Storia

Il fascismo non è mai morto

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Il fascismo si presenta come un fenomeno complesso, non limitato alla sua forma totalitaria degli anni ’30. Le sue radici affondano in ideologie razziste e suprematiste, sviluppatesi in contesti coloniali e conservatori. Il testo esplora come queste idee siano state trasformate in dottrina di stato, con una particolare attenzione all’antisemitismo e al disprezzo per il diverso, e a come siano sopravvissute nel neofascismo. Si analizzano le diverse forme che il fascismo ha assunto, dalla sua iniziale proposta di riforme sociali all’affermazione attraverso la violenza e l’intimidazione, mostrando come si sia adattato a contesti diversi, anche al di fuori dell’Italia. Il libro indaga le alleanze ambigue e le complicità che hanno sostenuto il fascismo, esaminando figure chiave come Mussolini e le loro relazioni con altri leader internazionali. Infine, si affrontano le tensioni sulla strage di Bologna e le diverse interpretazioni, dimostrando come il passato continui a influenzare il presente.

1. Il Fascismo e le sue Radici Ideologiche

Il fascismo si fonda sul suprematismo razzista, che considera la propria nazione superiore alle altre. Questa idea si manifesta attraverso l’esaltazione della “comunità naturale” e la convinzione della superiorità “bianca”. Il razzismo, sia biologico che culturale, è centrale in questa visione. Queste idee non sono nate con il fascismo, ma si sono sviluppate nel mondo coloniale e in ambienti liberal-conservatori, specialmente in Francia, Germania e nel mondo anglosassone. L’antisemitismo, radicato nella tradizione cristiana, trovò terreno fertile in questo contesto.

Origini e Sviluppo del Razzismo Fascista

Il fascismo italiano ha trasformato queste idee in dottrina di stato, usando la forza per imporle. Ha mescolato concetti di storia, come l’antica Roma e il primato italiano, con il disprezzo per il “diverso”. Inizialmente, Mussolini criticava le teorie razziali tedesche, ma poi si allineò con esse. La disputa sulla superiorità razziale si è intensificata nel 1934, quando la Germania nazista consolidò il suo potere. Le teorie del Mein Kampf divennero il programma del partito-stato, minacciando i popoli considerati inferiori. Questo aspetto del razzismo fascista è sopravvissuto nel neofascismo. Ignorare questo nucleo razzista rende facile credere che il fascismo sia scomparso.

Il Fascismo e le Masse

Il fascismo si è affermato perché ha saputo portare le masse allo stato, superando la politica liberale. Si è presentato come una via di riscatto per i gruppi sociali penalizzati. La demagogia, che usa lo slogan “li cacciamo per il tuo bene”, sfrutta le reazioni istintuali delle masse. Il fascismo ha saputo usare queste reazioni per ottenere consenso. Il programma dei Fasci italiani di combattimento del 1919 proponeva un sistema di consigli nazionali per integrare la rappresentanza politica, ma il fascismo si è poi allontanato da queste idee.

Il Fascismo e la Destra Contemporanea

La destra attuale, con la sua natura ambigua, occupa spazi diversi, ma si piega di fronte al potere del capitale finanziario. La destra sociale fallisce di fronte al ricatto del capitale internazionale. Il grande capitale preferisce l’ex-sinistra, perché è più addomesticata e atlantista. Il fascismo, con la sua politica sociale-nazionale, fa leva su un razzismo istintuale.

Il Fascismo e le Migrazioni

La lotta contro i migranti, con muri e campi di detenzione, mostra una ripugnanza razzista. L’accoglienza di milioni di ucraini nel 2022-2023 contrasta con il trattamento riservato ad altri migranti. La sinistra, con il suo europeismo, si è dimostrata inadeguata di fronte alle disuguaglianze e alle migrazioni. L’Unione Europea è divisa e incapace di affrontare questi problemi, favorendo le forze politiche che usano slogan come “Prima gli italiani”. Il fascismo non è scomparso e si ripropone come risposta nazionale agli effetti del capitale finanziario.

Se il fascismo ha saputo “portare le masse allo stato” e si è presentato come una via di riscatto per i gruppi sociali penalizzati, come mai oggi viene descritto come un fenomeno negativo, associato esclusivamente al razzismo e alla sopraffazione, quando in realtà il capitolo stesso ammette che anche la sinistra attuale si è dimostrata inadeguata di fronte a disuguaglianze e migrazioni?
Il capitolo, pur delineando le radici ideologiche del fascismo e la sua capacità di mobilitare le masse, non approfondisce a sufficienza le ragioni del suo declino e della sua attuale connotazione negativa. Se da un lato il fascismo ha saputo intercettare il malcontento di alcuni strati sociali, dall’altro la sua natura autoritaria, l’uso sistematico della violenza e le politiche discriminatorie ne hanno determinato la condanna storica. Per comprendere appieno questa trasformazione, è necessario approfondire la storia politica e sociale del XX secolo, con particolare attenzione al periodo tra le due guerre mondiali e agli effetti della Seconda Guerra Mondiale. Potrebbe essere utile studiare autori come Hannah Arendt, per un’analisi dei totalitarismi, o Eric Hobsbawm, per una visione storica più ampia del Novecento. Inoltre, per comprendere meglio le dinamiche delle migrazioni e le risposte politiche ad esse, si potrebbero approfondire le discipline della sociologia delle migrazioni e della scienza politica, con autori come Saskia Sassen o Seyla Benhabib.


2. Le Molteplici Forme del Fascismo

Il fascismo non è un fenomeno statico e monolitico, ma si manifesta in diverse fasi e forme, adattandosi ai contesti storici e politici. Il fascismo del 1919, ad esempio, presentava un programma di riforme sociali, come la paga minima e l’assicurazione per invalidità, unendo istanze anticapitaliste a spinte nazionaliste.

L’ascesa al potere e il consolidamento

Tra il 1922 e il 1926, il fascismo si afferma con la forza contro le sinistre, ottenendo il sostegno di liberali e conservatori. In questo periodo, il fascismo dimostra la sua capacità di adattarsi e conquistare il potere, anche attraverso l’intimidazione dell’opposizione e l’aumento del potere esecutivo.

Il fascismo oltre l’Italia

Il fascismo non è un fenomeno esclusivamente italiano, ma un modello che si diffonde in molti paesi, assumendo forme diverse. Il franchismo in Spagna e il peronismo in Argentina sono esempi di come il fascismo si sia adattato a contesti diversi, integrandosi con politiche locali o opponendosi ad esse.

Il fascismo in Europa orientale e occidentale

Dopo la caduta dei regimi comunisti in Europa orientale, si assiste a una riemersione di simboli e ideologie filo-naziste, a causa di una defascistizzazione incompleta. Anche in paesi dell’Europa occidentale come Francia e Svezia, si manifestano tendenze di destra radicale. La storia della Francia di Vichy, con la sua collaborazione con il nazismo, mostra come il fascismo possa radicarsi anche in società apparentemente lontane da esso.

Le forme attuali del fascismo

Il fascismo si ripresenta nella Repubblica Sociale Italiana e nel neofascismo, dimostrando la sua capacità di adattarsi e riemergere. Anche in contesti democratici, si osservano comportamenti che ricordano il fascismo, come l’intimidazione dell’opposizione, la delegittimazione degli organi di controllo e il controllo dell’informazione. Il fascismo non è un fenomeno del passato, ma una realtà che si ripresenta con nuove forme e linguaggi, adattandosi ai cambiamenti storici e sociali.

Se il fascismo si adatta e si manifesta in forme così diverse, come possiamo definirlo in modo univoco e distinguerlo da altri fenomeni politici, senza cadere in generalizzazioni che ne svuotano il significato?
Il capitolo, pur descrivendo le molteplici forme del fascismo, non fornisce una chiara definizione di cosa sia intrinsecamente il fascismo. Si limita a elencare esempi storici, senza però estrapolare gli elementi essenziali e costanti che permettono di identificare il fascismo al di là delle sue mutevoli manifestazioni. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire la filosofia politica, in particolare gli studi sul totalitarismo e le ideologie politiche, come quelli di Hannah Arendt o Emilio Gentile. Inoltre, un’analisi comparativa con altri movimenti politici, come il populismo o l’autoritarismo, potrebbe aiutare a delineare i confini concettuali del fascismo.


3. La Complessità delle Alleanze e delle Ideologie

La Questione Tedesca nella Guerra Fredda La questione tedesca occupa una posizione centrale nelle dinamiche della Guerra Fredda, evidenziando un significativo cambio di rotta da parte delle potenze occidentali riguardo al ruolo della Germania nel contesto post-bellico. Inizialmente, l’idea prevalente era quella di dividere il paese in più stati per indebolirne il potenziale e prevenire future minacce. Tuttavia, con l’intensificarsi del confronto con l’URSS, si optò per una strategia differente, puntando sulla rinascita della Germania come baluardo contro l’espansionismo sovietico. Questo cambio di prospettiva si manifestò chiaramente nel trattamento delle grandi industrie tedesche: inizialmente accusate di complicità nei crimini nazisti, furono in seguito assolte e reintegrate nel tessuto economico e politico del paese.

La Rinascita della Germania Ovest

La nascita della Repubblica Federale Tedesca segnò un punto di svolta, con la sua rapida integrazione nel blocco occidentale e la sua adesione al Patto Atlantico. La Germania Ovest divenne un pilastro della strategia antisovietica, recuperando e reintegrando vecchie élite politiche e militari che avevano servito durante il regime nazista. Il processo di defascistizzazione, che avrebbe dovuto eliminare le influenze del nazismo dalla società tedesca, venne di fatto interrotto. Si preferì una politica di oblio del passato, al fine di consolidare rapidamente il fronte occidentale contro la minaccia sovietica.

La Figura Complessa di Mussolini

Parallelamente alla questione tedesca, emerge la figura di Benito Mussolini, il cui ruolo e la cui percezione internazionale sono caratterizzati da una notevole complessità. Inizialmente, Mussolini godette di un’ampia ammirazione a livello internazionale, inclusi leader del calibro di Winston Churchill e Franklin D. Roosevelt. Churchill, in particolare, lo definì “il più grande statista vivente” e ne riconobbe il ruolo cruciale nel contrastare l’avanzata del bolscevismo in Europa. Anche dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Churchill mantenne una valutazione positiva di Mussolini, considerandolo colui che aveva salvato l’Italia dal pericolo comunista.

Fascismo: Una Soluzione Utile?

Questa ambivalenza nei confronti di Mussolini e del fascismo riflette la percezione di alcuni settori occidentali, che vedevano nel regime fascista una soluzione utile in determinate circostanze storiche. L’apprezzamento per Mussolini non era limitato ai soli ambienti conservatori occidentali, ma si estendeva anche a leader anticolonialisti come Gandhi e Bose, che ebbero l’occasione di incontrarlo a Roma. La figura di Mussolini e il fascismo, con la loro natura intrinsecamente ambigua, riuscirono ad attrarre personalità diverse per ragioni diverse, dimostrando la complessità delle alleanze e delle ideologie in gioco durante quel periodo storico.

Se la rinascita della Germania Ovest e la sua integrazione nel blocco occidentale, con il recupero di élite che avevano servito durante il nazismo, erano giustificate dalla necessità di contrastare la minaccia sovietica, come si concilia questa strategia con l’iniziale ammirazione internazionale per Mussolini e la visione del fascismo come “soluzione utile” in determinate circostanze, considerando che il fascismo stesso era basato su principi antitetici ai valori democratici occidentali?
Il capitolo presenta una narrazione che, pur illustrando la complessità delle alleanze e delle ideologie nel periodo post-bellico, solleva interrogativi sulla coerenza e sui principi etici delle potenze occidentali. Da un lato, si giustifica il recupero di elementi nazisti nella Germania Ovest come mossa strategica contro l’URSS; dall’altro, si evidenzia un’iniziale ammirazione per Mussolini e una certa tolleranza verso il fascismo, visto come un possibile baluardo contro il bolscevismo. Questa apparente contraddizione merita un’analisi più approfondita, che potrebbe trarre beneficio dallo studio della filosofia politica e dell’etica delle relazioni internazionali. Autori come Hannah Arendt, con le sue analisi sul totalitarismo, e Isaiah Berlin, con i suoi studi sulla libertà e sul pluralismo, potrebbero offrire spunti di riflessione per comprendere meglio le tensioni tra realismo politico e principi morali nelle scelte strategiche delle potenze occidentali durante la Guerra Fredda. Inoltre, un approfondimento della storia delle idee politiche del XX secolo, con particolare attenzione alle critiche del fascismo e del nazismo da parte di intellettuali e politici dell’epoca, potrebbe aiutare a contestualizzare e a valutare la portata delle contraddizioni emerse nel capitolo.


4. La Continuità del Fascismo e le Sue Radici

Le Radici del Neofascismo

Il Movimento Sociale Italiano (MSI) si è sempre dichiarato come un partito neofascista. Giorgio Almirante, segretario del MSI, affermò che il fascismo era l’obiettivo del partito e molti membri del MSI si consideravano apertamente fascisti o neofascisti. Nonostante il cambio di nome in Alleanza Nazionale nel 1994, necessario per entrare nel governo Berlusconi, il partito non ha mai rinnegato le proprie radici. Figure politiche di spicco, provenienti dal MSI, hanno rivendicato il loro passato, sottolineando l’emarginazione subita dal movimento nella storia repubblicana. La richiesta di “riconciliazione” tra le parti in lotta durante la guerra civile, avanzata da esponenti di Alleanza Nazionale, indica inoltre una persistente adesione ai valori della Repubblica Sociale Italiana, ultimo baluardo del regime fascista.

Le Complicità Internazionali

Un opuscolo di Michael Foot, pubblicato sotto lo pseudonimo di “Cassius”, attacca l’establishment britannico per la sua complicità con Mussolini. L’opuscolo, immaginando un processo a Mussolini, accusa i leader britannici di aver sostenuto il fascismo. L’opera di Foot svela le responsabilità di figure come Chamberlain e Halifax, che appoggiarono Mussolini e Hitler in funzione anti-bolscevica. La successiva traduzione italiana del testo, con un titolo fuorviante, evidenzia inoltre un tentativo di revisionismo storico. Questo sostegno iniziale, secondo l’autore, ha contribuito alla rinascita del fascismo dopo la guerra.

La Persistenza del Fascismo nella Politica Italiana

La persistenza del fascismo, anche dopo la sua caduta, si spiega con le complicità che lo hanno sostenuto. Un esempio lampante è quello di Junio Valerio Borghese, comandante della X Flottiglia MAS, che collaborò con i servizi alleati e fu coinvolto in un tentativo di colpo di stato, dimostrando come certe figure siano riuscite a rimanere influenti anche dopo la caduta del regime fascista. Il fallito colpo di stato del 1970, con il coinvolgimento di Licio Gelli, Giulio Andreotti e dei servizi segreti, evidenzia la continuità di queste dinamiche, e la persistenza di una rete di potere legata al passato regime.

Ambiguità e Reticenze

I leader politici attuali, provenienti da una storia politica legata al neofascismo, mostrano imbarazzo quando si tratta di commemorare eventi legati al fascismo. Le loro dichiarazioni retoriche rivelano una difficoltà a conciliare il loro passato con il ruolo istituzionale che ricoprono. Questa reticenza solleva interrogativi sulla coesistenza tra le loro convinzioni e le esigenze del “galateo istituzionale”, e sulla reale posizione della politica italiana rispetto al fenomeno neofascista.

Se il neofascismo italiano ha trovato terreno fertile grazie alle complicità internazionali, come mai l’opuscolo di “Cassius” (Michael Foot), che denunciava proprio queste complicità, è stato poi tradotto in Italia con un titolo fuorviante, favorendo di fatto il revisionismo storico? Non è forse questa una contraddizione che mina la coerenza dell’intero capitolo?
Il capitolo, pur mettendo in luce le responsabilità di alcune potenze straniere nel supportare il fascismo, sembra tralasciare un aspetto fondamentale: il ruolo attivo che una parte della stessa intellighenzia italiana ha avuto nel manipolare e distorcere la storia a proprio vantaggio. La vicenda dell’opuscolo di Foot è emblematica in tal senso. Se da un lato si vuole dimostrare l’esistenza di un complotto internazionale per favorire la rinascita del fascismo, dall’altro si presenta un caso in cui la diffusione di un’opera di denuncia viene di fatto ostacolata o manipolata in Italia. Per comprendere appieno queste dinamiche, sarebbe opportuno approfondire gli studi sul revisionismo storico, analizzando le opere di autori come Renzo De Felice o Emilio Gentile, che hanno indagato le diverse interpretazioni del fascismo e le sue strumentalizzazioni politiche. Inoltre, per comprendere il contesto internazionale, sarebbe utile approfondire la storia della Guerra Fredda e il ruolo delle potenze occidentali nel contenimento del comunismo in Italia, ad esempio attraverso gli studi di Noam Chomsky o di William Blum.


5. Tensioni sulla Strage di Bologna e le Sue Interpretazioni

Nell’agosto 2023, la discussione sulla strage di Bologna del 1980, in cui persero la vita 85 persone, torna al centro del dibattito pubblico italiano. Le dichiarazioni di importanti figure istituzionali riaffermano con forza la matrice neofascista dell’attentato. Queste prese di posizione scatenano forti reazioni, in particolare all’interno del mondo della destra, evidenziando uno scontro tra chi, provenendo dal Movimento Sociale Italiano, ora occupa posizioni di potere e una destra più radicale che non vuole rinnegare il passato.

Le Reazioni della Destra e la Pista Internazionale

Un esponente di Fratelli d’Italia, partito di maggioranza relativa, chiede di indagare la pista internazionale, suggerendo il possibile coinvolgimento di terroristi legati al noto criminale internazionale Carlos lo Sciacallo. Questa ipotesi mette in discussione la tesi della matrice neofascista, sostenuta invece con fermezza dal Ministro della Giustizia, anch’egli esponente di Fratelli d’Italia. La destra radicale, inoltre, accusa gli ex-missini ora al governo di tradire le proprie origini, non difendendo con sufficiente vigore l’estraneità del neofascismo italiano alla strage.

Le Commemorazioni Ufficiali e le Diverse Posizioni

Durante le commemorazioni ufficiali della strage, il Presidente della Repubblica e il Presidente del Senato ribadiscono con forza la matrice neofascista dell’attentato, denunciando le coperture e i depistaggi che hanno ostacolato l’accertamento della verità. Il Presidente del Consiglio, pur riconoscendo l’importanza di arrivare a una verità completa e definitiva, parla in termini più generali di “terrorismo” che ha colpito l’Italia, lasciando aperta la possibilità di un coinvolgimento di entità straniere.

La Polemica sul Portavoce della Regione Lazio

Un portavoce della Regione Lazio, guidata da una giunta di centrodestra, contesta apertamente le versioni ufficiali sulla strage, affermando l’innocenza dei neofascisti condannati per l’attentato. Questa presa di posizione provoca una forte polemica, con l’opposizione che chiede le immediate dimissioni del portavoce. La vicenda evidenzia la profonda spaccatura all’interno della destra italiana riguardo all’interpretazione della strage di Bologna.

La Richiesta di una Commissione d’Inchiesta

Il Presidente del Senato, pur ribadendo la validità della verità giudiziaria finora emersa, chiarisce di aver parlato di coperture e depistaggi proprio per sollecitare ulteriori indagini e la desecretazione di atti ancora riservati. Anche l’opposizione di centrosinistra si dichiara favorevole all’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per fare piena luce sulla strage. La complessità della vicenda e le diverse interpretazioni politiche alimentano il dibattito e la ricerca della verità. Emerge, infine, un’ulteriore questione: la possibilità di riscrivere la storia della strage. Attribuire l’attentato al Fronte per la liberazione della Palestina, anziché al neofascismo, danneggerebbe la sinistra e favorirebbe la destra atlantista, modificando gli equilibri politici e la narrazione storica di quegli anni.

Se la matrice neofascista della strage di Bologna è stata accertata dalla magistratura, e la verità giudiziaria è stata ribadita da importanti figure istituzionali, perché alcuni esponenti politici continuano a mettere in discussione tale verità, invocando piste alternative e addirittura l’innocenza dei condannati?
Il capitolo evidenzia una profonda contraddizione all’interno della destra italiana: da un lato, la necessità di accreditarsi come forza di governo responsabile e rispettosa delle istituzioni; dall’altro, il legame con un passato ideologico che fatica a fare i conti con le pagine più oscure della storia italiana. Per comprendere a fondo le ragioni di questa persistente ambiguità, sarebbe utile approfondire la storia del neofascismo italiano e la sua evoluzione nel secondo dopoguerra, con particolare attenzione alle strategie di legittimazione adottate nel corso del tempo. Si potrebbero inoltre analizzare le dinamiche politiche e culturali che hanno caratterizzato la cosiddetta “Seconda Repubblica”, con particolare attenzione al rapporto tra la destra e la memoria storica. Utile, in questo senso, potrebbe essere l’approfondimento del pensiero di storici come Renzo De Felice o politologi come Giovanni Orsina.


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