1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Il mangiatore di carta. Alcuni anni della vita di Johann Ernst Biren” di Edgardo Franzosini ti prende e ti porta in un viaggio incredibile, partendo da una piccola digressione nel famoso romanzo Les Illusions Perdues di Honoré de Balzac. Qui scopri la storia di Johann Ernst Biren, una figura storica quasi dimenticata, che lavora come scrivano per il potente Barone Goertz nella Svezia del re Carlo XII. Ma Biren ha un segreto pazzesco: un vizio irresistibile di mangiare la carta, un’ossessione che lo porta a inghiottire documenti cruciali, persino un trattato di pace. Il libro segue la sua fuga avventurosa dalla prigione svedese e il suo arrivo in Curlandia, dove il destino gli riserva un incontro sorprendente con la Duchessa Anna Ivanovna, che cambierà per sempre la sua vita, portandolo da scrivano a principe. Franzosini intreccia questa vicenda unica con riflessioni sulla `passione`, la `segretezza` nella `diplomazia`, e mondi diversi come la scienza e la superstizione, toccando anche la figura di Emanuel Swedenborg. È un libro che ti fa pensare a come le ossessioni definiscano le persone e a come, forse, anche un `vizio di mangiare carta` possa essere, a suo modo, la ricerca di qualcosa di infinito, come dice Balzac.Riassunto Breve
Honoré de Balzac introduce una figura storica, Johann Ernst Biren, in una breve digressione nel suo romanzo *Les Illusions Perdues*. Biren appare in un momento di disperazione del personaggio Lucien de Rubempré, presentato dall’abate Carlos Herrera (in realtà il forzato Vautrin). Questa digressione su Biren, sebbene breve, contiene un enigma che sembra più affascinante della trama principale. La storia di Biren inizia quando il barone Goertz, ministro di Carlo XII di Svezia, cerca un nuovo scrivano. Goertz, che valuta la segretezza e la bellezza formale, incontra il ventenne Biren a Eberfeld. Biren è figlio di un orafo, ha una bellezza notevole, un carattere riservato e una calligrafia eccellente. Goertz interpreta la sua mancanza di passioni come discrezione, qualità ideale per un segretario, ed è anche attratto personalmente da lui. Biren diventa segretario di Goertz e lavora intensamente trascrivendo documenti. Sviluppa un’abitudine segreta e crescente: inizia a succhiare e masticare carta, prima bianca (in particolare quella di Fabriano), poi fogli scritti e pergamene, inghiottendoli. Questo vizio lo domina completamente. Nel 1717, durante i negoziati di pace tra Svezia e Russia, Goertz affida a Biren il manoscritto del trattato. Biren mangia sia l’originale che la copia. Viene arrestato e imprigionato a Stoccolma, non mostrando vergogna. La scienza dell’epoca, rappresentata dal Collegium Curiosorum, tenta di analizzare le sue feci per capire il fenomeno, ma senza successo. Il padre di Emanuel Swedenborg, un vescovo superstizioso, credeva in presagi e magia, mentre il figlio Emanuel passò da scienziato a mistico, mostrando diverse visioni del mondo. Goertz, responsabile di una grave inflazione dovuta all’emissione di carta moneta, organizza la fuga di Biren. Biren evade e raggiunge la Curlandia, dove, grazie a Goertz, diventa segretario del duca Ferdinand von Kettler. Il suo vizio per la carta persiste. Durante un evento a corte, la duchessa Anna Ivanovna lo nota. Biren mangia una quietanza di pagamento e confessa il suo vizio ad Anna. Lei mostra comprensione e attrazione; diventano amanti. Dopo la morte del duca Ferdinand, che ingerisce una pozione con un rubino, Anna Ivanovna sposa Johann Ernst Biren. Il mangiatore di carta diventa principe sovrano e in seguito raggiunge posizioni di grande potere in Russia. La storia di Biren si lega alle intense passioni di Balzac stesso, per la scrittura e il cibo. Balzac corregge ossessivamente le bozze e ha una notevole voracità. Vede l’umanità fatta di passione e considera Biren, il “piccolo mangiatore di carta”, a suo modo un cercatore d’infinito, suggerendo che le ossessioni, anche le più strane, sono fondamentali per la vita e possono portare a destini inaspettati.Riassunto Lungo
1. Il segreto nascosto nella digressione
Honoré de Balzac, scrittore instancabile, vive immerso nel suo lavoro a Parigi, spesso dopo lunghissime sessioni di scrittura che durano diciotto ore. La sua dedizione è tale da renderlo quasi distaccato dalla realtà di tutti i giorni. La sua stessa casa, a Passy, sembra quasi parte di un romanzo, richiedendo una parola d’ordine per entrare. Questo distacco emerge chiaramente quando reagisce alla menzione di un personaggio letterario come se fosse una persona reale e presente. È in questo mondo, dove la finzione si intreccia con la vita, che si inserisce un dettaglio particolare tratto da uno dei suoi romanzi più noti.L’incontro e la digressione
Nelle pagine finali di Les Illusions Perdues, si assiste a un momento cruciale per il giovane Lucien de Rubempré. Profondamente disperato e sul punto di togliersi la vita, Lucien incontra una figura misteriosa: l’abate Carlos Herrera. L’abate ha un aspetto vissuto ma conserva un’eleganza intrigante. In realtà, dietro l’identità dell’abate si nasconde Vautrin, un evaso che ha preso il suo posto. Per allontanare Lucien dai suoi intenti suicidi, Herrera inizia a raccontare una storia. Racconta la vita di Johann Ernst Biren, che Balzac chiama Byron nel romanzo. Questa narrazione, inserita in un punto così critico della trama principale, costituisce una breve digressione.Il segreto nascosto
Questa breve storia su Johann Ernst Biren, nonostante occupi poche righe nel romanzo, racchiude un “segreto” inaspettato. Si rivela più profondo e affascinante persino degli eventi principali che coinvolgono Lucien. L’esistenza stessa e le vicende di Biren presentano un vero enigma storico. Questo mistero invita il lettore a una ricerca di indizi e documenti al di fuori del romanzo stesso. L’interesse per la sorte del personaggio di finzione, Lucien de Rubempré, passa quasi in secondo piano. La figura di Biren cattura l’attenzione, spingendo a esplorare la realtà storica celata nella finzione.Ma è davvero così indiscutibile che la storia di un personaggio secondario, inserita in una breve digressione, possa “eclissare” l’interesse del lettore per il destino del protagonista nel momento più drammatico del romanzo?
Il capitolo presenta come un dato di fatto che la breve storia di Biren superi in fascino gli eventi principali e che l’interesse per Lucien passi “quasi in secondo piano”. Questa è un’affermazione forte e soggettiva sull’esperienza del lettore, che andrebbe supportata da un’analisi più approfondita del testo e, possibilmente, da un confronto con la critica letteraria. Il capitolo non spiega in modo convincente perché la figura di Biren dovrebbe risultare oggettivamente più avvincente del dramma esistenziale di Lucien, né offre contesto su quanto questa interpretazione sia condivisa tra gli studiosi di Balzac. Per valutare la fondatezza di tale asserzione, sarebbe utile approfondire la teoria letteraria sulla funzione delle digressioni narrative, studiare più a fondo le tecniche di Balzac e consultare saggi critici specifici su Illusioni Perdute e sul ruolo della digressione in questione. Approfondire le opere di Balzac e la critica a lui dedicata può fornire gli strumenti per comprendere se questa specifica digressione abbia effettivamente l’impatto sul lettore descritto nel capitolo o se si tratti di un’interpretazione particolare.2. Segretezza, bellezza e un nuovo scrivano
Il barone Goertz, che è ministro del re Carlo XII, ha bisogno di trovare un nuovo scrivano. Il precedente, di nome Friedrich Elsner, non lavora più per lui. Aveva provato anche a usare una macchina, una specie di automa, per fare il lavoro di scrivano, ma non ha funzionato. La macchina non era capace di gestire testi complicati e lo stile particolare che si usa nella diplomazia. Per questo, Goertz è di nuovo alla ricerca di qualcuno adatto.Le idee di Goertz su segretezza e bellezza
Goertz pensa che la segretezza sia fondamentale nel governo e nella politica. Fa una distinzione importante: c’è una segretezza che serve verso gli altri paesi, utile per proteggere i propri piani e cercare di capire quelli degli altri. E poi c’è una segretezza interna, usata per nascondere progetti che sono comunque utili allo Stato. Crede molto nel potere del denaro per ottenere informazioni preziose. Pensa anche che leggere la posta degli altri, intercettare la corrispondenza, sia una pratica utile e necessaria. Oltre a questo interesse per la segretezza, Goertz apprezza molto la bellezza formale. Ad esempio, ammira una calligrafia fatta alla perfezione, trovandola piacevole e importante.L’incontro con Johann Ernst Biren
Durante i suoi spostamenti, Goertz arriva nella città di Eberfeld. Qui incontra un giovane di vent’anni, Johann Ernst Biren. Biren è figlio di un orafo, ma sembra non avere nessun interesse per il lavoro del padre. La prima cosa che colpisce di lui è la sua notevole bellezza. Ha un carattere tranquillo e riservato, non sembra avere grandi passioni o ambizioni particolari nella vita. Goertz gli fa vedere la sua calligrafia e la trova eccellente, molto curata. Parlando con l’oste del posto, Goertz scopre che Biren conduce una vita molto ritirata e non ha strane abitudini o interessi che lo distraggano. Goertz interpreta questa mancanza di forti coinvolgimenti emotivi come un segno positivo, pensando che sia una persona affidabile e discreta. Queste qualità lo rendono, ai suoi occhi, il candidato ideale per diventare il suo segretario personale.Un’altra ragione che spinge Goertz a considerare Biren è un’attrazione che prova per lui. Goertz è attratto da persone del suo stesso sesso. Questo sentimento è nato in lui in età avanzata e per questo si manifesta in modo non esplicito, quasi nascosto. Prende la forma di un interesse e una cura che sembrano quasi paterni nei confronti del giovane Biren.La scelta di uno scrivano per affari di Stato può davvero basarsi su bellezza e una presunta discrezione derivante dalla mancanza di ambizioni, o Goertz sta forse proiettando i propri desideri e pregiudizi?
Il capitolo descrive i criteri di selezione di Goertz, che appaiono un curioso mix di esigenze professionali (la calligrafia) e valutazioni del tutto personali, se non addirittura distorte (la passività scambiata per discrezione, l’attrazione fisica). Questo solleva seri dubbi sull’oggettività di tali processi decisionali, soprattutto quando si tratta di ruoli cruciali per gli affari di Stato. Per comprendere meglio come le inclinazioni personali e le dinamiche interpersonali possano inquinare le scelte professionali, alterando la valutazione delle reali competenze, è indispensabile approfondire discipline come la psicologia sociale, lo studio delle organizzazioni e la storia delle élite e delle burocrazie. Approfondire il pensiero di autori come Michel Foucault o Norbert Elias può offrire strumenti critici per analizzare queste dinamiche.3. Lo Scrivano e la Carta
Carlo XII, sovrano di Svezia, risiede in un grande palazzo. Il suo carattere è austero e semplice, quasi ascetico, come quello di un “figlio di Abele”. In gioventù era incline al sonno e al sonnambulismo, ma per diciannove anni si impone una vita di veglia e frugalità, evitando piaceri e la compagnia delle donne. Nonostante questa rigida disciplina autoimposta, in un periodo successivo, fatto prigioniero, trascorre lunghi intervalli in uno stato di torpore.Il lavoro del segretario
Al palazzo giunge il barone di Goertz, accompagnato dal suo segretario, Johann Ernst Biren. Biren si ritrova con un’enorme quantità di lavoro nel suo studio, una stanza con vista sul lago. Il suo compito principale è trascrivere lettere, documenti e dispacci, includendo le lunghe e complesse formule di cortesia tipiche dell’epoca. Esegue questo lavoro con lentezza, mantenendo una calligrafia calma e precisa in ogni dettaglio.La cura per l’inchiostro
Biren dedica grande attenzione alla qualità dell’inchiostro che utilizza. Lo prepara personalmente, mescolando con cura vari ingredienti per ottenere il risultato desiderato. Aggiunge anche un po’ di zucchero alla miscela per conferire maggiore brillantezza alla scrittura. Il barone Goertz nota e apprezza questa meticolosa cura. In un’occasione, il barone gli suggerisce di sviluppare un tipo di inchiostro che permetta di apportare cancellazioni discrete, utile per i documenti che richiedono particolare segretezza.Abitudini particolari
Per cercare sollievo dalla stanchezza agli occhi causata dalle lunghe ore di lavoro notturno, Biren adotta un’abitudine insolita: usa uno specchio inclinato posizionato sulla scrivania per osservare il proprio riflesso mentre scrive. Questa pratica, inizialmente pensata per riposare la vista, finisce per diventare una fonte di distrazione. Biren si ritrova a sistemarsi i capelli e persino a canticchiare, perdendosi nell’osservazione di sé.La tentazione della carta
Una sera, Biren avverte una tentazione irresistibile, un desiderio che lo spinge verso la carta bianca prodotta nella città di Fabriano. Inizia in modo quasi furtivo, succhiando e masticando piccoli lembi di carta, per poi passare a porzioni sempre più grandi, sputando i resti. Questo comportamento si ripete nei giorni seguenti, diventando un’abitudine ricorrente. Presto, il suo interesse non si limita più alla semplice carta bianca.Il consumo della carta scritta
La sua abitudine si evolve rapidamente. Biren comincia a masticare e, infine, a inghiottire non solo fogli bianchi, ma anche fogli già scritti e persino pergamene. Questo atto di consumare qualcosa che non è fatto per essere mangiato viene interpretato come una forma di trasgressione, un superamento di un limite. La progressione da un semplice assaggio iniziale alla deglutizione del materiale scritto suggerisce un processo di assuefazione, quasi come se fosse attratto dal sapore dell’inchiostro unito alla carta stessa.Davvero la confessione di un vizio bizzarro e dannoso è sufficiente a spiegare l’improvvisa attrazione e l’ascesa di uno scrivano a favorito ducale?
Il capitolo lega in modo diretto e quasi esclusivo l’ascesa di Biren alla sua confessione e alla conseguente attrazione della duchessa. Tuttavia, il passaggio da un atto bizzarro e dannoso a un legame sentimentale e politico così forte appare poco plausibile senza un’esplorazione più profonda delle motivazioni psicologiche dei personaggi o delle dinamiche di potere tipiche delle corti settecentesche. Per comprendere meglio come potessero funzionare tali relazioni e ascese, sarebbe utile approfondire la psicologia umana e la storia sociale e politica delle corti europee, studiando autori che si sono occupati di questi temi.8. Passione e l’Infinito dello Scrittore
Lo studio di Balzac è una stanza grande e poco illuminata, pervasa da un forte odore di polvere. Le pareti sono coperte da quadri, alcuni dei quali non hanno cornice. Sulla scrivania si trovano un calamaio, una lampada e un vocabolario, strumenti essenziali per il suo lavoro. Balzac accoglie l’ospite e offre del caffè, descrivendolo come una bevanda capace di organizzare le idee e richiamare i ricordi, suggerendo fin da subito il legame tra la sua vita e il processo creativo.La forza della passione
La conversazione si sposta presto sul tema della passione, che Balzac considera l’essenza stessa dell’umanità. Senza passione, afferma, la storia, la religione, il romanzo e l’arte perderebbero il loro significato più profondo. Sostiene con forza che chi non possiede ossessioni non può conoscere la vera grandezza della vita, e che anche in un vizio si può trovare qualcosa di non vizioso. In questo contesto, viene ricordato Johann Ernst Biren, soprannominato “il mangiatore di carta”, visto da Balzac come un esempio di vittima di una passione intensa e totalizzante. Un episodio passato di furto subito a Milano genera apprensione, forse a sottolineare la vulnerabilità che l’intensità delle esperienze può portare con sé.Storie interrotte e la ricerca dell’infinito
Riguardo alle storie che rimangono interrotte, Balzac offre una metafora suggestiva. Spiega che alcune esistenze o destini sono come pesci dotati di una bella testa ma con una coda deludente, suggerendo che non tutte le vite si completano in modo armonioso o atteso. La visita si conclude mentre Balzac si prepara per il bagno, un momento di pausa dalla sua intensa attività. Lasciando quello che lui stesso definisce “l’inferno del calamaio e dei fogli bianchi”, Balzac torna a riflettere sul “piccolo mangiatore di carta”, definendolo a suo modo un cercatore d’infinito, legando così la sua figura alla tensione verso l’assoluto che anima l’artista e l’uomo ossessionato.Ma è davvero la passione, anche nelle sue forme più estreme o patologiche, la via maestra per la grandezza o la ricerca dell’infinito?
Il capitolo propone un legame forte e, per certi versi, inquietante tra l’intensità della passione, la possibilità di trovare qualcosa di “non vizioso” persino nel vizio, e la tensione verso l’infinito, citando l’esempio del “mangiatore di carta”. Questa visione, pur suggestiva, rischia di romanticizzare comportamenti che la psicologia moderna potrebbe definire ossessivi o patologici, senza distinguere adeguatamente tra la spinta creativa e la compulsione distruttiva. Per esplorare questa complessa relazione, potrebbe essere utile confrontare questa prospettiva con studi sulla psicologia delle dipendenze e delle ossessioni, o approfondire autori che hanno indagato il rapporto tra genio, follia e le manifestazioni estreme della volontà, come Nietzsche.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
