il padre di Luigi VI, Filippo I, aveva praticato il tocco. Questa affermazione sembrava un tentativo della corte francese di rivendicare il potere di guarigione come un diritto ereditario, anche se non ci sono prove certe che Filippo I lo facesse regolarmente. Nello stesso periodo, Gilberto negò che il re inglese possedesse questo potere, evidenziando la rivalità e la competizione tra le due monarchie anche su questo fronte.In Inghilterra, Guglielmo di Malmesbury, intorno al 1124, riportò che alcune persone, probabilmente vicine al re, sostenevano che il potere di guarire fosse ereditario e non dipendesse dalla santità personale del sovrano, ricollegandosi alla figura di Edoardo il Confessore. Questa idea di un potere ereditario si scontrava apertamente con la visione della Chiesa, che tendeva a considerare i miracoli come legati alla santità individuale e sotto il proprio controllo. La tensione tra la corte e l’autorità religiosa era evidente.
Teorie sul potere regale
Intorno al 1185, Pietro di Blois, che lavorava alla corte inglese, elaborò una teoria che collegava il potere di guarigione del re direttamente all’unzione ricevuta durante l’incoronazione, quasi come se fosse un sacramento. Nelle sue opere, menzionò la guarigione della scrofola e persino della peste bubbonica. Tuttavia, la peste bubonica non era presente in Europa in quel periodo, il che suggerisce che il testo di Pietro di Blois fosse più una riflessione teorica sul potenziale potere sacro del re, legandolo all’unzione, piuttosto che la descrizione di una pratica effettivamente diffusa o riconosciuta.L’affermazione ufficiale della pratica
La pratica del tocco regale per la scrofola divenne regolare e ufficiale solo più tardi, nella seconda metà del Duecento. Fu in questo periodo che re Luigi IX in Francia e re Edoardo I in Inghilterra iniziarono a esercitarla in modo sistematico e riconosciuto. Questo segnò il momento in cui il “miracolo” divenne parte integrante della regalità , un rito pubblico che rafforzava l’immagine sacra del sovrano.Le forze che portarono al riconoscimento
La nascita e l’affermazione di questo miracolo regale furono spinte da diverse forze. Da un lato, c’era la pressione della gente comune che cercava guarigioni e sperava di ottenerle da figure percepite come sacre, inclusi i re. Dall’altro lato, le corti reali avevano un forte interesse a ottenere un potere sacro che fosse ereditario, rafforzando così la legittimità dinastica. Queste due spinte si scontrarono inizialmente con la Chiesa, che voleva mantenere il monopolio sul sacro e sulla santità individuale. La Chiesa resistette a questa pretesa regia per tutto l’XI e il XII secolo, ma finì per cedere nel Duecento. Questo cambiamento potrebbe essere stato influenzato dalla forte pressione popolare, dalla capacità della Chiesa di esercitare un certo controllo sul modo in cui la pratica del tocco veniva eseguita, e dai nuovi equilibri politici che si stavano creando in quel periodo.Ma in tutta questa disputa tra re e Chiesa, qualcuno si è chiesto cosa succedeva davvero ai malati toccati?
Il capitolo analizza la genesi politica e religiosa del tocco regale, ma trascura quasi del tutto la prospettiva di chi lo riceveva. Comprendere la credenza popolare, le aspettative dei malati e il contesto medico dell’epoca è fondamentale per avere un quadro completo. Per approfondire, sarebbe utile esplorare la storia della medicina medievale e l’antropologia del rito e della credenza.3. Il re che non divenne santo
I re nel Medioevo cercano di rafforzare il loro potere legandolo alla sfera religiosa. Non possono essere considerati divini o avere ruoli sacerdotali come in altre culture, ma aspirano comunque a una santità personale. Tra il VI e il XII secolo, alcuni sovrani vengono riconosciuti come santi, spesso perché martiri o figure di grande devozione. Tuttavia, il loro culto non sempre riesce a dare forza alla dinastia regnante. Già alla fine del XII secolo, i re di Francia della dinastia Capetingia possiedono alcuni legami speciali con il sacro, come la capacità di guarire i malati, che li rende visti come taumaturghi, e ricevono titoli come “cristianissimo”. Nonostante questo, queste caratteristiche non sono ancora considerate completamente uniche o pienamente stabilite.La costruzione di un’immagine santa
Per Filippo Augusto, i suoi collaboratori e i biografi si impegnano fin da subito a costruire attorno a lui un’aura di santità . Questo sforzo si basa su diversi elementi. La sua nascita, ad esempio, viene presentata come un evento miracoloso, un vero e proprio dono di Dio. Vengono raccontati anche miracoli avvenuti durante la sua giovinezza, come i campi che tornano a fiorire, la comparsa improvvisa di una fonte d’acqua per l’esercito assetato e il ritrovamento miracoloso di un punto per attraversare un fiume. A questi si aggiungono racconti di visioni, come quella del Cristo bambino vista durante la messa, o l’intervento divino in una tempesta grazie alle preghiere dei monaci.La battaglia di Bouvines e la morte
La battaglia di Bouvines rappresenta un momento cruciale in questa costruzione dell’immagine santa. Il comportamento di Filippo Augusto durante lo scontro viene descritto quasi come quello di un sacerdote: benedice le truppe prima di affrontare quella che viene vista come una battaglia santa contro nemici scomunicati. Dopo la sua morte, questa immagine si rafforza ulteriormente, con descrizioni che gli attribuiscono un ruolo simile a quello di Cristo durante la battaglia stessa. Anche la sua morte è circondata da segni straordinari, come una cometa che si dice abbia annunciato il suo arrivo in paradiso, e si verificano miracoli nel luogo della sua sepoltura temporanea e poi sulla sua tomba definitiva a Saint-Denis. Visioni diffuse lo mostrano salvato dai demoni e accompagnato in purgatorio o direttamente in paradiso, inserendolo in una serie di re Capetingi che, nonostante i loro peccati, vengono salvati dal purgatorio.Le ragioni del mancato riconoscimento
Nonostante tutti questi sforzi e i segni attribuiti a Filippo Augusto, il tentativo di farlo canonizzare non riesce. Il motivo principale è che il Papato, in questo periodo, ha un controllo molto più stretto sul processo di santificazione. Inoltre, la vita personale del re, segnata da matrimoni multipli e scomuniche, non si adatta più al nuovo modello di santità che si afferma nel XIII secolo, influenzato profondamente da figure come San Francesco. Questo nuovo ideale richiede non solo il sostegno alla Chiesa o la capacità di compiere miracoli, ma soprattutto una vita di virtù personali e un comportamento moralmente irreprensibile. Filippo Augusto, descritto come incline a bere, mangiare eccessivamente, frequentare donne e cedere alla rabbia, non corrisponde affatto a questa nuova e più rigorosa aspettativa. Sarà invece suo nipote, Luigi IX, a incarnare perfettamente il nuovo ideale di sovrano santo e a essere riconosciuto come San Luigi.Ma davvero il mancato riconoscimento di Filippo Augusto come santo si riduce unicamente alla sua “vita personale” e ai “nuovi criteri” del Papato?
Il capitolo presenta una spiegazione chiara e lineare per il fallimento del tentativo di canonizzazione, basata sul contrasto tra l’immagine costruita e la vita reale del sovrano, alla luce di un’evoluzione nei criteri di santità controllati dal Papato. Tuttavia, la storia della canonizzazione, specialmente per figure regali o politicamente rilevanti, è intrinsecamente legata a dinamiche di potere e negoziazione tra le autorità secolari e quelle ecclesiastiche. Ridurre il tutto a una questione di virtù personali e standard morali, per quanto importanti, potrebbe trascurare il complesso gioco politico che sicuramente influenzò le decisioni papali riguardo a un sovrano potente come Filippo Augusto. Per approfondire questa tematica e cogliere le sfumature non pienamente esplorate nel capitolo, sarebbe utile studiare la storia delle relazioni tra il regno di Francia e il Papato nel XIII secolo, l’evoluzione istituzionale del processo di canonizzazione e analizzare le fonti contemporanee non solo per la descrizione della vita del re, ma anche per comprendere le motivazioni politiche e religiose delle diverse fazioni coinvolte.Abbiamo riassunto il possibile
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