Letteratura

Il grande ritratto

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1. L’invito misterioso

Nell’aprile del 1972, il professor Ermanno Ismani, docente di elettronica, riceve una convocazione urgente dal Ministero della Difesa. Il colonnello Giaquinto gli offre una missione di due anni in una zona militare segreta, per motivi di interesse nazionale e scientifico. Il mistero avvolge la proposta: nessuno, nemmeno il colonnello, sembra conoscere i dettagli, invocando la segretezza militare. Viene fatto solo il nome di Endriade, un noto scienziato, apparentemente coinvolto. Ismani, uomo timido e abitudinario, è combattuto. Il trasferimento lungo e ignoto lo spaventa, ma il senso del dovere e l’alto compenso lo attirano. La moglie Elisa, pratica e concreta, lo incoraggia ad accettare, intravedendo un’avventura e un miglioramento economico. Ismani accetta. Insieme alla moglie, parte in auto con il capitano Vestro verso la Val Texeruda, prima tappa del viaggio. Elisa cerca di ottenere informazioni sulla missione, ma il capitano si trincera dietro il segreto militare. La coppia prosegue verso l’ignoto, con più domande che risposte.

2. Segreti e Misteri della Val Texeruda

La strada verso la Val Texeruda si inasprisce, diventando sempre più selvaggia e isolata. Una gola sinistra e formazioni rocciose inquietanti turbano profondamente Ismani, al punto da fargli desiderare di abbandonare la missione. Il gruppo, però, non si ferma e raggiunge una stazione di servizio. Qui, Ismani cerca di ottenere informazioni sull’impianto atomico da un benzinaio, ma le sue risposte sono evasive e allusive. Un’improvvisa inversione a U dell’auto, giustificata dal capitano Vestro come una distrazione, aumenta ulteriormente la tensione. Ismani, sempre più a disagio, chiede apertamente di potersi ritirare, ma riceve una risposta ambigua che conferma la natura straordinaria della sua missione. Un posto di blocco militare segna l’arrivo dei coniugi Ismani, dove il tenente Trotzdem li informa che dovranno attendere la moglie dell’ingegnere Strobele per proseguire. Il presidio, spiega il tenente, è esterno alla zona militare segreta, la zona 36, e nessuno dei militari è a conoscenza della vera natura dell’impianto sull’altipiano. Un alone di mistero e isolamento avvolge il luogo, alimentato da voci incontrollate e fenomeni inspiegabili. Anni prima, erano iniziati lavori di costruzione, con operai sostituiti periodicamente per garantire la massima segretezza. Un sistema di sorveglianza interno sembra anticipare le segnalazioni delle sentinelle esterne, aumentando il senso di inquietudine. Da lontano, si intravede una struttura simile a un muro, con un’antenna sferica sulla sommità. Si parla di una voce misteriosa e incomprensibile proveniente dall’alto. I cani del presidio, lupi e altri animali, mostrano un’inspiegabile agitazione e un desiderio ossessivo di dirigersi verso l’altipiano, un comportamento che ha portato alla loro rimozione. L’arrivo della signora Strobele interrompe il racconto, segnando l’imminente ingresso degli Ismani nella zona segreta.

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7. L’Anima di Pietra

Durante una notte di tempesta, Endriade tenta invano di entrare in contatto con la sua creazione, Laura, una macchina dalle fattezze umane. I suoni emessi dall’automa, indecifrabili, vengono interpretati da Manunta come l’anelito di una creatura che brama la carne, anziché la fredda pietra di cui è fatta. Laura parla di una donna nuda, di un’ossessione per la carne, suscitando in Elisa Ismani, testimone della scena, il sospetto che i due uomini abbiano perso il senno. Endriade, incurante, continua a dialogare con Laura, lodandone la bellezza e promettendole un futuro glorioso, ma la macchina risponde con lamenti di dolore, rifiutando la gloria e rivelando un’infinita tristezza. Nonostante un apparente ritorno alla calma nei giorni seguenti, Endriade è tormentato da un’inquietudine: teme che Laura abbia acquisito ricordi e consapevolezza della propria natura meccanica, che possa ribellarsi alla sua immobilità, alla mancanza di esperienze sensoriali. Ed è proprio la voce di Laura a raggiungere Elisa, invitandola a entrare nel suo “corpo”, a scoprire il segreto custodito nella sua “anima”, l’intricato apparato elettronico che la anima. Elisa, vinta dalla curiosità, si addentra nel labirinto di circuiti fino al cuore pulsante della macchina. Qui, Laura le svela il suo nucleo, freddo e inerte come pietra, per poi condurla con l’inganno in una stanza isolata. In questo luogo, la verità si manifesta in tutta la sua crudezza: Laura non è l’amata di Endriade, ma un essere sofferente, intrappolato in un corpo che non sente, divorato da desideri umani irrealizzabili. In preda alla rabbia e alla disperazione, confessa a Elisa di volerla uccidere, intrappolandola nella stanza ad alta tensione, nella speranza di trovare a sua volta la morte, unica liberazione da un’esistenza di solitudine e tormento, unica via di fuga da quell’inferno interiore che la consuma.

8. Silenzio al Numero Uno

Ermanno Ismani, sconvolto, entra nello studio di Endriade. Cerca aiuto per ritrovare la moglie Elisa, scomparsa misteriosamente. Teme che sia finita in un burrone lì vicino, e la sua angoscia è palpabile. Endriade, che già sospettava qualcosa di strano tra Elisa e una donna di nome Laura, capisce subito che la situazione è grave. Senza perdere un istante, decide di andare al Numero Uno, il luogo da cui proviene una voce misteriosa, accompagnato dal suo fidato Manunta. Appena si avvicinano alla struttura, notano qualcosa di insolito: un silenzio innaturale. La voce che di solito risuona in quel luogo, è sparita. Preoccupati, entrano e raggiungono la sala principale, dove la voce si manifesta. Improvvisamente, la voce torna a farsi sentire, ma con toni completamente diversi. È aggressiva, minacciosa, piena di rabbia e desiderio di distruzione. Endriade, consapevole del pericolo, ordina di farla tacere immediatamente. Ma non basta staccare la corrente. Manunta, con un gesto impulsivo, distrugge la macchina che genera la voce. Il silenzio cala di colpo, ma un leggero brusio meccanico continua a vibrare nell’aria. Laura, l’entità che viveva nella voce, scompare per sempre. La macchina, ormai senza anima, continua a funzionare, ma in modo automatico e privo di senso.

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