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Contenuti del libro
Informazioni
“Il mondo naturale e il movimento dell’esistenza umana” di Jan Patocka è un libro che ti fa pensare sul serio a come viviamo la realtà. Patocka ci porta in un viaggio filosofico che parte dalla fenomenologia, indagando l’oggettivazione e il contrasto tra il mondo vissuto, quello che sentiamo ogni giorno, e la visione scientifica, spesso ridotta a schemi matematici. È una lotta contro il dualismo cartesiano che separa mente e corpo, mostrando la crisi della scienza quando perde di vista il senso profondo dell’esistenza umana. Il vero protagonista è l’uomo stesso, non come oggetto, ma nel suo movimento vitale, nel suo essere-nel-mondo. Esploriamo l’ancoraggio nel passato, la proiezione nel presente (spesso nel lavoro e nella lotta), e lo sfondamento verso il futuro, accettando la finitezza. Patocka, confrontandosi con pensatori come Husserl e Heidegger, ci invita a cercare una verità che va oltre la misura, nel mondo della dedizione. È un invito a riscoprire il senso nascosto della nostra esistenza.Riassunto Breve
La scienza moderna indaga la realtà attraverso l’oggettivazione, cercando forme precise e identiche, ma questa non è la realtà stessa, bensì un metodo che parte da un punto di vista soggettivo, dall’esperienza vissuta. L’esperienza sensibile si manifesta sempre all’interno di una totalità, un orizzonte preliminare che non è dato direttamente ai sensi ma è presupposto in ogni percezione. La vita umana è inserita in questa totalità e il rapporto con essa e con le cose è definito dal movimento, inteso non solo come spostamento fisico, ma come il movimento di un essere la cui essenza è legata al mondo, un movimento corporeo e attivo dove anche la percezione è una forma di movimento. Questo movimento vitale richiede punti di riferimento solidi come la terra, che fornisce l’appoggio e il “dove”, e il cielo, che fornisce il “quando” e la chiarezza. L’orientamento rispetto a questi elementi mostra come il contatto sensibile sia possibile nel movimento di un essere che si confronta con le potenze fondamentali del reale. Il movimento vitale umano ha una prefigurazione globale legata al rapporto con il mondo e si manifesta in tre modi legati alla temporalità: l’ancoraggio (passato), che avviene tramite gli altri e l’accoglienza; il funzionamento (presente), che è la coesistenza con gli altri orientata ai bisogni e al lavoro; e la conquista di sé (futuro), che implica l’accettazione della finitezza e può portare alla dedizione agli altri, rivelando una dimensione di spirito e libertà oltre il mondo fisico. L’amore si lega all’ancoraggio, il lavoro al funzionamento e la lotta alla conquista di sé, necessaria per difendere la vita. La crisi della visione meccanicistica, che riduce la realtà a ciò che è costruibile matematicamente, ha creato una separazione tra il mondo delle cose in sé e il mondo vissuto, escludendo il soggetto vivente. Il positivismo non risolve questo problema, mantenendo l’idea che le leggi matematiche siano la vera realtà. La fenomenologia, invece, torna all’esperienza vissuta, scoprendo un campo universale di attribuzione di significato dove il mondo si manifesta come totalità radicata nella corporeità, nell’orientamento e nel contatto con gli altri. L’oggettivazione è un processo necessario che deriva dalla prassi umana, ma la sua interpretazione come unica realtà porta alla perdita del mondo vissuto. La concezione aristotelica del movimento era ontologica, legata al passaggio da potenza ad atto verso un fine, intrinseco all’essere stesso e orientato alla verità come presenza costante. La filosofia antica trattava l’ente e il corpo oggettivamente. La filosofia moderna, con Cartesio, scopre l’io personale ma cade nel dualismo radicale tra anima e corpo, trattando il corpo come macchina e le qualità sensibili come secondarie, creando difficoltà nel spiegare l’unione. La fenomenologia emerge per descrivere l’esperienza vissuta senza partire da premesse oggettive, riconoscendo la datità soggettiva come punto di partenza indispensabile che supera gli schemi oggettivi. La soggettività umana, con la sua libertà e capacità di creare senso, non si riduce a un oggetto di studio causale. Il cartesianismo, con il suo dualismo tra materia estesa e sostanza pensante, definisce la struttura ideale della scienza moderna, orientata al dominio e alla previsione esatta, portando a un fisicalismo integrale. La fenomenologia di Husserl tenta di superare questa crisi con l’epoché e la riduzione, ma rischia di ricadere nel dualismo. Altre vie husserliane riconoscono la corporeità vissuta e il mondo come orizzonte di significato. Heidegger critica l’oggettivismo distinguendo l’essere dagli enti, vedendo l’uomo come essere la cui essenza è l’esistenza e la comprensione dell’essere. La sua “riduzione” porta all’apertura dell’essere. L’esistenza umana concreta (Dasein) è essere-nel-mondo, non un oggetto, ma un modo di essere caratterizzato dalla comprensione di sé e dalla realizzazione delle possibilità. L’esistenza si manifesta in una vita su più livelli, dove si sperimenta una differenza tra apparenza e una verità più profonda, un rapporto pratico con il proprio essere. L’esistenza è un movimento, una realizzazione di possibilità che si dischiudono nel tempo. I tre movimenti fondamentali dell’esistenza sono l’ancoraggio (rapporto con ciò che è già), la proiezione o autoaffermazione (confronto con cose e persone nel lavoro e nella lotta), e lo sfondamento o autocomprensione (rapporto esplicito con il mondo come contesto di senso, che permette di superare l’alienazione). Il primo movimento è l’ancoraggio, simile a uno stato di sicurezza senza consapevolezza della mortalità. Il secondo emerge con la consapevolezza della finitezza, dove l’esistenza diventa responsabilità e fatica, mediata dall’io e dai suoi interessi. Il terzo movimento è l’apertura all’essere e all’universo, una prassi che permette di affrontare la totalità dell’essere, non legata al singolare ma cercando di attrarre le potenze fondamentali del mondo, espressa anche nel mito e nel rituale. Affrontare la finitezza in questo terzo movimento non porta all’attaccamento a sé, ma alla dedizione. L’ente si apre all’essere, vivendo in modo che le cose si mostrino per ciò che sono, un capovolgimento dell’interesse verso ciò che unisce e apre. Questo capovolgimento porta al pieno ritrovamento del mondo, un “capovolgimento mondano” incentrato sulla luce. La vita nella dedizione, pur nella finitezza, vive fuori di sé, creando una comunità fondata sulla rinuncia e sul servizio, rivelando una dimensione essenziale del mondo naturale spesso trascurata. Il pensiero filosofico esplora il rapporto tra sentire e pensare, mente e corpo, le visioni del mondo, concetti come spazio, misura, tempo e finitezza, il linguaggio, la patologia dell’esperienza, la sfera sociale e politica, la storia della filosofia e il legame tra filosofia e scienza, le emozioni, il ricordo e le sinestesie.Riassunto Lungo
1. Il Movimento della Vita nel Mondo
Comprendere la realtà che ci circonda non è un processo puramente oggettivo; inizia sempre dalla nostra esperienza personale, dal nostro punto di vista unico. La scienza cerca di definire le cose in modo preciso e uguale per tutti, ma questo metodo non raggiunge una verità assoluta, perché la scienza è uno strumento, non la realtà stessa. Il punto di partenza per conoscere il mondo non è un dato di fatto esterno, ma la nostra esperienza vissuta, il modo in cui percepiamo le cose in situazioni specifiche. Se risaliamo all’origine di come conosciamo le cose, troviamo una grande varietà di modi in cui appaiono, tutti legati a chi le sperimenta e al contesto in cui si trova.Il Ruolo Fondamentale del Movimento
La nostra esperienza sensibile avviene sempre all’interno di un quadro più ampio, un orizzonte che è presente ma non è qualcosa che possiamo toccare o vedere come le singole cose. Questo quadro generale è il presupposto di ogni nostra percezione. La vita umana è costantemente inserita in questa totalità che è come una presenza nascosta di tutto ciò che può manifestarsi. Il nostro rapporto con questo quadro generale e con le cose che vi compaiono è definito dal movimento. Non parliamo solo del movimento fisico che la scienza descrive, ma del modo in cui un essere umano, la cui natura è profondamente legata al mondo, si sposta e interagisce. Il movimento umano coinvolge il corpo ed è un’azione attiva; persino il semplice atto di percepire qualcosa è una forma di movimento.La Terra e il Cielo come Punti di Riferimento
Questo movimento vitale ha bisogno di punti fermi. La terra è il primo e più universale punto d’appoggio, il modello di solidità e forza che influisce sulla vita e sulla morte. Ci dà il senso del “dove”. Il cielo è un altro punto di riferimento, lontano e impalpabile, che ci dà il senso del “quando” attraverso i cicli del giorno e della notte e ci offre chiarezza. Il modo in cui ci orientiamo rispetto alla terra e al cielo mostra come il nostro contatto sensibile con il mondo sia possibile solo attraverso il movimento di un essere capace di confrontarsi con gli elementi fondamentali della realtà.I Tre Modi del Movimento Vitale
Il movimento vitale umano ha una direzione generale legata al nostro rapporto con il mondo e al fatto che siamo sempre “co-soggetti”, cioè in relazione con gli altri. Questo rapporto si manifesta in tre modi principali, legati al tempo. Il primo modo è l’acquisizione del mondo, che guarda al passato e all’ancoraggio: avviene tramite gli altri, che ci offrono protezione e accoglienza, ed è un movimento condiviso. Questo modo di relazionarsi è strettamente legato all’amore.Vivere nel Presente e Guardare al Futuro
Il secondo modo è il funzionamento nell’inserimento, che riguarda il presente e la ripetizione: è la nostra coesistenza con gli altri, orientata a soddisfare i bisogni pratici e a usare le cose come strumenti, un modo per estendere noi stessi anche a costo di “mettere da parte” una parte di noi. In questo contesto, gli altri sono visti come partner o concorrenti. Questo modo è legato al lavoro. Il terzo modo è la conquista di sé, che guarda al futuro e alla possibilità di andare oltre i limiti: avviene accettando la nostra finitezza. Questo può portare a superare la frammentazione interiore o a una lotta per il controllo. La vera conquista, però, è la dedizione verso gli altri, cercando una connessione interiore comune. Questa profonda trasformazione interiore rivela qualcosa che va “al di là” della terra e del cielo, un regno di spirito e libertà. La lotta è necessaria quando la vita è minacciata e richiede difesa. La storia del concetto di movimento, e in particolare il suo studio scientifico che lo ha reso più oggettivo, conferma l’importanza fondamentale del movimento vitale come contesto primario della nostra esistenza.Come può un concetto astratto come il “movimento vitale”, definito al di fuori dell’indagine scientifica, fornire una base solida per comprendere la realtà, specialmente quando il capitolo stesso riconosce l’esistenza di una descrizione scientifica del movimento?
Il capitolo introduce il “movimento vitale” come concetto centrale per la comprensione della realtà, distinguendolo nettamente dal movimento fisico studiato dalla scienza. Tuttavia, non chiarisce sufficientemente come questo concetto, radicato nell’esperienza soggettiva e definito in termini filosofici (legame con amore, lavoro, spirito), possa servire da fondamento universale o condivisibile per la conoscenza del mondo, soprattutto considerando che il capitolo stesso accenna alla descrizione scientifica del movimento. Per approfondire questa distinzione e valutare la solidità di un approccio basato sul “movimento vitale” rispetto a quello scientifico o ad altre prospettive filosofiche, potrebbe essere utile esplorare la fenomenologia, in particolare autori come Edmund Husserl o Maurice Merleau-Ponty, che hanno indagato il ruolo del corpo e dell’esperienza vissuta nella costituzione della realtà percepita. Confrontare queste idee con le filosofie della scienza e con le basi epistemologiche del metodo scientifico, magari leggendo autori come Karl Popper o Thomas Kuhn, aiuterebbe a comprendere meglio i limiti e i fondamenti di ciascun approccio alla conoscenza.2. Il Mondo Vissuto Contro la Macchina del Pensiero
La crisi della visione meccanicistica
Il problema del mondo che viviamo nasce dalla crisi dell’idea che tutto funzioni come una macchina. Questa visione dice che la vera realtà non è quella che ci appare nella vita di tutti i giorni, ma quella che costruiamo usando il pensiero matematico. Questo porta a dividere il mondo in due: da una parte le “cose come sono in sé”, che solo il pensiero può raggiungere, e dall’altra il mondo che viviamo e percepiamo con i nostri sensi. In questa visione, la persona che vive e sente viene esclusa dal mondo oggettivo, ridotta semplicemente a un qualcosa di materiale.Il tentativo del Positivismo
Il positivismo prova a risolvere questa separazione mettendo tutto su un “piano neutro” fatto di dati. In questo modo, pensa di appiattire sia la realtà fisica che quella della mente. Ma questo piano non è affatto neutro, perché si basa sulla certezza di quello che la coscienza percepisce. Il positivismo, pur provando a descrivere il mondo “naturale”, resta legato all’idea che le leggi matematiche siano la vera realtà e che regolino tutto. Questo porta a un’immagine del mondo che, anche se vuole essere vicina alla natura, parte da idee che non sono state messe in discussione e crea nuovi problemi difficili da risolvere.L’approccio della Fenomenologia
La fenomenologia, con pensatori come Husserl e Heidegger, affronta il problema in modo più deciso. Torna al punto di partenza di Cartesio, che diceva che l’unica cosa certa è il proprio pensiero, ma lo analizza più a fondo. Così facendo, non trova una singola anima o un “io” superiore, ma scopre un’area universale dove le cose acquistano significato per tutti. Qui, il mondo non si presenta come un insieme di oggetti fisici separati, ma come una realtà vissuta nella sua interezza. Questa realtà è profondamente legata al nostro corpo, a come ci orientiamo nello spazio e nel tempo, e soprattutto al nostro rapporto con le altre persone.Il mondo vissuto e il suo movimento
Il mondo naturale è quello in cui siamo immersi e in cui ci muoviamo continuamente. Questo movimento ha diversi aspetti: c’è l’essere ancorati al passato, che è una forma di passività; c’è il proiettarsi nel presente attraverso il proprio ruolo e il lavoro, che porta a rendere le cose “oggettive”; e c’è il confronto con la nostra finitezza e con la morte, che riguarda il futuro e apre alla libertà e alla lotta. Il processo di rendere le cose oggettive (l’oggettivazione) è necessario perché nasce dalle azioni umane. Ma se si pensa che solo questa realtà oggettiva sia quella vera, si perde il contatto con il mondo vissuto. La sfida è capire questo movimento e l’oggettivazione senza ridurre la persona a un semplice oggetto o a un essere isolato dagli altri.Ma se la “macchina del pensiero” è il problema, come si spiega che proprio da essa nascano la scienza e la tecnica che plasmano il nostro “mondo vissuto” quotidiano?
Il capitolo critica giustamente la visione meccanicistica e il positivismo per la loro incapacità di rendere conto del mondo vissuto, ma non chiarisce sufficientemente come il “mondo vissuto” possa fondare o almeno coesistere con la realtà oggettiva creata dal pensiero matematico e scientifico. La tensione tra queste due sfere rimane irrisolta nel testo. Per affrontare questa lacuna, sarebbe utile approfondire la filosofia della scienza e l’epistemologia, esplorando come la conoscenza scientifica si rapporti all’esperienza percettiva e corporea. Approfondire il pensiero di Merleau-Ponty, che sviluppa ulteriormente la fenomenologia del corpo e della percezione, può offrire spunti su come superare il dualismo senza negare la validità di forme di conoscenza oggettiva.3. Dal Movimento Aristotelico alla Datità Soggettiva
La Concezione Aristotelica: Movimento e Visione Oggettiva
Nella filosofia di Aristotele, il movimento non è solo un cambiamento misurabile, ma un principio fondamentale dell’essere. Riguarda vari aspetti della realtà e si basa sul passaggio da uno stato di mancanza a uno stato compiuto, reso possibile dalla capacità di diventare e dalla sua realizzazione concreta. Il movimento ha sempre una direzione precisa, tende verso un obiettivo finale e rappresenta un miglioramento, un progresso verso una maggiore definizione. È visto come un processo unico, definito dal suo inizio e dalla sua fine. Questa tendenza verso un fine è parte della natura stessa delle cose, non un’idea imposta dall’uomo, e porta l’essere a manifestarsi pienamente, a rivelare la sua verità, intesa come una presenza costante e chiara.La filosofia antica, compresa quella di Aristotele, guarda all’essere e al corpo in modo distaccato, come a un oggetto esterno. Il corpo è considerato materia e base di ciò che esiste, mentre l’anima è la forma e la funzione che lo anima, e nella maggior parte dei casi non può essere separata dal corpo. Anche le attività della mente, come il percepire e il pensare, sono analizzate in modo oggettivo, come se fossero fenomeni esterni da studiare.La Rivoluzione Cartesiana e il Dualismo
La filosofia moderna, con Cartesio, scopre l’importanza dell’io personale, del pensiero individuale, ma finisce per ricadere in una visione che considera anima e corpo come sostanze separate. Cartesio divide nettamente l’anima, intesa come pensiero, dal corpo, considerato estensione nello spazio. Tratta il corpo come una macchina e ritiene che le sensazioni che proviamo attraverso i sensi siano confuse e poco chiare. Anche se riconosce l’esperienza diretta del proprio corpo, come sentire dolore o fame, come una verità che ci viene data dalla natura, la considera meno importante rispetto alla conoscenza che si ottiene con la ragione e che è oggettiva. Questa separazione crea grandi difficoltà nello spiegare come anima e corpo possano essere uniti e interagire.La Fenomenologia e l’Importanza dell’Esperienza Soggettiva
La fenomenologia nasce come un modo per descrivere l’esperienza così come viene vissuta da chi la prova, senza partire da idee preconcette o da visioni che considerano tutto come oggetti esterni. L’uomo può essere studiato anche attraverso modelli oggettivi, come si fa oggi in biologia paragonando il corpo a una macchina che elabora informazioni, ma l’aspetto soggettivo dell’esperienza va oltre questi modelli. L’esperienza vissuta, il modo in cui le cose ci appaiono personalmente, è un punto di partenza fondamentale e contiene più di quanto gli schemi oggettivi possano spiegare. La divisione tra chi osserva (soggetto) e ciò che viene osservato (oggetto) non descrive tutta la realtà, che include una dimensione totale che non possiamo afferrare completamente e un’esperienza originaria che è essa stessa una forma di esistenza. La capacità umana di essere liberi e di dare significato alle cose non si riduce a un semplice oggetto da studiare in termini di causa ed effetto, né a una pura costruzione mentale, ma è una realtà attiva e creatrice che resiste a essere completamente trasformata in un oggetto esterno.Come si compie concretamente il passaggio dal “secondo modo” centrato sull’io e sulla finitezza al “terzo modo” di apertura e dedizione?
Il capitolo descrive efficacemente tre stati o modi di esistere, ma la transizione tra il secondo, caratterizzato dalla consapevolezza dolorosa della finitezza e dall’attaccamento all’io, e il terzo, definito dall’apertura all’essere e dalla dedizione, appare come un salto logico che non è pienamente spiegato. Manca un’analisi del come avviene questa trasformazione radicale. Per esplorare i possibili percorsi o le condizioni che rendono possibile un simile cambiamento, sarebbe utile approfondire autori che hanno trattato temi come la struttura dell’esistenza umana, il superamento dell’egoismo e la relazione etica con l’altro, come ad esempio Heidegger o Levinas, e considerare approcci dalla filosofia morale o dalla fenomenologia.7. Itinerari filosofici tra mente e mondo
Il pensiero filosofico si addentra nell’esplorazione di aree fondamentali dell’esperienza umana. Si indaga a fondo come il sentire e il pensare si leghino tra loro, analizzando la profonda connessione che unisce la mente al corpo. Da questa relazione emergono diverse visioni del mondo, che vengono esaminate per comprenderne le implicazioni. Concetti chiave come lo spazio, la misura, il tempo e la finitezza sono posti sotto la lente d’ingrandimento, mostrando come questi elementi costituiscano la trama stessa della nostra esperienza e ne definiscano i confini.Linguaggio, Evento e Psiche
Una parte importante della riflessione si concentra sul linguaggio, esplorando il suo legame misterioso con l’evento che accade e con il segreto che si cela. Questa indagine si avvale del contributo di pensatori che hanno segnato il pensiero contemporaneo, analizzando le loro visioni complesse e innovative sul potere e i limiti della parola.- Heidegger: La sua meditazione sull’essere e sul linguaggio come “casa dell’essere”.
- Wittgenstein: Le sue riflessioni sul linguaggio come gioco e sulla sua relazione con la realtà.
- Benjamin: Le sue idee sulla lingua pura e sulla traduzione come forma di vita.
- Bataille: L’esplorazione del linguaggio nel suo rapporto con l’eccesso e il sacro.
- Deleuze: Il suo approccio al linguaggio come sistema di segni in continua trasformazione.
- Blanchot: La sua indagine sul linguaggio letterario e sul suo rapporto con l’assenza.
- Derrida: La decostruzione del linguaggio e dei concetti tradizionali.
Dimensioni Sociali e Politiche
Il pensiero si volge anche verso la sfera delle relazioni umane e della convivenza civile, analizzando le dinamiche che regolano la società e la politica. Si affrontano questioni cruciali come l’intercultura, esplorando le sfide e le opportunità dell’incontro tra mondi diversi. Viene indagata la democrazia, non solo come forma di governo, ma come spazio di partecipazione e confronto. Si considera il ruolo del soggetto dissidente, di chi mette in discussione l’ordine stabilito, all’interno dello spazio pubblico. Vengono esplorati i percorsi legati al genere e si riafferma il primato del dialogo come strumento fondamentale per la comprensione reciproca, includendo esperienze sul silenzio, sulla parola e sull’ascolto attivo. Infine, si analizza l’ordine discontinuo che caratterizza i sistemi di potere e si ripercorre la genealogia foucaultiana per comprendere come si sono costruite le nostre attuali forme di conoscenza e controllo.Percorsi Storici del Pensiero
Un’ampia sezione è dedicata all’approfondimento della storia della filosofia, ripercorrendo le tappe fondamentali del pensiero occidentale e non solo. Si studiano le opere e le idee di pensatori che hanno lasciato un segno indelebile nel dibattito filosofico attraverso i secoli.- Leibniz: Le sue monadi e l’armonia prestabilita.
- Kant: La critica della ragion pura e il trascendentale.
- Husserl: La fenomenologia e l’indagine sulla coscienza.
- Nietzsche: La critica della morale e il concetto di volontà di potenza.
- Campanella: Le sue visioni utopiche e il pensiero politico.
- Egger: Le sue ricerche sulla convenienza e l’analogia.
- Ficino: Il neoplatonismo e la divinizzazione dell’uomo.
- Vico: La scienza nuova e i corsi e ricorsi storici.
Connessioni con Scienza e Arte
Il pensiero filosofico non rimane isolato, ma dialoga costantemente con altri campi del sapere e dell’esperienza. Si esplora il legame profondo tra filosofia e scienza, partendo dalle origini della fisica greca e arrivando fino alla filosofia della matematica, mostrando come l’indagine razionale abbia sempre cercato di comprendere la struttura del reale. Vengono indagate le emozioni, la memoria e le sinestesie, quei fenomeni complessi che dimostrano le strette intersezioni tra la filosofia, la letteratura e altre discipline artistiche e scientifiche. Il pensiero si muove agilmente attraverso diverse epoche e tradizioni culturali, confrontando le visioni del medioevo con quelle della modernità e aprendosi anche alla ricchezza e alle specificità della filosofia latinoamericana, mostrando la vastità e la vitalità del pensiero filosofico nel mondo.Come può un singolo capitolo legare in modo coerente la fisica greca, Bataille, la psicopatologia e la filosofia latinoamericana senza cadere nella mera giustapposizione?
Il capitolo presenta un elenco ambizioso di temi e pensatori, spaziando in modo vertiginoso. Tuttavia, il riassunto non rende affatto chiaro quale sia il metodo o il filo conduttore che permette di passare coerentemente dalla “casa dell’essere” di Heidegger all'”ordine discontinuo” di Foucault, o di legare la “fisica greca” alle “manifestazioni della follia”. Per colmare questa lacuna e capire come si possa tessere una trama così vasta, è indispensabile indagare le specifiche strategie argomentative utilizzate nel capitolo. Approfondire autori che hanno esplorato le connessioni tra saperi apparentemente distanti, come Michel Foucault per il legame tra potere e sapere, o studiare metodologie che cercano sintesi (come certi approcci ermeneutici o comparativi) può aiutare a valutare la solidità di un simile percorso filosofico.Abbiamo riassunto il possibile
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