Letteratura

Il padrone e il lavorante

Per favore  Accedi  oppure  registrati  per farlo.


1. Affari e Slitte nella Tormente

Dopo la festa di San Nicola, il mercante Vasilij Andreitch Brechunòv si prepara a partire di corsa. Deve raggiungere un proprietario terriero per comprare un bosco, prima che altri mercanti gli soffino l’affare. Ha promesso settemila rubli, un prezzo stracciato, meno di un terzo del valore reale.Per il viaggio, Vasilij chiama il suo lavorante Nikita. Nikita ha cinquant’anni, è un gran lavoratore, gentile, ma con un debole per l’alcol. Ora però ha promesso di non bere. Vasilij lo paga poco, e spesso in merci, facendogli credere di fargli un favore, ma in realtà approfitta della sua condizione.Fuori fa freddo e c’è nebbia. La moglie di Vasilij insiste perché Nikita accompagni il marito. Vasilij all’inizio non è convinto, ma poi accetta. Durante il viaggio, cerca di parlare con Nikita, mostrandosi superiore e approfittando della sua posizione.La neve e il vento aumentano, il cammino diventa difficile. Vasilij, testardo, non ascolta Nikita che vorrebbe seguire la strada principale. Sceglie una scorciatoia, ma sbaglia. La strada sparisce, si perdono nei campi. Nikita, con calma, guida Vasilij e il cavallo attraverso la neve e i fossi. Finalmente ritrovano una strada, vicino a una fattoria, ma non sanno dove sono.

2. Sotto la tormenta, la via smarrita

Vasilij Andreitch e Nikita, diretti a Gorjàtchkino, perdono l’orientamento e arrivano a Grìschkino. Le indicazioni di Isàj, un conoscente noto per la sua abilità nel rubare cavalli, non sono sufficienti. La tormenta peggiora e il cammino si fa sempre più arduo. Disorientati, incrociano altri viaggiatori, visibilmente alterati dall’alcol e impegnati in una discussione accesa. Solo dopo, si accorgono di essere tornati a Grìschkino per la seconda volta.La sosta in una casa accogliente diventa una necessità. Una famiglia numerosa e ospitale li riceve, offrendo tè caldo e un riparo dal freddo. Vasilij Andreitch condivide le loro peripezie, ma la conversazione si sposta presto sulle difficoltà interne della famiglia, legate alla divisione dei beni. Il capofamiglia confida il suo dispiacere per i contrasti, mentre il giovane Petruschka usa la metafora di un fascio di rami per descrivere la fragilità dell’unità familiare.Riscaldati e nutriti, Vasilij Andreitch e Nikita sono pronti a ripartire. Petruschka si offre di guidarli per un tratto, per evitare che si perdano di nuovo. Nonostante la tormenta non accenni a diminuire, i tre si rimettono in cammino, con la speranza di arrivare finalmente a destinazione.

Registrati gratis!

Senza carta di credito, basta solo un email.

Registrati ora

Già iscritto? Accedi


5. Il Calore Umano nella Tormenta

Dopo essersi persi nella tormenta, Vasilij Andreitch ritrova Nikita, coperto di neve e gravemente ferito. Inizialmente spaventato, Vasilij si calma e ascolta le ultime volontà di Nikita, che gli chiede perdono e di consegnare i suoi risparmi alla famiglia. Invece di abbandonarlo, Vasilij decide di proteggerlo dal freddo, distendendosi sopra di lui. Questo gesto inaspettato scalda Nikita, ma è anche l’occasione, per Vasilij, di provare emozioni nuove. Mentre dona il proprio calore, Vasilij ripensa alla sua vita, dedicata agli affari, e capisce il valore di un gesto altruista. Si addormenta così, sentendo il freddo intorno a sé, ma concentrato sul calore che sta offrendo. Al mattino, Nikita si sveglia e si accorge che Vasilij è morto, congelato, per salvarlo. I contadini ritrovano Nikita ancora vivo, sofferente per il freddo, ma profondamente segnato dal gesto del suo padrone.

6. L’Inganno della Calma e dell’Ordine

Le autorità, per ristabilire calma e ordine, compiono azioni terribili che distruggono la fiducia e la moralità delle persone. Menzogne, tradimenti, torture e omicidi sono giustificati da leggi ingiuste, ma non fermano la rivoluzione. Al contrario, l’insoddisfazione della gente cresce perché non si risolve il vero problema: la mancanza di giustizia, soprattutto riguardo alla terra.La causa profonda del problema è nel modo in cui le persone si sentono, non in singoli episodi. La pace sociale dipende da come la maggioranza percepisce la propria situazione, il potere, la proprietà e ciò in cui crede. La repressione, con perquisizioni, prigioni e condanne a morte, peggiora solo le cose, rendendo la pace impossibile. La soluzione è smettere di reprimere e riconoscere ciò di cui la gente ha bisogno, come la libertà di possedere la terra.Il governo agisce per interesse personale, per mantenere potere e privilegi, non per il bene comune. Le persone lo capiscono e disprezzano sempre più chi le governa. Le misure repressive sono viste come cattiverie compiute da persone senza cuore.Si dice che le azioni terribili dei rivoluzionari giustifichino la dura risposta del governo. Ma i crimini dei rivoluzionari, per quanto gravi, non sono peggiori di quelli del governo. Entrambi sbagliano nel credere di poter imporre con la forza il proprio modo di vedere la società. Usano gli stessi mezzi immorali: spionaggio, bugie, violenza, omicidi. I rivoluzionari sono, in realtà, un prodotto del sistema governativo stesso, e la repressione violenta è un atto che danneggia chi la compie.Il boia, che esegue materialmente le condanne, si sente in colpa e teme il giudizio della gente, mostrando una coscienza morale maggiore di quella dei funzionari del governo, zar compreso, che partecipano ai crimini senza vergogna. Anche questi ultimi hanno paura, ma non del male che fanno, bensì delle reazioni degli altri.Anche se non si possono giudicare gli altri, non si può più tacere di fronte a questi crimini. Bisogna denunciare le azioni criminali del governo, sia per il bene di chi le compie, che vive nell’ignoranza, sia per la gente comune che, influenzata dal potere, rischia di imitarli. Questa denuncia nasce dal bisogno di prendere le distanze da un sistema ingiusto e criminale, a costo di essere imprigionati o uccisi. Far parte di questa società corrotta significa essere complici di ogni abuso compiuto in nome del bene comune, ma che in realtà serve a mantenere i privilegi di pochi a danno di molti.L’appello finale è rivolto a tutti coloro che partecipano a queste azioni disumane, dal boia fino ai vertici del potere: ricordatevi di essere umani, riflettete sul male che fate e scegliete l’amore fraterno invece della violenza e della menzogna. Il vero scopo della vita umana è vivere secondo la volontà divina, che si riassume nell’amore verso il prossimo.

Abbiamo riassunto il possibile

Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale

Compra il libro

[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
Il prezzo della redenzione
Still Life. Ai confini tra il vivere e il morire