Contenuti del libro
Informazioni
“Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegati ai nostri nipoti” di Luciano Gallino è un libro che ti prende per mano e ti fa capire perché il mondo di oggi sembra così incasinato. Gallino non usa giri di parola per spiegare come il `capitalismo` contemporaneo si trovi stretto tra una `crisi economica` che non finisce più, con meno lavoro e più disuguaglianze, e una `crisi ecologica` che sta mettendo in ginocchio il pianeta. Ti fa vedere come la `finanziarizzazione`, cioè l’ossessione di fare soldi con i soldi invece che producendo cose vere, e il sistema del `debito` creato dalle banche, abbiano peggiorato tutto, gonfiando bolle e rendendo l’economia super instabile. Poi sposta lo sguardo sull’`Unione Europea`, raccontando come le politiche di `austerità`, spesso imposte da un’oligarchia e dalla Germania, abbiano smantellato lo `stato sociale` e messo in crisi la democrazia, usando l’`Italia` come esempio lampante di un paese che non riesce a rialzarsi. Il libro non si ferma a criticare, ma ti fa riflettere su come il `pensiero critico` sia stato messo a tacere, soprattutto a scuola, e su quanto sia urgente una `trasformazione` radicale del sistema, magari partendo da riforme concrete, per provare a costruire un futuro un po’ meno disastroso per noi e per chi verrà dopo.Riassunto Breve
Il capitalismo di oggi affronta due grandi problemi contemporaneamente: l’economia non cresce più come prima e l’ambiente si sta rovinando. Il sistema cerca sempre più profitto e crescita infinita, ma questo rende l’economia instabile e danneggia il pianeta. L’economia cresce poco o niente, i salari non aumentano o diminuiscono, e c’è più gente senza lavoro, mentre pochi ricchi diventano sempre più ricchi. Allo stesso tempo, si usano troppe risorse naturali, più di quelle che la Terra può rifare, e le risorse come petrolio e gas finiscono. I danni all’ambiente, specialmente i cambiamenti climatici, rischiano di diventare così gravi da non poter tornare indietro. Un problema del capitalismo è che i lavoratori guadagnano meno per aumentare i profitti, ma così hanno meno soldi da spendere, e questo fa andare male l’economia. Le nuove tecnologie e l’automazione rendono meno persone necessarie per lavorare, creando disoccupazione e riducendo ancora la capacità di comprare. Per risolvere queste crisi, serve cambiare molto l’economia. Le idee di crescita continua e consumo esagerato non funzionano più. Bisogna cambiare come si produce e si consuma, puntando a un’economia più semplice, giusta e che rispetti i limiti dell’ambiente. La finanza è diventata un modo per fare soldi con i soldi, senza produrre cose vere. Questo crea denaro finto che non vale molto e può perdere valore velocemente. Questo sistema è nato per rispondere ai problemi economici degli anni Settanta, spingendo a vendere il futuro con il credito. Ma il credito spesso non aiuta l’economia vera, ma la speculazione, creando bolle come quella immobiliare del 2008. La finanza si occupa anche dell’ambiente con la finanza del carbonio, che dovrebbe ridurre l’inquinamento ma a volte lo peggiora perché è complicato da controllare e le aziende comprano permessi per inquinare senza cambiare davvero. Le banche private possono creare denaro dal nulla prestandolo, e questo spinge a una crescita economica infinita e insostenibile, aumentando i debiti di tutti. Questo sistema crea problemi come aiuti nascosti alle banche, aumento del debito, povertà e danni ambientali. Le banche creano anche strumenti finanziari complicati che aumentano l’instabilità. Il debito è un modo per far crescere il sistema finanziario, spesso a danno di chi deve i soldi. Per migliorare la finanza, si propone un controllo pubblico che limiti il potere delle banche di creare denaro, separare banche normali da quelle d’investimento, ridurre la grandezza delle banche, vietare la speculazione e promuovere una finanza che aiuti l’ambiente e la società. Ma è difficile cambiare perché il sistema finanziario e politico si oppone. I trattati dell’Unione Europea hanno problemi che favoriscono le grandi aziende, a scapito delle politiche sociali e della democrazia. Questi trattati, basati su idee che favoriscono il mercato libero, hanno dato molto potere a organismi non eletti come la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea, riducendo il potere del Parlamento Europeo. Un gruppo potente in Europa, formato da persone delle istituzioni UE, capi di grandi aziende, politici importanti e pensatori che favoriscono il mercato, decide le politiche. Questo gruppo promuove scelte che spesso non considerano i bisogni dei cittadini. La Germania, essendo forte economicamente, ha molta influenza e impone politiche di austerità e un modello basato su salari bassi e esportazioni. Questo crea problemi economici e sociali in Europa, specialmente nei paesi del Sud. L’austerità è vista come una scelta politica precisa per smantellare lo stato sociale e dare più soldi ai ricchi. Le politiche di austerità, giustificate per ridurre il debito pubblico, hanno tagliato la spesa per i servizi pubblici, aumentato le differenze tra ricchi e poveri, e peggiorato la vita della maggior parte delle persone, arricchendo solo pochi. Questo ha indebolito la democrazia e l’indipendenza degli stati, peggiorando la crisi in Europa. Le riforme fatte in diversi paesi europei, inclusa l’Italia, hanno smantellato lo stato sociale. Queste riforme riducono i servizi pubblici e rendono il lavoro più precario. L’obiettivo è ridurre il ruolo dello stato e spingere le persone a cavarsela da sole o con soluzioni private. Questo fa parte di un piano più grande, ispirato a un modello tedesco che vuole uno stato che crei un sistema basato sulla competizione e l’iniziativa individuale. In Germania, riforme specifiche hanno tagliato lo stato sociale e spinto sulla responsabilità personale dei lavoratori, creando molto lavoro precario e aumentando la ricchezza dei ricchi, senza puntare a dare lavoro a tutti. Si è messo pressione sui disoccupati perché accettino qualsiasi lavoro e si sono controllati di più chi riceve aiuti. Lo stato sociale è diventato un aiuto minimo per i bisogni essenziali. Allo stesso tempo, si è cercato di impedire il pensiero critico, specialmente nelle scuole e università. Scuola e università sono diventate come aziende, che devono formare persone capaci di lavorare e “imprenditori di se stessi”, non cittadini consapevoli. Riforme basate su idee aziendali, tagli ai soldi per l’istruzione e sistemi di valutazione standardizzati hanno contribuito a questo. L’istruzione superiore si è concentrata sul rendere le persone adatte al mercato del lavoro e competitive, a scapito della capacità di pensare in modo critico e di avere conoscenze profonde. Questa mancanza di pensiero critico ha reso difficile trovare alternative alle politiche attuali, causando problemi sociali ed economici. Non si sono cercate soluzioni diverse dall’austerità, causando sofferenze e perdite. L’Italia ha una crisi economica più grave di altri paesi europei. L’economia va male dagli anni ’70, e i governi recenti non sono riusciti a gestire la situazione. Il prodotto interno lordo diminuisce, l’industria produce meno e la disoccupazione è molto alta. Le politiche di austerità, volute da organismi esterni e accettate dai governi italiani, sono una causa principale di questo disastro. Queste politiche hanno tagliato la spesa pubblica, venduto aziende statali e ridotto il costo del lavoro. A differenza di paesi come Francia e Germania, che hanno difeso i loro interessi, l’Italia ha seguito le direttive europee senza pensarci, danneggiandosi. La Germania è criticata per aver fatto politiche che l’hanno favorita a spese degli altri, tenendo bassi i salari e vendendo molto all’estero. Le richieste di organismi esterni hanno peggiorato la crisi italiana. Riforme importanti su pensioni, sanità e lavoro sono state imposte e fatte velocemente dai governi italiani senza discussione. Queste riforme, spesso dannose per i diritti sociali, hanno incluso privatizzazioni, liberalizzazioni e peggioramenti delle regole sul lavoro. Contrariamente a quanto si dice, l’aumento del debito pubblico italiano non è colpa della spesa sociale eccessiva. Il debito è cresciuto soprattutto tra il 1981 e il 1993 perché la Banca d’Italia ha smesso di comprare titoli di Stato, facendo salire molto gli interessi. La spesa per gli interessi sul debito, non la spesa sociale, pesa di più sul bilancio pubblico. L’economia italiana è debole perché investe poco in innovazione e ricerca. L’Italia è tra gli ultimi in Europa per investimenti in ricerca, brevetti e produttività. La mancanza di grandi aziende, le privatizzazioni degli anni ’90 e un mercato del lavoro precario e irregolare rendono difficile affrontare le sfide future. Il capitalismo è in un momento difficile, con problemi economici e ambientali che ne mettono in dubbio la sopravvivenza. Questo sistema ha creato molta ricchezza, ma non la distribuisce in modo giusto, concentrandola nelle mani di pochi e ignorando i bisogni della maggioranza. Di fronte a questo, si può difendere il sistema, aspettare che crolli da solo, o cercare di cambiarlo attivamente. Cambiare è necessario perché la crisi è urgente. Cambiare il capitalismo significa fare riforme importanti, soprattutto nel sistema finanziario. Bisogna limitare il potere delle banche private di creare denaro e ridurre la loro grandezza, che le rende pericolose. Un controllo pubblico della finanza deve indirizzare gli investimenti verso infrastrutture e ricerca, importanti per un cambiamento che rispetti l’ambiente e la società. È anche fondamentale affrontare la disuguaglianza nella distribuzione dei soldi. Intervenire su come si crea la ricchezza, promuovendo una maggiore partecipazione dei lavoratori nelle aziende, è più efficace che cercare di ridistribuire i soldi dopo. La politica, ora influenzata dagli interessi della finanza, deve tornare a guidare. Serve un “nuovo soggetto” politico, che rappresenti i movimenti sociali e le forze progressiste, capace di organizzarsi e opporsi al potere del capitale, per un cambiamento verso una società più giusta e sostenibile. Cambiare il capitalismo è difficile, ma necessario per avere un futuro vivibile. Si nota che anche gli studiosi che analizzano bene la crisi del capitalismo spesso propongono soluzioni per superarlo che non sono molto pratiche. Le idee di professori importanti, pur basate su analisi profonde, sembrano lontane dalla realtà politica e difficili da applicare subito o da unire le forze che si oppongono. Di fronte alla difficoltà di eliminare del tutto il capitalismo, si suggerisce un approccio più concreto: limitare i suoi aspetti peggiori con riforme graduali. Una nuova sinistra, che pensi anche all’ambiente, potrebbe proporre misure mirate, anche piccole, per indirizzare l’economia verso un cambiamento. Riforme del sistema finanziario, anche se grandi, potrebbero essere fatte da governi che vogliono regolare il capitalismo senza eliminarlo. L’importante è che ogni passo, ogni riforma, porti a un vero cambiamento economico e di mentalità. In Italia, c’è una possibile speranza nella nascita di un nuovo gruppo politico. C’è gente che voterebbe per un cambiamento e c’è molto disaccordo con le politiche attuali, ma manca un punto di riferimento politico che unisca le opposizioni. Tuttavia, manifestazioni recenti fanno pensare che le forze potrebbero unirsi. Se non nasce una vera opposizione, la situazione economica e sociale peggiorerà ancora, con rischi di proteste forti. Si sottolinea che i Trattati UE, che sembrano intoccabili, possono essere cambiati con la volontà politica. È urgente agire per evitare che il paese peggiori e per promuovere idee di uguaglianza e partecipazione democratica in Europa, contro il dominio attuale della finanza.Riassunto Lungo
1. La Crisi Inevitabile: Capitalismo, Stagnazione e Ambiente
La Doppia Crisi del Capitalismo Contemporaneo
Il capitalismo di oggi si trova ad affrontare due grandi problemi: un periodo prolungato di difficoltà economiche e un grave danno al sistema ecologico del nostro pianeta. La continua ricerca del guadagno e l’idea di una crescita senza limiti hanno creato un sistema economico fragile e dannoso per la Terra. Si nota una tendenza al rallentamento dell’economia, con una crescita del prodotto interno lordo (PIL) molto bassa o addirittura assente, stipendi che diminuiscono e aumento della disoccupazione. Allo stesso tempo, solo poche persone molto ricche continuano ad accumulare sempre più denaro.I Limiti del Pianeta e le Risorse in Esaurimento
Inoltre, il modello capitalista entra in conflitto con i limiti fisici del nostro pianeta. Stiamo consumando risorse naturali più velocemente di quanto la Terra riesca a rigenerarle, e le risorse come il petrolio e il gas si stanno esaurendo. I danni all’ambiente, in particolare i cambiamenti del clima, rischiano di raggiungere punti critici irreversibili, con conseguenze molto gravi per tutti gli esseri umani.La Contradizione del Capitalismo: La Povertà dei Consumatori
Un problema interno del capitalismo è che rende più poveri i consumatori. Ridurre gli stipendi dei lavoratori per aumentare al massimo i profitti delle aziende diminuisce la capacità delle persone di spendere soldi. Questo, a sua volta, frena l’economia perché la domanda di beni e servizi diminuisce, creando un circolo vizioso negativo per tutti.La Disoccupazione Tecnologica e la Necessità di un Cambiamento Radicale
In aggiunta, la terza rivoluzione industriale, con l’uso sempre più diffuso di macchine automatiche e tecnologie digitali, sta rendendo meno necessario il lavoro di molte persone. Questo causa disoccupazione a lungo termine e riduce ulteriormente la capacità delle persone di acquistare beni e servizi. Per risolvere questi problemi, è fondamentale cambiare completamente il modo in cui pensiamo e gestiamo l’economia. Le strategie attuali, che si basano sulla crescita continua e sul consumo eccessivo, non possono funzionare a lungo termine. È necessario un cambiamento radicale che metta in discussione il modo in cui produciamo e consumiamo, orientandosi verso un’economia più semplice, giusta e rispettosa dell’ambiente, per garantire un futuro in cui si possa vivere bene.Ma se il capitalismo è destinato all’autodistruzione, quali alternative concrete e realistiche vengono proposte, oltre a un vago “cambiamento radicale”?
Il capitolo parla di “cambiamento radicale” senza specificare cosa significhi concretamente. Per rispondere a questa domanda, è utile approfondire le teorie economiche alternative al capitalismo, come il socialismo, il comunismo o l’economia ecologica. Autori come Marx, Polanyi, e Latouche potrebbero offrire spunti interessanti.2. La Finanziarizzazione e le sue Distorsioni
Che cos’è la finanziarizzazione
La finanziarizzazione è un sistema economico particolare. In questo sistema, il profitto si crea principalmente attraverso il denaro stesso, invece che producendo oggetti o servizi concreti. In pratica, si punta a guadagnare con il denaro, minimizzando o evitando del tutto la produzione di beni che si possono toccare. Questo modo di fare trasforma il futuro in una merce, qualcosa che si può comprare e vendere. Così, si crea denaro che non si basa su valori reali, ma su aspettative e promesse. Questo denaro “fittizio” può crescere e sgonfiarsi molto rapidamente, causando inflazione e deflazione.Come nasce la finanziarizzazione
Questo cambiamento è nato come risposta del sistema capitalista a un periodo di difficoltà economica negli anni Settanta. Per superare la stagnazione, si è deciso di incentivare la vendita del futuro. Questo è stato fatto soprattutto attraverso il credito e strumenti finanziari molto complessi. In questo modo, però, il credito non è servito tanto a far crescere l’economia reale, quella che produce beni e servizi utili. Invece, ha alimentato soprattutto la speculazione finanziaria, cioè scommesse sul valore futuro del denaro e di altri beni. Questo ha portato alla formazione di bolle speculative, come quella del mercato immobiliare che è scoppiata nel 2008, causando una grave crisi economica.La finanziarizzazione e l’ambiente
La finanziarizzazione ha raggiunto anche il settore ambientale, con la cosiddetta “finanza del carbonio”. Questo sistema prevede lo scambio di permessi di emissione di sostanze inquinanti e meccanismi di compensazione. L’obiettivo sarebbe ridurre l’inquinamento, ma spesso accade il contrario. Questo perché il sistema è molto complicato da controllare e misurare, facile da manipolare e non spinge le aziende a cambiare davvero il loro modo di produrre. In pratica, le imprese possono continuare a inquinare comprando dei permessi, una sorta di “via libera” per continuare a danneggiare l’ambiente, senza fare cambiamenti concreti per ridurre l’inquinamento alla fonte.Il potere delle banche di creare denaro
Un elemento fondamentale di questo sistema è il potere delle banche private di creare denaro dal nulla. Le banche lo fanno concedendo credito. Questo processo spinge verso una crescita economica continua e senza limiti, che però non è sostenibile per il pianeta. Per alimentare questa crescita, si spinge sempre di più verso l’indebitamento di persone, aziende e Stati. Il sistema bancario attuale si basa sull’idea che il denaro sia una promessa di valore, garantita dallo Stato. Questo meccanismo genera diversi problemi: favorisce le banche con aiuti nascosti, spinge ad aumentare sempre l’offerta di denaro, fa crescere il debito, aumenta la povertà, danneggia l’ambiente e rende il sistema finanziario instabile.Le diverse forme di denaro e la speculazione
Le banche, inoltre, creano diverse forme di denaro “potenziale”, come i titoli derivati. Questi sono strumenti finanziari molto complessi che aumentano ulteriormente l’instabilità e il rischio del sistema. Favoriscono la speculazione, cioè le scommesse finanziarie a breve termine, distorcendo l’economia reale, quella che produce beni e servizi utili a tutti. La strategia del debito, sia privato che pubblico, è uno strumento chiave per far crescere continuamente il sistema finanziario. Questo meccanismo spesso danneggia chi si indebita, avvantaggiando invece chi presta denaro, con interessi che crescono rapidamente.Come cambiare rotta
Per cambiare direzione e rendere la finanza più utile alla società e all’ambiente, si propongono alcune azioni. La prima è un controllo democratico sulla finanza, che limiti il potere delle banche private di creare denaro. Si suggerisce anche di separare le banche commerciali, che gestiscono i risparmi delle persone, dalle banche d’investimento, che si occupano di operazioni finanziarie più rischiose. Un’altra proposta è ridurre le dimensioni delle grandi banche e vietare strumenti finanziari speculativi come i derivati. Infine, si punta a promuovere una finanza che tenga conto dell’ambiente e dei bisogni sociali. Però, realizzare questi cambiamenti è molto difficile perché il sistema finanziario e politico attuale oppone forti resistenze. Questo solleva dubbi sulla possibilità di riformare il capitalismo in modo da risolvere i problemi che esso stesso ha creato. La crisi finanziaria e quella ambientale ci mettono di fronte a problemi profondi, che forse richiedono un cambiamento più radicale del nostro modello economico.Ma il capitolo non rischia di presentare una visione eccessivamente negativa della finanziarizzazione, trascurando eventuali aspetti positivi o interpretazioni alternative?
Il capitolo descrive in modo critico la finanziarizzazione, evidenziandone soprattutto le distorsioni e i rischi. Tuttavia, per fornire un quadro più completo, sarebbe utile considerare se esistano anche interpretazioni diverse o aspetti positivi della finanziarizzazione che il capitolo potrebbe aver trascurato. Approfondire le diverse scuole di pensiero economico, e autori come Hyman Minsky, potrebbe arricchire la comprensione del fenomeno e delle sue molteplici sfaccettature.3. L’Europa sotto Austerità: Oligarchia, Debito e Democrazia Svenduta
I difetti dei trattati europei
I trattati dell’Unione Europea presentano dei problemi di base. Questi problemi favoriscono gli interessi delle grandi aziende economiche. Allo stesso tempo, però, mettono in secondo piano le politiche sociali e democratiche che servono ai cittadini. Questi trattati sono nati da idee economiche che spingono per il libero mercato e la riduzione del ruolo dello Stato. A causa di queste idee, il potere si è concentrato in istituzioni che non sono elette direttamente dai cittadini. Queste istituzioni sono la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea. Questo modo di fare ha ridotto il ruolo democratico del Parlamento Europeo, che invece è composto da persone elette dai cittadini.Il potere dell’oligarchia europea
Un gruppo ristretto di persone potenti in Europa controlla le decisioni più importanti. Questo gruppo è composto da persone che lavorano nelle istituzioni dell’UE, da dirigenti delle grandi imprese, da politici importanti e da intellettuali che sostengono le idee del libero mercato. Queste persone formano una sorta di oligarchia europea. Questa élite ha un grande controllo sulle politiche europee. Queste persone influenzano le decisioni attraverso incontri privati e gruppi di pressione. In questo modo, promuovono politiche che spesso non tengono conto dei bisogni dei cittadini comuni.Il ruolo dominante della Germania
La Germania è il paese più forte economicamente e politicamente in Europa. Per questo motivo, ha assunto un ruolo di guida nell’UE. La Germania impone agli altri paesi le politiche di austerità. L’austerità è una politica economica che si basa sulTaglio delle spese pubbliche. Inoltre, la Germania promuove un modello economico basato sulla riduzione dei salari e sull’aumento delle esportazioni. Queste scelte hanno creato degli squilibri economici e sociali tra i paesi europei. Soprattutto, i paesi del Sud Europa hanno subito conseguenze negative da queste politiche.Le conseguenze dell’austerità
L’austerità non è solo una necessità economica, ma è un vero e proprio progetto politico. È una specie di “guerra di classe” che ha lo scopo di smantellare lo stato sociale. Lo stato sociale è l’insieme di servizi e tutele che lo Stato offre ai cittadini, come la sanità, la scuola e le pensioni. L’austerità serve anche a spostare la ricchezza dai più poveri ai più ricchi. Le politiche di austerità vengono giustificate dicendo che è necessario ridurre il debito pubblico. Però, queste politiche hanno portato aTagli alla spesa per i servizi sociali, aumento delle differenze tra ricchi e poveri, violazione dei diritti umani e peggioramento delle condizioni di vita per la maggior parte degli europei. Solo una piccola élite si è arricchita grazie a queste politiche. Tutto questo ha danneggiato la democrazia e l’indipendenza dei singoli stati europei, peggiorando la crisi economica e sociale in tutta l’UE.Ma questo “nuovo soggetto politico” non rischia di essere l’ennesima utopia, se non si chiarisce concretamente come supererà le divisioni e le resistenze che hanno finora impedito cambiamenti radicali?
Il capitolo invoca un “nuovo soggetto politico” come motore del cambiamento, ma non chiarisce come questo soggetto possa concretamente emergere e superare le sfide di organizzazione e azione collettiva. Per rispondere a questa domanda, è fondamentale approfondire la sociologia dei movimenti sociali e le teorie dell’azione collettiva, studiando autori come Mancur Olson e Sidney Tarrow, che analizzano le dinamiche di mobilitazione e le difficoltà intrinseche nel creare soggetti politici efficaci.7. Riforme e speranze per un futuro diverso
Critiche alle proposte di cambiamento radicale
Si nota che spesso, anche chi studia la crisi del capitalismo e la critica, come gli intellettuali marxisti, non riesce a proporre soluzioni politiche concrete per superarla. Le idee di importanti studiosi, pur partendo da analisi approfondite dei problemi del sistema economico attuale, risultano difficili da mettere in pratica nella realtà politica. Queste proposte si concentrano su cambiamenti troppo radicali, come dare più importanza al valore d’uso dei beni rispetto al valore di scambio, o eliminare la distinzione tra chi possiede il capitale e chi lavora. Tali idee sembrano lontane dai problemi urgenti delle persone e dalla possibilità di unire le forze di opposizione già esistenti.La necessità di riforme graduali
Dato che è difficile cambiare completamente il sistema capitalista, si suggerisce di agire in modo più pratico: cercare di limitare i problemi più gravi del capitalismo attraverso riforme fatte poco alla volta. Una nuova sinistra, ispirata al pensiero ecologista, potrebbe promuovere azioni concrete, anche piccole, per cambiare direzione all’economia. Ad esempio, si potrebbero fare riforme importanti del sistema finanziario, che governi con una certa volontà politica potrebbero realizzare per controllare meglio il capitalismo, senza eliminarlo del tutto. L’importante è che ogni cambiamento, anche se piccolo, aiuti davvero a migliorare l’economia e il modo di pensare.Speranze per un cambiamento politico in Italia
In Italia, si vede la possibilità di creare un nuovo gruppo politico. C’è un gruppo di persone che potrebbe votare per questo nuovo soggetto e c’è molta insoddisfazione verso le politiche di oggi, ma manca un punto di riferimento politico capace di unire le diverse opposizioni. Tuttavia, alcune recenti manifestazioni fanno pensare che queste forze si possano unire. Se non nasce una vera opposizione, la situazione economica e sociale rischia di peggiorare ancora, con il pericolo di rivolte. Si fa notare che i trattati dell’Unione Europea, che spesso sembrano impossibili da cambiare, in realtà possono essere modificati attraverso la politica. È fondamentale agire subito per evitare che l’Italia peggiori e per promuovere in Europa valori come l’uguaglianza e la partecipazione democratica, contrastando il potere eccessivo della finanza.Ma è davvero sufficiente “limitare i problemi” del capitalismo, senza interrogarsi sulle cause profonde di tali problemi?
Il capitolo sembra suggerire che riforme graduali possano risolvere le criticità del capitalismo, quasi fossero dei semplici aggiustamenti tecnici. Tuttavia, questa visione rischia di ignorare le dinamiche sistemiche che generano tali problemi. Per comprendere appieno la questione, sarebbe utile approfondire le teorie economiche che analizzano le contraddizioni interne del capitalismo, come quelle di Marx, ma anche autori contemporanei come David Harvey o Thomas Piketty, che offrono analisi complesse delle disuguaglianze e delle crisi economiche. Inoltre, una riflessione sulle teorie della dipendenza e del sistema-mondo potrebbe ampliare la prospettiva, mostrando come le “crisi” non siano fenomeni isolati, ma parte integrante del funzionamento del sistema economico globale.Abbiamo riassunto il possibile
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