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Contenuti del libro
Informazioni
“Il narcisismo. L’identità rinnegata” di Alexander Lowen è un libro che scava a fondo nel narcisismo, spiegando come non sia solo vanità, ma una profonda negazione dei sentimenti e del sé reale. L’autore mostra come l’individuo narcisista si identifichi con un’immagine di sé grandiosa, spesso creata per nascondere un senso di inferiorità, a discapito del contatto con il proprio corpo e le proprie emozioni. Questa scissione ha spesso origine nei traumi infantili, come umiliazioni o eccessive pressioni. Il libro esplora come questa mancanza di contatto interiore porti a un’insensibilità verso gli altri e a una costante ricerca del potere per compensare un senso di impotenza. Viene analizzata anche l’influenza della cultura moderna, che valorizza l’apparenza e l’efficienza, alimentando queste dinamiche. Lowen descrive le manifestazioni fisiche di questa negazione e la paura della follia legata alla repressione di sentimenti come la rabbia narcisistica. È un’analisi che svela l’identità rinnegata dietro la facciata narcisistica e suggerisce come il recupero del contatto con il corpo e i sentimenti sia la chiave per superare l’irrealtà di un’esistenza basata solo sull’immagine.Riassunto Breve
Il disturbo narcisistico si caratterizza per la negazione dei sentimenti. L’individuo si identifica con l’io, la parte mentale che controlla, e vede il corpo come uno strumento, non come la sede del sé e delle emozioni. Questa negazione può nascere da esperienze difficili nell’infanzia, come l’esposizione a emozioni forti o la pressione a essere perfetti. Il narcisismo non è amore per sé, ma un investimento sull’immagine per nascondere un senso di inferiorità. L’immagine è una facciata che copre i sentimenti ritenuti inaccettabili. La cultura attuale, che spinge sull’efficienza e l’apparenza, favorisce questo disturbo. Esistono diversi livelli di gravità, legati a quanto i sentimenti vengono negati; più forte è la negazione, maggiore è la tendenza a comportamenti impulsivi. L’insensibilità verso i propri sentimenti porta a trattare gli altri come oggetti da usare, non persone reali. La lotta per il potere serve a compensare un senso di impotenza e paura dell’umiliazione, spesso radicata in esperienze infantili di sottomissione o seduzione da parte dei genitori. La seduzione, intesa come false promesse in un rapporto di fiducia, porta il bambino a identificarsi con i valori del genitore e a negare il proprio corpo e i propri sentimenti per sentirsi “speciale”. Vivere in un ambiente di “orrore”, fatto di eventi incomprensibili e disturbanti, causa dissociazione tra mente e corpo e negazione emotiva. Questa negazione si manifesta con tensioni nel corpo e una mancanza di espressione visibile. La paura della follia è presente perché la negazione dei sentimenti, specialmente la rabbia, serve a mantenere un equilibrio precario. La repressione della rabbia, spesso punita nell’infanzia, crea una “corazza” muscolare che blocca le emozioni e l’intimità. Un eccesso di stimolazione e una carenza di cure amorevoli portano a rendersi insensibili, creando uno scudo che irrigidisce l’io e imprigiona il sé sensibile. La vita moderna, frenetica e focalizzata sul successo materiale, contribuisce a questa deprivazione emotiva. L’adattamento a un mondo basato sull’irrealtà, dove si perde contatto con i propri sentimenti, indica uno squilibrio. Le personalità psicopatiche, pur sembrando normali, agiscono impulsi e sentimenti repressi in modo autodistruttivo. L’assenza di limiti nella cultura moderna porta a un senso di irrealtà e alla perdita del senso di sé, basato su immagini anziché sentimenti. La ricerca di potere e ricchezza fa perdere valori come il rispetto di sé e la dignità, che richiedono contatto con il corpo e i sentimenti. La “bella vita” materiale manca di gioia autentica, che nasce dalla capacità di lasciarsi andare. Il narcisista cerca eccitazione nel rischio, ma il piacere è solo un sollievo dalla minaccia. L’incapacità di provare gioia deriva dalla negazione dei sentimenti e dal bisogno di controllo per evitare la paura della follia. Il senso autentico del sé è nei sentimenti corporei. Guarire richiede sbloccare i sentimenti negati, spesso bloccati da tensioni muscolari, per riconnettersi con la propria realtà interiore. Rinunciare al controllo sui sentimenti è difficile per il narcisista, che teme la perdita di controllo come pazzia. Il perseguimento del potere impedisce relazioni umane basate sulla vulnerabilità e la connessione emotiva.Riassunto Lungo
1. La negazione del sentire e il dominio dell’immagine nel narcisismo
Il disturbo narcisistico si manifesta principalmente come una mancanza o una vera e propria negazione dei sentimenti profondi. Persone che ne soffrono, come l’esempio di Erich, tendono a comportarsi in modo molto controllato e quasi automatico, come se seguissero un programma, e sembrano prive di sensazioni corporee intense come l’amore o la gelosia. Queste persone vedono il proprio corpo più come uno strumento da usare che come una parte integrante di sé, e si identificano fortemente con la parte mentale che pensa, osserva e controlla (spesso chiamata “io”), piuttosto che con la parte più autentica e legata al corpo e alle emozioni (il “sé”). Questa difficoltà a sentire e a connettersi con le proprie emozioni può avere radici profonde, spesso legate a esperienze difficili vissute durante l’infanzia, come essere esposti a emozioni familiari troppo intense o subire una forte pressione dai genitori per essere in un certo modo, per conformarsi a un’idea di perfezione o successo che non lascia spazio alla spontaneità e alla fragilità umana.L’immagine contro il sé autentico
Il narcisismo non è semplicemente un eccessivo amore per se stessi, come a volte si pensa, ma è piuttosto un grande investimento sull’immagine che si proietta all’esterno, mettendo da parte il sé più vero e autentico. Chi soffre di questo disturbo costruisce un’immagine di sé grandiosa e spesso perfetta, che serve a nascondere un senso di inadeguatezza o un vuoto interiore molto doloroso. Questa immagine è una sorta di maschera che copre il sé autentico, fatto di sentimenti che vengono percepiti come deboli, inaccettabili o pericolosi. La società in cui viviamo oggi, che tende a valorizzare molto l’efficienza, il successo, il potere e l’apparenza esteriore, spesso a discapito dei sentimenti, delle debolezze e dei limiti umani, sembra favorire lo sviluppo di queste personalità che si rifugiano nell’immagine per sentirsi valide e accettate.Diversi volti del disturbo narcisistico
È importante sapere che il disturbo narcisistico si presenta con diversi livelli di gravità, formando uno spettro che va da forme più lievi, come il cosiddetto carattere fallico-narcisistico che è più vicino a un funzionamento sano, fino a forme molto più complesse e problematiche come il carattere narcisistico vero e proprio, la personalità borderline, quella psicopatica e quella paranoide. Tutti questi diversi tipi, pur con le loro specificità, condividono la caratteristica fondamentale di negare o svalutare i sentimenti e presentano un divario più o meno grande tra l’immagine che mostrano al mondo e la loro realtà interiore. Generalmente, più forte è questa negazione dei sentimenti, maggiore è la gravità del disturbo e la probabilità che la persona agisca d’impulso o metta in atto comportamenti che possono essere dannosi per sé o per gli altri.Il cammino verso la guarigione
Ritrovare un equilibrio e avviare un processo di guarigione per chi soffre di narcisismo richiede un passo fondamentale: recuperare il contatto con il proprio corpo e con le sensazioni che esso comunica, accettando finalmente i propri sentimenti, anche quelli considerati negativi o deboli. Questo significa smettere di identificarsi solo con l’immagine o con la parte razionale che controlla tutto, e iniziare ad accogliere la propria umanità completa, fatta anche di vulnerabilità ed emozioni. È un percorso che permette di integrare le diverse parti di sé, riducendo il divario tra l’immagine costruita e il sé autentico, e aprendo la possibilità di relazioni più vere e profonde con se stessi e con gli altri.Siamo davvero certi che la negazione dei sentimenti sia il tratto unificante di disturbi così diversi, e che il “sé autentico” sia sempre lì, semplicemente nascosto dietro una maschera?
Il capitolo propone una visione specifica dell’organizzazione interna e della classificazione dei disturbi legati al narcisismo, basata sull’idea di un sé autentico nascosto e sulla negazione dei sentimenti come elemento centrale. Tuttavia, il panorama della psicopatologia è complesso e dibattuto. Per esplorare a fondo queste tematiche e confrontare diverse interpretazioni, è essenziale considerare approcci teorici differenti. Autori come Otto Kernberg offrono modelli psicodinamici che descrivono diverse organizzazioni di personalità, mentre la psicologia cognitiva, con autori come Aaron Beck, propone altre chiavi di lettura. È inoltre fondamentale considerare le ricerche in neuroscienze e genetica, che offrono prospettive sui substrati biologici dei disturbi di personalità.2. Sentimenti Negati e la Ricerca del Potere
Il narcisismo si manifesta attraverso la negazione dei sentimenti, un meccanismo usato per evitare di sentirsi vulnerabili. Emozioni come tristezza e paura vengono bloccate. Questa negazione è strettamente legata alla creazione di un’immagine di sé grandiosa e perfetta, una facciata costruita per nascondere un profondo senso di inadeguatezza interiore. È importante capire che questa immagine esteriore non ha una forza reale; la vera forza si trova nei sentimenti autentici.Le Conseguenze dell’Insensibilità
Non sentire i propri sentimenti porta a non sentire nemmeno quelli degli altri. Questo si traduce in comportamenti duri, che sfruttano o distruggono. Le altre persone non sono viste nella loro realtà, ma come oggetti o immagini da usare per i propri scopi. Questo modo di fare si vede in diversi contesti, dalla competizione nel lavoro ai litigi personali, dove l’obiettivo di vincere o dominare conta più di ogni considerazione umana. La cultura moderna, che esalta la vittoria e il successo a ogni costo, contribuisce a rafforzare questo tipo di comportamento. Il potere viene visto come qualcosa che dà valore e status, ed è spesso associato, in modo illusorio, alla forza interiore o alla potenza. Sentirsi senza potere viene vissuto come un’umiliazione molto dolorosa.La Lotta per il Potere e le Sue Origini
Una caratteristica centrale del narcisismo è la costante lotta per avere potere e controllo. Questo bisogno serve a compensare un senso di debolezza profonda e a proteggersi dalla paura di essere umiliati. Spesso, questo desiderio di potere nasce da esperienze vissute da bambini, in cui i genitori usavano il proprio potere per sottomettere o umiliare il figlio. Che fosse con la forza fisica, critiche continue o manipolazioni emotive, l’uso del potere da parte dei genitori crea un ciclo di conflitti e lotte per il controllo all’interno della famiglia.La Rabbia Distruttiva
La rabbia narcisistica è una reazione esagerata e dannosa a qualsiasi cosa venga percepita come una minaccia all’immagine perfetta o al controllo. È diversa dalla normale rabbia, che è una risposta più mirata e proporzionata a un’offesa reale. La rabbia narcisistica è spesso legata a frustrazioni e sentimenti di debolezza che derivano da vecchi traumi infantili non superati. Questa rabbia esplosiva danneggia profondamente le relazioni e isola ulteriormente l’individuo.Ritrovare il Sé Autentico
Il vero senso di chi si è, il sé autentico, è profondamente legato alle sensazioni del corpo e ai sentimenti. La terapia cerca di aiutare a sbloccare i sentimenti che sono stati bloccati, spesso trattenuti da tensioni croniche nei muscoli, per permettere alla persona di riconnettersi con la propria realtà interiore. Lasciare andare il bisogno di controllare i sentimenti è fondamentale per poter cambiare, ma è un percorso molto difficile per chi ha paura che perdere il controllo significhi impazzire. Il continuo inseguire il potere impedisce di costruire legami umani basati sulla capacità di essere vulnerabili e sulla connessione emotiva con gli altri.Siamo davvero certi che la negazione dei sentimenti sia l’unica radice della ricerca del potere, o non stiamo semplificando eccessivamente un fenomeno umano ben più complesso?
Il capitolo propone un legame diretto e causale tra la negazione dei sentimenti, i traumi infantili e la costante ricerca del potere, presentandola quasi come l’unica via per comprendere il narcisismo. Tuttavia, questa prospettiva, pur offrendo spunti validi, rischia di essere riduttiva. La spinta verso il potere e il bisogno di costruire una facciata possono derivare da una molteplicità di fattori, non esclusivamente legati alla negazione emotiva o a specifiche esperienze traumatiche infantili. Per ottenere una visione più completa e capire se la negazione dei sentimenti sia sempre la causa primaria o piuttosto un sintomo in un quadro più ampio, sarebbe opportuno esplorare altre teorie psicologiche che analizzano la formazione del Sé e le dinamiche di potere, e confrontarsi anche con le analisi sociologiche e filosofiche che trattano il potere non solo come difesa individuale, ma come elemento strutturale delle relazioni umane e della società. Approfondire il pensiero di autori che hanno studiato il potere da diverse angolazioni o che propongono modelli alternativi della personalità può offrire prospettive cruciali per colmare questa potenziale lacuna argomentativa.3. Seduczione e l’Orrore dell’Irrealtà
Lo sviluppo di un’immagine grandiosa nel narcisista inizia con la seduzione da parte dei genitori, un processo che spesso segue esperienze di umiliazione o rifiuto nell’infanzia del bambino. La seduzione, in questo contesto, è l’uso di promesse non sincere all’interno di un rapporto di fiducia, con lo scopo di indurre nel bambino un comportamento che non nasce spontaneamente da lui. In famiglia, questo si traduce nell’offerta di un legame percepito come “speciale” con il genitore, un rapporto unico e privilegiato. Questa promessa di unicità porta il bambino a identificarsi profondamente con i valori e le aspettative del genitore, arrivando a negare la propria fisicità e i propri sentimenti più autentici. Queste parti di sé vengono considerate “basse” o “comuni”, indegne di chi è destinato a essere “speciale”, e il sentirsi tale diventa una costruzione puramente mentale, non una sensazione che nasce dal corpo. Questo richiede al bambino di separarsi da sé stesso, in un processo chiamato dissociazione, per mantenere viva l’illusione di essere unico.L’impatto dell’orrore familiare
Un altro elemento fondamentale che contribuisce a questa struttura interiore è l’esperienza dell’orrore all’interno della famiglia. L’orrore non è la paura fisica diretta (il terrore), ma la reazione a eventi incomprensibili e profondamente disturbanti che accadono ad altri, o che vengono percepiti accadere a sé stessi da una prospettiva distaccata, causando shock mentale e dissociazione. Vivere in un ambiente dove l’orrore è una presenza continua, come in presenza di conflitti genitoriali nascosti o di una “follia” latente nei genitori, porta a una scissione netta tra mente e corpo e alla negazione profonda dei sentimenti. Questo stato di allerta e confusione costante impedisce al bambino di integrare le proprie esperienze emotive e corporee in un insieme coerente.Le conseguenze: negazione e isolamento
Questa negazione dei sentimenti, che deriva sia dalla seduzione che dall’orrore, si manifesta anche fisicamente, creando tensioni muscolari croniche nel corpo. La mancanza di espressione emotiva visibile, come gli occhi che sembrano spenti o una rigidità del volto, nasce proprio da questa dissociazione e dalla continua soppressione delle emozioni più genuine. Questa scissione interiore rende difficile costruire relazioni autentiche e basate sulla reciprocità. Cercare di essere “speciali” a tutti i costi finisce per isolare profondamente la persona, rendendo impossibile un vero contatto con sé stessi e con gli altri, poiché la vera identità e una soddisfazione profonda non nascono dal sentirsi superiori o unici, ma dall’accettare la propria semplice umanità e i sentimenti che ne derivano.Fino a che punto la “corazza muscolare” descritta nel capitolo è un concetto scientificamente validato, o rimane confinato a specifiche scuole di pensiero?
Il capitolo introduce l’idea che la repressione emotiva, in particolare della rabbia infantile, si manifesti in una vera e propria “corazza” a livello fisico. Questa prospettiva, sebbene suggestiva, affonda le radici in approcci terapeutici specifici che non godono di consenso unanime nella comunità scientifica e psicologica. Per comprendere meglio la validità e i limiti di tale concetto, è utile confrontare le teorie della psicoterapia corporea (come quelle proposte da autori come Reich) con le prospettive offerte dalla psicologia clinica e dalle neuroscienze contemporanee, che studiano il legame mente-corpo da angolazioni differenti e con metodologie diverse.5. L’Irrealtà e la Negazione dei Sentimenti
La vita di oggi mostra segni di uno squilibrio. Adattarsi a un mondo che sembra irreale non fa bene alla nostra mente. La follia si vede quando si perde il contatto con la realtà, e questo include non sentire più le proprie emozioni. Chi ha una personalità narcisista sembra adattato al mondo di oggi, ma non sente le proprie emozioni. Questo nasconde una forma di squilibrio interiore che non permette un vero contatto con la realtà di sé.La perdita di contatto con la realtà e i sentimenti
Ci sono persone che sembrano normali e sanno come muoversi nel mondo, ma in realtà hanno comportamenti che fanno male a sé stessi, come dire bugie, rubare, cambiare spesso partner o bere troppo. Queste azioni non capitano per caso. Sono un modo per tirare fuori emozioni forti ma nascoste, come la rabbia o i sensi di colpa. Servono a scaricare una tensione dentro che non si riesce a sopportare. L’alcol e le droghe sono usati per scappare dal dolore o da un senso di vuoto. Permettono di fare cose dettate dagli impulsi senza capire davvero le emozioni che ci sono dietro. Questo crea una distanza ancora maggiore dalla realtà e dai propri sentimenti profondi.La cultura dell’immagine e l’assenza di limiti
La nostra cultura oggi sembra non avere limiti. Questo succede perché si rifiutano le regole e i valori che prima guidavano la società. Il risultato è confusione e un senso di non essere nella realtà. Quando non ci sono limiti chiari, si perde il senso di chi si è veramente. L’identità non si basa più su quello che si sente dentro, ma su come si appare o sullo stile di vita che si mostra. I media e la pubblicità spingono molto sull’importanza dell’immagine. Questo rende la vita meno ‘viva’ e più superficiale, concentrata solo sull’apparenza e non sulla vera sostanza delle cose.La ricerca di potere e la perdita di dignità
Oggi, cercare potere e soldi sembra la cosa più importante. Questo fa perdere valori importanti come il rispetto per sé stessi e la dignità. Avere dignità significa essere in contatto profondo con il proprio corpo e le proprie emozioni. Si vede anche in come una persona si muove e si comporta, con un atteggiamento sicuro e controllato che riflette la consapevolezza di sé. La vita moderna è molto veloce e si pensa solo a guadagnare. Questo toglie alle persone il tempo per sé e, di conseguenza, anche la dignità, rendendo difficile mantenere quel contatto interiore necessario.La differenza tra piacere e gioia autentica
Quella che viene chiamata ‘bella vita’, fatta di piaceri materiali, spesso non porta vera gioia. La gioia vera nasce dal desiderare qualcosa e dal sapersi abbandonare alle emozioni, permettendo ai sentimenti di fluire liberamente. Chi è narcisista cerca emozioni forti nel rischio e nella lotta per avere potere. Ma il piacere che prova in questi casi è solo un sollievo dalla paura o dalla minaccia, non una vera soddisfazione positiva che nutre l’anima. Non riuscire a provare vera gioia dipende dal non voler sentire le proprie emozioni. C’è il bisogno di controllare tutto per non affrontare la paura di perdere il controllo, come se si temesse di impazzire e cadere nella follia.Ma siamo sicuri che sia solo “la vita di oggi” a spingerci verso l’irrealtà e la negazione dei sentimenti, o stiamo semplificando cause ben più complesse?
Il capitolo dipinge un quadro molto netto, quasi monocausale, dove la cultura contemporanea è la principale responsabile di uno squilibrio psicologico diffuso. Tuttavia, la psicologia e la sociologia offrono prospettive ben più sfaccettate sull’origine della disconnessione emotiva e dei comportamenti disfunzionali. È utile considerare come fattori biologici, esperienze infantili, traumi e dinamiche sociali non legate esclusivamente alla “cultura dell’immagine” o alla “ricerca di potere” possano influenzare profondamente la nostra relazione con la realtà e le nostre emozioni. Per approfondire questi temi, si possono esplorare gli studi sulla psicopatologia, le teorie dello sviluppo psicologico e le analisi sociologiche che vanno oltre la critica dei costumi contemporanei, magari leggendo autori come Erich Fromm o Christopher Lasch, che hanno analizzato il rapporto tra individuo e società con diverse angolazioni critiche.Abbiamo riassunto il possibile
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