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Informazioni
“Il metodo Giacarta. La crociata anticomunista di Washington e il programma di omicidi di massa che hanno plasmato il nostro mondo” di Vincent Bevins è un libro che ti fa capire un lato oscuro della Guerra Fredda che spesso non studiamo a scuola. Non parla solo dello scontro tra USA e URSS, ma di come l’ossessione per l’anticomunismo statunitense abbia portato a un sacco di casini nel Terzo Mondo, cioè i paesi che si liberavano dal colonialismo. Bevins racconta come gli Stati Uniti, tramite operazioni segrete della CIA, abbiano supportato colpi di Stato in posti come l’Iran, il Guatemala, il Brasile e il Cile, spesso per proteggere i loro interessi economici. Ma il cuore del libro è il massacro in Indonesia nel 1965-66, dove centinaia di migliaia di persone considerate comuniste furono uccise con l’aiuto americano. Questo evento terrificante, che l’autore chiama il “metodo Giacarta”, è diventato un modello per la repressione violenta usata dai regimi militari in America Latina, come quello di Pinochet in Cile, anche attraverso l’Operazione Condor. Il libro ti fa vedere come questa violenza anticomunista non sia stata un caso isolato, ma un programma sistematico che ha distrutto alternative politiche e imposto un certo tipo di capitalismo, lasciando cicatrici profonde che si vedono ancora oggi nel mondo.Riassunto Breve
Dopo la Seconda guerra mondiale, il mondo si divide con gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica come potenze principali. Nasce il Terzo Mondo, formato da paesi che si liberano dal dominio coloniale. Gli Stati Uniti sviluppano un forte timore del comunismo, vedendo l’Unione Sovietica come una minaccia globale. Questa paura li porta a guardare con sospetto i movimenti nazionalisti e di sinistra nel Terzo Mondo, anche quelli che non sono legati a Mosca. La politica americana, con la Dottrina Truman e la creazione della CIA, si concentra sul fermare il comunismo, anche attraverso operazioni segrete per rovesciare governi non allineati o con idee socialiste, spesso per proteggere interessi economici americani, come si vede nei colpi di Stato in Iran nel 1953 e in Guatemala nel 1954. Molti leader del Terzo Mondo cercano una posizione neutrale, non schierata con nessuna superpotenza, come mostrato dalla Conferenza di Bandung del 1955. Gli Stati Uniti vedono questa neutralità con diffidenza, non sempre capendo la complessità dei movimenti locali. Dopo il 1956, con cambiamenti nel blocco comunista, gli Stati Uniti cambiano strategia in paesi come l’Indonesia. Dopo un fallito tentativo di sostenere ribellioni contro il presidente Sukarno, Washington inizia a supportare l’esercito indonesiano, considerato una forza contro il comunismo. Questa strategia di sostenere élite militari si applica anche altrove, con coinvolgimenti in Congo e Cuba. Negli anni Sessanta, gli Stati Uniti agiscono per contrastare la sinistra in paesi strategici come Brasile e Indonesia. In Brasile, le riforme del presidente Goulart allarmano l’élite e Washington, che temono una svolta comunista. Gli Stati Uniti finanziano l’opposizione e supportano il colpo di Stato militare del 1964, giustificato con una campagna anticomunista basata su false accuse, sfruttando un vecchio mito sulla violenza comunista. In Indonesia, il presidente Sukarno cerca un equilibrio tra un forte Partito Comunista (PKI) e l’esercito legato agli USA. Le politiche anti-occidentali di Sukarno peggiorano i rapporti con Washington, che taglia gli aiuti ma continua a finanziare l’esercito. Stati Uniti e Regno Unito cercano di destabilizzare il governo. Dopo un tentativo fallito di colpo di Stato il 30 settembre 1965, il generale Suharto prende il potere e lancia una campagna di propaganda che accusa falsamente il PKI di atrocità. Gli Stati Uniti supportano Suharto e la sua narrativa. L’esercito indonesiano avvia l’Operazione Annientamento per eliminare il PKI, con supporto segreto, propaganda e liste di proscrizione dagli Stati Uniti. La violenza è organizzata dallo Stato, usando gruppi civili e sparizioni notturne. Centinaia di migliaia di persone vengono uccise, un milione finisce nei campi. Sukarno perde il potere, Suharto apre l’Indonesia agli investimenti stranieri. Questo evento è visto come un successo nella Guerra Fredda e influenza altre operazioni anticomuniste, come in Vietnam e Guatemala. Il movimento del Terzo Mondo si indebolisce. La stampa occidentale minimizza la violenza, ignorando il ruolo americano. L’Indonesia diventa un partner degli USA grazie a questo sterminio. La politica statunitense supporta regimi autoritari anticomunisti che si integrano nel sistema occidentale, accettano investimenti e reprimono il dissenso, creando sistemi di capitalismo clientelare. Il massacro in Indonesia diventa un modello di terrore, “Giacarta” diventa sinonimo di sterminio politico. Questo concetto arriva in America Latina, influenzando il colpo di Stato in Cile nel 1973 contro Allende e la brutale dittatura di Pinochet. La violenza di Stato si diffonde con l’Operazione Condor, una rete di repressione tra dittature sudamericane. Negli anni Settanta e Ottanta, la violenza anticomunista supportata dagli USA si intensifica in Centro America, con massacri contro civili. La fine della Guerra Fredda non ferma del tutto la violenza o l’interventismo. Le transizioni democratiche sono spesso controllate, preservando le vecchie strutture di potere. Il fanatismo anticomunista persiste. Le conseguenze della violenza passata, come il trauma e la mancanza di giustizia, spingono molti a migrare verso gli Stati Uniti, il paese che ha supportato i regimi responsabili. La vittoria del capitalismo guidato dagli Stati Uniti è stata ottenuta anche attraverso l’uccisione di massa degli oppositori in almeno ventitré paesi tra il 1954 e il 1990. Queste operazioni hanno eliminato alternative al modello americano e imposto regimi favorevoli all’estrazione di risorse. Il crollo del blocco sovietico non ha portato prosperità diffusa. Le conseguenze includono trauma, distruzione di percorsi di sviluppo alternativi, formazione di regimi basati sulla corruzione e violenza, e la persistenza del fanatismo anticomunista. Molti paesi non hanno affrontato il loro passato, e le vittime vivono in difficoltà. Gli Stati Uniti tendono a dimenticare questi eventi. Il mondo attuale, con il suo sistema economico globale a guida americana, è stato profondamente influenzato e reso possibile da questa violenza anticomunista su larga scala.Riassunto Lungo
1. L’alba del Terzo Mondo e la reazione americana
Dopo la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti emergono come la potenza dominante a livello globale, seguiti dall’Unione Sovietica. In questo nuovo scenario, il mondo si divide idealmente in tre aree: il Primo Mondo capitalista occidentale, il Secondo Mondo socialista e il Terzo Mondo. Quest’ultimo è composto principalmente da nazioni che si stanno liberando dal dominio coloniale europeo e cercano una propria via.La risposta americana e l’anticomunismo
Gli Stati Uniti sviluppano rapidamente un forte sentimento anticomunista, percependo l’Unione Sovietica come una minaccia decisa a espandere la rivoluzione comunista in tutto il mondo. Questa visione porta Washington a guardare con grande sospetto i movimenti nazionalisti e di sinistra che emergono nel Terzo Mondo. Anche quando questi movimenti non sono direttamente controllati da Mosca, vengono spesso visti come potenziali alleati dell’Unione Sovietica o come un pericolo per gli interessi americani. La politica estera statunitense, influenzata da dottrine come quella di Truman e dal clima di maccartismo, si concentra in larga parte sul contenimento del comunismo a livello globale.Interventi e operazioni segrete
Per contrastare questa percepita minaccia, viene creata la CIA (Central Intelligence Agency) con il compito di condurre operazioni segrete. Queste operazioni mirano spesso a destabilizzare o rovesciare governi che vengono considerati ostili agli Stati Uniti o troppo inclini a idee socialiste. Queste azioni sono spesso motivate anche dalla necessità di proteggere specifici interessi economici americani all’estero. Esempi noti di questi interventi includono il colpo di Stato in Iran nel 1953, che portò al rovesciamento del primo ministro Mohammad Mossadeq dopo che questi aveva nazionalizzato l’industria petrolifera, e l’intervento in Guatemala nel 1954, diretto contro il presidente Jacobo Árbenz Guzmán, che aveva avviato una riforma agraria che toccava gli interessi della potente compagnia americana United Fruit Company.La via non allineata del Terzo Mondo
Molti leader delle nuove nazioni indipendenti, come Sukarno in Indonesia e Jawaharlal Nehru in India, non desiderano schierarsi né con gli Stati Uniti né con l’Unione Sovietica. Cercano invece una via indipendente, basata sul “non allineamento”. La Conferenza di Bandung del 1955 rappresenta un momento chiave per questo movimento, riunendo nazioni afroasiatiche per promuovere principi come l’autodeterminazione dei popoli, la lotta contro il colonialismo e l’antirazzismo. Questo desiderio di neutralità e indipendenza viene però spesso visto con diffidenza dagli Stati Uniti, che tendono a interpretare il non allineamento come un implicito favore all’Unione Sovietica. La percezione americana non sempre riesce a cogliere la reale complessità dei nazionalismi locali, che spesso uniscono diverse correnti politiche e religiose nella lotta contro il dominio straniero, come dimostra l’ideologia Pancasila promossa dall’Indonesia di Sukarno. La reazione degli Stati Uniti alle aspirazioni di indipendenza e non allineamento del Terzo Mondo contribuisce in modo significativo a definire le dinamiche della Guerra Fredda in queste regioni.L’incapacità americana di “cogliere la reale complessità dei nazionalismi locali” fu un errore di analisi o una scelta strategica?
Il capitolo descrive la reazione degli Stati Uniti all’emergere del Terzo Mondo e al movimento non allineato, suggerendo che la diffidenza americana derivasse in parte da una percezione distorta o da un’incapacità di comprendere appieno le motivazioni e la complessità di questi movimenti. Tuttavia, questa lettura solleva un interrogativo cruciale: tale “incapacità” fu una genuina miopia politica e culturale, o piuttosto una lettura deliberatamente strumentale della realtà, funzionale a giustificare politiche di intervento e controllo basate su interessi geostrategici ed economici ben definiti? Per esplorare a fondo questa ambiguità, è indispensabile confrontare la storia diplomatica degli Stati Uniti nel periodo della Guerra Fredda con le narrazioni provenienti dalle nazioni del Terzo Mondo e dal movimento non allineato stesso. Approfondire le teorie sulle relazioni internazionali che analizzano il ruolo del potere e degli interessi economici, e leggere autori come William Appleman Williams, Gabriel Kolko o Vijay Prashad, può aiutare a decifrare se la “diffidenza” fosse frutto di un errore di valutazione o di una precisa strategia di dominio.2. Dietro le Quinte della Guerra Fredda
Dopo il 1956, il panorama politico del blocco comunista inizia a cambiare, in particolare con la denuncia di Stalin da parte di Chruščëv. In questo contesto, in Indonesia, il Partito Comunista (PKI) guadagna terreno grazie a iniziative sociali popolari e successi nelle elezioni. Il partito appoggia il presidente Sukarno, cercando di creare un ampio fronte nazionale. Gli Stati Uniti osservano Sukarno con diffidenza, preoccupati dalla sua posizione neutrale e dai suoi rapporti con i paesi comunisti. Per contrastare la sua influenza, la CIA organizza e supporta ribellioni in diverse regioni indonesiane tra il 1957 e il 1958. Questa operazione segreta, tuttavia, fallisce in modo evidente quando un pilota della CIA viene catturato, causando seri danni ai rapporti tra Stati Uniti e Indonesia, nonostante i tentativi diplomatici per rimediare.Un Nuovo Approccio Americano
Dopo il fallimento delle operazioni segrete dirette, la strategia degli Stati Uniti in Indonesia cambia radicalmente. Washington decide di puntare sul sostegno all’esercito indonesiano, visto come il principale baluardo contro l’avanzata comunista nel paese. Questo supporto include addestramento militare e aiuti economici. Questo cambio di rotta riflette una nuova visione strategica americana, che prevede di appoggiare le élite militari nei paesi in via di sviluppo come strumento per fermare il comunismo e promuovere la modernizzazione. Gli Stati Uniti adottano approcci simili anche in altre aree del mondo; ad esempio, si registra un loro coinvolgimento nella morte del leader congolese Lumumba, tentativi infruttuosi contro Fidel Castro a Cuba, e il sostegno a colpi di stato anti-comunisti, come quello in Iraq che porta a violenti massacri. Inoltre, gli USA esercitano pressioni sull’Olanda affinché ceda la Nuova Guinea Occidentale all’Indonesia, anche per evitare che Sukarno si avvicini ulteriormente all’Unione Sovietica. Queste azioni mostrano come gli interventi segreti americani spesso entrino in conflitto con i desideri di autonomia nazionale dei paesi, guidati da una forte opposizione al comunismo che talvolta non considera le complesse realtà locali.Se gli Stati Uniti puntarono sull’esercito indonesiano come “baluardo contro l’avanzata comunista”, perché il capitolo omette di descrivere cosa accadde a quel “baluardo” e al PKI negli anni cruciali successivi al 1965?
Il capitolo descrive il cambio di strategia americana verso il supporto all’esercito indonesiano dopo il fallimento delle operazioni segrete dirette. Tuttavia, non affronta le conseguenze di tale supporto, in particolare in relazione agli eventi del 1965, quando l’esercito giocò un ruolo centrale nella repressione del Partito Comunista Indonesiano e nell’instaurazione di un regime militare. L’omissione di questo snodo cruciale lascia una lacuna significativa nella comprensione dell’impatto della politica estera americana in Indonesia. Per colmare questa lacuna, è fondamentale approfondire la storia dell’Indonesia nel periodo della Guerra Fredda, con particolare attenzione agli eventi del 1965 e al ruolo dell’esercito e delle potenze straniere. Autori come Robert Cribb o Brad Simpson offrono prospettive essenziali su questo periodo controverso.3. Miti per il potere
Negli anni Sessanta, gli Stati Uniti agiscono per contrastare l’influenza della sinistra in paesi considerati strategici, come il Brasile. In Brasile esiste una profonda disuguaglianza sociale e una forte tradizione anticomunista. Questa tradizione è radicata nel mito della “Intentona Comunista” del 1935, una rivolta fallita che è stata usata per giustificare la repressione e l’instaurazione di dittature. Quando il presidente João Goulart propone riforme come l’estensione del diritto di voto e la riforma agraria, l’élite brasiliana e Washington si allarmano, temendo che il paese possa avvicinarsi al comunismo. Per contrastare questa possibilità, gli Stati Uniti finanziano l’opposizione interna e coordinano le loro azioni con l’esercito brasiliano.Il colpo di Stato in Brasile
Nel marzo del 1964, l’esercito brasiliano, forte del sostegno degli Stati Uniti, decide di deporre il presidente Goulart con un colpo di Stato. Questa azione viene giustificata attraverso un’intensa campagna di propaganda anticomunista. La campagna si basa su accuse false e sfrutta la paura legata alla “Intentona Comunista” per presentare il rovesciamento del governo come una necessaria difesa contro una minaccia rossa imminente.La situazione in Indonesia
Parallelamente a quanto accade in Brasile, anche in Indonesia gli Stati Uniti si muovono per limitare l’influenza della sinistra. In questo paese, il presidente Sukarno cerca di mantenere un equilibrio tra diverse forze politiche, tra cui un Partito Comunista (PKI) molto forte e l’esercito. Il PKI è un grande partito di massa, che promuove un’azione non violenta e dipende in larga misura dal supporto di Sukarno. L’esercito indonesiano, d’altra parte, ha stretti legami e riceve finanziamenti dagli Stati Uniti.Tensioni e azioni segrete
Le relazioni tra l’Indonesia e Washington si deteriorano a causa delle politiche anti-occidentali di Sukarno, in particolare la “Konfrontasi” contro la Malesia. L’amministrazione Johnson adotta una linea dura, tagliando gli aiuti diretti al governo indonesiano, ma continuando a finanziare l’esercito. Gli Stati Uniti e il Regno Unito conducono operazioni segrete con l’obiettivo di destabilizzare il governo di Sukarno e provocare una reazione da parte del Partito Comunista.L’evento del 1965 e la propaganda
Il 30 settembre 1965, un gruppo di ufficiali dell’esercito tenta di arrestare alcuni generali, dichiarando di voler sventare un presunto colpo di Stato di destra. L’azione fallisce e porta alla morte di sei generali. A seguito di questo evento, il generale Suharto prende il controllo del paese e lancia una massiccia campagna di propaganda. Accusa falsamente il PKI di aver pianificato gli omicidi e diffonde racconti di rituali orribili per alimentare la paura e l’odio contro i comunisti. Gli Stati Uniti appoggiano Suharto e la sua versione dei fatti, fornendo aiuti e supportando la diffusione della sua narrativa attraverso i media.La costruzione dei miti e la repressione
La propaganda di Suharto, così come quella usata in Brasile con il mito dell’Intentona, si basa sulla creazione di miti che descrivono la violenza comunista come perversa e intrinsecamente malvagia. Entrambi i regimi militari anticomunisti che prendono il potere in Brasile e Indonesia celebrano questi eventi con monumenti e cerimonie annuali. In questo modo, consolidano una narrativa basata sulla paura del comunismo, che serve a giustificare la repressione e a mantenere il controllo sul potere.Ma quanto di questa violenza efferata fu realmente “esportato” dagli Stati Uniti, e quanto invece era già insito nelle dinamiche di potere locali, pronte a sfruttare l’opportunità offerta dalla Guerra Fredda?
Il capitolo, pur evidenziando il ruolo cruciale degli Stati Uniti, rischia di semplificare eccessivamente la complessità storica. Per comprendere appieno l’origine e la diffusione della repressione, è indispensabile analizzare le specifiche condizioni interne dei paesi citati. Le élite locali, i militari e i gruppi economici avevano i propri interessi e timori nei confronti dei movimenti popolari e socialisti, ben prima dell’intervento americano. Approfondire la storia politica e sociale di nazioni come Brasile, Indonesia e Cile, studiando le dinamiche di classe e i conflitti interni che hanno preceduto i colpi di stato, è fondamentale. Discipline come la storia comparata, la sociologia politica e gli studi regionali offrono gli strumenti necessari. Autori che si sono concentrati sulla storia interna di questi paesi o sulla complessità delle relazioni internazionali durante la Guerra Fredda possono fornire una visione più completa.6. L’impronta della violenza anticomunista nel mondo attuale
La fine della Guerra Fredda ha lasciato un mondo profondamente segnato dalla vittoria del capitalismo, guidato in larga parte dagli Stati Uniti. I sopravvissuti dei programmi anticomunisti in paesi come l’Indonesia e l’America Latina testimoniano che questa vittoria è stata ottenuta anche attraverso l’eliminazione fisica di massa degli oppositori politici e sociali. Nonostante la crescita economica osservata in alcune aree, in particolare in Cina, il divario tra i paesi ricchi, spesso ex potenze coloniali, e le nazioni in via di sviluppo rimane notevolmente ampio, simile alla situazione degli anni Cinquanta. Allo stesso tempo, il crollo del blocco sovietico non ha portato benessere e democrazia diffusi ai suoi cittadini, e la maggior parte di queste popolazioni ha invece sperimentato un significativo declino economico. Questo scenario post-Guerra Fredda è il punto di partenza per comprendere le dinamiche globali attuali.I programmi di sterminio anticomunista
Tra il 1954 e il 1990, una vasta rete di programmi di sterminio anticomunista, attivamente sostenuti dagli Stati Uniti, ha operato in almeno ventitré paesi. Queste operazioni, pur non essendo sempre coordinate centralmente, condividevano metodi brutali e obiettivi chiari volti a eliminare fisicamente gli oppositori politici e sociali. Lo scopo principale era quello di annientare qualsiasi alternativa al modello capitalistico e imporre regimi compiacenti. Attraverso queste azioni sistematiche, si sono eliminate le possibilità di percorsi di sviluppo indipendenti e si sono imposti regimi favorevoli al capitalismo clientelare e all’estrazione indiscriminata di risorse. I casi dell’Indonesia e del Brasile rappresentano esempi emblematici di come queste operazioni abbiano plasmato le strutture politiche ed economiche locali.Le molteplici conseguenze della violenza
Le conseguenze a lungo termine di questa violenta crociata anticomunista sono molteplici e profonde. Si riscontra un trauma irrisolto nelle popolazioni colpite, che hanno subito perdite incalcolabili e repressioni brutali. Sono stati distrutti percorsi di sviluppo alternativi che avrebbero potuto portare a modelli sociali ed economici diversi da quello dominante. Si sono formati regimi basati su un capitalismo clientelare, dove il potere economico e politico si intrecciano a discapito della trasparenza e dell’equità sociale. Il movimento socialista stesso ha subito una profonda trasformazione, abbracciando in alcuni casi la violenza come unica via per la sopravvivenza in contesti repressivi. Infine, persiste ancora oggi un fanatismo anticomunista che continua a influenzare il dibattito politico e sociale in diverse parti del mondo. Molti dei paesi che hanno subito queste violenze non hanno mai affrontato il loro passato attraverso processi di verità e riconciliazione, lasciando ferite aperte. Di conseguenza, le vittime continuano a vivere in condizioni difficili, spesso isolate e senza alcun riconoscimento ufficiale delle ingiustizie subite. Gli Stati Uniti, invece, mostrano una marcata tendenza a dimenticare o minimizzare questi eventi storici, rendendo difficile un confronto onesto con il passato.Il mondo attuale, dominato da un sistema economico globale a guida americana, porta l’impronta indelebile di questa violenza storica. Le strutture di potere e le dinamiche economiche che osserviamo oggi sono state, in larga misura, plasmate da decenni di repressione anticomunista su scala globale. L’eliminazione sistematica delle alternative politiche ed economiche ha spianato la strada all’affermazione quasi incontrastata del modello capitalistico in molte regioni del globo. I regimi imposti o sostenuti hanno creato le condizioni favorevoli per l’integrazione di questi paesi nel sistema globale in modi che spesso hanno favorito gli interessi delle potenze occidentali e delle élite locali compiacenti. Pertanto, il sistema economico globale a guida americana non è solo un risultato di dinamiche di mercato, ma anche una conseguenza diretta e in parte resa possibile dall’uso massiccio della violenza politica.Davvero il sistema economico globale a guida americana è solo una conseguenza diretta della violenza anticomunista, o ci sono altri fattori storici e strutturali che il capitolo trascura?
Il capitolo propone una tesi forte e provocatoria, attribuendo una causalità quasi esclusiva alla violenza anticomunista sostenuta dagli Stati Uniti nel plasmare l’attuale sistema economico globale. Tuttavia, per quanto rilevante, questa prospettiva rischia di semplificare eccessivamente una realtà complessa. Il mondo attuale è il risultato di una miriade di processi storici, economici e sociali che vanno oltre la pur brutale repressione delle alternative socialiste. Per ottenere una comprensione più completa, è fondamentale considerare anche le dinamiche intrinseche dello sviluppo capitalistico, i processi di globalizzazione economica e finanziaria, le trasformazioni tecnologiche, le eredità del colonialismo (già accennate nel capitolo, ma meriterebbero maggiore approfondimento) e le specificità interne dei paesi coinvolti. Approfondire la storia economica globale, la sociologia dello sviluppo e le teorie delle relazioni internazionali può offrire strumenti utili. Autori come Fernand Braudel, Immanuel Wallerstein, Daron Acemoglu e James Robinson hanno esplorato le origini e l’evoluzione del capitalismo globale da prospettive diverse che integrano fattori strutturali, istituzionali e di lungo periodo, offrendo un contesto più ampio per valutare il peso specifico della violenza politica in questo scenario.Abbiamo riassunto il possibile
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