Politica

Il mestiere della sinistra nel ritorno della politica

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1. La Sinistra e il Lavoro Perduto

Negli ultimi anni, partiti chiamati “populisti” o “sovranisti”, sia a destra che a sinistra, hanno conquistato molti voti. Riescono a dare voce alla rabbia e alle richieste di giustizia e identità che un tempo erano ascoltate dalla sinistra. Questi movimenti, pur essendo diversi tra loro, spesso non sono preparati a governare e non considerano i limiti dell’economia o la forza degli avversari. Intanto, il legame storico tra la sinistra e chi lavora si è rovesciato. Le persone con meno possibilità economiche e sociali ora votano per i partiti “populisti” o “sovranisti”, oppure non votano affatto. I dati mostrano che il principale partito di sinistra in Italia ha pochissimo sostegno tra operai e disoccupati, a differenza dei partiti di destra e del Movimento 5 Stelle.

La Crisi del Lavoro e le Disuguaglianze

Il problema più importante oggi riguarda la situazione del lavoro. Dalla fine degli anni Settanta, la parte di ricchezza nazionale che va ai lavoratori come stipendi è diminuita costantemente nei paesi occidentali. In Italia, gli stipendi reali sono calati in trent’anni. Allo stesso tempo, le differenze di stipendio sono aumentate: poche persone accumulano molta ricchezza e potere. Circa un quarto dei lavoratori nel settore privato in Italia guadagna meno di quanto serve per vivere dignitosamente. È difficile cambiare la propria posizione sociale rispetto a quella di partenza, e purtroppo gli incidenti mortali sul lavoro sono ancora molti.

Le Reazioni della Sinistra Tradizionale

Davanti a questa situazione, chi si considera erede della sinistra storica ha avuto due tipi di reazione. Una è la rassegnazione: si pensa che i problemi economici non si possano risolvere con la politica e ci si concentra su altri temi come i diritti civili, l’antifascismo e l’accoglienza degli immigrati. Per questa posizione, governare diventa l’obiettivo principale, quasi fine a sé stesso. L’altra reazione è un forte desiderio di riconquistare il consenso popolare, ma senza capire che è necessario cambiare profondamente il modo di pensare la politica e l’economia. La rappresentanza dei lavoratori è passata quasi solo ai sindacati, e questo porta a una visione più chiusa e legata agli interessi di categoria (corporativismo).

Perché la Destra Attira Consensi

La destra, invece, riesce a ottenere voti perché ascolta le richieste di protezione sociale e di identità delle persone. Offre risposte che sembrano semplici e indica nemici esterni, come i migranti. In questo modo, distoglie l’attenzione dai veri poteri economici forti. La sinistra tradizionale, al contrario, sembra non capire o non interessarsi a queste richieste. Si concentra sui diritti civili, ma spesso in modo troppo individuale, senza collegarli ai problemi economici e sociali che riguardano molte persone.

Le Cause della Perdita di Contatto e la Sfida Futura

La sinistra ha perso il contatto con le classi popolari per diversi motivi. Ha sostenuto l’idea che il mercato sia la cosa più importante, ha lasciato che la competizione con i migranti ricadesse sui gruppi sociali più deboli e si è concentrata sui diritti civili dimenticando le questioni economiche e sociali fondamentali. Per la sinistra, la vera sfida è costruire un modo di fare politica che sia davvero “di popolo”. Questo significa ricostruire il legame con i lavoratori e con le zone e i gruppi sociali che si sentono abbandonati, riuscendo a unire diverse parti della società.



Il capitolo, nel descrivere la “sinistra tradizionale”, non rischia di presentarla come un blocco unico, ignorando le diverse correnti e i dibattiti interni che ne hanno segnato la storia e le scelte politiche?
Il capitolo offre un’analisi della crisi della sinistra e della sua perdita di contatto con il mondo del lavoro, ma l’attribuzione di specifiche scelte o fallimenti a un’entità monolitica chiamata “sinistra tradizionale” potrebbe semplificare eccessivamente un panorama politico complesso e variegato. La storia della sinistra è costellata di dibattiti interni, diverse sensibilità economiche e sociali, e strategie politiche spesso in conflitto tra loro. Attribuire a “la sinistra” in blocco l’idea che il mercato sia la cosa più importante o la rassegnazione di fronte ai problemi economici potrebbe non rendere giustizia alle diverse anime che l’hanno composta. Per comprendere meglio la complessità di questo soggetto politico, è utile approfondire la storia dei partiti e dei movimenti che si sono richiamati alla sinistra, le diverse scuole di pensiero economico e politico che li hanno influenzati, e le analisi sociologiche sui cambiamenti nelle classi sociali e nel mondo del lavoro che hanno impattato la loro base elettorale. Autori come Norberto Bobbio o Perry Anderson hanno esplorato queste tematiche da diverse prospettive, offrendo strumenti per un’analisi più sfaccettata.


2. Lavoro Svalutato, Disuguaglianza Crescente

Le condizioni del lavoro sono peggiorate molto negli ultimi decenni. Questo cambiamento non è avvenuto per caso, ma è il risultato di precise scelte politiche che hanno favorito la libertà dei mercati e la circolazione senza troppi limiti di capitali, merci, servizi e persone. Anche le nuove tecnologie e i mercati globali poco controllati hanno contribuito a questa situazione difficile. Dentro il mercato unico europeo, ci sono sistemi di assistenza sociale e fiscale molto diversi tra i vari paesi. Questo ha permesso pratiche che abbassano il costo del lavoro e le tasse (dumping sociale e fiscale). I lavoratori si trovano così in competizione, con stipendi e tutele molto differenti. Questo meccanismo indebolisce il potere dei lavoratori nelle trattative. La causa principale delle crescenti differenze sociali è proprio la disuguaglianza tra chi possiede il capitale e chi vende il proprio lavoro. Questa differenza è più importante di quelle legate al genere o all’età, anche se queste ultime sono rese ancora più difficili dal peggioramento generale delle condizioni di lavoro. Il lavoro viene trattato quasi come una merce qualsiasi, portando sempre più persone a essere “lavoratori poveri”, che pur avendo un impiego faticano ad arrivare a fine mese.

Come Contrastare la Svalutazione e le Sfide Politiche

Per cambiare questa situazione, è fondamentale ridare importanza al lavoro e difendere gli interessi di chi lavora. Strumenti come un aiuto economico temporaneo (come il Reddito di Cittadinanza) possono servire come protezione minima contro il lavoro sottopagato. Ma l’obiettivo vero deve essere dare lavoro a tutti e garantire che sia un buon lavoro, anche mettendo regole chiare nei mercati. La politica, in particolare quella di sinistra, ha perso la capacità di distinguersi. Si è concentrata sul “cittadino che compra” e ha accettato l’idea che l’interesse di chi ha i soldi sia l’interesse di tutti. Questa scelta, insieme alla paura di essere criticati come chiusi verso l’esterno, impedisce di proporre le protezioni necessarie per il lavoro. Non si affrontano così le cause profonde delle disuguaglianze e delle migrazioni forzate. È necessario riconoscere che c’è un contrasto di interessi tra chi vende e chi compra lavoro. Bisogna mettere regole nei mercati per raggiungere obiettivi sociali e di rispetto dell’ambiente. È fondamentale superare le difficoltà interne e tornare a mettere al centro la persona e la sua dignità, non solo il profitto o l’idea che ognuno pensi solo ai propri beni.

Davvero la disuguaglianza si riduce unicamente al conflitto tra capitale e lavoro, ignorando altre dinamiche cruciali del mondo contemporaneo?
Il capitolo identifica correttamente la disuguaglianza tra capitale e lavoro come un fattore centrale, ma definirla la causa principale che “supera” altre differenze (come genere o età, che pure vengono citate) potrebbe semplificare eccessivamente un fenomeno complesso. La disuguaglianza contemporanea è il risultato di un intreccio di fattori che includono, sì, la dinamica capitale-lavoro, ma anche l’impatto della tecnologia (automazione, piattaforme digitali), la globalizzazione (non solo dumping, ma anche delocalizzazione, catene del valore), le politiche fiscali e di welfare specifiche di ogni paese, e le differenze nell’accesso all’istruzione e alle opportunità. Concentrarsi quasi esclusivamente sulla dicotomia capitale/lavoro rischia di trascurare queste altre dimensioni cruciali. Per approfondire la complessità della disuguaglianza nel XXI secolo, è consigliabile esplorare gli studi di economia della disuguaglianza e sociologia economica. Autori come Thomas Piketty, Branko Milanović o Anthony Atkinson hanno fornito analisi dettagliate e multidimensionali del fenomeno.


3. Realismo e Europa: La Sfida della Demoicrazia

La risposta dei paesi occidentali all’invasione russa dell’Ucraina, guidata da Stati Uniti e Regno Unito, è stata criticata per la sua mancanza di un approccio pratico. L’attenzione si è concentrata molto sul sostegno militare a Kiev, con l’obiettivo non dichiarato di un cambio di governo a Mosca. Questo ha messo in secondo piano gli sforzi diplomatici e non ha considerato il contesto storico e geopolitico, come le preoccupazioni russe sull’espansione della NATO e sulla neutralità dell’Ucraina. Questa strategia è considerata rischiosa e costosa per gli stati europei. Si differenzia dalla reazione più cauta che ci fu nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, quando gli Stati Uniti avevano favorito un cambio di governo a Kiev e la Russia aveva riacquisito un territorio che considera storicamente legato a sé. Molti partiti di centrosinistra in Europa hanno appoggiato questa linea, privilegiando un posizionamento basato su valori ideali astratti invece della concretezza necessaria per arrivare a una pace negoziata.

Le Sfide dell’Integrazione Europea

Questa mancanza di realismo si vede anche nel modo in cui si è sviluppata l’Unione Europea. L’idea di creare degli “Stati Uniti d’Europa” basati su un unico popolo è considerata astratta, perché l’Europa è fatta di popoli diversi. Dal 1986, l’integrazione europea ha dato più importanza alle libertà economiche del mercato unico, come la libera circolazione di capitali, merci, servizi e persone, rispetto ai diritti sociali. Questo ha portato a una sorta di competizione al ribasso tra i sistemi nazionali di assistenza sociale e di lavoro. Il Trattato di Maastricht e le regole della Banca Centrale Europea, che si concentra solo sulla stabilità dei prezzi, hanno rafforzato questa tendenza. Le decisioni della Corte di Giustizia europea hanno confermato la prevalenza delle leggi economiche europee, a volte in contrasto con i principi fondamentali delle costituzioni dei singoli paesi, come il ruolo sociale dei diritti economici nella Costituzione italiana. Questi principi costituzionali nazionali possono servire da “controlimiti” legittimi, cioè limiti accettabili alla prevalenza del diritto europeo. Un modo più consapevole di essere europeisti significa riconoscere queste realtà e le contraddizioni interne all’UE. Il modello della “demoicrazia”, che vede l’Europa come un’unione di popoli che collaborano senza diventare un unico stato, è visto come più concreto rispetto al federalismo astratto. Le crisi recenti, come la pandemia e la guerra, mostrano che le regole attuali non sono più sufficienti. C’è bisogno di un cambiamento politico che rimetta la politica al di sopra dell’economia e protegga gli interessi dei lavoratori. Questo richiede un approccio pratico sia nelle relazioni internazionali che nella costruzione dell’Europa, superando le idee astratte e concentrandosi sulla dignità del lavoro e sulla giustizia sociale.

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Il capitolo propone di rimettere al centro il lavoratore, ma quali sono i costi economici e le sfide politiche di tale ribaltamento?
Il capitolo delinea una visione ambiziosa per l’Europa e l’Italia, proponendo significative modifiche al funzionamento del mercato unico e un riassetto istituzionale. Tuttavia, l’enfasi sulla necessità di “rimettere al centro la persona, vista soprattutto come lavoratore” e le conseguenti proposte di regolamentazione del mercato (come l’applicazione delle normative del paese ospitante e la lotta al dumping) sollevano interrogativi sulla loro concreta attuabilità e sulle potenziali ricadute economiche. Non viene sufficientemente esplorato come superare le potenti resistenze politiche ed economiche che tali cambiamenti implicherebbero, né vengono analizzati in dettaglio i compromessi o i costi che potrebbero derivare da un ribaltamento così netto della priorità dal consumatore al lavoratore. Per approfondire queste tematiche, è utile considerare gli studi di economia politica che analizzano i conflitti di interesse tra capitale e lavoro, le dinamiche della globalizzazione e le sfide della regolamentazione sovranazionale. Autori come Thomas Piketty o Dani Rodrik offrono spunti critici sulle disuguaglianze e sui limiti della globalizzazione non regolamentata, mentre gli studi di scienze politiche sulle riforme istituzionali e i processi decisionali europei possono aiutare a comprendere le difficoltà pratiche nell’attuare le modifiche proposte.


5. Il mestiere della Sinistra tra crisi e futuro

Il sistema economico, sociale e politico di oggi, basato sulla libertà totale per capitali, servizi, merci e persone, non funziona più bene. Crisi recenti come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno mostrato chiaramente che serve un cambiamento urgente per arrivare alla pace, dare più valore al lavoro, ridurre le differenze tra le persone e affrontare la crisi del clima.Ci sono tre strade possibili per il futuro. La prima è continuare come ora, ma questo porta a una democrazia solo per pochi e a un sistema liberale autoritario dove l’economia comanda sulla politica e si discute solo di valori. Questa strada non offre vere alternative. La seconda strada è andare verso destra, rompendo con l’attuale sistema occidentale e liberale, favorendo l’isolamento dei Paesi. La terza strada è andare verso sinistra, puntando su una democrazia basata sulla Costituzione e su un’Europa dei popoli.

La Strada della Sinistra e l’Importanza del Lavoro

Per prendere questa terza strada, la Sinistra deve ritrovare il suo scopo, che è costruire un’alleanza tra le diverse parti della società. Il punto di partenza fondamentale è il lavoro, che deve essere la “bussola” che guida l’azione politica. Perdere questo punto di riferimento è la ragione principale per cui la Sinistra ha perso la sua identità sociale. Nella società di oggi, le difficoltà legate al lavoro, anche se diverse tra loro, non spariscono e sono un segno della lotta tra le classi sociali.

Il Mercato e il Primato della Politica

Il mercato, che dovrebbe essere uno strumento, è diventato troppo potente. Questo toglie dignità al lavoro e mette a rischio la pace e la nostra stessa sopravvivenza. Il compito della Sinistra è riunire le forze sociali che si sono disperse per fare in modo che la Politica torni a essere più importante dell’Economia, per governare i mercati, mettere al centro le persone, garantire che il lavoro abbia dignità e salvare il pianeta. Questo progetto si può chiamare un “nuovo umanesimo che guarda al lavoro e all’ambiente”. Il lavoro è una “merce” diversa dalle altre, ed è fondamentale riconoscere che chi offre lavoro e chi lo cerca ha interessi diversi. È necessario riscoprire l’utilità del conflitto, anche se oggi è visto male. Senza le tensioni sociali, le differenze tra ricchi e poveri aumentano e la rabbia cresce.

Tecnologia, Tradizione e il Ruolo dell’Europa

Oggi la Sinistra sembra seguire i cambiamenti tecnologici senza guidarli. Invece, la Sinistra del futuro deve essere capace di governare questi processi con la politica. La tradizione, intesa come il legame con il popolo, è una forza che può portare al cambiamento. Senza avere radici profonde nella cultura popolare, non si possono cambiare le cose davvero e non si può costruire una forza forte che riesca a ottenere miglioramenti dal basso. L’Europa potrebbe avere un grande futuro politico, basato su una vera comunità di popoli che vivono insieme. Ma oggi è governata soprattutto da tecnici e interessi economici. L’Europa non è solo l’Occidente, ma è anche Oriente e un ponte tra Nord e Sud. Bisogna rompere il legame troppo stretto con l’orientamento atlantico delle classi che detengono il potere.

Un Progetto Ambitioso per il Cambiamento

Un progetto importante per la Sinistra significa criticare le quattro libertà che favoriscono i mercati e proporre un programma diverso che metta al primo posto la Politica, la pace, il controllo dei mercati, la centralità delle persone, la dignità del lavoro e la salvezza del pianeta. Parole come “umanesimo” potrebbero non bastare per motivare le persone e affrontare lo squilibrio di potere. Chi ha il potere concede qualcosa solo se ha paura di una forte opposizione. Le riforme, senza la possibilità di una minaccia più radicale, non ottengono risultati importanti. Per spingere le persone all’azione, serve il “sogno di una cosa”, un’idea di liberazione o di un futuro migliore a cui tendere.C’è una parte dell’umanità che è oppressa, sia nelle zone più povere del mondo che all’interno dei Paesi occidentali. È urgente ricostruire un legame di solidarietà internazionale tra queste parti. Il compito della Sinistra è usare l’eredità del movimento dei lavoratori per raggiungere questo obiettivo.

Come può un progetto che pone al centro le persone e un “nuovo umanesimo” considerare la “libertà totale per… le persone” come parte del sistema fallimentare da superare?
Il capitolo indica la “libertà totale per capitali, servizi, merci e persone” come elemento del sistema attuale che non funziona più bene. Questa inclusione della libertà di movimento delle persone tra le cause della crisi, accanto a quella di capitali e merci, è un punto controverso che richiede maggiore chiarezza. È cruciale distinguere tra la libertà di movimento come diritto o come fattore economico, e le sue conseguenze negative legate alla gestione neoliberale. Per esplorare questa complessità, si possono approfondire gli studi sulle migrazioni globali, l’economia politica della globalizzazione e i dibattiti sui diritti umani nel contesto della mobilità, leggendo autori come Saskia Sassen o Stephen Castles.


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