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Contenuti del libro
Informazioni
“Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate” di Ryszard Kapuscinski ti porta dentro la corte imperiale etiope di Hailè Selassiè, un mondo affascinante e crudele dove il potere assoluto dell’imperatore è l’unica legge. Attraverso gli occhi dei cortigiani e dei funzionari, scopri la vita nel Palazzo di Addis Abeba, scandita da intrighi, competizioni per il favore del sovrano e una lealtà spesso comprata con la corruzione. Il libro descrive come l’imperatore, pur accentrando ogni decisione, assiste al progressivo declino imperiale, ignorando i segnali di crisi come la carestia nel nord dell’Etiopia. Vediamo personaggi come Germamè Neway, che tenta invano di riformare il sistema, e l’ascesa del Derg, il gruppo militare che orchestrerà il colpo di stato e la caduta dell’autocrate. È la storia di un impero che si sgretola dall’interno, lasciando l’imperatore isolato nel suo Palazzo di Menelik, simbolo di un’epoca finita. Un racconto potente sul potere, la sua fragilità e la fine di un’epoca.Riassunto Breve
Il potere nell’impero etiope risiede unicamente nell’imperatore Hailè Selassiè. Governa ascoltando direttamente i rapporti, soprattutto quelli degli informatori che operano di notte, e preferisce la parola orale allo scritto per mantenere il controllo e manipolare le informazioni. La corte è un luogo di intrighi e competizione costante per ottenere l’attenzione e il favore dell’imperatore. La lealtà assoluta è il valore più importante, anche più della competenza o dell’onestà. L’imperatore favorisce chi gli è totalmente devoto, accentrando ogni decisione su di sé. La vita di corte è scandita da momenti come l’ora delle Nomine e l’ora della Cassa, dove si gestiscono carriere e finanze, sempre sotto il controllo diretto del sovrano. Questo sistema di potere assoluto, basato su lealtà, controllo finanziario e una rete di informatori, crea un clima di paura e sospetto. In questo contesto, il denaro non è solo un mezzo di scambio ma una barriera che isola l’élite ricca dalla povertà del paese. La corruzione è diffusa e tollerata, purché non mini la fedeltà all’imperatore. Chi si oppone o rifiuta i favori imperiali subisce conseguenze gravi. Le riforme promosse dall’imperatore spesso non portano a miglioramenti reali e a volte creano problemi che distraggono i giovani istruiti. Nonostante le apparenze di stabilità, l’impero entra in declino negli anni ’60. La corte si concentra sul cerimoniale e sulla lotta interna per il prestigio, ignorando i crescenti problemi del paese. Un tentativo di colpo di stato nel 1960, guidato dai fratelli Germamè e Menghistu Neway, fallisce ma mostra la fragilità del potere e il malcontento diffuso. L’imperatore risponde con repressioni e viaggi all’estero per cercare aiuti e distrarre dai problemi interni, mentre aumentano il potere dell’esercito e della polizia per controllare l’opposizione, specialmente quella studentesca. La crisi si aggrava con una carestia nel nord del paese, che il governo cerca di nascondere, ma l’arrivo di giornalisti stranieri la porta alla luce, causando uno scandalo internazionale. Le proteste studentesche e gli ammutinamenti militari si intensificano. L’imperatore appare sempre più distante e incapace di gestire la situazione. I militari, organizzati nel Derg, iniziano ad agire in modo sistematico, arrestando funzionari e dignitari in nome dell’imperatore, svuotando così il palazzo del suo potere. La strategia militare mira a distruggere l’immagine pubblica dell’imperatore, rivelando la corruzione e i privilegi dell’élite e dimostrando che il sovrano ne era consapevole. La popolazione, prima sottomessa, si ribella. L’imperatore viene isolato, i suoi beni confiscati. La trasmissione televisiva di un documentario sulla carestia e la lettura dell’atto di destituzione segnano la fine del suo regno. Viene rimosso dal palazzo, che viene chiuso, simboleggiando la fine di un’epoca. Hailè Selassiè trascorre gli ultimi mesi della sua vita prigioniero nel Palazzo di Menelik, ancora trattato con rispetto dai soldati, mantenendo l’illusione di essere ancora imperatore. Legge molto e mostra interesse per gli eventi, ripetendo di non essersi opposto alla sua deposizione per il bene del popolo. Muore il 28 agosto 1975 per un collasso cardiocircolatorio.Riassunto Lungo
1. Lo Sguardo del Potere
Il Sistema di Potere Imperiale
La corte imperiale etiope rappresenta un sistema di potere molto complesso, dove l’imperatore Hailè Selassiè detiene un controllo assoluto. Ogni giorno dell’imperatore inizia all’alba con la lettura dei rapporti degli informatori. Questo perché la notte è considerata il momento in cui nascono le cospirazioni e i complotti. Nonostante non sapesse leggere né scrivere, l’imperatore governava ascoltando direttamente le persone. Infatti, preferiva ricevere informazioni oralmente piuttosto che attraverso documenti scritti. Questo modo di fare gli permetteva di manipolare le informazioni a suo piacimento e di mantenere saldamente il potere nelle sue mani.La Vita di Corte: Intrighi e Competizioni
Il palazzo imperiale può essere visto come un piccolo mondo pieno di inganni e rivalità. I cortigiani competono continuamente per attirare l’attenzione dell’imperatore, perché anche solo uno sguardo fugace da parte sua può significare una promozione o un avanzamento nella carriera. All’interno della corte esistono diverse fazioni che sono sempre in conflitto tra loro. Queste fazioni sono composte da nobili, funzionari statali e “personali”. I “personali” erano persone di umili origini che l’imperatore aveva portato al potere per contrastare la forza dell’aristocrazia. La lealtà totale verso l’imperatore era considerata la qualità più importante in assoluto. Ogni decisione presa dall’imperatore, che si trattasse di una nomina o di una punizione, era basata su questo principio fondamentale. I ministri che dimostravano di essere capaci ma non completamente fedeli venivano allontanati dal potere. Al contrario, l’imperatore preferiva circondarsi di persone meno capaci ma totalmente devote alla sua persona, concentrando così nelle sue mani ogni decisione e autorità.Le Ore Chiave della Corte e il Controllo Finanziario
La vita all’interno della corte era scandita da momenti precisi, come l’ora delle Nomine e l’ora della Cassa. Il momento delle nomine aveva un effetto profondo sulle persone, tanto da trasformarle fisicamente. Ricevere una nomina imperiale conferiva un’aura di potere e superiorità che cambiava il modo in cui le persone si comportavano. Anche la gestione del denaro era organizzata in modo da essere completamente sotto il controllo dell’imperatore. Ogni spesa, anche la più piccola, doveva essere approvata direttamente dall’imperatore. Questa attenzione estrema al controllo, unita alla sua rete di informatori sparsi ovunque e al principio di lealtà assoluta, creava un sistema di potere in cui l’imperatore era la figura centrale e indiscussa. In tutto il palazzo si percepiva un’aria di paura e sospetto. Questa atmosfera era alimentata dalle continue perquisizioni e dalla consapevolezza che la benevolenza dell’imperatore, da cui tutto dipendeva, poteva cambiare da un momento all’altro senza una ragione apparente.Un sistema di potere così paranoico e centralizzato come quello descritto, poteva davvero garantire stabilità e progresso, o era destinato all’implosione a causa della sua stessa rigidità?
Il capitolo dipinge un quadro inquietante di un sistema di potere basato sulla paura e sul controllo ossessivo. Tuttavia, manca una riflessione sulle conseguenze a lungo termine di un simile sistema. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire studi di sociologia politica e storia delle istituzioni, concentrandosi in particolare sulle dinamiche dei regimi autocratici e sui fattori che ne determinano la stabilità o il collasso. Autori come Juan Linz e Sheri Berman potrebbero offrire spunti interessanti per comprendere meglio le fragilità intrinseche a sistemi di potere così verticali e personalistici.2. La gabbia dorata della lealtà
Il valore distorto del denaro
In un paese povero, il denaro assume un significato particolare e negativo. Non è semplicemente uno strumento per gli scambi economici, ma diventa una barriera insormontabile che separa chi ha risorse da chi invece ne è completamente escluso. Le persone ricche vivono come se fossero in un paese esotico, senza riuscire a capire la realtà che le circonda. Sono protette da una serie di privilegi che le isolano completamente dalla povertà e dalla miseria della popolazione. Questo stile di vita porta chi sta meglio a sentirsi superiore e distante, senza nessuna connessione con i bisogni reali del paese.La corte imperiale: un mondo a parte
La corte dell’imperatore è un esempio perfetto di questa situazione. La cosa più importante in assoluto è essere totalmente fedeli all’imperatore, anche più dell’onestà. La corruzione è molto diffusa, ma viene accettata e spesso incoraggiata, a patto che non manchi la lealtà verso il sovrano. L’imperatore mantiene il potere usando un sistema di premi e punizioni: distribuisce favori e titoli a chi si mostra servile e obbediente. Chi si ribella o rifiuta i favori dell’imperatore, come nel caso di Takele Uolde Hawariat, subisce conseguenze gravissime, che possono arrivare fino alla morte.La giornata a palazzo e le “ore” del potere
Le giornate nel palazzo imperiale sono divise in “ore” dedicate a diverse attività, ma tutte sono concentrate sulla figura dell’imperatore e sulla gestione del suo potere. Ad esempio, c’è “l’ora della cassa”, un momento di grande corruzione in cui i cortigiani cercano in tutti i modi di ottenere vantaggi economici. Poi c’è “l’ora dei ministri”, piena di inganni e spiate, dove i funzionari sono più interessati a mantenere il proprio posto che a lavorare per il bene del paese.Riforme inefficaci e giustizia imperiale
Le riforme promosse dall’imperatore, anche se sembrano moderne, spesso non funzionano o peggiorano la situazione. Queste iniziative, senza volerlo, creano problemi che impegnano le energie dei giovani istruiti, allontanandoli da possibili proteste e rafforzando il sistema esistente. La giustizia dell’imperatore, pur essendo presentata come severa, a volte si mostra sorprendentemente clemente verso i sudditi comuni, specialmente quando denunciano abusi da parte dei funzionari corrotti. In conclusione, la corte imperiale è un ambiente dove l’interesse personale e la competizione per ottenere i favori del sovrano sono più importanti del bene comune e della crescita del paese.Ma questo capitolo descrive una corte corrotta in un paese povero: ma di quale paese e di quale epoca stiamo parlando?
La mancanza di un contesto storico e geografico preciso rende l’analisi del capitolo eccessivamente generica. Per comprendere appieno le dinamiche descritte, è fondamentale ancorare il discorso a realtà specifiche. Approfondire studi di sociologia politica e storia comparata può fornire strumenti utili per analizzare le dinamiche di potere e corruzione in contesti imperiali e paesi in via di sviluppo. Autori come Weber o Elias potrebbero offrire spunti interessanti per contestualizzare meglio le osservazioni del capitolo.3. L’Impero in Declino
La Corte Imperiale e il Declino Irreversibile
Nel 1960, l’impero entra in una fase di declino senza possibilità di ritorno. La corte imperiale appare completamente assorbita dalle formalità e dall’ostentazione, con una continua competizione per ottenere favori e posizioni di prestigio durante le cerimonie imperiali. Questa lotta interna per il potere distoglie l’attenzione dalla crescente instabilità che si diffonde in tutto il regno.La Corruzione e il Tentativo di Colpo di Stato
Un funzionario di nome Maconnen si rende conto della corruzione e della disillusione che si stanno diffondendo. Inizia quindi a raccogliere informazioni compromettenti. Tra i vari dossier, emerge quello su Germamè Neway, un giovane governatore animato da ideali che cerca di introdurre riforme sociali. Tuttavia, Germamè viene ostacolato nel suo lavoro e trasferito. Deluso e frustrato, Germamè decide di organizzare un colpo di stato insieme a suo fratello, il generale Menghistu, e ad altri ufficiali.La Repressione e il Clima di Terrore
Il colpo di stato organizzato da Germamè fallisce. Nonostante ciò, l’evento mette in luce quanto sia fragile il potere dell’imperatore e quanto sia profondo il malcontento anche tra le persone più importanti del regno. La risposta dell’imperatore è violenta e repressiva, con esecuzioni immediate e un clima di paura che si diffonde a Palazzo. L’imperatore reagisce eliminando i vecchi cortigiani e sostituendoli con persone nuove, completamente dipendenti dalla sua approvazione.Propaganda, Repressione e Disillusione Popolare
Per distogliere l’attenzione pubblica dai problemi interni, viene promossa una politica di “sviluppo” presentata in modo propagandistico. Allo stesso tempo, l’imperatore intensifica i viaggi all’estero alla ricerca di aiuti economici e di un aumento del prestigio internazionale. Parallelamente, l’esercito e la polizia diventano sempre più potenti, diventando gli strumenti principali per mantenere l’ordine e reprimere qualsiasi forma di opposizione. In particolare, si reprime duramente la protesta degli studenti, che criticano apertamente la corruzione e la mancanza di vere riforme.La corte vive in un ambiente dominato dalla paura e dal sospetto, mentre in tutto il paese crescono rivolte tra i contadini e proteste tra gli studenti. L’ossessione per il controllo e la repressione, insieme alla propaganda di uno sviluppo che non esiste nella realtà, nascondono il progressivo indebolimento del potere imperiale e la crescente disillusione tra la popolazione.Se la caduta del Palazzo Imperiale è presentata come conseguenza diretta della scoperta di documenti e della propaganda militare, non si rischia di semplificare eccessivamente un evento storico complesso, trascurando altri fattori strutturali e dinamiche sociali preesistenti?
Il capitolo sembra concentrarsi principalmente sull’azione militare e sulla reazione popolare alla corruzione, quasi come se questi fossero gli unici motori del cambiamento. Per comprendere appieno la “caduta del palazzo”, sarebbe utile approfondire il contesto socio-economico dell’Etiopia dell’epoca, le dinamiche di potere preesistenti, e magari consultare studi di autori come Christopher Clapham o John Markakis, esperti di storia etiopica e rivoluzioni africane, per avere una visione più completa e sfaccettata degli eventi.6. L’Illusione Imperiale
Gli ultimi giorni di Hailè Selassiè
Nelle stanze del Palazzo di Menelik, situato sulle colline di Addis Abeba, Hailè Selassiè trascorre gli ultimi mesi della sua vita come prigioniero. Nonostante ciò, le guardie lo trattano ancora con grande rispetto, inchinandosi al suo passaggio come se fosse ancora l’imperatore. Questo comportamento lo convince sempre di più di essere ancora lui il sovrano d’Etiopia.La vita quotidiana dell’ex imperatore
Nonostante l’età avanzata, Hailè Selassiè è in buona salute. Passa molto tempo a leggere, senza bisogno di occhiali, e a volte dà consigli ai soldati che lo sorvegliano. Le sentinelle cambiano ogni settimana, dimostrando quanto l’anziano imperatore sia ancora influente. Ogni giorno Hailè Selassiè si sveglia all’alba, partecipa alla messa e poi legge. Si interessa a quello che succede con la rivoluzione e ripete spesso le parole che disse quando lo deposero, affermando che non si sarebbe opposto se la sua deposizione fosse stata per il bene del popolo.La situazione politica e la prigionia degli altri dignitari
Mentre Hailè Selassiè vive isolato nel palazzo, in un edificio vicino, i membri del Derg si incontrano per decidere come proteggere la rivoluzione, soprattutto a causa della guerra in Eritrea. Vicino al palazzo, i leoni, che una volta rappresentavano il potere dell’imperatore, sono tenuti in gabbia e aspettano di essere nutriti. In un’altra parte del complesso, altri prigionieri importanti aspettano di sapere cosa ne sarà di loro.La morte di Hailè Selassiè
Il 28 agosto 1975 arriva la notizia della morte di Hailè Selassiè. Si dice che sia morto per un problema al cuore, mettendo fine alla vita dell’ultimo imperatore d’Etiopia.Concentrarsi unicamente sulla vicenda personale di Hailè Selassiè non rischia di oscurare le dinamiche politiche e sociali più ampie che hanno portato alla sua caduta?
Il capitolo, nel delineare gli ultimi giorni di Hailè Selassiè, si sofferma prevalentemente sulla sua esperienza individuale, tralasciando in parte il contesto storico e politico più ampio. Per comprendere appieno le ragioni e le conseguenze della rivoluzione etiope e della deposizione dell’imperatore, sarebbe utile approfondire le dinamiche sociali, economiche e politiche che hanno caratterizzato l’Etiopia in quel periodo. Si suggerisce di esplorare le opere di storici specializzati in Africa contemporanea e in movimenti rivoluzionari, per ottenere una visione più completa e sfaccettata degli eventi narrati.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
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