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Contenuti del libro
Informazioni
“Il Principe” di Niccolò Machiavelli è un libro pazzesco che ti fa capire come funziona davvero il potere politico. Ti spiega i diversi tipi di principati, da quelli ereditari ai nuovi, e soprattutto come un principe deve fare per conquistarli e, cosa ancora più difficile, mantenerli. Machiavelli non si fa problemi a dire che un principe deve saper usare sia la legge che la forza, e che a volte è meglio essere temuto che amato, specialmente in un’Italia divisa e debole che ha bisogno di un leader forte. Il testo insiste tantissimo sull’importanza di avere armi proprie, non fidandosi mai dei soldati mercenari o ausiliari che hanno combinato disastri in giro per l’Italia. Vengono usati un sacco di esempi storici, da Cesare Borgia a Papa Giulio II, per mostrare strategie politiche che funzionano o che falliscono, parlando anche del ruolo della fortuna e della virtù nel governo. È un manuale super diretto su come navigare le sfide del potere.Riassunto Breve
I domini si distinguono in repubbliche e principati, questi ultimi ereditari o nuovi, acquisiti con armi proprie o altrui, per fortuna o virtù. La forza di uno stato dipende dalla sua capacità di difendersi autonomamente con un esercito proprio, poiché le armi mercenarie o ausiliarie sono inaffidabili e dannose, portando rovina o dipendenza. Un principe deve dedicarsi all’arte della guerra, sia con l’azione che con lo studio, per mantenere lo stato e non essere disprezzato. Per governare, un principe deve saper usare sia la legge che la forza, comportandosi come uomo e come bestia, astuto come una volpe e forte come un leone. Non è necessario possedere tutte le qualità positive, ma è fondamentale apparire virtuosi, sapendo però agire diversamente quando la necessità lo impone, poiché gli uomini sono malvagi. È più sicuro essere temuto che amato, purché si eviti l’odio, che nasce soprattutto dall’appropriazione dei beni dei sudditi. La crudeltà può essere necessaria per mantenere l’ordine, ma deve essere usata rapidamente all’inizio e poi cessare, concentrandosi sui benefici per il popolo. Un principe deve evitare di essere odiato e disprezzato, mostrando grandezza e fermezza. La sicurezza interna si ottiene con buone armi, amici e il favore del popolo, poiché le congiure sono rare se il principe non è odiato. Armare i sudditi li rende fedeli, mentre disarmarli genera sfiducia. Le divisioni interne sono dannose in caso di guerra. Un principe si fa stimare compiendo grandi imprese e prendendo posizione nei conflitti tra vicini, evitando la neutralità. La scelta dei ministri è cruciale; devono essere fedeli e pensare al principe. Un principe deve evitare gli adulatori, scegliendo consiglieri saggi da consultare. I principi che hanno perso lo stato hanno fallito nelle armi, si sono alienati il popolo o non si sono assicurati i potenti. La fortuna governa parte delle azioni umane, ma la virtù permette di arginarla e adattarsi ai tempi, anche se cambiare il proprio modo di agire è difficile. L’Italia, debole e divisa, offre l’opportunità a un nuovo principe di emergere con armi proprie. Acquisire stati con lingua e costumi diversi richiede di abitarci, inviare colonie, indebolire i potenti locali e impedire l’ingresso di stranieri. Governare stati abituati alla libertà richiede di distruggerli, abitarci o lasciarli con le loro leggi sotto un governo fedele. I principati nuovi acquisiti con virtù sono difficili da ottenere ma facili da mantenere, mentre quelli acquisiti con fortuna hanno il percorso inverso. Diventare principe con il favore dei cittadini, sia dal popolo che dai nobili, richiede di mantenere il favore del popolo, che non desidera essere oppresso.Riassunto Lungo
1. Tipi di Principati e la Loro Forza
I domini sono o repubbliche o principati. I principati si dividono in ereditari e nuovi. I principati nuovi sono o completamente nuovi o aggiunti come membri a uno stato ereditario. I domini così ottenuti sono acquisiti con le armi di altri o con le proprie, per fortuna o per virtù.Valutazione della Forza di un Principato
Un principe deve valutare se il suo stato è in grado di reggersi da solo o se ha bisogno di aiuto esterno. È autosufficiente chi può mettere in campo un esercito adeguato contro qualsiasi assalitore. Al contrario, chi non può affrontare i nemici in campo aperto e deve rifugiarsi entro le mura della propria città, necessita di aiuto. In questo secondo caso, un principe deve fortificare la propria città, tralasciando il contado. Un principe che ha fortificato bene la sua città e non si è fatto odiare dal popolo, difficilmente verrà attaccato. Se attaccato, un principe potente e coraggioso può superare le difficoltà, dando speranza ai sudditi o incutendo timore. Un nemico tenderà a danneggiare il paese al suo arrivo, quando gli animi dei difensori sono ancora accesi. Dopo che i danni sono stati fatti, i cittadini si stringeranno attorno al principe, sentendosi obbligati verso di lui. La natura umana porta a sentirsi obbligati sia per i benefici fatti che per quelli ricevuti. Un principe prudente può quindi mantenere alti gli animi dei cittadini durante un assedio, se non mancheranno loro i mezzi per vivere e difendersi.I Principati Ecclesiastici
I principati ecclesiastici si acquistano con virtù o fortuna, ma si mantengono senza l’una né l’altra, sostenuti dalle istituzioni religiose. Questi principati hanno stati che non difendono e sudditi che non governano, eppure gli stati non sono loro tolti e i sudditi non si allontanano. Sono principati sicuri e felici, ma essendo retti da una ragione superiore, è meglio non parlarne. Prima dell’arrivo di Carlo, re di Francia, l’Italia era divisa tra il papa, i veneziani, il re di Napoli, il duca di Milano e i fiorentini. Questi potentati si preoccupavano principalmente di due cose: evitare l’ingresso di un forestiero armato in Italia e impedire che uno di loro occupasse più territorio. I più potenti, come il papa e i veneziani, erano tenuti sotto stretta osservazione. Per tenere a bada il papa, ci si serviva delle divisioni tra i baroni romani. La brevità della vita di un papa era una causa di debolezza, perché in dieci anni un papa riusciva a malapena a sottomettere una fazione. Alessandro VI, utilizzando il denaro e le armi, accrebbe il potere della Chiesa, sebbene la sua intenzione fosse quella di favorire il duca Valentino. Dopo di lui, papa Giulio II continuò l’opera, conquistando Bologna e sconfiggendo i veneziani e i francesi. Mantenne le fazioni romane deboli grazie alla grandezza della Chiesa e all’assenza di cardinali tra loro. Il pontificato di papa Leone X ha ereditato questa potenza, e si spera che, come i suoi predecessori l’hanno resa grande con le armi, egli la renda ancora più grande e veneranda con la sua bontà e le sue infinite virtù.Se i principati ecclesiastici sono così sicuri e felici, perché non sono la forma di governo predominante, o l’unica esistente, e come mai, nella realtà dei fatti, il potere temporale della Chiesa è stato spesso messo in discussione e attaccato, anche militarmente, nel corso della storia?
Il capitolo afferma che i principati ecclesiastici sono “sicuri e felici”, ma non spiega perché, se questo è vero, non siano la forma di governo più diffusa. Inoltre, la storia dimostra che il potere temporale della Chiesa è stato spesso contestato e attaccato, anche militarmente, come dimostrano ad esempio le vicende dello Scisma d’Occidente o della Riforma Protestante. Per approfondire la questione, si potrebbe indagare la storia della Chiesa e delle sue relazioni con i poteri secolari, con un’attenzione particolare alle dinamiche di potere e ai conflitti di interesse che hanno caratterizzato tali relazioni. Si potrebbe, ad esempio, approfondire la storia della teologia politica, o le teorie del regalismo e del giurisdizionalismo, nonché i rapporti tra Stato e Chiesa in età moderna e contemporanea, studiando le opere di autori come Agostino, Tommaso d’Aquino, Marsilio da Padova, o Niccolò Machiavelli stesso, che in altre sue opere offre una visione più articolata e complessa del ruolo politico della religione.2. L’Importanza delle Armi Proprie per un Principato
Le fondamenta di uno stato, sia esso nuovo, vecchio o misto, risiedono in buone leggi e buone armi. Le armi si dividono in proprie, mercenarie, ausiliarie e miste. Le armi mercenarie e ausiliarie sono pericolose e inutili. Uno stato che si basa su queste non sarà mai sicuro.Pericoli delle Armi Mercenarie
I soldati mercenari non hanno lealtà, sono ambiziosi, infedeli e senza disciplina. Combattono per denaro, non per convinzione, e abbandonano al primo pericolo. L’Italia è stata rovinata dall’uso di queste truppe. I capitani mercenari, se capaci, cercano il proprio potere, se incapaci, portano alla rovina. Le armi devono essere gestite dal principe o da cittadini in una repubblica. Solo le armi proprie garantiscono progressi, mentre le mercenarie causano danni.Esempi Storici di Condottieri Mercenari
Roma e Sparta rimasero libere grazie alle loro armi. I Cartaginesi furono quasi sopraffatti dai loro mercenari. Filippo Macedone, dopo essere stato nominato capitano dai Tebani, tolse loro la libertà. I Milanesi, dopo la morte del duca Filippo, assoldarono Francesco Sforza, che poi li tradì. Venezia e Firenze, sebbene abbiano usato mercenari, sono state fortunate. I Fiorentini, con Paolo Vitelli, rischiarono di dover obbedire a un loro capitano. I Veneziani, prima di espandersi sulla terraferma, operarono bene con le loro armi, ma poi commisero errori. L’Italia, governata da mercenari, ha subito sconfitte e umiliazioni.Pericoli delle Armi Ausiliarie
Le armi ausiliarie, ovvero quelle di un potente alleato, sono dannose. Se si perde, si è sconfitti; se si vince, si diventa prigionieri dell’alleato. Le armi ausiliarie sono più pericolose delle mercenarie perché sono unite e obbediscono a un altro. Un principe saggio evita queste armi, preferendo perdere con le proprie che vincere con quelle altrui.Esempi Storici di Utilizzo di Armi Ausiliarie
Papa Giulio II, dopo aver visto l’inefficacia dei mercenari, si affidò agli Spagnoli, rischiando di finire nelle loro mani. I Fiorentini, con l’aiuto dei Francesi a Pisa, si misero in pericolo. L’imperatore di Costantinopoli, usando i Turchi, causò la servitù della Grecia. Cesare Borgia, dopo aver usato ausiliari e mercenari, si affidò alle proprie truppe. Ierone di Siracusa eliminò i suoi mercenari. Davide rifiutò le armi di Saul, preferendo la sua fionda. Le armi altrui sono un peso. Carlo VII, dopo aver liberato la Francia, creò un esercito proprio. Suo figlio Luigi XI, assoldando Svizzeri, indebolì il regno. Gli eserciti misti sono migliori di quelli mercenari o ausiliari, ma inferiori a quelli propri. La rovina dell’Impero Romano iniziò quando si affidò ai Goti.L’Arte della Guerra e la Formazione del Principe
Un principe deve dedicarsi all’arte della guerra, perché è l’unica arte che si addice a chi comanda. Chi trascura le armi perde lo stato, chi le pratica lo conquista. Francesco Sforza diventò duca grazie alle armi, i suoi figli persero il ducato per averle evitate. Un principe disarmato è disprezzato e non può fidarsi dei suoi soldati. Deve esercitarsi nella guerra sia con le azioni che con la mente. Deve cacciare per abituare il corpo alla fatica, conoscere il territorio e studiare la natura dei luoghi. Questa conoscenza è utile per difendere il proprio paese e per capire altri territori.Esempi di Principi dediti all’Arte della Guerra
Filopemene, principe degli Achei, pensava sempre alla guerra anche in tempo di pace. Un principe deve leggere la storia, studiare le azioni dei grandi uomini, imitarli e prepararsi per le avversità. Senza armi proprie, uno stato è insicuro e dipendente dalla fortuna; le armi proprie sono composte da cittadini o sudditi.Se le armi mercenarie e ausiliarie sono così inaffidabili e pericolose, come si spiega che nel corso della storia molti stati, inclusi quelli citati nel capitolo come esempi positivi, ne abbiano fatto ampio uso con successo, talvolta per lunghi periodi?
Il capitolo presenta una visione categorica dei pericoli associati alle armi mercenarie e ausiliarie, dipingendole come intrinsecamente dannose per la stabilità e la sicurezza di uno stato. Tuttavia, questa prospettiva sembra ignorare la complessità e le sfumature del contesto storico in cui queste forze militari sono state impiegate. Per comprendere appieno la questione, sarebbe utile approfondire discipline come la storia militare, la scienza politica e la sociologia delle organizzazioni. In particolare, si potrebbe esaminare il lavoro di storici come John Keegan, che ha analizzato in dettaglio l’evoluzione della guerra e il ruolo delle diverse tipologie di forze armate, o di politologi come Charles Tilly, che ha studiato la formazione dello stato moderno e il rapporto tra guerra e potere politico. Inoltre, un’analisi più approfondita delle specifiche circostanze storiche, economiche e sociali che hanno portato all’utilizzo di mercenari e ausiliari potrebbe rivelare le ragioni di tali scelte e i loro effettivi esiti, sfidando la generalizzazione presentata nel capitolo.3. Come un Principe Deve Governare
Un principe deve saper gestire la sua immagine pubblica, apparendo virtuoso ma agendo secondo necessità. Essere troppo buoni può portare alla rovina, perché il mondo è pieno di persone malvagie. Un principe deve imparare a essere non buono quando serve, per mantenere il potere. Deve cercare di evitare l’odio, ma non deve temere di essere temuto. Un principe saggio, infine, deve basarsi sulla sua forza e non sulla lealtà degli altri.Liberalità e Parsimonia
Le qualità di un principe, come la liberalità o la parsimonia, sono valutate diversamente a seconda delle circostanze. Essere liberale può sembrare positivo, ma se usato in modo eccessivo porta a spendere tutte le proprie risorse. Questo costringe il principe a tassare il popolo, diventando odioso e povero. È meglio essere parsimoniosi, perché questo permette di avere entrate sufficienti per difendersi e fare imprese senza gravare sui sudditi. La parsimonia, quindi, porta a una forma di liberalità più sostenibile nel tempo.Amore e Timore
Un principe deve anche decidere se è meglio essere amato o temuto. L’ideale sarebbe essere entrambi, ma è più sicuro essere temuto. Gli uomini sono ingrati e pronti a tradire quando le cose si mettono male. L’amore è un legame debole, mentre il timore è basato sulla paura della punizione. Un principe deve farsi temere senza farsi odiare, evitando di toccare i beni dei sudditi, perché la perdita del patrimonio è più dolorosa della morte di un padre.Crudeltà Necessaria
La crudeltà può essere necessaria per mantenere l’ordine, soprattutto in un nuovo principato. Un principe non deve aver paura di essere considerato crudele se questo serve a tenere uniti i sudditi. La pietà eccessiva può portare al disordine e alla violenza. In guerra, la crudeltà è indispensabile per mantenere la disciplina tra i soldati. L’esempio di Annibale dimostra come la crudeltà, unita alla virtù, possa rendere un esercito forte e fedele.Se la distruzione completa di uno stato è una delle tre opzioni per mantenere il controllo, come può essere considerata “la più efficace” l’opzione di mantenere in vigore le leggi preesistenti, instaurando un governo di pochi fedeli, quando questo approccio presuppone la non-distruzione dello stato stesso?
Il capitolo presenta una contraddizione logica. Afferma che la distruzione è una delle opzioni per mantenere il controllo, ma poi sostiene che mantenere le leggi preesistenti e instaurare un governo di fedeli sia “la più efficace”. Queste due affermazioni sono in conflitto, poiché la prima opzione esclude la possibilità della seconda. Per risolvere questa incoerenza, sarebbe necessario chiarire se l’efficacia si riferisca a un contesto in cui la distruzione non è attuabile o desiderabile. Inoltre, per comprendere meglio le dinamiche del potere e della sua gestione, si potrebbero approfondire discipline come la filosofia politica, la sociologia del potere e la storia delle istituzioni. Autori come Michel Foucault, Hannah Arendt e Max Weber offrono prospettive interessanti su questi temi.9. Modi di Acquisire e Mantenere il Potere
Si diventa principi in due modi principali: attraverso azioni malvagie o con il favore dei cittadini. Il primo metodo non si basa né sulla fortuna né sulla virtù, ma sull’uso della violenza e dell’inganno.Esempi di Ascesa Malvagia
Agatocle divenne re di Siracusa massacrando i senatori e i cittadini più ricchi. Oliverotto da Fermo usò l’inganno per uccidere i suoi ospiti e prendere il potere. Questi atti portano al potere, ma non generano gloria. La crudeltà, se usata in modo rapido e necessario per assicurare il potere, può portare stabilità. La crudeltà che cresce nel tempo, invece, porta alla rovina. Un principe deve compiere tutte le azioni dannose subito e poi concentrarsi sui benefici, per guadagnarsi il favore del popolo.Ascesa con il Favore dei Cittadini
Il secondo modo per diventare principe è attraverso il favore dei cittadini, con l’appoggio del popolo o dei nobili. Il popolo non vuole essere oppresso, mentre i nobili desiderano comandare. Un principe che sale al potere con l’aiuto dei nobili ha più difficoltà a mantenere il controllo, perché deve trattare con molti che si considerano suoi pari. Un principe che sale al potere con l’aiuto del popolo, invece, ha meno ostacoli perché il popolo non cerca di opprimerlo. È più facile accontentare il popolo che i nobili, perché il popolo non vuole essere oppresso, mentre i nobili vogliono opprimere.Gestione dei Nobili e del Popolo
Un principe deve sempre avere il popolo dalla sua parte, perché il popolo è numeroso e può abbandonarlo. I nobili, invece, sono pochi e possono essere controllati. Un principe deve capire se i nobili sono leali o se cercano solo il proprio interesse. Quelli che sono leali devono essere onorati, mentre quelli che non lo sono devono essere temuti. Un principe che sale al potere con l’aiuto dei nobili deve cercare di guadagnarsi il favore del popolo, perché il popolo è più fedele quando riceve benefici da chi si aspettava il male.Mantenimento del Potere
Un principe deve fare in modo che i cittadini abbiano sempre bisogno di lui, così gli saranno sempre fedeli. I principati civili sono in pericolo quando si cerca di passare da un governo civile a uno assoluto, perché i magistrati possono facilmente togliere il potere al principe. Un principe deve sempre essere pronto ad affrontare le avversità e deve fare in modo che i cittadini abbiano sempre bisogno di lui.Se la crudeltà, quando usata “bene”, può portare stabilità, come si distingue una crudeltà “buona” da una “cattiva” e chi decide questa distinzione?
Il capitolo afferma che la crudeltà, se usata in modo rapido e necessario, può portare stabilità, ma non fornisce criteri chiari per definire quando la crudeltà è “necessaria” o “rapida”. Questa distinzione è lasciata all’interpretazione del lettore, o peggio, del principe stesso, creando un potenziale per giustificare abusi di potere. Per approfondire la questione della legittimità della violenza e del potere, si potrebbe esplorare la filosofia politica, in particolare autori come Hannah Arendt o Michel Foucault, che hanno analizzato le dinamiche del potere e la sua relazione con la violenza. Inoltre, sarebbe utile considerare la psicologia sociale per comprendere come il potere influenzi il comportamento e come le persone giustifichino le proprie azioni.Abbiamo riassunto il possibile
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