Letteratura

Il lamento di Portnoy

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1. Prigioniero delle Nevrosi Familiari

Da bambino, il narratore percepisce la madre come una figura dominante, che incute timore e rispetto. La madre, a differenza della sorella, elogia la sua intelligenza. Il padre, agente assicurativo, soffre di stitichezza e vive il lavoro come una fonte di frustrazione, sentendosi costantemente svalutato. Un episodio in cui tenta di giocare a baseball evidenzia il suo senso di inadeguatezza. La madre è ossessionata dal controllo e dalla perfezione, soprattutto per quanto riguarda la salute e l’igiene del figlio, facendolo sentire spesso in colpa. Durante l’adolescenza, il narratore sviluppa una compulsione per la masturbazione, vissuta con vergogna e paura in un ambiente familiare carico di ansia. I genitori, nevrotici e pieni di paure, riversano le proprie ansie sul figlio, in particolare riguardo alle malattie e ai pericoli. Diventato adulto, il narratore si confida con un dottore, esprimendo la sua frustrazione per il peso delle nevrosi familiari, fatte di sensi di colpa e paure. Il suo desiderio è di liberarsi da queste catene, cercando forza e virilità, per allontanarsi dal ruolo di “bravo ragazzo ebreo” intrappolato. Aspirando a diventare un uomo libero dalle paure che gli sono state trasmesse.

2. Anatomia e Affetti: Un Corpo in Rivolta

Un testicolo che, durante l’infanzia, si sposta in modo anomalo all’interno del corpo, suscita preoccupazioni sul proprio corpo e sulla propria identità sessuale. Questo piccolo evento si lega a dinamiche familiari intricate. Il padre, figura piena di ansie e incapace di azioni concrete, riversa sul figlio il proprio antisemitismo e la propria insoddisfazione. La madre, al contrario, è possessiva e invadente, alternando gesti di affetto a comportamenti che creano imbarazzo, come chiedere al figlio undicenne di comprarle degli assorbenti. Il padre appare come una figura oppressa, incapace di affermarsi, che sfoga le proprie frustrazioni attraverso pregiudizi religiosi e un velato disprezzo verso il figlio. L’adolescenza è un periodo di desideri di ribellione e fantasie di violenza contro il padre, controbilanciate da inattesi momenti di dolcezza da parte della madre. La storia del cugino Heshie, un campione sportivo ebreo, aggiunge un ulteriore livello di complessità. La sua tragica storia d’amore con una ragazza non ebrea, culminata con la sua morte in guerra, diventa un avvertimento familiare contro i legami con persone esterne al gruppo. Il conflitto tra le generazioni si manifesta in modo evidente quando il protagonista, ormai adolescente, rifiuta la religione ebraica. Questo provoca litigi con il padre, incapace di accettare il suo ateismo. La malattia della madre, vissuta con grande preoccupazione, aumenta in modo paradossale le tensioni in famiglia, fino a un acceso confronto durante la festa di Rosh Hashanah. La scoperta della sessualità, tra la masturbazione adolescenziale e l’attrazione per le donne non ebree, avviene in un ambiente familiare e religioso pieno di divieti e sensi di colpa. Le regole alimentari ebraiche e le ossessioni della madre per la purezza rappresentano un’educazione che reprime i desideri. Il baseball, e in particolare il ruolo di esterno centro, diventa un rifugio, uno spazio di controllo e di regole chiare in contrasto con il disordine emotivo della famiglia. Anche nelle difficoltà, emergono momenti di affetto e di condivisione con entrambi i genitori, mostrando una complessità di sentimenti che va oltre il rancore. L’infanzia è un periodo ambiguo, segnato dal desiderio di allontanarsi dalle dinamiche familiari opprimenti, ma anche da un legame affettivo profondo.

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4. Correnti di Sensazione e Degrado Erotico

La scrittura di Langur, con la sua calligrafia infantile, l’assenza di punteggiatura e gli errori ortografici, crea un profondo turbamento. Questo contrasto stridente con l’attrazione fisica e sessuale che suscita, scatena un conflitto interiore, un’oscillazione tra un desiderio intenso e un sentimento che sfiora il disprezzo. Un viaggio in Vermont sembra attenuare questa tensione, facendo emergere tenerezza e affetto, ma la vera natura del legame rimane avvolta nell’ambiguità. L’amore, nella sua forma più completa, dovrebbe armonizzare tenerezza e sensualità, come teorizzato da Freud. Ma qui, la sensualità appare indissolubilmente legata a fantasie incestuose, e la degradazione dell’oggetto del desiderio sembra quasi una condizione necessaria per l’eccitazione. L’attrazione per le “shikses” si inserisce in questa complessa dinamica. Il fine settimana nel Vermont, con i suoi colori autunnali e l’atmosfera romantica, potrebbe rappresentare un’illusione, una parentesi in cui tenerezza e sensualità sembrano convergere. Ma forse è solo una risposta effimera al contesto, una proiezione di desideri. La forte componente sessuale del legame non dissipa i dubbi sulla sua profondità affettiva, né sulla reale compatibilità intellettuale e culturale tra i due. Le relazioni passate, come quelle con Kay Campbell e Sarah Abbott Maulsby, rivelano un modello ricorrente: la ricerca di donne “goy”, un’attrazione che si intreccia con dinamiche di classe, religione e identità americana. La “shiksa” diviene un oggetto di desiderio carico di significati culturali e personali, un simbolo che incarna la difficoltà di conciliare desiderio e rispetto, attrazione fisica e una vera connessione emotiva e intellettuale.

5. Esilio e Ricordi

Alexander Portnoy arriva in Israele, e questo viaggio lo riporta ai ricordi delle domeniche nel quartiere di Weequahic. Il softball era un rito per la comunità, un mondo semplice e felice, pieno di uomini forti e chiassosi, simboli di un’ideale mascolinità ebraica. Il dentista-arbitro e il macellaio erano per il giovane Portnoy modelli di una vita desiderabile, un futuro fatto di competizione e umorismo. In Israele, Portnoy scopre una realtà ebraica diversa. L’aeroporto, la spiaggia, le strade, tutto è pieno di un’identità ebraica, un’esperienza che all’inizio lo affascina. Ma questo sogno si rompe presto. Un incontro di notte lo spaventa, facendo nascere un senso di pericolo in un contesto ebraico. I suoi incontri con le donne sono fallimentari. Prima con una tenente dell’esercito israeliano, poi con Naomi, una giovane del kibbutz, Portnoy non riesce ad avere rapporti, simbolo della sua incapacità di connettersi con l’identità ebraica e con donne forti. Naomi lo critica, vedendo in lui un uomo della diaspora, senza vera forza. Il confronto con Naomi diventa scontro fisico e verbale, dove emergono i temi dell’esilio, del senso di colpa e della difficoltà di Portnoy di sentirsi “abbastanza ebreo”. Il ricordo dell’infanzia è in contrasto con la sua incapacità di vivere il presente, bloccato in un ciclo di auto-sabotaggio e ricerca di significato.

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