Scienza e tecnologia

Il giardino delle particelle. Come e perchè la fisica delle particelle sta cambiando il nostro modo di concepire l’universo

Per favore  Accedi  oppure  registrati  per farlo.



1. I Mattoni Fondamentali della Materia

Tutto ciò che vediamo e tocchiamo è fatto di particelle. La ricerca dei componenti più piccoli della materia è un percorso lungo, iniziato nell’antica Grecia con l’idea che esistessero particelle indivisibili chiamate atomi. La scienza moderna ha scoperto che gli atomi non sono affatto indivisibili, ma hanno una struttura interna: un nucleo al centro, circondato da elettroni. Il nucleo è composto da altre particelle ancora più piccole, chiamate protoni e neutroni. Andando ancora più a fondo, si è visto che anche protoni e neutroni sono fatti di particelle ancora più piccole, i quark.

Le particelle fondamentali della materia ordinaria

Gli esperimenti, che spesso consistono nel far scontrare particelle ad altissima energia, non hanno mostrato una struttura interna per gli elettroni e i quark. Questi si comportano come se fossero punti senza dimensioni. Il fatto che non si siano osservati stati eccitati per queste particelle, come accade per gli atomi o i nuclei, suggerisce che non possano essere “rotti” in parti più piccole o modificate nella loro struttura interna. Le particelle che formano la materia visibile di cui siamo fatti noi e l’universo intorno a noi sono l’elettrone e due tipi specifici di quark, noti come quark “su” e quark “giù”. Queste sono considerate le particelle fondamentali che costituiscono la materia ordinaria.

Le forze che tengono insieme la materia

Queste particelle fondamentali non esistono isolate, ma sono legate tra loro da forze. Queste forze sono mediate da altre particelle. Ad esempio, i fotoni sono le particelle che legano gli elettroni al nucleo all’interno di un atomo, creando la struttura atomica. I gluoni, invece, sono le particelle che tengono uniti i quark all’interno dei protoni e dei neutroni, garantendo la stabilità del nucleo atomico. La comprensione di come queste particelle interagiscono e delle forze che le legano è essenziale per descrivere il mondo subatomico.

La teoria che descrive il mondo subatomico

L’insieme di queste conoscenze sulle particelle fondamentali e le forze che agiscono tra loro è descritto da una struttura teorica chiamata teoria standard della fisica delle particelle. Questa teoria è il risultato di un lungo lavoro che combina i risultati degli esperimenti con complessi ragionamenti matematici. La scienza procede proprio così: osservando attentamente la natura attraverso esperimenti precisi e poi costruendo teorie che spieghino ciò che si osserva e permettano di prevedere nuovi fenomeni. La teoria standard fornisce un quadro completo e coerente del comportamento delle particelle a questo livello fondamentale.

L’esistenza di altre particelle

Oltre agli elettroni, ai quark “su” e “giù”, ai fotoni e ai gluoni, esistono molte altre particelle. Tra queste ci sono altri tipi di quark, altri tipi di leptoni (una famiglia di particelle che include l’elettrone e i neutrini), le antiparticelle (che sono l’opposto delle particelle normali) e particelle che potrebbero costituire la misteriosa materia oscura. Queste particelle non formano la materia ordinaria che vediamo tutti i giorni, spesso perché sono instabili e si trasformano rapidamente in altre particelle, o perché interagiscono molto debolmente con la materia normale. Tuttavia, la loro esistenza è prevista dalla teoria standard ed è stata confermata da vari esperimenti scientifici.

Se la teoria standard è così completa e coerente, perché il capitolo menziona l’esistenza di “molte altre particelle” e la misteriosa materia oscura?
Il capitolo presenta la teoria standard come un “quadro completo e coerente” del mondo subatomico, ma subito dopo introduce l’esistenza di “molte altre particelle”, incluse quelle che “potrebbero costituire la misteriosa materia oscura”. Questa giustapposizione crea una tensione logica: se la teoria è completa, non dovrebbero esserci particelle o fenomeni fondamentali non pienamente compresi o integrati al suo interno. Per esplorare questa apparente contraddizione e capire i limiti attuali della nostra conoscenza, è utile approfondire lo studio della fisica delle particelle oltre il Modello Standard e la cosmologia. Autori come Carlo Rovelli o Stephen Hawking hanno trattato in opere divulgative le frontiere della fisica e le domande ancora aperte che vanno oltre le descrizioni attuali.


2. I Mattoni Fondamentali e le Loro Interazioni

La fisica delle particelle si dedica a esplorare i costituenti più elementari della materia e le forze che ne regolano il comportamento. Questo campo di studio indaga sia il mondo infinitesimale delle particelle sia aspetti del cosmo su larga scala, come la materia oscura. Per diventare ricercatori in quest’area è necessaria una formazione lunga e molto rigorosa. La ricerca stessa si scontra spesso con notevoli difficoltà nel reperire i finanziamenti necessari, e progetti molto ambiziosi, come il Supercollisore a magneti superconduttori (SSC) che fu concepito ma poi cancellato, dimostrano chiaramente queste sfide economiche.

La Teoria Standard

Il quadro teorico che attualmente descrive queste particelle fondamentali e le loro interazioni è noto come Teoria Standard. Questo modello offre una descrizione completa delle particelle che compongono la materia e di come esse interagiscono attraverso tre delle quattro forze fondamentali conosciute. Spiega con successo il comportamento dei costituenti più piccoli dell’universo. La Teoria Standard è il risultato di decenni di lavoro teorico e di verifiche sperimentali. Serve come base fondamentale per la nostra comprensione del mondo subatomico.

Le Particelle Fondamentali

All’interno della Teoria Standard, le particelle considerate i mattoni fondamentali della materia si dividono principalmente in due categorie: i quark e i leptoni. I quark sono i componenti che formano protoni e neutroni, mentre i leptoni includono particelle ben note come l’elettrone e i neutrini. Queste particelle sono organizzate in tre famiglie distinte, ognuna delle quali contiene una coppia di quark e una di leptoni. Ogni particella possiede proprietà specifiche, come la carica elettrica, e i quark possiedono anche una proprietà chiamata carica di colore. Un’altra proprietà fondamentale che le caratterizza è lo spin, una forma di momento angolare intrinseco.

Le Forze e le Loro Interazioni

La Teoria Standard descrive tre forze fondamentali: la forza elettromagnetica, la forza debole e la forza forte. Queste forze determinano come le particelle interagiscono tra loro. Ciascuna forza è veicolata da particelle specifiche chiamate bosoni, che agiscono come portatori dell’interazione. La forza elettromagnetica è mediata dal fotone, responsabile dei fenomeni luminosi ed elettrici. La forza debole, coinvolta nei processi di decadimento radioattivo, è mediata dai bosoni W e Z, mentre la forza forte, che tiene uniti i quark all’interno di protoni e neutroni, è trasportata dai gluoni. La Teoria Standard riesce a unificare con successo le forze elettromagnetica e debole in una descrizione unica chiamata forza elettrodebole. La gravità, la quarta forza fondamentale, non è inclusa nella descrizione fornita dalla Teoria Standard.

Strumenti e Successi

Lo sviluppo delle teorie alla base della Teoria Standard ha richiesto l’uso di tecniche matematiche avanzate. Concetti come la rinormalizzazione sono stati essenziali per eseguire calcoli precisi e ottenere risultati significativi dalle complesse interazioni descritte dal modello. Nel corso degli anni, le previsioni della Teoria Standard sono state testate in modo rigoroso e confermate da numerosi esperimenti condotti negli acceleratori di particelle in tutto il mondo. Questi risultati sperimentali hanno validato l’accuratezza del modello nel descrivere il comportamento delle particelle fondamentali. La Teoria Standard rappresenta un quadro di grande successo, offrendo un’immagine dettagliata e supportata da esperimenti dei costituenti fondamentali della materia e delle loro interazioni.

Se la Teoria Standard è il quadro “completo” e di “grande successo” descritto nel capitolo, perché lascia fuori pezzi fondamentali dell’universo come la gravità e la materia oscura?
Il capitolo giustamente celebra i successi della Teoria Standard nel descrivere le particelle e le loro interazioni. Tuttavia, come il testo stesso accenna escludendo la gravità e menzionando la materia oscura, questo modello non è affatto una descrizione completa dell’universo. La gravità, una delle forze fondamentali, e la materia oscura, che costituisce una parte preponderante della massa cosmica, rimangono al di fuori del suo ambito. Per comprendere le sfide attuali della fisica fondamentale, è cruciale esplorare i campi della cosmologia, della fisica astroparticellare e della ricerca sulla gravità quantistica, aree in cui scienziati come Stephen Hawking o Carlo Rovelli hanno dato contributi significativi e che rappresentano la frontiera della conoscenza oltre il Modello Standard.


3. Macchine per vedere l’infinitamente piccolo

Per studiare le particelle fondamentali e le loro interazioni servono strumenti molto grandi e costosi, come i collisori. Questi strumenti non ‘vedono’ le particelle direttamente. Invece, concentrano una grande quantità di energia in uno spazio piccolissimo facendo scontrare particelle ad alta velocità. Da queste collisioni ad altissima energia nascono nuove particelle, anche quelle che di solito non esistono perché vivono per un tempo brevissimo. Per fare questo, i collisori accelerano particelle con carica elettrica, come elettroni o protoni, usando campi elettrici e le guidano con potenti magneti.

Come funzionano i collisori

La potenza di un collisore si misura in due modi. Uno è l’energia massima che può raggiungere: più è alta, più particelle ‘pesanti’ si possono creare. L’altro è la luminosità: indica quante collisioni avvengono in un certo tempo. I collisori che usano protoni arrivano a energie e luminosità molto alte. Però, sono meno efficienti perché a scontrarsi davvero sono solo i quark e i gluoni che si trovano dentro i protoni, non i protoni interi. Quelli che usano elettroni e positroni sfruttano l’energia della collisione in modo più completo. Ma è molto difficile costruirli per raggiungere energie altissime, perché le particelle leggere come gli elettroni perdono molta energia quando si muovono in cerchio ad alta velocità.

Rivelare le particelle

Dopo le collisioni, entrano in gioco i rivelatori. Sono strumenti molto complessi, fatti di diversi strati di materiali. Il loro compito è identificare e misurare le caratteristiche delle particelle che sono nate dallo scontro. Le particelle che esistono per pochissimo tempo si riconoscono studiando le particelle in cui si trasformano (i loro prodotti di decadimento). I quark, invece, non si vedono mai da soli, ma appaiono come ‘getti’ di altre particelle che si muovono nella stessa direzione. I neutrini sono difficili da rivelare direttamente. La loro presenza si capisce perché ‘manca’ una parte dell’energia totale dopo la collisione. Per trovare gli eventi più rari e interessanti tra milioni di collisioni, serve un’analisi molto veloce e misurazioni estremamente precise.

Le scoperte che confermano la teoria

Grazie a questi strumenti, molti esperimenti hanno confermato quello che la teoria standard delle particelle aveva previsto. Questo vale sia per gli esperimenti fatti con gli acceleratori, sia per altri tipi di ricerca che non li usano, come quella sul possibile decadimento del protone o la misura della massa dei neutrini. Ad esempio, gli esperimenti hanno dimostrato che particelle come i protoni sono composte da unità più piccole chiamate quark. Hanno anche mostrato come la forza che lega i quark (la forza forte) si comporta in modo diverso a seconda della distanza tra loro, e che i quark si manifestano sempre raggruppati in ‘getti’. Sono state scoperte particelle fondamentali come i bosoni W e Z e il quark top, e le loro proprietà misurate corrispondono esattamente a quelle attese dalla teoria. Un’altra prova importante è la coerenza del valore di un parametro chiamato ‘angolo di unificazione elettrodebole’, misurato in tanti modi diversi. Finora, nessun esperimento ha trovato qualcosa che metta in discussione la struttura principale della teoria standard.

Registrati gratis!

Senza carta di credito, basta solo un email.

Registrati ora

Già iscritto? Accedi


Ma se le teorie più ambiziose si ‘testano’ spiegando proprietà già note dell’universo, e le loro predizioni cruciali sono irraggiungibili sperimentalmente, non stiamo forse scivolando nella metafisica?
Il capitolo descrive i metodi di verifica, ma non affronta a fondo la questione cruciale: quanto è scientifica una teoria le cui predizioni distintive non sono verificabili con i mezzi attuali o futuri prevedibili? Questa è una delle critiche più forti mosse a campi come la teoria delle stringhe. Per comprendere meglio questo dibattito, è fondamentale esplorare la filosofia della scienza, in particolare i concetti di verificabilità e falsificabilità. Approfondire il pensiero di autori che hanno discusso i limiti della conoscenza scientifica e il ruolo dell’esperimento, come Karl Popper o anche critici contemporanei della fisica teorica speculativa, può fornire il contesto necessario per valutare la solidità di queste “verifiche” basate sull’esistente.


7. Dalle Particelle ai Fiori: Limiti della Comprensione

La fisica delle particelle, anche se la capissimo completamente, non ci permetterebbe di prevedere l’esistenza di cose complesse come i fiori. Sapere tutto di quark e leptoni e di come interagiscono non basta per capire che esiste la vita o perché è così varia. Questo limite nasce dall’enorme complessità e dal numero altissimo di possibilità che si creano quando tante particelle si mettono insieme. La situazione è così complessa che non avremmo abbastanza tempo per immaginare che esista una rosa partendo solo dalle regole più semplici che governano le particelle.

La Natura e il Metodo Scientifico

È possibile fare il contrario: partendo da un fiore, possiamo descriverlo e capirlo a livelli diversi. Analizziamo i suoi colori, la sua struttura genetica, i suoi componenti, scendendo fino alle molecole e agli atomi. Possiamo vedere la natura come una scala, una gerarchia: dalle particelle si formano i nuclei, poi gli atomi, le molecole, le cellule e gli organismi viventi. Il metodo scientifico che va dal complesso al semplice, cioè l’approccio riduzionistico, è stato molto utile per capire il mondo. A ogni gradino di questa scala, la scienza ottiene una descrizione chiara, accettando come base di partenza le cose o le regole del gradino inferiore.

Lo Scopo Unico della Fisica delle Particelle

La fisica delle particelle ha un obiettivo diverso e più profondo rispetto ad altre scienze. Non si accontenta di descrivere come funzionano le cose a un certo livello, ma cerca di arrivare alla radice di tutto. Vuole capire il perché fondamentale delle regole e dei componenti che formano l’universo. Non accetta input esterni o dati di fatto da livelli superiori della gerarchia naturale. Se raggiungerà questo obiettivo di comprensione ultima, potrà essere vista come la scienza più basilare di tutte.

La Teoria della Complessità

Per studiare sistemi complessi dove ci sono tantissime particelle, come il tempo atmosferico o il movimento caotico dell’acqua, sono nate nuove idee. In questi sistemi, emergono comportamenti nuovi e inaspettati che non si vedono nelle singole parti. È per questo che è nata la teoria della complessità, chiamata anche teoria del caos. Questa teoria usa tecniche speciali per analizzare le soluzioni delle equazioni che descrivono questi sistemi. Anche se si basa sulle regole fondamentali della fisica, si concentra su come questi sistemi complessi si comportano nel loro insieme.

Capire un Fiore: Diversi Livelli di Spiegazione

Capire davvero un fiore richiede di guardarlo da diverse angolazioni e livelli di spiegazione. La botanica, per esempio, descrive processi vitali come la fotosintesi. La chimica e la fisica atomica spiegano le proprietà delle molecole e degli atomi che lo compongono. Infine, la fisica delle particelle cerca di spiegare perché gli atomi e le forze fondamentali sono fatti in un certo modo. Le particelle sono gli elementi ultimi di cui tutto è fatto. Ma la loro conoscenza da sola non basta per spiegare la complessità che emerge e che vediamo nel mondo intorno a noi, come la bellezza di un fiore.

Ma se la fisica delle particelle è la “radice di tutto”, come può non offrire alcuna base per comprendere ciò che da essa emerge?
Il capitolo presenta una distinzione molto netta tra la fisica delle particelle, orientata al “perché fondamentale”, e la comprensione dei sistemi complessi come un fiore, che richiede livelli di spiegazione superiori e la teoria della complessità. Questa divisione, pur evidenziando la sfida dell’emergenza, rischia di creare un vuoto esplicativo. Non è forse vero che le proprietà delle particelle e le loro interazioni pongono i vincoli e determinano le possibilità per ciò che può emergere ai livelli superiori? La transizione dalla fisica fondamentale alla complessità non è un salto nel vuoto, ma un passaggio che, sebbene non riducibile, è comunque radicato nelle leggi sottostanti. Per esplorare questo delicato rapporto tra riduzione ed emergenza, e la filosofia che ne deriva, è utile approfondire la filosofia della scienza, in particolare i lavori di autori come Philip W. Anderson sull’emergenza o Nancy Cartwright sulla natura delle leggi fisiche.


Abbiamo riassunto il possibile

Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale

Compra il libro

[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
Il Medioevo. Castelli, mercanti, poeti
Il Dio unico e la società moderna. Incontri con papa Francesco e il cardinale Carlo Maria Martini