Contenuti del libro
Informazioni
“Il crepuscolo dei media. Informazione, tecnologia e mercato” di Vittorio Meloni ti sbatte in faccia la realtà della crisi editoria italiana e non solo: i media come li conoscevamo, tipo giornali e TV, stanno messi male. Il libro spiega come sempre meno gente compra i quotidiani (c’è un calo lettori quotidiani pazzesco) o legge i periodici, e i giovani, beh, loro le notizie le cercano direttamente sui social o online. Non è solo un cambio di abitudini, è una vera crisi economica, perché anche la pubblicità, che prima teneva in piedi tutto, ora va quasi tutta sui giganti del web come Google e Facebook, cambiando completamente il mercato della pubblicità online Italia. Questa trasformazione media digitali non cambia solo dove leggiamo o guardiamo le cose, ma anche come funziona l’informazione: con i social che diventano la piazza principale, si fa fatica a distinguere il vero dal falso, e il problema delle fake news e della post-verità diventa enorme. Il futuro giornalismo è incerto, e il libro analizza i modelli business media digitali che potrebbero (o meno) salvare l’editoria tradizionale, mostrando come il consumo mediale giovani stia ridisegnando tutto il panorama. È un quadro un po’ cupo, ma fondamentale per capire dove sta andando l’informazione nell’era digitale.Riassunto Breve
Le vendite dei giornali in Italia sono diminuite molto, quasi dimezzate in meno di dieci anni, e le copie digitali non bastano a compensare. La lettura dei quotidiani è sempre stata meno diffusa qui rispetto ad altri paesi europei. Un motivo importante del calo è che i giovani non leggono più i giornali di carta, cercano le notizie online e sui social media. I lettori più assidui sono gli anziani. Anche la crisi economica ha contribuito, riducendo la spesa delle famiglie per giornali e libri e aumentando la sfiducia verso i media tradizionali, visti come lontani dalla gente comune. Pure le riviste hanno perso tantissimi lettori. La televisione mantiene un vasto pubblico, ma si divide tra molti canali, e i giovani guardano sempre più contenuti su dispositivi mobili e piattaforme online. La radio resiste meglio, adattandosi al digitale, ma si concentra più sulla musica che sulle notizie.La pubblicità, che è diventata la fonte principale di guadagno per i media, si è spostata. La televisione prendeva la maggior parte degli investimenti, ma la crisi economica ha ridotto tutto. Soprattutto, Internet ha cambiato il mercato: piattaforme come Google e Facebook prendono una quota sempre maggiore della pubblicità, superando la stampa e presto anche la televisione. Gli investimenti pubblicitari vanno sempre più verso i dispositivi mobili e nuove forme come il marketing con gli “influencer”. Questo mette in difficoltà i media tradizionali, che perdono entrate e devono trovare nuovi modi per guadagnare.I social media hanno cambiato il modo in cui le notizie circolano. Molte persone cercano notizie sui social, che sono diventati una piazza digitale dove l’informazione si diffonde velocemente. Piattaforme come Facebook e Google agiscono come editori, distribuendo contenuti anche se non li producono. Questo supera la vecchia catena di produzione e distribuzione delle notizie controllata dalle aziende editoriali. Gli utenti stessi possono generare e diffondere notizie in tempo reale. Però, c’è il problema del controllo qualità: è difficile verificare le notizie, e si diffondono facilmente odio e disinformazione. Le notizie false si mescolano con quelle vere. Il giornalismo tradizionale aveva sistemi di verifica, ma la velocità della rete rende tutto più complicato. Le persone, specialmente i giovani, cercano fonti affidabili ma si affidano spesso al flusso disordinato del web, dove le emozioni e le convinzioni personali a volte contano più dei fatti oggettivi. Questo porta a una situazione di “post-verità”.L’editoria tradizionale e la televisione rischiano di scomparire se non si adattano. Fanno fatica a guadagnare e a gestire i loro prodotti sulle piattaforme digitali. Le grandi aziende tecnologiche hanno molto potere. Il futuro per chi produce contenuti è incerto. Senza una strategia digitale, i media tradizionali non hanno speranza. Devono trovare nuovi modelli di guadagno, non basati solo sulla pubblicità online che paga poco. Alcuni provano con gli abbonamenti digitali. Anche la TV deve ripensare i suoi contenuti per il digitale. Il sistema con cui si racconta il mondo è in crisi. Se i media tradizionali spariscono, non è chiaro chi racconterà la realtà e formerà l’opinione pubblica in modo affidabile. La sfida per i media è capire che la società è cambiata, trovare i lettori dove sono, coinvolgerli e garantire che quello che raccontano sia vero, competendo sulla credibilità. L’informazione è diventata “liquida”, circola online come qualcosa di immateriale. I guadagni verranno da nuovi compiti legati a questa circolazione. I nuovi media e le piattaforme social sono il futuro dell’informazione e della comunicazione. Resta da vedere se l’esperienza e l’eredità dei media tradizionali riusciranno a trasferirsi in queste nuove realtà digitali.Riassunto Lungo
1. La Trasformazione del Consumo Mediale in Italia
Il consumo di media tradizionali in Italia ha subito una profonda trasformazione negli ultimi anni. Si osserva un netto calo nella diffusione della carta stampata, mentre i mezzi digitali guadagnano terreno, modificando le abitudini degli italiani nel cercare e fruire le informazioni. Questo cambiamento è influenzato da diversi fattori, tra cui l’evoluzione tecnologica, le dinamiche socio-economiche e un mutato rapporto di fiducia con i media.Il declino della carta stampata
Le vendite complessive dei quotidiani in Italia hanno registrato una diminuzione drastica, riducendosi di oltre il 48% nel decennio tra il 2007 e il 2016. Si è passati da 5,8 milioni a soli 3 milioni di copie vendute ogni giorno. Anche le testate più importanti hanno visto le proprie vendite dimezzarsi nello stesso periodo. Le copie digitali non sono riuscite a compensare questa perdita, mostrando una crescita contenuta e rappresentando raramente più del 20% delle vendite totali per la maggior parte dei giornali.Perché si legge meno
La lettura dei quotidiani è sempre stata meno diffusa in Italia rispetto ad altri paesi europei, in parte a causa di livelli di scolarità e abitudini di lettura storicamente più bassi. Un elemento cruciale nel recente calo è il progressivo allontanamento delle generazioni più giovani dalla carta stampata. Tra i 14 e i 29 anni, la diffusione dei quotidiani è molto bassa, mentre i lettori più assidui si trovano prevalentemente nella fascia d’età degli over 65. I giovani preferiscono informarsi principalmente attraverso piattaforme online e social media.Crisi economica e fiducia
La crisi economica iniziata nel 2007-2008 ha avuto un impatto significativo, riducendo il ceto medio e la capacità di spesa delle famiglie. La spesa per giornali e libri è diminuita del 39% tra il 2007 e il 2015. A questo si aggiunge una crescente sfiducia verso i media tradizionali, spesso percepiti come distanti dalla realtà quotidiana e considerati portavoce di un sistema consolidato.La situazione dei periodici
Anche il settore dei periodici sta affrontando una crisi profonda, con cali drastici nel numero dei lettori. Tra il 2006 e il 2015, i settimanali hanno perso il 68% dei loro lettori, mentre i mensili hanno visto una diminuzione del 48%. Solo alcune pubblicazioni di nicchia o periodici rivolti a fasce d’età più anziane mostrano una maggiore capacità di tenuta in questo scenario di contrazione generale.Televisione e radio
La televisione, pur mantenendo un’audience complessiva elevata, è caratterizzata da una forte frammentazione dovuta all’aumento esponenziale dei canali disponibili. Le reti generaliste hanno perso quote di ascolto significative, specialmente tra i giovani (15-34 anni), che si rivolgono sempre più a dispositivi mobili e piattaforme di streaming online per accedere ai contenuti video. La radio, al contrario, si dimostra più resiliente, riuscendo ad adattarsi alle nuove piattaforme digitali e a mantenere un vasto pubblico, inclusi i giovani. Tuttavia, il suo focus principale si è spostato dall’informazione alla musica e all’intrattenimento leggero, riducendo il ruolo tradizionale dei radiogiornali.Davvero il passaggio dai giornali ai “social media” è solo un cambio di piattaforma, o stiamo assistendo a una mutazione radicale della natura stessa dell’informazione e della sua attendibilità?
Il capitolo descrive con numeri precisi il declino dei media tradizionali e l’ascesa del digitale, ma sorvola su un aspetto cruciale: la qualità e la forma dell’informazione consumata sulle nuove piattaforme. Passare dalla lettura di un quotidiano all’assorbimento di notizie tramite feed di social media non è un cambiamento neutro; implica differenti livelli di approfondimento, verifica delle fonti e potenziale esposizione a disinformazione o bolle informative. Per comprendere appieno questa trasformazione, è indispensabile approfondire gli studi sui media digitali, la sociologia della comunicazione e le dinamiche delle piattaforme online, magari leggendo autori che hanno analizzato l’impatto della tecnologia sulla società e sull’informazione, come Manuel Castells.2. La Pubblicità Cambia Padrone
La pubblicità è diventata nel tempo la fonte di guadagno più importante per il mondo dell’editoria, dai giornali fino alla televisione. In Italia, in particolare, la televisione ha raccolto per molto tempo circa la metà di tutti gli investimenti pubblicitari. Questo ha lasciato quote minori ad altri mezzi di comunicazione. La carta stampata, che include quotidiani e riviste, ha visto la sua parte ridursi fino a scendere sotto il 10% del totale. Questa situazione ha definito per anni il panorama dei ricavi per i media tradizionali.
L’Impatto della Crisi Economica
L’arrivo della crisi economica, iniziata nel 2007, ha causato una diminuzione drastica del mercato pubblicitario in Italia. Questa contrazione è stata più severa rispetto a quanto accaduto in altri paesi europei. Il settore della stampa, sia quotidiana che periodica, è stato colpito duramente, perdendo il 60% dei suoi ricavi pubblicitari tra il 2008 e il 2015. In questo periodo difficile, il web ha superato la stampa per fatturato pubblicitario già nel 2013. Anche la televisione, pur mantenendo una quota maggiore, ha visto i suoi ricavi pubblicitari ridursi in modo importante. La crisi ha così accelerato cambiamenti già in atto nel settore.
L’Ascesa dei Nuovi Giganti Digitali
Un cambiamento fondamentale nel panorama pubblicitario è arrivato con la crescita di Internet e, in particolare, di piattaforme come i motori di ricerca e i social media. Attori come Google e Facebook sono emersi con grande forza. Hanno iniziato a conquistare rapidamente fette sempre più grandi del mercato pubblicitario, sia a livello mondiale che qui in Italia. La loro capacità di raggiungere utenti in modo mirato ha attratto enormi investimenti. Le previsioni indicano che in Italia, in breve tempo, la quantità di denaro spesa in pubblicità su queste piattaforme supererà la metà del totale. Questo porterà il digitale a superare la televisione come mezzo principale per la raccolta pubblicitaria.
Dispositivi Mobili e Nuove Strategie
Parallelamente all’ascesa delle grandi piattaforme, si osserva un chiaro spostamento degli investimenti verso i dispositivi mobili. Smartphone e tablet sono diventati il canale preferito per la pubblicità online. Questo significa che sempre più annunci vengono pensati e mostrati sugli schermi dei telefoni. Inoltre, il settore ha visto nascere e crescere nuove modalità di fare pubblicità. Tecniche come il “programmatic buying”, che automatizza l’acquisto degli spazi pubblicitari, sono diventate centrali. Anche l’uso degli “influencer” sui social media, persone con un vasto seguito che promuovono prodotti, ha acquisito notevole importanza. Queste evoluzioni mostrano quanto il mondo della pubblicità si stia rapidamente trasformando.
Le Sfide per i Media Tradizionali
Tutti questi cambiamenti creano grandi difficoltà per i mezzi di comunicazione più tradizionali. Giornali, riviste e televisioni si trovano a dover affrontare una doppia sfida. Da un lato, vedono diminuire drasticamente i loro ricavi dalla pubblicità. Dall’altro, assistono a una progressiva perdita di lettori o spettatori, che si spostano verso le piattaforme digitali. Per sopravvivere, questi media sono costretti a cercare con urgenza nuovi modi per guadagnare e raggiungere il pubblico. Intanto, l’intera industria della pubblicità deve adattarsi a questo nuovo ambiente digitale. Questo richiede nuove competenze, strumenti e strategie per raggiungere i consumatori in un mondo sempre più connesso.
Ma chi sono davvero questi nuovi ‘padroni’ della pubblicità, e quali sono le implicazioni del loro dominio, oltre al mero spostamento di denaro?
Il capitolo descrive efficacemente il passaggio del potere economico nel mercato pubblicitario dai media tradizionali ai giganti digitali, ma non approfondisce la natura di questo nuovo potere. Non basta constatare che Google e Facebook raccolgono più denaro; è cruciale comprendere i meccanismi sottostanti (come la raccolta massiva di dati e la profilazione degli utenti) che rendono la loro pubblicità così “mirata” e, per certi versi, così pervasiva. Per cogliere appieno la portata di questo cambiamento e le sue conseguenze non solo economiche, ma anche sociali e politiche, è utile esplorare la disciplina dell’economia dell’informazione e del capitalismo della sorveglianza. Un autore fondamentale in questo campo è Shoshana Zuboff.3. La Nuova Piazza Digitale dell’Informazione
I social media hanno un impatto notevole sulla diffusione delle notizie e sul modo in cui le persone si informano. Negli Stati Uniti, ad esempio, oltre la metà della popolazione cerca notizie sui social network, e una parte significativa degli elettori li utilizza come fonte principale di informazione. Facebook, in particolare, è una piattaforma molto diffusa per l’accesso alle notizie, utilizzata da una larga percentuale di adulti americani. Questo cambiamento nel consumo di informazioni si accompagna a un calo costante dei lettori dei giornali tradizionali. Sebbene la televisione mantenga ancora una certa rilevanza, il pubblico tende sempre più a spostarsi verso piattaforme digitali e social per informarsi.
Le Piattaforme Digitali come Nuovi Editori
Internet è diventato l’infrastruttura di comunicazione fondamentale sia nelle economie più sviluppate che in quelle in via di sviluppo. L’uso della rete è elevato nei paesi ricchi per diverse attività, dall’invio di email alle transazioni commerciali e all’accesso alle notizie. La catena tradizionale di produzione e distribuzione delle notizie, che era saldamente controllata dalle industrie editoriali classiche, è stata di fatto superata. Piattaforme social come Facebook e motori di ricerca come Google agiscono ora come veri e propri editori, decidendo quali notizie mostrare e come distribuirle. Facebook stessa si definisce una “media company” e cerca collaborazioni con i media tradizionali per la distribuzione dei contenuti, anche nel tentativo di contrastare il fenomeno delle “fake news” e trovare nuovi modelli di business sostenibili.
Le piattaforme digitali sono diventate dominanti nel settore dei media, soppiantando l’industria tradizionale. La produzione di contenuti, che include sia testi che video, si sposta sempre più sulle piattaforme web. Strumenti specifici, come Instant Articles, permettono agli editori di pubblicare i loro contenuti direttamente sui social network. Questo consente di raggiungere un pubblico vastissimo e potenzialmente di generare ricavi, anche se, d’altra parte, la riconoscibilità della fonte originale può diminuire, poiché il contenuto appare integrato nell’ambiente della piattaforma.
La Velocità dell’Informazione e le Nuove Sfide
I social media permettono di raccogliere e diffondere informazioni con una velocità senza precedenti, spesso anticipando i media tradizionali. Gli utenti stessi diventano attori attivi nella creazione e circolazione delle notizie. Questo ha dato vita a un nuovo mercato dell’informazione, caratterizzato da un ritmo molto rapido, che in termini di tempestività supera spesso le agenzie di stampa classiche. I media tradizionali si trovano frequentemente a dover inseguire e riprendere i temi che emergono e si diffondono per primi sui social network. Questo nuovo ecosistema informativo, tuttavia, solleva importanti preoccupazioni.
Esiste una mancanza di controllo sulla qualità delle informazioni che circolano e un rischio elevato di diffusione di discorsi d’odio e disinformazione. Verificare l’attendibilità delle notizie diventa estremamente difficile in un flusso così rapido. Il giornalismo tradizionale si basava su meccanismi consolidati di verifica e selezione, ma oggi la velocità imposta dalla rete mette a dura prova questa capacità. Per contrastare la diffusione di contenuti dannosi e fuorvianti, l’alfabetizzazione digitale, intesa come la capacità di valutare criticamente le fonti online, è vista come uno strumento necessario.
I social network rappresentano anche uno spazio dove molte persone, che magari non sono abituate a cercare informazioni attraverso i canali giornalistici classici, trovano e condividono notizie direttamente. Questo pubblico è alla ricerca di fonti affidabili, ma spesso si affida al flusso disordinato e non curato del web. La ricerca di notizie non è più vincolata alla struttura gerarchica e ai punti di riferimento consolidati dei media tradizionali. In questo scenario sono emersi e cresciuti nuovi attori nel mercato delle notizie online, come siti nati inizialmente come aggregatori di contenuti ma che sono poi diventati grandi produttori di informazione.
Nuovi Modelli di Comunicazione e Mercato
L’uso dei social media per la comunicazione aziendale è profondamente diverso rispetto ai canali mediatici tradizionali. Le aziende non si rivolgono più unicamente a una redazione o a un editore, ma possono parlare direttamente a milioni di persone. L’impatto di un messaggio può essere immediato e spesso imprevedibile. La rete si configura come una vasta piazza digitale dove chiunque può intervenire, commentare e interagire. Questo richiede alle imprese un cambiamento radicale nelle strategie e nel linguaggio utilizzato per comunicare efficacemente con il proprio pubblico in questo nuovo contesto.
I mercati digitali si stanno trasformando anche in grandi piattaforme integrate per lo shopping online, dove la comunicazione gioca un ruolo assolutamente centrale. I social network integrano sempre più funzioni di e-commerce e attraggono ingenti investimenti pubblicitari, offrendo anche servizi creativi alle aziende. Questo fenomeno rappresenta una minaccia diretta per le agenzie pubblicitarie tradizionali, che devono reinventarsi. Una comunicazione efficace nell’ambiente digitale è quella che riesce a creare vere e proprie comunità attive e partecipi attorno ai marchi e ai prodotti.
Il Contesto Italiano e la Necessità di Adattamento
In questo panorama globale, l’Italia mostra un certo ritardo nell’adozione piena e consapevole di queste dinamiche digitali. Questo divario si osserva sia nel comportamento dei consumatori che nell’approccio delle imprese. Questa lentezza nell’abbracciare il digitale limita la competitività del paese nel mercato globale. I media tradizionali italiani, in particolare, si trovano di fronte alla necessità impellente di trasformarsi profondamente non solo per garantire la propria sopravvivenza, ma anche per contribuire attivamente a modernizzare il sistema informativo e l’economia del paese nel suo complesso.
[/membership]Ma definire le piattaforme digitali semplicemente “nuovi editori” non rischia di sottovalutare il potere opaco e non editoriale dei loro algoritmi nel plasmare l’informazione che vediamo?
Il capitolo identifica correttamente il passaggio di potere dalle redazioni tradizionali alle piattaforme digitali. Tuttavia, la natura di questo potere, basato su algoritmi proprietari che privilegiano l’engagement e la viralità piuttosto che la verifica giornalistica, meriterebbe maggiore approfondimento. Comprendere le dinamiche algoritmiche e il loro impatto sulla polarizzazione e sulla diffusione della disinformazione è cruciale per capire la “nuova piazza digitale”. Per approfondire, è utile esplorare i lavori di studiosi che analizzano l’impatto sociale degli algoritmi, come Zeynep Tufekci.4. La Narrazione del Mondo Digitale
L’editoria tradizionale e la televisione si trovano oggi ad affrontare un rischio concreto di scomparsa. Molti editori potrebbero non sopravvivere senza trovare accordi solidi con i grandi gruppi tecnologici che dominano la rete. Per proteggere i contenuti e garantire un futuro all’informazione di qualità, è fondamentale che le leggi vengano aggiornate e che le piattaforme digitali adottino un atteggiamento più responsabile. Senza questi cambiamenti, si rischia di precipitare in una situazione di grande confusione, dove diventa quasi impossibile distinguere tra notizie vere e semplici voci o propaganda, con conseguenze negative per la nostra democrazia.Le Sfide Economiche dei Media Tradizionali
La crisi si manifesta in modo evidente attraverso il calo costante dei ricavi e la grande difficoltà che i media tradizionali incontrano nel gestire i loro prodotti sulle piattaforme digitali. La forza delle grandi aziende tecnologiche è schiacciante; un esempio lampante si è avuto quando Google, in risposta a una nuova legge, ha deciso di rimuovere i contenuti di alcune testate dalle sue ricerche, causando un drastico calo del traffico per quei siti. Il futuro per chi produce contenuti editoriali appare incerto. La diminuzione del numero di lettori e la riduzione dei guadagni dalla pubblicità rendono molto complicato mantenere la sostenibilità economica. Senza una strategia chiara e ben definita per il digitale, l’editoria tradizionale non ha prospettive. Anche i luoghi fisici dove si acquistano giornali, come le edicole, sono in pericolo. Il modello economico basato sulla pubblicità online (il cosiddetto modello “ad-driven”) è in crisi, perché i prezzi per gli spazi pubblicitari sul web sono molto bassi. Per questo, molte testate stanno cercando soluzioni diverse per trovare nuove entrate, che vanno dalla vendita di servizi commerciali alla richiesta di contributi volontari da parte dei lettori.Il Cambiamento del Pubblico e le Nuove Strategie
Le nuove generazioni non utilizzano più i prodotti informativi nel modo tradizionale. Questo richiede l’adozione di strategie innovative, simili a quelle già messe in atto con successo da alcune testate nei paesi anglosassoni. Ad esempio, il “New York Times” ha scelto di puntare con decisione sugli abbonamenti digitali, investendo molto nel giornalismo d’inchiesta e nella produzione di contenuti di alta qualità. Questa strategia ha portato a un aumento significativo del numero di abbonati online, dimostrando che esiste un pubblico disposto a pagare per informazioni affidabili e approfondite. La sfida per i media oggi è riconoscere che la società è profondamente cambiata. Il vecchio modello economico non funziona più. La nuova missione è quella di raggiungere i lettori ovunque si trovino, coinvolgerli attivamente e garantire la veridicità delle notizie, facendo della credibilità e della qualità i propri punti di forza nella competizione digitale.La Crisi della Narrazione e la Post-Verità
Anche la televisione sta affrontando trasformazioni enormi. Il pubblico si disperde su molteplici piattaforme e canali, e i ricavi dalla pubblicità diminuiscono anche per le emittenti televisive. Le reti devono ripensare completamente le loro strategie, cercare di ridurre i costi e adattare i contenuti per renderli fruibili sulle piattaforme digitali e sui social media. Misurare l’ascolto e l’impatto dei programmi diventa molto più complesso con la diffusione di tanti dispositivi diversi. Il sistema stesso con cui la realtà viene raccontata è in profonda crisi. La rete, con la sua immensa potenza comunicativa, mette in discussione i modi consolidati di rappresentare il mondo. Se l’editoria tradizionale dovesse scomparire, non è chiaro chi si assumerebbe il compito fondamentale di raccontare i fatti e contribuire a formare l’opinione pubblica. Si nota una tendenza sempre più marcata a dare più peso alle emozioni che ai fatti concreti nella narrazione degli eventi. I social media amplificano enormemente questo fenomeno. Le notizie si mescolano indistintamente con semplici opinioni, voci infondate, leggende metropolitane e teorie cospirazioniste, perdendo la loro autorevolezza e il loro valore di informazione verificata. L’informazione come la conosciamo, nata storicamente per rivolgersi a classi sociali specifiche, non ha mai raggiunto un pubblico vasto come hanno fatto la radio e la televisione. Internet ha ulteriormente frammentato il pubblico, disperdendolo in una miriade di nicchie e piattaforme. Nella rete, dove la verità e le invenzioni si confondono facilmente, i fatti oggettivi hanno un’influenza minore sull’opinione pubblica rispetto alle reazioni emotive e alle convinzioni personali già esistenti. Questa situazione ha portato alla definizione di “post-verità”, un contesto in cui la percezione della realtà è più influenzata dalle emozioni e dalle credenze che dai fatti verificabili. È vero che il mercato dei media ha sempre incluso contenuti legati all’intrattenimento e al gossip. Il problema sorge quando queste modalità di comunicazione invadono e saturano lo spazio che dovrebbe essere dedicato all’informazione seria e verificata, rendendo estremamente difficile per il pubblico, in particolare per i più giovani, distinguere chiaramente tra notizie affidabili, contenuti pubblicitari mascherati o vere e proprie falsità.Il Futuro dell’Informazione nell’Era Digitale
L’informazione sta diventando sempre più “liquida”, nel senso che circola sulle reti digitali come un prodotto non fisico, immateriale. I guadagni futuri per chi produce informazione deriveranno da nuove attività legate a questa circolazione digitale, non più principalmente dalla vendita di spazi pubblicitari come avveniva in passato. Anche la TV si sta adattando a questa nuova realtà, offrendo contenuti accessibili su una varietà di dispositivi e cercando di raggiungere segmenti di pubblico sempre più specifici e definiti. I nuovi mezzi di comunicazione, in particolare le piattaforme social, rappresentano il futuro per la diffusione dell’informazione e per la comunicazione in generale. La grande domanda aperta è se l’eredità preziosa dell’editoria tradizionale, fatta di rigore, verifica dei fatti e approfondimento, riuscirà a trasferirsi e a trovare spazio in queste nuove e rapide realtà digitali.Il capitolo descrive la “post-verità” come un fenomeno legato alla rete e ai social media. Ma siamo sicuri che la confusione tra fatti ed emozioni sia una novità dell’era digitale?
Il capitolo identifica correttamente le sfide poste dalle piattaforme digitali all’ecosistema mediatico tradizionale e il rischio di una crescente confusione informativa. Tuttavia, l’enfasi sulla “post-verità” come fenomeno quasi esclusivo dell’era digitale potrebbe trascurare una prospettiva storica più ampia. La difficoltà nel distinguere fatti da opinioni, propaganda o intrattenimento non è forse una costante nella storia dei media e della comunicazione di massa? Per approfondire questa tematica e contestualizzare meglio il fenomeno, sarebbe utile esplorare la storia dei media e della propaganda, la sociologia della conoscenza e la psicologia cognitiva, che studiano come le credenze si formano e si diffondono, indipendentemente dal mezzo tecnologico. Autori come Walter Lippmann hanno analizzato i limiti dell’informazione e la formazione dell’opinione pubblica ben prima dell’avvento di internet.Abbiamo riassunto il possibile
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