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Contenuti del libro
Informazioni
“Il New Deal Una storia globale” di Kiran Patel ti porta dentro un periodo pazzesco della storia americana, gli anni ’30, ma visto da una prospettiva che va ben oltre i confini USA. Non è solo la storia di Franklin D. Roosevelt e dei suoi programmi per tirare fuori l’America dalla Grande Depressione iniziata nel 1929. Questo libro mostra come il New Deal sia stato un esperimento globale, influenzato da idee e crisi che venivano da tutto il mondo, dall’Europa all’America Latina, passando per posti come Porto Rico. Vedrai come l’intervento statale nell’economia, la politica estera americana, l’isolazionismo, le leggi sull’immigrazione e persino la lotta al crimine si intrecciano con quello che succedeva fuori dagli Stati Uniti. È una storia di come l’America cercava una sua strada tra capitalismo e altri modelli, di come i suoi programmi sociali e infrastrutturali guardavano all’estero, e di come la Seconda Guerra Mondiale ha poi proiettato questo “modello americano” sul mondo. Un racconto che ti fa capire quanto fossero connessi i problemi e le soluzioni in quel periodo cruciale.Riassunto Breve
Gli Stati Uniti negli anni Venti raggiungono un grande benessere economico, diventando una potenza industriale e commerciale con legami globali forti, diffondendo anche la propria cultura. Nonostante questa presenza, politicamente il paese resta isolato, rifiutando la Società delle Nazioni e aumentando il nazionalismo interno con leggi restrittive sull’immigrazione basate su criteri razziali. La Grande Depressione, iniziata nel 1929, non ha una causa unica ma deriva da problemi globali come debiti di guerra, il sistema aureo e la crisi agricola. La reazione americana alla crisi accentua questo ripiegamento con politiche monetarie restrittive e dazi elevati come lo Smoot-Hawley Act, che danneggiano il commercio mondiale. La crisi mette in discussione il capitalismo e spinge molti paesi verso l’intervento statale. La Depressione porta a una crisi dei sistemi politici liberali e all’ascesa di regimi autoritari. Negli Stati Uniti, il New Deal di Roosevelt risponde con isolamento economico e un forte intervento statale interno per creare sicurezza. Vengono riformati i settori bancario, agricolo e industriale con programmi che regolano la produzione, promuovono la cartellizzazione e riconoscono i diritti dei lavoratori, mostrando somiglianze con modelli europei ma evitando la coercizione. Si creano vasti programmi di lavori pubblici per affrontare la disoccupazione, confrontandosi con esperienze simili all’estero. La pianificazione economica parziale diventa un tema, influenzata anche dall’Unione Sovietica, con progetti come la TVA. Roosevelt usa i media per un legame diretto col pubblico, una tendenza globale. Il New Deal aumenta il ruolo dello stato e riforma il capitalismo, mantenendo però la democrazia. L’azione del New Deal si concentra sull’interno, ma ha conseguenze globali, come la svalutazione del dollaro. La politica estera è più “isolamento” che “isolazionismo”, guidata da interessi interni. Si cambia approccio in America Latina con la “politica del buon vicinato”, abbandonando l’intervento militare per la cooperazione. Anche il riconoscimento dell’URSS è pragmatico. L’intervento statale si estende a territori come Porto Rico, dove i programmi del New Deal incontrano difficoltà, alimentano il nazionalismo locale e mostrano i limiti dell’applicazione di modelli continentali. Negli anni Trenta, l’isolazionismo in politica estera è forte, con leggi sulla neutralità che limitano l’intervento in guerre. Le politiche migratorie diventano più restrittive, con espulsioni e limitazioni all’aiuto per i rifugiati, nonostante un dibattito crescente sull’antirazzismo. Attori non statali come imprese e fondazioni mantengono connessioni globali. Internamente, il New Deal sviluppa programmi come la Sicurezza Sociale e l’edilizia pubblica, influenzati da modelli europei ma adattati al contesto americano, spesso con esclusioni. Si sperimentano reinsediamenti rurali e cooperative, incontrando resistenze. Il governo federale espande il suo potere nella lotta al crimine e la burocrazia cresce, usando nuove tecnologie per la gestione di dati individuali. Verso la fine degli anni Trenta, le tensioni internazionali spingono a un maggiore impegno globale, anche se l’opinione pubblica resta isolazionista. La Seconda Guerra Mondiale trasforma gli USA, spostando il focus sul globale e militare. Molti aspetti del New Deal sopravvivono e vengono rafforzati dalla guerra, che legittima l’intervento statale. L’esperienza del New Deal diventa fondamentale per il ruolo postbellico degli USA, con personale che esporta idee di regolamentazione statale e welfare in organizzazioni internazionali e progetti di sviluppo all’estero, sebbene con resistenze e adattamenti locali. Il New Deal resta un simbolo globale di intervento statale in crisi, influenzando le risposte economiche internazionali.Riassunto Lungo
1. L’America tra boom globale e ripiegamento nazionale
Gli anni Venti vedono gli Stati Uniti raggiungere un benessere economico senza precedenti, diventando una potenza industriale e commerciale leader a livello mondiale. Le esportazioni e i prestiti americani crescono significativamente, creando forti legami economici globali, in particolare con l’Europa e le Americhe. Questa espansione non è solo economica; anche l’influenza culturale americana si diffonde ampiamente. L’automobile, il cinema e nuovi stili di vita diventano rapidamente simboli riconosciuti di modernità in molte parti del mondo. Questo periodo segna un’era di grande prosperità e di crescente presenza americana sulla scena globale.La posizione internazionale e le tensioni interne
Nonostante questa crescente presenza e influenza a livello globale, gli Stati Uniti mantengono una posizione ambivalente sul piano politico internazionale. Rifiutano, ad esempio, di aderire alla Società delle Nazioni, preferendo un approccio più isolazionista in politica estera. Contemporaneamente, sul fronte interno, si assiste a un marcato aumento del nazionalismo e di tendenze restrittive. Nuove leggi sull’immigrazione limitano drasticamente l’ingresso nel paese, spesso basate su criteri di origine e percezioni razziali o xenofobe. Anche politiche interne come il proibizionismo riflettono questa spinta a definire e proteggere un’identità nazionale vista da alcuni come minacciata da influenze esterne o interne non desiderate.L’arrivo della Grande Depressione
Questo quadro di prosperità e tensioni interne viene sconvolto dalla Grande Depressione, che inizia con il crollo di Wall Street nel 1929. La crisi non scaturisce da una singola causa, ma è il risultato di un complesso insieme di fattori globali che erano già presenti. Tra questi elementi critici vi era il sistema dei debiti di guerra e delle riparazioni, che creava squilibri finanziari internazionali. Un altro problema fondamentale era il funzionamento del sistema aureo, con gli Stati Uniti che accumulavano grandi quantità d’oro, limitandone la circolazione e contribuendo alla rigidità del sistema monetario globale. Si aggiungeva una crisi agricola diffusa a livello mondiale, caratterizzata da eccesso di produzione, caduta drastica dei prezzi dei prodotti agricoli e conseguente indebitamento dei contadini. Tutti questi fattori combinati crearono un terreno fertile per la crisi economica che si diffuse rapidamente.Le reazioni americane e l’impatto globale
La reazione degli Stati Uniti alla crisi economica accentua ulteriormente il loro ripiegamento nazionale. La politica monetaria adottata dalla Federal Reserve diventa restrittiva, contribuendo a peggiorare la situazione. Nel 1930, l’approvazione dello Smoot-Hawley Act aumenta in modo drastico i dazi sulle importazioni, danneggiando pesantemente il commercio internazionale. Questa mossa americana provoca ritorsioni da parte di altri paesi, contribuendo alla frammentazione del commercio mondiale in blocchi economici chiusi. Sebbene il protezionismo fosse una tendenza presente anche altrove, la posizione centrale degli USA nell’economia globale amplifica enormemente gli effetti negativi di queste politiche. La crisi profonda mette in discussione il modello capitalistico e quello americano, spingendo molti paesi a considerare l’intervento statale nell’economia e a guardare a modelli alternativi, come quello sovietico. La sofferenza diffusa causata dalla Depressione è un’esperienza condivisa a livello globale, come documentato da studi sociologici che hanno analizzato le condizioni di vita in luoghi diversi come Muncie negli USA e Marienthal in Austria.Come si concilia la descrizione di un’America leader economico e culturale globale con il contemporaneo “ripiegamento nazionale” in politica estera e interna?
Il capitolo evidenzia come gli Stati Uniti degli anni Venti fossero una potenza economica e culturale di portata mondiale, pur mantenendo una posizione politicamente ambivalente, rifiutando la Società delle Nazioni e adottando politiche interne restrittive e nazionaliste. Questa apparente contraddizione tra espansione globale e ripiegamento interno/politico non viene pienamente esplorata nel capitolo, lasciando aperta la questione su come queste forze opposte abbiano coesistito e influenzato il periodo pre-crisi. Per approfondire questa complessa dinamica, è utile studiare la storia diplomatica e politica degli Stati Uniti nel periodo tra le due guerre, analizzando le motivazioni dietro l’isolazionismo politico e le tensioni interne. Un autore fondamentale per comprendere le fragilità del sistema economico internazionale e il ruolo degli USA è Charles Kindleberger.2. Onde di Cambiamento Globale
La Grande Depressione non colpisce solo l’economia basata sul libero mercato, portando a una crisi profonda, ma mette in discussione anche gli ordini politici esistenti. Le democrazie liberali mostrano segni di debolezza e vulnerabilità, mentre regimi autoritari e fascisti guadagnano rapidamente terreno in molte parti del mondo. Di fronte a questa situazione, si cerca con urgenza una “terza via”, un modello diverso sia dal capitalismo senza regole che dal comunismo. Negli Stati Uniti, la risposta alla crisi arriva con l’elezione di Roosevelt e l’avvio del New Deal.Intervento nel Settore Bancario
Il New Deal si concentra subito sulla creazione di sicurezza interna attraverso l’isolamento economico e un forte intervento dello stato. Nel settore bancario, vengono introdotte riforme importanti. Si stabiliscono garanzie sui depositi per proteggere i risparmiatori e si aumenta il controllo del governo sulle banche. Queste misure, volte a ristabilire la fiducia nel sistema finanziario, trovano approcci simili anche in altre nazioni colpite dalla crisi, come la Germania. L’obiettivo principale è stabilizzare il sistema finanziario e proteggere i cittadini dalle future turbolenze.Sostegno all’Agricoltura
Anche l’agricoltura vede un aumento significativo dell’intervento statale. Programmi specifici, come l’Agricultural Adjustment Act (AAA), vengono creati per gestire la produzione e aiutare i prezzi a salire. Questo porta alla nascita di una vasta struttura burocratica che influenza direttamente la vita di chi lavora la terra. L’intervento nell’agricoltura negli Stati Uniti riflette una tendenza più ampia a livello mondiale verso il protezionismo e il ruolo dello stato nel settore agricolo. Si cerca così di garantire una maggiore stabilità economica per il settore primario.Regole per Industria e Lavoro
Nel settore industriale, il National Industrial Recovery Act (NIRA) promuove l’organizzazione delle imprese sotto la guida dello stato e riconosce i diritti dei lavoratori. Questo piano, gestito dalla National Recovery Administration (NRA), genera dibattiti perché ricorda il modello corporativo di alcuni regimi fascisti. Tuttavia, il New Deal si differenzia per l’assenza di costrizione tipica delle dittature. Le politiche industriali del New Deal risentono dell’esperienza della Prima Guerra Mondiale e presentano punti in comune con quelle adottate in paesi come Germania e Giappone. L’obiettivo è regolare la competizione e migliorare le condizioni lavorative.Lotta alla Disoccupazione
Per affrontare la disoccupazione diffusa, vengono attivati grandi programmi di lavori pubblici, come il PWA, il CWA e il WPA. Si crea anche un servizio dedicato ai giovani, il CCC, per offrire loro opportunità di lavoro. Questi programmi segnano un aumento notevole dell’azione dello stato. Nonostante alcune difficoltà e limiti, inclusa la discriminazione razziale, rappresentano uno sforzo massiccio per dare lavoro a milioni di persone. Si confrontano con iniziative simili in altri paesi, come il servizio di lavoro tedesco, ma il CCC si distingue per non avere un carattere militare.La Pianificazione Economica
L’idea di pianificare l’economia diventa importante a livello globale, in parte ispirata dai successi che sembrano arrivare dall’Unione Sovietica. Negli Stati Uniti, si prova una forma di pianificazione limitata a specifici settori o aree. Un esempio notevole è la Tennessee Valley Authority (TVA), un grande progetto che unisce tecnologia e intervento statale per sviluppare un’intera regione. Questo tipo di grandi progetti infrastrutturali con un forte ruolo dello stato trova paralleli in molte altre nazioni che cercano di modernizzare le proprie infrastrutture.La Comunicazione Politica
Roosevelt usa in modo efficace la radio e altri mezzi di comunicazione per stabilire un rapporto diretto e personale con i cittadini. Crea così un legame forte e carismatico con il pubblico, bypassando i canali tradizionali e parlando direttamente alle case delle persone. Questa strategia di comunicazione diretta da parte dei leader, che punta a creare un rapporto emotivo e di fiducia, è una tendenza che si osserva in molti paesi in quel periodo, sia sotto governi democratici che autoritari, dimostrando il crescente potere dei media.Nonostante le critiche e le divisioni politiche che il New Deal affronta, il suo impatto principale è l’aumento del ruolo dello stato nell’economia e la riforma del capitalismo americano. Introduce nuove regole e protezioni sociali che cambiano profondamente il rapporto tra governo, imprese e cittadini. Questo avviene mantenendo salde le istituzioni democratiche, come le elezioni e la libertà di stampa, il che lo distingue nettamente dai regimi totalitari che emergono altrove e che sopprimono tali libertà.Davvero la semplice assenza di “costrizione tipica delle dittature” basta a liquidare le inquietanti somiglianze tra alcune politiche del New Deal e i modelli corporativi dei regimi fascisti?
Il capitolo, pur distinguendo correttamente il New Deal dai regimi totalitari per il mantenimento delle istituzioni democratiche, sorvola forse troppo rapidamente sulle affinità strutturali e intellettuali che alcune sue componenti, come il NIRA, condividevano con le tendenze autoritarie e corporative diffuse a livello globale in quel periodo. La ricerca di una “terza via” non era esclusiva degli Stati Uniti e le soluzioni proposte in diverse nazioni presentavano punti di contatto, al di là delle differenze fondamentali nel sistema politico. Per comprendere appieno questa complessa interazione, è utile approfondire la storia del pensiero economico negli anni ’30 e confrontare in dettaglio le politiche industriali e del lavoro adottate in contesti politici diversi. Approfondire il lavoro di storici dell’economia e comparatisti può fornire una prospettiva più sfumata sulle origini e le implicazioni di queste politiche, andando oltre la pur cruciale distinzione tra democrazia e dittatura.3. Priorità Nazionali e Orizzonti Globali
L’azione si concentra primariamente sulla politica interna, a differenza dell’approccio precedente che privilegiava la cooperazione internazionale. La priorità è la creazione di un’economia nazionale solida. Nonostante ciò, le relazioni estere hanno un impatto significativo, mostrando una forte interazione tra programmi interni e rapporti con altri paesi. La politica monetaria, come la svalutazione del dollaro e l’acquisto di argento, è decisa per ragioni interne ma ha conseguenze globali, ad esempio causando deflazione in Cina. La politica estera americana in questo periodo è meglio descritta come “isolamento” piuttosto che “isolazionismo” o “internazionalismo”. Le decisioni sono spesso guidate da interessi specifici interni, come nel caso della politica sull’argento influenzata dai minatori del Nevada. La partecipazione a conferenze internazionali, come quella economica di Londra nel 1933, rivela la tendenza a privilegiare la ripresa interna anche a scapito della cooperazione globale e della stabilizzazione valutaria.Nuove Direzioni nella Politica Estera
Un cambiamento significativo si osserva nelle relazioni con l’America Latina, con l’introduzione della “politica del buon vicinato”. Questo approccio segna un allontanamento dall’intervento militare unilaterale, tipico della Dottrina Monroe, a favore di non ingerenza e cooperazione economica. Accordi commerciali reciproci aumentano gli scambi nell’emisfero, beneficiando gli interessi economici statunitensi. Anche il riconoscimento dell’Unione Sovietica nel 1933 rientra in una logica pragmatica, volta a soddisfare interessi commerciali e contenere potenze rivali come il Giappone, sebbene la relazione si riveli complessa e limitata.Territori e la Natura della Politica Estera
L’intervento statale si manifesta anche in territori come Porto Rico, dove vengono implementate misure di welfare e creazione di posti di lavoro. Tuttavia, le politiche economiche interne possono avere effetti negativi sull’economia locale. La politica estera non segue un piano coerente ma è un insieme di risposte alle circostanze, spesso influenzata da pressioni interne e dalla necessità di distinguere l’approccio americano da quello dei regimi autoritari.Se l'”American way” si definisce per contrasto con i regimi totalitari, come si spiega l’espansione dello stato federale, la sorveglianza e l’architettura “internazionale” descritte nel capitolo?
Il capitolo descrive l'”American way” come un’identità nazionale definita in opposizione ai regimi totalitari, enfatizzando individualismo e pluralismo. Tuttavia, la contemporanea e massiccia espansione del potere statale federale, l’adozione di tecnologie per la sorveglianza di massa e persino l’architettura “internazionale” dei nuovi edifici governativi, che il capitolo stesso associa a stili “adottati anche da alcuni regimi autoritari”, crea una palese contraddizione logica. Come può un’identità basata sull’individualismo e sulla libertà manifestarsi attraverso strumenti e simboli di controllo centralizzato? Per esplorare questa tensione, è cruciale studiare la storia delle ideologie politiche americane, la sociologia del controllo sociale e la storia della tecnologia e del suo rapporto con lo stato. Approfondire il pensiero di autori che hanno analizzato il potere e la sorveglianza, come Michel Foucault, o storici che hanno studiato criticamente il New Deal e l’evoluzione dello stato americano, può fornire gli strumenti per rispondere a questa domanda.6. La Guerra e l’Esportazione del Modello Americano
La Seconda Guerra Mondiale ha cambiato profondamente gli Stati Uniti. L’attenzione nazionale si è spostata dalla politica interna all’impegno nel mondo e alla forza militare. La società è diventata meno civile, con la sicurezza che ha preso il posto del benessere dei cittadini. È nato un enorme complesso militare-industriale che ha aumentato il potere di grandi aziende, sindacati, scienziati e governo. Le spese militari hanno messo fine alla Grande Depressione e hanno raddoppiato il Prodotto Interno Lordo, funzionando come un gigantesco programma di lavori pubblici.L’eredità del New Deal in tempo di guerra
Anche se alcune agenzie create dal New Deal sono state smantellate, molte sue caratteristiche sono rimaste e sono state rafforzate dalla guerra. La necessità di un intervento forte dello stato e di una pianificazione centralizzata per sostenere lo sforzo bellico si è allineata bene con i principi del New Deal. Programmi importanti come la TVA (Tennessee Valley Authority) e il Social Security Act sono rimasti attivi. Inoltre, il GI Bill ha esteso ai soldati tornati dalla guerra benefici simili a quelli del New Deal, offrendo mutui agevolati, prestiti per avviare attività e supporto per l’istruzione. La guerra ha dato legittimità all’intervento dello stato nell’economia e alle politiche sociali, spingendo anche ad affrontare, almeno in parte, le discriminazioni razziali a causa della grande richiesta di lavoratori.Esportare il modello americano nel mondo
L’esperienza del New Deal è stata fondamentale per il ruolo che gli Stati Uniti hanno assunto dopo la guerra. Documenti come la Carta Atlantica e i discorsi del Presidente Roosevelt promuovevano l’idea di un mondo interconnesso che includesse diritti economici per tutti i popoli. Molte persone che avevano lavorato ai programmi del New Deal hanno assunto posizioni chiave in organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, portando con sé le idee di regolamentazione statale e assistenza sociale. Progetti come la TVA sono stati visti come modelli per lo sviluppo in altri paesi, ad esempio in India e in America Latina. Tuttavia, l’applicazione di queste idee ha incontrato resistenze locali e spesso si è allontanata dal modello originale, mostrando le difficoltà e le contraddizioni dell’approccio americano.Il New Deal continua a essere un simbolo riconosciuto a livello mondiale dell’intervento dello stato nei momenti di crisi, influenzando dibattiti e decisioni politiche in molti paesi, anche se la sua forma storica è diversa da come viene percepito oggi. L’obiettivo di evitare una nuova Grande Depressione continua a guidare la collaborazione internazionale quando si affrontano le crisi economiche del nostro tempo.Ma quale “modello americano” è stato realmente esportato: quello sociale del New Deal o quello militare-industriale nato dalla guerra?
Il capitolo evidenzia giustamente come la Seconda Guerra Mondiale abbia rafforzato alcuni aspetti del New Deal, ma allo stesso tempo abbia generato un imponente complesso militare-industriale e spostato l’attenzione dalla sicurezza dei cittadini alla sicurezza nazionale. Quando si parla di “esportare il modello americano”, sorge la domanda cruciale su quale di queste due anime, potenzialmente in conflitto, abbia prevalso o influenzato maggiormente l’approccio statunitense nel mondo post-bellico. Comprendere questa tensione è fondamentale per valutare l’eredità di quel periodo. Per approfondire, è utile studiare la storia della Guerra Fredda, l’evoluzione della politica estera statunitense e l’impatto del complesso militare-industriale sulla società e l’economia. Letture di autori che hanno analizzato il potere delle élite e le dinamiche post-belliche, come C. Wright Mills, possono fornire prospettive critiche.Abbiamo riassunto il possibile
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