Filosofia

Il filosofo e la scienza. Introduzione alla filosofia della scienza

Per favore  Accedi  oppure  registrati  per farlo.



1. Il Linguaggio Preciso e gli Assunti sulla Natura

Il linguaggio di tutti i giorni rende difficile comunicare in modo esatto perché usa parole che possono essere poco chiare, avere più significati o essere cariche di emozioni. Questo crea problemi, soprattutto quando si affrontano argomenti complessi come quelli della filosofia e della scienza. La scienza, in particolare, ha bisogno di un linguaggio molto preciso per evitare malintesi e analizzare le idee in modo rigoroso e affidabile. Per questo motivo, la matematica diventa lo strumento fondamentale della scienza per esprimersi con precisione. Le affermazioni matematiche non sono verità che si vedono subito o che si basano sull’osservazione dei fatti concreti. Sono piuttosto affermazioni la cui verità dipende solo dal significato delle parole usate e dalla loro struttura logica. La matematica è uno studio di forme astratte e di come si costruiscono ragionamenti, e può essere applicata a qualsiasi tipo di contenuto. Quando la scienza usa la matematica, prende queste forme astratte e le applica a concetti che riguardano il mondo reale, come punti o linee. In questo modo, gli assiomi matematici, una volta collegati a significati fisici, diventano affermazioni che possono essere vere o false, e la loro verità viene verificata attraverso l’osservazione scientifica, non solo con la matematica pura. La matematica, di per sé, ci dice solo quali conclusioni si possono trarre in modo logico se le premesse (gli assiomi interpretati nel mondo fisico) sono considerate vere.

Le Leggi di Natura e le Assunzioni Fondamentali

L’idea che esistano delle “leggi di natura” è vera per definizione se una legge è semplicemente una descrizione accurata di ciò che accade nel mondo. L’assunzione veramente importante che sta alla base della scienza riguarda la capacità dell’uomo di scoprire queste leggi. L’insieme di tutte le leggi che potrebbero esistere è infinitamente più vasto di quelle che possiamo esprimere con il nostro linguaggio. Perciò, la scienza si basa sul presupposto che le leggi di natura, o almeno alcune di esse che sono fondamentali, siano abbastanza semplici da poter essere comprese dagli esseri umani in un tempo ragionevole. Alcune forme di leggi, come quelle che descrivono cause ed effetti, quelle che non cambiano nel tempo, quelle che riguardano la conservazione di qualcosa o quelle che cercano il minimo sforzo, sono spesso usate come strumenti utili per costruire le teorie scientifiche, piuttosto che come vere e proprie affermazioni sulla natura in sé. Le assunzioni che riguardano i fatti sulla natura riguardano invece proprietà come il fatto che le leggi siano continue o il numero di dimensioni dello spazio. Queste ultime non possono essere dimostrate o negate completamente con un numero limitato di osservazioni, ma le prove che raccogliamo con gli esperimenti possono renderle più o meno probabili. L’assunzione che la natura sia uniforme è strettamente legata all’idea che le leggi che possiamo osservare siano relativamente semplici rispetto alla nostra capacità di comprenderle.

Ma siamo davvero certi che le leggi fondamentali della natura siano “abbastanza semplici” da poter essere comprese dall’uomo in un tempo ragionevole?
Il capitolo pone l’accento sull’assunzione fondamentale che la scienza fa riguardo alla semplicità delle leggi di natura, necessaria affinché possano essere scoperte e comprese dagli esseri umani. Questa è un’assunzione potente, ma solleva interrogativi profondi sui limiti della conoscenza umana e sulla possibilità che la realtà ultima sia intrinsecamente più complessa di quanto i nostri modelli attuali possano cogliere. La storia della scienza stessa mostra come teorie considerate “semplici” si siano poi rivelate approssimazioni di realtà più intricate. Per esplorare questa problematica, è utile approfondire la filosofia della scienza e l’epistemologia, considerando autori come Karl Popper o Thomas Kuhn, che hanno discusso la natura del progresso scientifico e i paradigmi attraverso cui interpretiamo la realtà.


2. Il Ciclo della Conoscenza Probabile

La scienza segue un percorso che si ripete, partendo dai fatti e tornando ai fatti. Tutto comincia osservando quello che accade. Da queste osservazioni, si creano idee generali o teorie (questo passaggio si chiama induzione). Le teorie ci permettono di immaginare cosa succederà in futuro o in altre situazioni (questo si chiama deduzione). Per vedere se le nostre idee sono giuste, confrontiamo queste previsioni con la realtà attraverso esperimenti. I risultati degli esperimenti diventano nuove informazioni, nuovi fatti, che a loro volta alimentano il ciclo e portano a nuove osservazioni e teorie.

L’Importanza della Probabilità

In questo percorso, la probabilità gioca un ruolo fondamentale. Ci aiuta a capire sia quanto spesso un evento può accadere (pensiamo alle statistiche su grandi numeri) sia quanto siamo convinti che una certa idea sia vera (una specie di fiducia basata sulle prove). Quando misuriamo qualcosa in scienza, non siamo mai perfetti; ci sono sempre piccoli errori. La probabilità ci aiuta a gestire questi errori e a capire quanto sono affidabili le nostre misurazioni. Anche le regole scientifiche che sembrano molto precise, in realtà, ci danno previsioni che sono quasi sicure, ma non assolutamente certe. La fisica più recente, per esempio, ci mostra che ci sono dei limiti a quanto possiamo essere precisi nel raccogliere informazioni e fare previsioni.

Verifica e Accettazione delle Idee

Quando gli esperimenti vengono fatti, i risultati non ci dicono mai in modo definitivo se una teoria è vera o falsa. Piuttosto, i risultati cambiano quanto crediamo che quella teoria sia giusta. Una teoria viene considerata valida e accettata dalla comunità scientifica non solo se le prove la supportano molto (alta credibilità), ma anche se è l’idea più semplice che riesce a spiegare tutto quello che sappiamo finora. Dobbiamo ricordare che le previsioni che facciamo con la scienza non si basano su una sola idea isolata, ma su tutto l’insieme delle conoscenze che abbiamo. Quindi, un esperimento che sembra testare una singola teoria, in realtà, mette alla prova un po’ tutto quello che pensiamo di sapere.

La Sfida dell’Induzione

Tornando al punto di partenza, il passaggio da quello che vediamo (i fatti) all’idea generale (la teoria, l’induzione) non si basa su una regola logica che sia sicura al cento per cento. In fondo, per fare scienza e anche solo per vivere ogni giorno, dobbiamo dare per scontato che quello che è successo finora ci possa aiutare a capire cosa succederà dopo. È come se dovessimo per forza credere che il passato ci dia una mano a orientarci nel futuro. Questo è un presupposto fondamentale che rende possibile sia il lavoro degli scienziati sia la nostra vita di tutti i giorni.

Se l’induzione non è logicamente certa, su cosa si fonda davvero la pretesa di conoscenza scientifica?
Il capitolo correttamente identifica il passaggio dall’osservazione alla teoria (l’induzione) come un salto non basato su una regola logica certa, definendolo un “presupposto fondamentale”. Questo solleva la questione cruciale di come, se il fondamento stesso del metodo scientifico non è logicamente dimostrabile, possiamo fidarci delle conclusioni a cui la scienza arriva. È un problema filosofico antico e dibattuto. Per esplorare questa sfida alla razionalità della scienza, è utile approfondire la filosofia della scienza e l’epistemologia, leggendo autori come David Hume, che per primo ha formulato il problema in modo acuto, e Karl Popper, che ha proposto un’alternativa basata sulla falsificazione.


3. La Tessitura della Scienza: Concetti, Misure e Perché

Il sapere scientifico si costruisce distinguendo tra diversi tipi di parole. Ci sono parole che descrivono ciò che possiamo osservare direttamente con i sensi. Anche quando usiamo queste parole, spesso aggiungiamo già un’interpretazione personale. Poi ci sono parole che rappresentano concetti che non possiamo osservare in modo diretto, come “forza” o “massa”; queste sono chiamate termini teorici. Le teorie scientifiche, che spesso usano questi termini teorici, si legano a ciò che sperimentiamo attraverso regole precise. Queste regole ci permettono di ricavare dalle teorie delle affermazioni su cose osservabili, che possiamo poi controllare nella pratica.

Misurare il Mondo

Misurare è un passaggio fondamentale nella scienza. Si inizia mettendo insieme oggetti o fenomeni simili, creando delle categorie. Poi si mettono queste categorie in ordine, anche se magari non tutte le categorie sono confrontabili tra loro in modo diretto. In alcuni casi, si riesce a creare un ordine semplice dove ogni elemento può essere confrontato con un altro, come dal più piccolo al più grande. Assegnare numeri a questi ordinamenti crea le scale di misurazione. Spesso si usa la relazione con un altro fenomeno misurabile, come la lunghezza di una colonna di mercurio, per misurare qualcosa come la temperatura. La scelta di come usare i numeri per misurare è spesso fatta perché rende più facile trovare leggi scientifiche semplici e utili, e perché è comodo usare gli strumenti della matematica.

Spiegare e Prevedere

Le spiegazioni nella scienza funzionano mostrando come un certo fatto derivi in modo logico da teorie generali che sono state ben verificate e da altre informazioni già conosciute. Una spiegazione è valida se quel fatto che vogliamo spiegare sarebbe stato prevedibile usando le stesse teorie e informazioni prima che accadesse. Dal punto di vista della logica, non c’è una differenza sostanziale tra spiegare qualcosa che è già successo e prevedere qualcosa che succederà. La differenza sta solo nel momento in cui facciamo questa deduzione logica rispetto all’evento. Le teorie scientifiche sono spesso organizzate in livelli: le teorie più generali e di livello più alto aiutano a spiegare quelle più specifiche e di livello più basso. Questo rende la conoscenza più precisa e applicabile a più situazioni. Le spiegazioni che si basano su scopi finali o sulla volontà di qualcuno non sono considerate scientifiche se non permettono di fare previsioni che possono essere controllate e verificate.

Registrati gratis!

Senza carta di credito, basta solo un email.

Registrati ora

Già iscritto? Accedi


Ma i limiti di Gödel e Turing, citati a sostegno di una differenza fondamentale tra uomo e macchina, non riguardano forse i sistemi formali piuttosto che la mente umana nella sua interezza?
Il capitolo accenna ai risultati di Gödel e Turing come prova di un limite intrinseco alle macchine, suggerendo una differenza con le capacità umane. Tuttavia, l’interpretazione di questi teoremi in relazione alla natura della mente umana è tutt’altro che univoca e rappresenta un punto di dibattito acceso. I teoremi di incompletezza di Gödel si applicano a sistemi formali assiomatici, mentre il lavoro di Turing esplora i limiti della computabilità algoritmica. Applicare direttamente questi risultati per trarre conclusioni definitive sulla coscienza, l’intuizione o il libero arbitrio umano è un salto concettuale che richiede una solida giustificazione filosofica, spesso mancante. Per approfondire questa controversa relazione tra logica, computazione e mente, è utile esplorare la filosofia della mente e l’informatica teorica. Autori come Alan Turing stesso, o pensatori che hanno dibattuto a lungo l’argomento come Douglas Hofstadter o Daniel Dennett, offrono prospettive diverse e complesse che vanno oltre una semplice contrapposizione.


6. La Corsa tra Progresso Scientifico e Scelte Umane

Prevedere il futuro, sia della scienza che dell’umanità, è un compito arduo. L’affidabilità delle previsioni dipende molto da quanto il risultato cambia anche con piccoli errori nei dati di partenza. Per questo, le previsioni sul breve periodo sono generalmente più sicure rispetto a quelle che guardano lontano nel tempo. Questo accade perché gli errori iniziali tendono ad ingrandirsi man mano che il tempo passa. Per l’umanità, le prospettive a lunghissimo termine sono particolarmente incerte. Le informazioni che abbiamo sono spesso solo approssimative e, soprattutto nelle scienze che studiano l’uomo e la società, le teorie necessarie per fare previsioni affidabili sono ancora poco sviluppate.

Il Potenziale della Scienza e il Ruolo dell’Uomo

Immaginando un futuro in cui l’umanità eviti grandi catastrofi e la scienza continui a progredire per milioni di anni, potremmo trovarci in un’epoca di enorme abbondanza materiale. Nuove fonti di energia e macchine avanzate potrebbero potenzialmente soddisfare ogni bisogno e desiderio. Tuttavia, la nostra comprensione profonda della psicologia umana e di come le persone si comporteranno in tali condizioni è ancora molto limitata. Questo rende incerto il modo in cui l’umanità sceglierà di utilizzare questi potenti mezzi. La scienza, quindi, offre gli strumenti per raggiungere un potenziale benessere, ma l’effettivo utilizzo di questi strumenti e il raggiungimento di quel benessere dipendono interamente dalle decisioni umane.

Il progresso scientifico, specialmente quello nelle scienze fisiche, avanza a ritmi molto rapidi. La vera rivoluzione di cui abbiamo bisogno ora, però, riguarda le scienze sociali e un profondo ripensamento dei nostri valori. C’è uno squilibrio evidente: il progresso nelle conoscenze fisiche e tecnologiche ha superato di gran lunga quello nel campo sociale ed etico. Per questo motivo, è fondamentale investire nello sviluppo delle scienze sociali, affinché possano aiutarci a capire meglio noi stessi e a presentare alternative chiare e consapevoli all’umanità riguardo alle direzioni che può intraprendere.

La Scelta dei Valori e i Confini del Sapere

È importante ricordare che la scienza può indicarci le strade e i mezzi per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo, ma non ha gli strumenti per dirci cosa sia giusto o sbagliato, né quali dovrebbero essere i nostri obiettivi finali. La scelta di dove vogliamo andare spetta sempre e solo all’uomo. Se l’umanità non sarà capace di scegliere con saggezza la propria direzione, tutto il potenziale e il progresso scientifico rischiano di essere inutilmente sprecati. Curiosamente, le previsioni che riguardano periodi estremamente lunghi, come il destino ultimo dell’universo tra miliardi di anni, possono a volte essere considerate più affidabili delle previsioni sul prossimo secolo. Questo perché si basano su tendenze e leggi fisiche fondamentali che sembrano più stabili. Tuttavia, nessuna teoria scientifica è da considerarsi definitiva, e alcune domande fondamentali, come il destino ultimo dell’universo stesso, potrebbero non trovare mai una risposta certa attraverso la scienza. In questo contesto, il ruolo della filosofia diventa cruciale: porre le domande fondamentali che stimolano la ricerca e l’avanzamento della conoscenza, riconoscendo che l’aumento del sapere è un valore positivo in sé.



Ma siamo sicuri che il presunto “squilibrio” tra scienze fisiche e sociali si risolva semplicemente “investendo” di più in queste ultime, come se fossero discipline comparabili?
Il capitolo evidenzia giustamente la necessità di un maggiore sviluppo nelle scienze sociali per affrontare le sfide future, ma la contrapposizione con le scienze fisiche, descritte come molto più avanzate, merita un approfondimento critico. Le scienze che studiano sistemi complessi e non deterministici come le società umane hanno per loro natura metodologie e limiti predittivi diversi rispetto a quelle che si occupano di leggi fisiche fondamentali. Definire le scienze sociali come “poco sviluppate” rispetto alle fisiche potrebbe nascondere un problema di incommensurabilità o una visione riduttiva della complessità del loro oggetto di studio. Per esplorare meglio questa distinzione e le sfide epistemologiche che ne derivano, è utile confrontarsi con autori che hanno riflettuto sulla natura della conoscenza scientifica e sui confini tra discipline, come Karl Popper, Thomas Kuhn o Paul Feyerabend, e considerare il contributo della filosofia della scienza e della sociologia della conoscenza.


Abbiamo riassunto il possibile

Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale

Compra il libro

[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
Il germe d'oro. Un'introduzione al simbolismo indiano
Il contagio del desiderio. Statistiche e filosofia per capire il nuovo disordine mondiale