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Informazioni
“Il mondo è un teatro” di Bill Bryson è un viaggio super affascinante nella vita di William Shakespeare, che è un po’ il genio più famoso di sempre ma anche uno dei più misteriosi. Bryson scava a fondo per capire chi era davvero quest’uomo di Stratford-upon-Avon, partendo dai pochi documenti che abbiamo, che sono più che altro legali e non ci dicono niente sui suoi pensieri o sentimenti. Ci porta nella Londra del XVI secolo, un posto caotico e pieno di contrasti, dove il teatro elisabettiano stava nascendo e diventando una cosa enorme, con il Globe Theatre come centro di tutto. Vediamo come Shakespeare ha scritto le sue opere, prendendo spunto da storie vecchie e trasformandole in capolavori che ancora oggi ci lasciano a bocca aperta, anche se a volte le ha scritte di fretta o con qualche errore geografico. Scopriamo i suoi sonetti, che ci danno un piccolo assaggio della sua vita privata, e l’importanza del First Folio, che ha salvato un sacco delle sue opere dal dimenticatoio. E poi c’è la questione shakespeariana, quella roba per cui un sacco di gente pensa che le sue opere le abbia scritte qualcun altro, tipo Francis Bacon o il conte di Oxford, ma Bryson smonta queste teorie mostrando che non ci sono prove concrete e che l’identità di Shakespeare, per quanto enigmatica, è legata a quell’uomo di Stratford che ha cambiato per sempre la lingua inglese e il teatro. È un libro che ti fa capire quanto poco sappiamo di un gigante della letteratura e quanto sia incredibile che le sue storie siano arrivate fino a noi.Riassunto Breve
La vita di William Shakespeare, nonostante la sua fama mondiale, è piena di misteri. Le poche immagini che abbiamo di lui, come i ritratti e il busto, non sono certe o sono state modificate. I documenti che lo riguardano sono per lo più legali e dicono poco sulla sua persona o sui suoi pensieri. Non si sa esattamente quante opere abbia scritto né in che ordine. Non esistono manoscritti originali scritti di suo pugno, solo poche parole. La ricerca storica è difficile per via della scrittura antica e del latino usato nei documenti. Shakespeare nasce in un’epoca difficile, con malattie e alta mortalità, in un’Inghilterra che sta cambiando religione. Suo padre è un guantaio importante ma con problemi legali, sua madre viene da una famiglia ricca. Probabilmente frequenta la scuola locale dove studia latino. Si sposa giovane con Anne Hathaway e ha figli. Non si sa cosa faccia subito dopo la scuola, ma poi entra nel mondo del teatro a Londra. Londra in quel periodo è una città di contrasti, con problemi sanitari ma anche in crescita, piena di gente e attività. Il teatro nasce nelle zone meno controllate, vicino a posti malfamati, e non piace a tutti, ma la regina Elisabetta lo sostiene. Gli spettacoli sono semplici, si basano molto sull’immaginazione del pubblico, e gli attori sono tutti uomini. Shakespeare diventa un drammaturgo e attore di successo. La sua compagnia, i Lord Chamberlain’s Men, poi chiamati King’s Men sotto il re Giacomo I, diventa molto importante. Prende spunti da storie già esistenti e le migliora, non segue le regole classiche del teatro, mescola generi e usa i monologhi. Il suo punto forte è come usa le parole, anche se a volte le sue opere sembrano scritte in fretta e contengono errori. Contribuisce a far evolvere la lingua inglese, creando nuove parole e modi di dire. Diventa ricco e compra proprietà a Stratford, dove sembra volesse tornare. La sua compagnia è coinvolta in un complotto politico, ma viene perdonata. Scrive opere famose al Globe, il teatro della sua compagnia. Pubblica i suoi Sonetti, che sono molto personali e misteriosi. Muore nel 1616. Le sue opere rischiano di perdersi, ma i suoi amici le raccolgono nel First Folio nel 1623, un libro fondamentale per averle salvate. Dopo la sua morte, le sue opere vengono modificate o dimenticate per un po’, ma poi vengono riscoperte e studiate. Nonostante i pochi fatti certi sulla sua vita, c’è chi pensa che le sue opere siano state scritte da qualcun altro, perché dimostrano una grande cultura che si crede Shakespeare non avesse. Vengono proposti altri nomi come Francis Bacon o il conte di Oxford. Queste teorie spesso si basano su idee sbagliate o interpretazioni forzate e non ci sono prove concrete che le sostengano. L’idea che un’altra persona abbia scritto tutto e mantenuto il segreto per secoli sembra molto difficile da credere. Le opere di Shakespeare mostrano un genio unico, e tutto porta a pensare che l’autore sia proprio lui, William Shakespeare di Stratford.Riassunto Lungo
1. L’Enigma di Shakespeare: Vita, Opere e Misteri
La vita di William Shakespeare è avvolta nel mistero, nonostante la sua fama. La scarsità di documenti personali rende difficile ricostruire la sua vita. Si conoscono circa cento documenti legali, ma questi rivelano poco sulle sue emozioni o pensieri. Non si sa con certezza quante opere abbia scritto, né l’ordine in cui le ha composte. Solo quattordici parole scritte di suo pugno sono state ritrovate, e non esiste un manoscritto originale. Le prime descrizioni della sua personalità sono state scritte decenni dopo la sua morte. La ricerca di informazioni su Shakespeare è stata intensa, ma i risultati sono limitati. I documenti d’archivio sono difficili da interpretare a causa della scrittura variabile e del latino impiegatizio. Charles e Hulda Wallace, due ricercatori, hanno dedicato anni a esaminare documenti, scoprendo il caso Belott-Mountjoy, che ha rivelato una firma di Shakespeare e il suo indirizzo nel 1612. Nonostante ciò, molti aspetti della sua vita rimangono sconosciuti.I ritratti di Shakespeare
Tre ritratti principali, il Chandos, l’incisione Droeshout e il busto di Stratford, sono le uniche immagini da cui derivano tutte le altre, ma la loro autenticità è incerta. Il ritratto Chandos, per esempio, potrebbe non essere di Shakespeare, mentre l’incisione Droeshout è considerata di bassa qualità. Il busto di Stratford, sebbene visto da persone che conoscevano Shakespeare, è stato alterato nel tempo.Contesto storico e familiare
Shakespeare nacque in un’epoca di malattie e alta mortalità infantile. La sua data di nascita è incerta, ma il suo battesimo è stato registrato il 26 aprile 1564. L’Inghilterra del XVI secolo era in transizione religiosa, passando dal cattolicesimo al protestantesimo. La società era regolata da leggi suntuarie che stabilivano chi poteva indossare determinati abiti e quante portate si potevano consumare durante i pasti. Il padre di Shakespeare, John, era un guantaio e un uomo di una certa importanza locale, ma fu anche coinvolto in attività illegali come l’usura. La madre, Mary Arden, proveniva da una famiglia benestante.Formazione e primi anni
Shakespeare frequentò probabilmente la scuola locale, dove studiò molto latino. Si sposò con Anne Hathaway nel 1582, e ebbe tre figli. Non si sa molto della sua vita dopo la scuola, ma nel 1587 potrebbe aver trovato un’opportunità nel mondo del teatro. La sua vita è un insieme di pochi fatti certi e molti misteri.Se la vita di Shakespeare è così avvolta nel mistero, con così pochi documenti personali e con la dubbia autenticità dei suoi ritratti, come possiamo affermare con certezza che le opere attribuite a lui siano effettivamente sue e non di qualcun altro, o frutto di un lavoro collettivo?
Il capitolo si concentra sulla scarsità di informazioni sulla vita di Shakespeare, sottolineando l’incertezza che circonda persino i suoi ritratti e la sua stessa calligrafia. Tuttavia, non affronta in modo adeguato la questione dell’attribuzione delle opere. Per approfondire questo aspetto controverso, si potrebbe esplorare la disciplina della critica testuale e le teorie sull’attribuzione delle opere shakespeariane. Autori come Harold Bloom e Stanley Wells hanno affrontato il tema dell’attribuzione e della canonicità delle opere di Shakespeare, mentre studiosi come Brian Vickers hanno messo in discussione l’attribuzione tradizionale di alcune opere. Inoltre, si potrebbe indagare sulle teorie alternative, come quella che attribuisce le opere a Christopher Marlowe o a Francis Bacon.2. La Londra di Shakespeare e l’Ascesa del Teatro Elisabettiano
La Londra del tardo Cinquecento era un luogo di forti contrasti, caratterizzata da un’alta mortalità e da una rapida crescita demografica. Nonostante le difficoltà sanitarie e le restrizioni, la città attirava persone da tutta l’Inghilterra e dall’estero, diventando un centro di commercio e cultura. La vita era precaria, con un’aspettativa di vita bassa e condizioni igieniche difficili. La religione aveva un ruolo centrale, con numerose parrocchie e chiese.L’ascesa del teatro
In questo contesto, il teatro emergeva come una nuova forma di intrattenimento, situato nelle periferie della città, dove le leggi erano meno rigide. Questi luoghi, spesso vicini a bordelli e prigioni, erano malvisti dai puritani, che li consideravano immorali. Nonostante ciò, il teatro prosperava, grazie anche al sostegno della regina Elisabetta. Gli spettacoli erano regolamentati, ma offrivano un’esperienza coinvolgente, con pochi elementi scenografici e grande affidamento sull’immaginazione del pubblico. Gli attori, spesso uomini che interpretavano anche ruoli femminili, erano soggetti a rigide regole contrattuali.Shakespeare e il teatro elisabettiano
Dopo un periodo di incertezza, Shakespeare si affermò come drammaturgo e attore. La sua compagnia, i Lord Chamberlain’s Men, divenne una delle più importanti del tempo, e Shakespeare lavorò con loro per tutta la sua carriera. La competizione era alta, e la vita degli autori era spesso precaria, ma il teatro offriva un’opportunità unica per esprimere creatività e talento. Le opere di Shakespeare, insieme a quelle di altri autori, contribuirono a rendere il teatro elisabettiano un’epoca d’oro. La sua abilità nel creare personaggi complessi e dialoghi memorabili lo distinse dagli altri autori, consolidando la sua posizione come uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi.Se il teatro elisabettiano era così malvisto e osteggiato, come ha fatto a diventare un’epoca d’oro, e come ha fatto Shakespeare, in un contesto così precario, ad affermarsi come uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi?
Il capitolo descrive il teatro elisabettiano come un fenomeno osteggiato e relegato ai margini della società, eppure ne parla come di un’epoca d’oro. Inoltre, descrive la vita degli autori come precaria, ma allo stesso tempo afferma che Shakespeare si sia affermato in questo contesto. Questa apparente contraddizione potrebbe essere approfondita analizzando più nel dettaglio i meccanismi socio-economici che permisero al teatro di prosperare nonostante le avversità. Si potrebbe studiare, ad esempio, il ruolo del mecenatismo e delle compagnie teatrali, oppure analizzare come la competizione e la precarietà stimolassero la creatività. Per comprendere meglio il contesto storico e sociale, si potrebbero approfondire le dinamiche del potere nell’Inghilterra elisabettiana, con particolare attenzione al rapporto tra la corona, la nobiltà, la chiesa e i puritani. Un’analisi più approfondita della biografia di Shakespeare, con particolare attenzione alle sue relazioni professionali e alle sue strategie di autopromozione, potrebbe aiutare a comprendere come sia riuscito ad affermarsi in un contesto così complesso. Per quanto riguarda gli autori, si potrebbero citare storici come E.P. Thompson o sociologi come Pierre Bourdieu.3. La Vita e le Opere di Shakespeare
Gli esordi della carriera di Shakespeare come drammaturgo si collocano intorno al 1590, sebbene non vi sia certezza su quali opere ne segnino l’inizio. “La commedia degli errori”, “Pene d’amor perdute”, “I due gentiluomini di Verona” e “La bisbetica domata” sono tra i titoli proposti dagli studiosi. La datazione delle opere è resa difficile dalla scarsità di documenti e dalla frequente necessità di affidarsi ad analisi stilistiche. Nel 1598, Francis Meres pubblicò “Palladis Tamia”, opera che include un elenco di lavori di Shakespeare, fornendo la prima citazione di alcune opere e confermando che Shakespeare aveva già scritto alcuni dei suoi sonetti. L’elenco di Meres include anche “Pene d’amor vinte”, un’opera di cui non si sa nulla, portando a speculazioni sul fatto che fosse un titolo alternativo per un’opera esistente o un’opera perduta.Fonti e Ispirazioni
Shakespeare, come molti drammaturghi elisabettiani, attingeva liberamente a trame e dialoghi da altre fonti. Molte delle sue opere, come “Amleto” e “Re Lear”, si basano su lavori precedenti. Shakespeare non si limitava a copiare, ma migliorava e ampliava le idee altrui, come nella “Commedia degli errori”, dove arricchì una trama di Plauto. In alcuni casi, inseriva intere sezioni di altri testi nei suoi lavori, come in “Giulio Cesare” e “Antonio e Cleopatra”.Stile e Caratteristiche
Shakespeare si allontanava dalle regole del teatro classico, introducendo scene comiche nelle tragedie e utilizzando monologhi. Ignorava le tre unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. Le sue opere presentano una notevole varietà in termini di lunghezza, struttura, numero di scene e personaggi. Nonostante la sua fama, Shakespeare non era uno scrittore particolarmente prolifico. Le sue opere mostrano segni di fretta e contengono talvolta errori geografici e anacronismi. Il suo vocabolario, seppur ampio, non era eccezionale per l’epoca. La sua vera forza risiedeva nella capacità di usare le parole in modo incantevole.Lingua e Innovazioni
L’inglese del sedicesimo secolo era in rapida evoluzione, con l’introduzione di molte nuove parole e usi. Shakespeare contribuì a questa evoluzione, coniando nuove parole e frasi che sono entrate nell’uso comune. La pronuncia e l’ortografia erano variabili, e molte parole avevano significati diversi da quelli odierni.Successo e Ultimi Anni
Shakespeare divenne un uomo ricco, senza mai perdere di vista gli aspetti economici della sua professione. Il Globe, il suo teatro, fu costruito dai membri della sua compagnia e divenne il più importante di Londra. Shakespeare scrisse alcune delle sue opere più famose in questo periodo. Nel 1601, la sua compagnia teatrale fu coinvolta in un complotto per rovesciare la regina Elisabetta, quando fu chiesto loro di rappresentare “Riccardo II”. La compagnia fu perdonata, ma il complotto si concluse con l’esecuzione del conte di Essex. Nonostante il successo, Shakespeare sembrava desiderare di tornare a Stratford, dove acquistò diverse proprietà.Se la pubblicazione dei sonetti di Shakespeare è avvenuta senza il suo consenso, e se questi rivelano un lato così personale e complesso dell’autore, non dovremmo forse astenerci dall’interpretarli come una finestra sulla sua vita privata, rispettando la sua evidente volontà di non renderli pubblici?
Il capitolo, pur menzionando la natura controversa e non consensuale della pubblicazione dei sonetti, sembra dare per scontato che essi siano una fonte legittima per indagare la vita privata di Shakespeare. Questo approccio, tuttavia, solleva questioni etiche riguardo al rispetto della privacy e delle intenzioni dell’autore. Per approfondire la questione, si potrebbe esplorare il campo dell’etica della ricerca biografica e della critica letteraria, considerando le implicazioni di utilizzare testi privati per costruire narrazioni pubbliche. Inoltre, sarebbe utile esaminare gli studi di genere e la teoria queer per comprendere meglio le diverse interpretazioni dei sonetti e le possibili resistenze a una lettura puramente biografica. Infine, un’analisi più approfondita del contesto storico e culturale dell’epoca, con particolare attenzione alle norme sulla privacy e sulla pubblicazione, potrebbe fornire una prospettiva più completa sulla questione.5. L’Identità di Shakespeare
La paternità delle opere di William Shakespeare è stata oggetto di un acceso dibattito. L’ampiezza delle conoscenze e la profondità tematica presenti nelle sue opere hanno indotto molti a dubitare che un uomo di origini umili come Shakespeare di Stratford potesse esserne l’autore. Si è diffusa l’idea che egli fosse solo un prestanome per un autore più colto e raffinato, un’ipotesi alimentata da documentari, articoli e libri che ne mettono in dubbio la reale identità. Tuttavia, le teorie alternative spesso si basano su interpretazioni distorte dei fatti storici e su una certa dose di congetture. Ad esempio, l’affermazione secondo cui Shakespeare non possedesse libri è priva di fondamento, in quanto si basa sull’assenza di prove piuttosto che su dati concreti.Le origini della teoria antishakespeariana
La teoria antishakespeariana ha avuto origine con Delia Bacon, la quale sosteneva che il vero autore delle opere fosse Francesco Bacone, un filosofo e statista di grande cultura. Nonostante il suo libro su questo argomento non abbia avuto successo, l’idea ha attecchito, trovando sostenitori in figure come Mark Twain. Alcuni hanno cercato di individuare codici segreti all’interno dei testi shakespeariani, giungendo a conclusioni fantasiose attraverso metodi discutibili. Altri, come Sir Edwin Durning-Lawrence, hanno individuato presunti anagrammi rivelatori, come “Honos alit artes” (l’onore alimenta le arti) in “These are actors as I foretold you” (Questi sono attori, come vi avevo predetto). Si è anche affermato, erroneamente, che Stratford non compare mai nelle opere di Shakespeare, mentre St Albans, la residenza di Bacone, è menzionata più volte.Il conte di Oxford e altri candidati
Successivamente, J. Thomas Looney ha proposto Edward de Vere, 17º conte di Oxford, come il vero autore delle opere di Shakespeare. Looney si basava sulla vasta cultura e sull’esperienza aristocratica di Oxford, ritenute più consone alla profondità delle opere shakespeariane. Tuttavia, la personalità di Oxford, descritto come un uomo violento e arrogante, mal si concilia con la sensibilità e l’umanità che traspaiono dalle opere di Shakespeare. Inoltre, la morte di Oxford nel 1604 pone un ostacolo insormontabile, in quanto alcune opere furono chiaramente scritte dopo quella data. Nonostante queste incongruenze, la teoria ha avuto sostenitori illustri come John Galsworthy e Sigmund Freud.Christopher Marlowe e l’ipotesi del gruppo
Un altro candidato proposto come il vero Shakespeare è stato Christopher Marlowe, un drammaturgo di talento la cui morte prematura, secondo alcuni, sarebbe stata una messinscena. Calvin Hoffman ha dedicato anni alla ricerca di prove a sostegno di questa teoria, giungendo persino a cercare indizi nella tomba di Thomas Walsingham, mecenate di Marlowe, senza però ottenere risultati concreti. Altri candidati includono Mary Sidney, contessa di Pembroke, una donna di grande cultura e mecenate delle arti. Infine, è stata avanzata l’ipotesi che le opere di Shakespeare siano state scritte da un gruppo di autori, una sorta di collettivo letterario ante litteram.La difesa di Shakespeare
Le teorie alternative si basano sul presupposto che Shakespeare di Stratford non fosse intellettualmente all’altezza del genio espresso nelle sue opere. In realtà, la sua educazione, pur non essendo di altissimo livello, non era così limitata come si tende a credere. Inoltre, la sua profonda conoscenza della vita rurale e dei suoi ritmi si riflette chiaramente nelle sue opere. Il linguaggio vivido e ricco di immagini, le espressioni idiomatiche e le peculiarità stilistiche presenti nelle opere di Shakespeare sono uniche e difficilmente imitabili. Nonostante le numerose ipotesi e congetture, non esiste alcuna prova concreta che suggerisca che le opere non siano state scritte da William Shakespeare di Stratford. L’idea che qualcun altro abbia potuto creare una mole di lavoro così vasta e complessa, mantenendo segreta la propria identità per secoli, appare quanto mai improbabile. Le opere di Shakespeare sono l’espressione di un genio straordinario e lui, chiunque fosse, è l’unico che avrebbe potuto crearle.Se l’assenza di prove non è una prova, come si può affermare con tanta certezza che Shakespeare sia l’autore delle sue opere, data la scarsità di documenti che attestino la sua vita e la sua attività letteraria, al di là di ogni ragionevole dubbio?
Il capitolo liquida sbrigativamente le teorie alternative sulla paternità delle opere di Shakespeare, definendole basate su “interpretazioni distorte dei fatti storici” e “congetture”. Tuttavia, la stessa difesa di Shakespeare si basa in parte su assunzioni simili. Ad esempio, si afferma che l’educazione di Shakespeare “non era così limitata come si tende a credere”, ma non vengono fornite prove concrete a sostegno di questa affermazione. Inoltre, la “profonda conoscenza della vita rurale” attribuita a Shakespeare potrebbe essere frutto di osservazioni e interazioni con persone del suo ambiente, non necessariamente di un’educazione formale. Per comprendere appieno la questione, è necessario approfondire la storia del teatro elisabettiano, la biografia di Shakespeare e dei suoi contemporanei, e l’analisi stilometrica, una disciplina che utilizza metodi statistici per studiare le caratteristiche linguistiche di un testo e attribuirlo a un determinato autore. Un’analisi più approfondita delle opere di critici come Harold Bloom e Marjorie Garber potrebbe fornire una prospettiva più equilibrata sul dibattito.Abbiamo riassunto il possibile
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