Contenuti del libro
Informazioni
“Il ragazzo che decise di seguire suo padre ad Auschwitz” di Jeremy Dronfield è un libro pazzesco che ti porta dritto dentro una delle storie più incredibili e strazianti della Shoah. Inizia a Vienna nel 1938, quando l’Anschluss porta la persecuzione degli ebrei. La vita cambia da un giorno all’altro per la famiglia Kleinmann, costretta a subire umiliazioni e violenze. Il cuore della storia è il legame tra Gustav Kleinmann e suo figlio Fritz. Quando Gustav viene deportato a Buchenwald, Fritz prende una decisione assurda ma piena d’amore: seguirlo. Il libro racconta il loro viaggio attraverso l’inferno dei campi di concentramento, da Buchenwald ad Auschwitz-Monowitz, dove affrontano il lavoro forzato alla Buna Werke, la fame, la brutalità delle SS e la morte ovunque. Ma è anche una storia di incredibile resistenza, di piccoli atti di coraggio, di solidarietà tra prigionieri e persino di una rete di resistenza interna. Mentre Gustav e Fritz lottano per sopravvivere, il libro segue anche il destino degli altri membri della famiglia, come Tini e Herta, deportate e uccise a Maly Trostenets, o Kurt ed Edith che cercano rifugio all’estero. È un racconto potente sulla sopravvivenza contro ogni probabilità, sulla forza del legame familiare e sul peso della memoria dell’Olocausto, che culmina con la loro testimonianza ai processi di Francoforte.Riassunto Breve
L’annessione dell’Austria alla Germania nazista nel marzo 1938 segna l’inizio di una persecuzione immediata e violenta contro gli ebrei a Vienna. Vengono privati dei diritti, le loro attività saccheggiate, subiscono umiliazioni pubbliche. La “Notte dei cristalli” nel novembre 1938 intensifica la violenza con distruzioni e arresti di massa, inviando migliaia di uomini nei campi di concentramento come Dachau e Buchenwald. L’emigrazione diventa l’unica via di fuga, ma è ostacolata da tasse elevate e restrizioni internazionali. Con l’inizio della guerra nel settembre 1939, gli ebrei di origine polacca sono arrestati; tra questi Fritz, seguito volontariamente dal padre Gustav. A Buchenwald, i prigionieri ebrei affrontano condizioni disumane, lavori forzati estenuanti nella cava, fame e violenza costante. La sopravvivenza dipende dalla resistenza, dalla solidarietà e, a volte, dalla fortuna o dall’acquisizione di abilità come quella di muratore da parte di Fritz, che migliora le sue condizioni. Intanto, la famiglia fuori dai campi cerca salvezza. Edith trova rifugio in Inghilterra ma viene internata. Tini a Vienna lotta per ottenere visti per i figli Kurt e Herta, affrontando ostacoli burocratici e l’inasprimento delle leggi antisemite, inclusa la stella gialla. Kurt riesce a emigrare negli Stati Uniti, accolto da una famiglia sponsor. Tini e Herta, invece, vengono deportate nel giugno 1942 e uccise a Maly Trostenets vicino a Minsk. A Buchenwald, la brutalità delle SS è quotidiana, con omicidi mirati e programmi di sterminio come l’Aktion 14f13 e 14f14. Gustav e Fritz vengono trasferiti ad Auschwitz-Monowitz in carri bestiame. Qui vengono registrati e tatuati. Sopravvivono a una selezione iniziale e sono destinati ai lavori forzati per la fabbrica Buna Werke di IG Farben. Le condizioni a Monowitz sono estreme, con altissima mortalità. Fritz sfrutta la sua abilità di muratore, mentre Gustav si adatta, trovando infine un lavoro al coperto come sellaio. Il legame padre-figlio è cruciale per la loro resistenza. A Monowitz si sviluppano reti di solidarietà. Un gruppo di prigionieri ebrei ottiene uno status privilegiato come “politici”, facilitando l’aiuto e la resistenza interna. Fritz si unisce a questa rete, raccogliendo informazioni. Identificato da un civile e arrestato dalla Gestapo, Fritz resiste alle torture. La resistenza organizza la sua “morte” fittizia per proteggerlo. La rimozione del capo della Gestapo riduce il pericolo, permettendo a Fritz di riprendere la sua identità. Stabilisce un contatto con Alfred Wocher, un civile tedesco che fa da tramite con Vienna, portando notizie e aiuti. La notizia della morte di Tini e Herta arriva tramite Wocher. La lotta per la sopravvivenza a Monowitz include lo scambio di beni e la corruzione. L’arrivo degli ebrei ungheresi nel 1944 intensifica lo sterminio a Birkenau. I bombardamenti alleati alimentano la speranza. Tentativi di resistenza e fuga falliscono. Fritz cerca armi per autodifesa. Nel gennaio 1945, con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, i prigionieri sono costretti a una marcia della morte. Molti muoiono. Durante il trasporto in vagoni scoperti, Gustav, troppo debole, spinge Fritz a fuggire. Fritz salta dal treno in corsa e sopravvive. Viaggiando verso Vienna, viene fermato dalla polizia militare tedesca e, senza documenti, è sospettato e destinato a Mauthausen. A Mauthausen e nel sottocampo di Gusen, Fritz si registra come politico non ebreo per aumentare le possibilità di sopravvivenza. Le condizioni sono brutali. Viene liberato dalle forze americane, riceve cure e torna a Vienna a maggio 1945. Intanto, il treno di Gustav viene deviato verso Mittelbau-Dora e poi Ellrich, un campo con condizioni terribili e lavoro in tunnel sotterranei. Gustav resiste. Viene evacuato a Bergen-Belsen, campo Belsen 2. Liberato dai britannici, evade dalla quarantena e inizia il lungo viaggio di ritorno. A settembre 1945, Gustav arriva a Vienna e ritrova Fritz nello stesso edificio dove vive un’amica. Padre e figlio, sopravvissuti a percorsi separati, si ricongiungono. Anni dopo, nel 1954, Kurt torna a Vienna, ritrovando Gustav e la matrigna Olga. Il ritorno è difficile a causa della lingua e del senso di estraneità. La famiglia affronta il peso della memoria in modi diversi: Gustav preferisce il silenzio, Fritz vive con rabbia e si dedica alla memoria, testimoniando ai processi di Francoforte nel 1963. Fritz conserva il diario del padre e documenti, tenendo discorsi pubblici. La famiglia Kleinmann sopravvive, i discendenti si disperdono nel mondo, portando con sé il passato. La sopravvivenza è vista come risultato di coraggio, amore, solidarietà e fortuna, e i vivi hanno il compito di ricordare i morti.Riassunto Lungo
1. L’ombra si allunga su Vienna
L’annessione e le prime persecuzioni
L’annessione dell’Austria alla Germania nazista nel marzo 1938 segna l’inizio di una persecuzione rapida e brutale contro gli ebrei. Inizialmente, il governo austriaco aveva tentato di organizzare un plebiscito per mantenere l’indipendenza, ma la Germania impose l’annullamento e l’insediamento di un governo favorevole ai nazisti. Poco dopo, le truppe tedesche entrarono a Vienna, accolte con favore da una parte della popolazione. La vita degli ebrei cambiò immediatamente e drasticamente. Vennero privati della cittadinanza e di tutti i loro diritti fondamentali. Le loro attività commerciali furono saccheggiate e confiscate senza possibilità di appello. Furono imposte umiliazioni pubbliche, costringendoli ad esempio a pulire dalle strade gli slogan che prima inneggiavano all’indipendenza. La polizia e le squadre d’assalto naziste, le SA, parteciparono attivamente a queste violenze e vessazioni quotidiane.La Notte dei Cristalli
La situazione peggiorò ulteriormente con la “Notte dei cristalli” nel novembre 1938. Questo evento segnò una violenta escalation della persecuzione. Sinagoghe e negozi di proprietà di ebrei vennero distrutti in tutto il paese. Migliaia di uomini ebrei furono arrestati e inviati nei campi di concentramento, come Dachau e Buchenwald. Da quel momento, la persecuzione divenne anche un processo burocratico e organizzato. Vennero imposti nomi aggiuntivi agli ebrei e le loro carte d’identità furono timbrate con un segno distintivo per identificarli immediatamente.La difficile fuga
A questo punto, l’emigrazione divenne per molti l’unica, disperata speranza di salvezza. Tuttavia, lasciare il paese era reso estremamente difficile. Il regime nazista impose tasse esorbitanti per chiunque volesse emigrare, rendendo la fuga un lusso inaccessibile per la maggior parte delle famiglie. Inoltre, molti altri paesi si dimostrarono riluttanti ad accogliere un gran numero di rifugiati ebrei. Nonostante queste enormi difficoltà, alcuni riuscirono comunque a partire, spesso affrontando la dolorosa separazione dai propri cari che non potevano seguirli.L’arresto e la deportazione
Nel settembre 1939, con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, le condizioni per gli ebrei peggiorarono ulteriormente. Gli ebrei di origine polacca, in particolare, furono considerati una minaccia immediata e iniziarono a essere arrestati in massa. Fu proprio in questa fase che Fritz venne catturato. Suo padre, Gustav, prese la difficile decisione di seguirlo volontariamente per non lasciarlo solo di fronte all’ignoto. Padre e figlio furono così deportati insieme nel campo di concentramento di Buchenwald.La vita nel campo di Buchenwald
Una volta arrivati nel campo, i prigionieri ebrei dovettero affrontare condizioni di vita disumane. Erano sottoposti a violenza costante e gratuita da parte delle guardie. I lavori forzati erano estenuanti, specialmente nella cava, dove erano costretti a spaccare pietre in condizioni proibitive. La fame era una compagna quotidiana, le malattie si diffondevano rapidamente a causa delle pessime condizioni igieniche e le punizioni, come la fustigazione, erano brutali e frequenti. La sopravvivenza nel campo dipendeva dalla capacità di resistere fisicamente e psicologicamente, e spesso anche da piccoli atti di coraggio o da un inaspettato colpo di fortuna.Perché il capitolo menziona l’arresto di massa degli ebrei di origine polacca nel settembre 1939 senza approfondire le ragioni di questa specifica persecuzione?
Il capitolo descrive l’aggravarsi delle condizioni per gli ebrei con l’inizio della guerra, ma la focalizzazione sugli ebrei di origine polacca, considerati una “minaccia immediata”, appare come un dettaglio significativo che meriterebbe maggiore contesto. Per comprendere appieno questa specificità, sarebbe utile esplorare le politiche naziste verso le popolazioni ebraiche all’indomani dell’invasione della Polonia e le dinamiche iniziali della guerra. Approfondire la storia della Shoah e le opere di storici come Saul Friedländer o Timothy Snyder può fornire gli elementi necessari per colmare questa lacuna.2. Sopravvivere tra Cava e Consolato
Nei campi di concentramento come Buchenwald, la vita dei prigionieri ebrei è segnata dal lavoro forzato e dalla violenza continua. Uomini come Gustav e suo figlio Fritz sono costretti a trasportare materiali pesanti e lavorare nella cava di pietra. La cava è un luogo di grande sofferenza, dove morire è facile. Nonostante le condizioni terribili, i prigionieri si aiutano tra loro, soprattutto i più anziani con i più giovani. Grazie all’aiuto di altri, Fritz riesce a trovare lavori meno rischiosi. Impara anche il mestiere di muratore, ottenendo così condizioni migliori e cibo extra.
La Famiglia Cerca Salvezza
Intanto, fuori dai campi, la famiglia cerca un modo per salvarsi. Edith si trova in Inghilterra, dove ha trovato rifugio e si è sposata. Ma con l’aumentare della guerra, gli stranieri vengono visti con sospetto, e lei viene internata anche se è incinta. Solo la sua gravidanza le evita l’arresto immediato. Sua madre Tini è rimasta a Vienna con gli altri figli, Herta e Kurt. Tini affronta enormi problemi con i documenti per ottenere i visti necessari per andare negli Stati Uniti. Le regole americane sono molto severe e i nazisti creano molti ostacoli, rendendo quasi impossibile fuggire. Kurt, ancora un bambino, subisce l’antisemitismo e la violenza. Tini lotta senza sosta per i suoi figli. Alla fine, riesce a ottenere un’opportunità per far emigrare Kurt e Herta, ma devono partire separatamente. La speranza di riunirsi si scontra con la dura realtà della guerra e delle regole migratorie. Richard, il marito di Edith, viene liberato dall’internamento in Inghilterra solo dopo la nascita del loro figlio, quando le persone iniziano a pensare diversamente. La sopravvivenza dipende dalla forza di resistere, dall’aiuto reciproco e dalla capacità di affrontare sistemi ingiusti e indifferenti.
Come si concilia la descrizione di ostacoli ‘quasi impossibili’ all’emigrazione con il fatto che un’opportunità sia stata infine ottenuta?
Il capitolo sottolinea giustamente le enormi difficoltà burocratiche e politiche che rendevano l’emigrazione quasi impossibile per gli ebrei dall’Austria nazista. Tuttavia, la narrazione passa rapidamente dall’enfatizzare questa quasi impossibilità all’annunciare che un’opportunità è stata ottenuta. Manca un approfondimento su come, concretamente, questi ostacoli siano stati superati o aggirati. Per comprendere meglio questo cruciale aspetto della sopravvivenza, sarebbe utile studiare le reti di assistenza ebraiche e internazionali attive in quel periodo, le specifiche leggi sull’immigrazione dei paesi di destinazione e le strategie individuali o collettive impiegate per ottenere i documenti necessari. Un autore da consultare per questo contesto storico è Saul Friedländer.3. Vite Separate
A Buchenwald, Gustav e Fritz sono costretti a sopportare il lavoro forzato e la brutalità costante delle SS. La vita nel campo è segnata dalla morte quotidiana e da una violenza senza regole. Si assiste all’uccisione di prigionieri, come Philipp Hamber, e alla successiva eliminazione dei testimoni da parte delle SS, che agiscono senza temere conseguenze. Vengono introdotti anche programmi di sterminio di massa: l’Aktion 14f13 ha lo scopo di eliminare i prigionieri considerati “indegni di vivere”, come i malati o i disabili, attraverso la gassazione, mentre l’Aktion 14f14 prevede l’uccisione su larga scala dei prigionieri di guerra sovietici, fucilati o asfissiati nei furgoni a gas nel Commando 99.Il viaggio verso l’America
Intanto, Kurt intraprende un lungo viaggio verso l’America. Attraversa l’Europa in treno e poi l’Oceano Atlantico in nave, arrivando prima a New York e poi a New Bedford. Qui viene accolto da una famiglia ebraica, i Barnet, che si offre di sponsorizzarlo. Kurt inizia a imparare l’inglese, frequenta la scuola e partecipa a un campo estivo, trovando in questo nuovo ambiente un’accoglienza che gli permette di iniziare una nuova vita.La persecuzione e la deportazione
A Vienna, Tini e Herta si trovano ad affrontare l’aumento delle restrizioni imposte agli ebrei, tra cui l’obbligo di indossare la stella gialla. Tini cerca in ogni modo di far emigrare Herta, ma i suoi tentativi falliscono a causa delle crescenti difficoltà burocratiche e del blocco totale dell’emigrazione ebraica. Nel giugno del 1942, Tini e Herta vengono selezionate per la deportazione. Partono da Vienna su un treno passeggeri, ma vengono presto trasferite in vagoni merci in condizioni disumane. Il convoglio raggiunge una località vicino a Minsk. Qui, la maggior parte dei deportati, incluse Tini e Herta, viene condotta a Maly Trostenets e uccisa in modo sistematico, principalmente tramite fucilazione in fosse comuni o asfissia nei furgoni a gas.Il capitolo coglie appieno il peso della sopravvivenza oltre il ritorno fisico?
Il capitolo, pur descrivendo il difficile ritorno e il ricongiungimento, sembra concentrarsi principalmente sugli aspetti fisici e logistici della sopravvivenza e del rientro. Tuttavia, l’esperienza dei campi di concentramento lascia cicatrici profonde che vanno ben oltre il corpo. Per comprendere appieno il significato della sopravvivenza, è fondamentale esplorare le conseguenze psicologiche a lungo termine, il trauma, le difficoltà di reintegrazione nella società e il complesso rapporto con la memoria. Approfondire la psicologia del trauma e leggere le testimonianze di altri sopravvissuti, come quelle raccolte da Primo Levi, può offrire una prospettiva più completa sul ‘peso invisibile’ portato da chi è tornato.8. Il Ritorno e il Peso della Memoria
Un soldato americano, Kurt Kleinmann, torna a Vienna nel 1954, la sua città natale. La città è ancora in ricostruzione dopo la guerra, ma il quartiere di Leopoldstadt gli appare familiare. Qui ritrova suo padre Gustav e la matrigna Olga. Questo ritorno mette in luce un forte senso di estraneità; Kurt è diventato americano e trova difficile comunicare nella sua lingua d’origine, segnando la distanza creata dagli anni e dalle esperienze vissute.Il Confronto con il Passato e la Vita Postbellica
La riunione familiare rivela profonde differenze nel modo in cui ognuno affronta il trauma del passato. Gustav preferisce non parlare delle sofferenze subite nei lager, cercando una forma di pace nel silenzio. Suo figlio Fritz, invece, tornato a Vienna già nel 1945, vive il ricordo con rabbia intensa, alimentata dalla presenza persistente dell’antisemitismo. Fritz, segnato dalle torture subite, ha sviluppato idee politiche comuniste, che lo pongono in netto contrasto con l’americanismo di Kurt. Nonostante le difficoltà iniziali, Gustav riesce a riaprire il suo laboratorio e a sposare Olga, cercando di ricostruire una vita normale. La comunità ebraica di Vienna, drasticamente ridotta dopo la Shoah, lotta per sopravvivere, con molte sinagoghe distrutte che testimoniano la devastazione subita.
Mentre Gustav cerca serenità, Fritz non riesce ad accettare la presenza di ex nazisti e collaborazionisti nella società austriaca, arrivando persino a scontri fisici. La realtà postbellica del paese delude profondamente le sue speranze di vedere realizzata un’utopia socialista, lasciandolo in uno stato di costante tensione e conflitto con l’ambiente circostante.
La Memoria Storica e i Processi di Francoforte
Un momento di svolta fondamentale per la memoria storica si verifica con i processi di Francoforte, iniziati nel 1963, contro gli ex membri delle SS che avevano operato ad Auschwitz. Gustav e Fritz Kleinmann vengono chiamati a testimoniare, offrendo il loro racconto diretto degli orrori vissuti. La loro testimonianza è cruciale e contribuisce in modo significativo a costringere la Germania e il resto del mondo a confrontarsi in modo più aperto e diretto con la realtà brutale dell’Olocausto, portando alla luce verità scomode e necessarie per la giustizia storica.
L’Impegno di Fritz per la Memoria
Dopo i processi, Fritz dedica gli anni successivi della sua vita a un impegno costante per preservare e diffondere la memoria delle vittime e dei sopravvissuti. Tiene numerosi discorsi pubblici, condividendo la sua esperienza e quella della sua famiglia, e scrive un memoir per lasciare una testimonianza scritta. Conserva con cura documenti importanti e, in particolare, il diario del padre, un documento prezioso che descrive in modo vivido e straziante gli orrori quotidiani dei campi di concentramento, inclusa una poesia toccante scritta da Gustav sulla cava, simbolo di sofferenza e resistenza.
Nonostante le immense sofferenze patite, la famiglia Kleinmann riesce a sopravvivere e a prosperare. I discendenti si sono dispersi in diverse parti del mondo, portando con sé il peso e l’eredità del passato. La loro sopravvivenza è vista non solo come un miracolo, ma come il risultato di un insieme di fattori essenziali: il coraggio dimostrato di fronte all’orrore, l’amore reciproco che li ha sostenuti, la solidarietà trovata in momenti disperati e una dose di fortuna. I vivi sentono il profondo dovere morale di custodire gelosamente i ricordi dei morti, assicurando che le loro storie non vengano dimenticate e che la memoria rimanga viva come monito per le generazioni future.
Il capitolo, pur ambientato a Vienna e descrivendo la difficile realtà postbellica austriaca, non rischia di trascurare il contesto specifico e spesso controverso della gestione austriaca del proprio passato, concentrandosi sui processi tedeschi?
Sebbene i processi di Francoforte siano stati cruciali per la memoria storica a livello internazionale e abbiano coinvolto testimoni come i Kleinmann, il capitolo potrebbe beneficiare di un maggiore approfondimento sul modo in cui l’Austria stessa ha affrontato (o evitato di affrontare) la propria complicità nel nazismo e nell’Olocausto nel dopoguerra. La narrazione austriaca del “paese vittima” ha a lungo prevalso, influenzando la gestione dei criminali di guerra e la memoria collettiva. Per comprendere appieno il contesto in cui Fritz Kleinmann vive la sua rabbia per la presenza di ex nazisti, sarebbe utile esplorare la storia politica e sociale dell’Austria post-1945, la sua specifica “Vergangenheitsbewältigung” (elaborazione del passato) e il dibattito storiografico su questi temi. Approfondire la storiografia sulla Seconda Repubblica austriaca e la sua memoria dell’Olocausto, magari leggendo autori che si sono occupati specificamente di questo argomento, potrebbe fornire il contesto mancante.Abbiamo riassunto il possibile
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