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Contenuti del libro
Informazioni
“Il cervello e il senso della vita” di Paul Thagard è quel tipo di libro che ti prende e ti dice: “Ok, mettiamo da parte le chiacchiere e vediamo cosa ci dicono i fatti”. Se ti sei mai chiesto le grandi cose della vita – tipo cos’è la realtà, come funziona la nostra testa o perché facciamo quello che facciamo – ma ti senti un po’ perso tra le risposte della religione o le teorie filosofiche un po’ astratte, questo libro è per te. Thagard non si inventa niente, ma usa l’evidenza scientifica, soprattutto dalle neuroscienze e dalla psicologia, per rispondere a domande che sembrano impossibili. Immagina di esplorare come il tuo cervello non sia solo un organo, ma la mente stessa, e come le nostre emozioni e decisioni siano processi neurali super complessi. Poi, il libro va oltre, affrontando il significato della vita non come un mistero divino, ma come qualcosa di radicato nei nostri bisogni umani fondamentali: l’amore, il lavoro e il gioco. E la morale? Anche quella viene vista attraverso la lente del naturalismo, basata su come funzioniamo davvero e su cosa ci serve per stare bene insieme. È un viaggio affascinante che ti mostra come la filosofia della mente e l’etica possano essere fondate su basi solide, non su dogmi o speculazioni pure. È un invito a pensare in modo critico, usando la scienza come bussola per orientarsi nelle questioni più profonde dell’esistenza umana. Un libro che ti cambia la prospettiva su te stesso e sul mondo.Riassunto Breve
Capire le domande fondamentali sulla realtà, la conoscenza, il senso della vita e la morale funziona meglio se ci si basa su prove scientifiche piuttosto che sulla fede o sul pensiero astratto. La fede religiosa ha problemi perché offre risposte diverse senza un modo per scegliere, alcune sue idee si sono rivelate false, è stata usata per giustificare il male ed è influenzata da dove si cresce e da come funziona la mente, come il credere più facilmente a cose che confermano le proprie idee. Anche il pensare solo con la mente, cercando verità assolute, è limitato; quello che sembra possibile o necessario cambia con le nuove scoperte, e le idee nate dal pensiero hanno bisogno di prove reali. Un modo migliore è il naturalismo, che si basa su quello che si può osservare e provare. La scienza, specialmente studiando la mente e il cervello, offre strumenti forti per capire la realtà e le questioni filosofiche. Il metodo scientifico usa osservazioni precise, strumenti, esperimenti controllati e sceglie la spiegazione che meglio si adatta ai dati. Questo metodo, anche se può sbagliare, si corregge da solo e ha portato a grandi progressi, come vivere più a lungo grazie alla medicina basata sulle prove. Usando questo approccio, si capisce che il senso della vita non viene da un piano divino, ma da cose come l’amore, il lavoro e il gioco, che soddisfano bisogni umani importanti. La realtà è quella che la scienza scopre, e la mente è il cervello. La morale è legata a processi emotivi nel cervello e si giudica in base a cosa succede dopo le azioni, considerando la natura umana biologica e sociale. La saggezza è capire cosa è importante per gli esseri umani e perché, basandosi sulle scoperte scientifiche. La mente è il cervello; le scoperte scientifiche mostrano che i processi mentali sono legati all’attività dei neuroni. L’idea di un’anima separata non ha prove scientifiche. La realtà esiste indipendentemente dalle menti. La conoscenza della realtà è costruita dai processi cerebrali, come la percezione e il ragionamento. La percezione non è solo registrare dati, ma un processo attivo del cervello che unisce informazioni sensoriali con conoscenze già presenti. La conoscenza va oltre quello che i sensi percepiscono direttamente, specialmente nella scienza; si conosce anche ciò che non si vede, come gli atomi, scegliendo la spiegazione migliore per le prove. Le teorie scientifiche con buone prove offrono una comprensione affidabile della realtà. I concetti, anche quelli astratti, sono rappresentazioni nel cervello, schemi di attività neuronale. Il significato di un concetto viene dalle sue connessioni con altri concetti e con il mondo. L’Io è un processo complesso che nasce dall’attività cerebrale e dalle interazioni con l’ambiente. La realtà esisteva prima delle menti umane e probabilmente continuerà dopo. La verità è la corrispondenza tra le rappresentazioni mentali e la realtà. La conoscenza si sviluppa cercando la coerenza tra idee e prove, un processo che può sbagliare ma efficace. Le emozioni sono processi cerebrali che uniscono la valutazione di una situazione con le sensazioni del corpo. Alcune aree del cervello sono cruciali per dare valore positivo o negativo alle esperienze. Questa unione non è solo una reazione, ma una parte fondamentale del pensiero che guida l’attenzione e dà significato. Senza emozioni, non si capisce il valore delle cose. Le decisioni sono processi cerebrali che scelgono l’azione migliore per raggiungere obiettivi. Questo processo valuta le azioni in base a quanto soddisfano scopi personali, che sono idee mentali con un valore emotivo. Le emozioni non solo spingono e accompagnano la decisione, ma sono anche il risultato, creando sensazioni positive o negative sulla scelta fatta. Gli obiettivi non sono solo bisogni biologici, ma si imparano anche dagli altri, identificandosi con modelli e prendendosi cura degli altri. Possono cambiare se non sono raggiungibili, vanno contro altri scopi o non servono più. Anche se le emozioni sono vitali per pensare bene, possono anche distorcere il pensiero, portando a decisioni sbagliate. Le decisioni prese in fretta, con poche informazioni o influenzate da forti emozioni, sono meno efficaci. Una decisione migliore si prende considerando tutte le opzioni e gli scopi, raccogliendo informazioni affidabili e valutando l’importanza dei diversi obiettivi. Le azioni sono causate da processi cerebrali. L’idea di una volontà libera controllata da un’anima non è supportata dalla scienza. Le decisioni sono il risultato di interazioni complesse nel cervello. Abbandonare l’idea di una volontà libera in quel senso non significa non avere una mente o non essere responsabili, ma riconoscere che il comportamento deriva da meccanismi neurali che si possono capire e gestire. Il senso della vita sta nell’amore, nel lavoro e nel gioco. Questi ambiti non sono solo desideri, ma sono legati a bisogni umani fondamentali: sentirsi parte di un gruppo, sentirsi capaci e avere autonomia. La psicologia mostra che soddisfare questi bisogni porta benessere. L’amore (relazioni) soddisfa il bisogno di appartenenza; studi sul cervello mostrano che attiva aree legate al piacere. Il dolore sociale causato dalla perdita di legami attiva aree cerebrali simili al dolore fisico. Il lavoro, specialmente quello che richiede impegno ma è realizzabile, contribuisce al bisogno di sentirsi capaci. Il piacere di raggiungere obiettivi lavorativi è legato ai meccanismi di ricompensa del cervello. Il lavoro soddisfacente spesso include anche autonomia. Il gioco (hobby, sport) è un’altra fonte di significato. Contribuisce a sentirsi capaci e può soddisfare il bisogno di appartenenza. Il piacere del gioco è associato a specifici circuiti neurochimici. A differenza del nichilismo o della religione, questa visione basata su amore, lavoro e gioco ha prove scientifiche. La felicità non è il senso ultimo, ma spesso è una conseguenza del cercare e raggiungere scopi validi in questi tre ambiti. Una vita significativa ha scopi coerenti, raggiungibili e valutabili, che soddisfano i bisogni vitali. La speranza è il sentimento positivo legato alla possibilità di raggiungere questi obiettivi. Le decisioni su cosa è giusto o sbagliato non dipendono da regole assolute, principi astratti o credenze religiose. La morale si basa su una comprensione naturalistica degli esseri umani, informata dalla scienza. Le intuizioni morali sono processi cerebrali che uniscono valutazioni cognitive e sensazioni fisiche. Non sono verità innate, ma reazioni emotive complesse influenzate dall’esperienza e dall’educazione. I neuroni specchio sono importanti perché permettono di sentire e capire le emozioni e il dolore degli altri. Questa capacità biologica di empatia è una base naturale per preoccuparsi degli altri e agire moralmente. Un’etica efficace considera le conseguenze delle azioni sui bisogni umani vitali. Questi bisogni sono oggettivi e includono sicurezza, cibo, uguaglianza, libertà e dignità. Un’azione è giusta se promuove questi bisogni e sbagliata se li danneggia. Questo approccio, basato sui bisogni e sulle conseguenze, è più coerente con la conoscenza scientifica del cervello e della psicologia umana. Anche il concetto di responsabilità morale, pur non implicando una volontà libera nel senso tradizionale, è valido. La responsabilità è una costruzione sociale giustificata dai suoi effetti positivi: incoraggia comportamenti che rispettano i bisogni altrui e previene danni futuri. Il senso della vita si trova nel soddisfare i bisogni umani vitali attraverso attività come l’amore, il lavoro e il gioco. Questi ambiti sono profondamente legati alla nostra biologia e psicologia. L’oggettività morale e il senso della vita emergono dalla comprensione basata sulle prove di ciò che è necessario agli esseri umani per vivere e prosperare.Riassunto Lungo
1. La Saggezza Nasce dall’Evidenza
Le domande fondamentali della filosofia, come la natura della realtà, la conoscenza, il significato della vita e la morale, trovano risposte più solide basandosi sull’evidenza scientifica piuttosto che sulla fede religiosa o sul ragionamento filosofico a priori.I limiti della fede religiosa
La fede religiosa si basa sull’accettazione di divinità, guide o testi sacri senza necessità di prove concrete. Questo approccio presenta diversi problemi. Le diverse fedi offrono risposte spesso contrastanti senza un criterio oggettivo per scegliere quale sia quella giusta. Molte credenze basate sulla fede si sono rivelate false nel tempo, come l’idea che la Terra fosse al centro dell’universo o che le malattie fossero causate da spiriti maligni. Inoltre, la fede è stata usata in passato e continua a essere usata per giustificare azioni malvagie e intolleranza. Spesso, la fede di una persona è influenzata principalmente dal luogo in cui è nata e da tendenze psicologiche naturali, come la tendenza a cercare conferme per ciò in cui già si crede o a interpretare i fatti in modo da supportare le proprie convinzioni.Perché il solo pensiero non basta
Anche il ragionamento a priori, che cerca di scoprire verità assolute usando solo il pensiero e la logica, o attraverso esperimenti mentali, mostra i suoi limiti. Ciò che consideriamo logicamente possibile o necessario cambia con l’evoluzione delle nostre conoscenze e delle teorie scientifiche. Gli esperimenti mentali possono essere utili per esplorare idee e concetti, ma da soli non possono stabilire verità definitive senza il supporto di prove concrete, basate sull’osservazione e sull’esperienza. La storia della scienza ci insegna che concetti e teorie che sembravano solidi sono stati radicalmente modificati o abbandonati quando nuove evidenze empiriche hanno dimostrato che non erano corretti.La forza dell’evidenza scientifica
Un approccio più efficace per comprendere la realtà e rispondere alle grandi domande è il naturalismo, che fonda le convinzioni sull’evidenza empirica, quella che possiamo raccogliere attraverso i sensi e gli strumenti. La scienza, in particolare campi come la psicologia e le neuroscienze, offre strumenti potenti per esplorare la natura umana e l’universo. Il metodo scientifico si basa su osservazioni sistematiche e accurate, sull’uso di strumenti avanzati che estendono le nostre capacità percettive, su esperimenti controllati per verificare le ipotesi e sull’inferenza alla miglior spiegazione. Questo significa scegliere l’ipotesi che riesce a spiegare nel modo più semplice ed efficace l’insieme dei dati disponibili. Questo metodo, pur essendo migliorabile e soggetto a errori, ha dimostrato di essere auto-correttivo nel tempo e ha portato a progressi enormi in molti campi, come dimostra l’aumento significativo dell’aspettativa di vita grazie alla medicina basata su prove scientifiche.Risposte basate sulla scienza
Applicando questo approccio basato sull’evidenza, si comprende che il significato della vita non deriva da un presunto disegno divino o da verità rivelate. Emerge invece da aspetti profondamente umani come l’amore, il lavoro e il gioco, che soddisfano bisogni biologici e sociali fondamentali degli esseri umani. La realtà è semplicemente ciò che la scienza, attraverso le sue indagini, scopre che sia. La mente non è un’entità separata, ma è strettamente legata e prodotta dall’attività del cervello. Anche la morale non è un insieme di regole imposte dall’esterno, ma è legata a processi cerebrali emotivi e sociali che si sono evoluti. Le azioni morali si valutano in base alle loro conseguenze sul benessere degli individui e della società, tenendo conto della natura biologica e sociale umana. La saggezza, in questa prospettiva, consiste nel comprendere profondamente cosa è veramente importante per gli esseri umani e perché lo è, basandosi sulle scoperte e sulle conoscenze che la scienza ci fornisce continuamente.Davvero l’evidenza scientifica basta a sciogliere ogni nodo delle domande millenarie su coscienza, morale e significato, o rischiamo di confondere la descrizione con la soluzione?
Il capitolo giustamente demolisce le pretese di fede e puro pensiero, innalzando l’evidenza scientifica a faro di saggezza. Ma siamo sicuri che questo faro illumini ogni angolo buio delle domande millenarie? Affermare che coscienza, morale e significato siano semplicemente ciò che la scienza scopre o descrive rischia di appiattire la complessità e ignorare dimensioni che sfuggono alla misurazione empirica o che richiedono un salto interpretativo. Per capire se l’evidenza sia davvero il punto d’arrivo o solo un potente strumento, è cruciale confrontarsi con la Filosofia della Mente, l’Etica normativa e la Filosofia della Scienza. Pensatori come David Chalmers, che articola i limiti della spiegazione fisica per la coscienza, o Immanuel Kant, che fonda la morale sul dovere razionale piuttosto che sulla sola conseguenza o biologia, offrono prospettive essenziali per valutare la portata e i confini dell’approccio naturalistico.2. Il Cervello, la Mente e la Conoscenza della Realtà
La mente è il cervello. Questa affermazione trova un forte sostegno nelle scoperte scientifiche più recenti. I processi che consideriamo mentali, come la percezione di ciò che ci circonda, la capacità di ricordare, l’apprendimento di nuove cose e persino gli effetti che farmaci o danni cerebrali hanno sul nostro modo di pensare e sentire, sono tutti strettamente legati all’attività dei neuroni nel cervello. Le neuroscienze, in particolare, offrono spiegazioni dettagliate e basate su prove concrete di come funzionano questi fenomeni. L’idea tradizionale, diffusa nel senso comune e in alcune correnti filosofiche, che la mente sia un’anima separata dal corpo, non trova invece riscontro nelle evidenze scientifiche disponibili e risulta meno efficace nello spiegare come funzioniamo.La realtà e la conoscenza
L’identificazione della mente con il cervello cambia profondamente il nostro modo di vedere la realtà e di capire come acquisiamo conoscenza. La realtà esiste di per sé, indipendentemente dalla presenza o meno di menti che la osservano o la pensano. La nostra conoscenza di questa realtà non è una registrazione passiva, ma viene attivamente costruita dai processi che avvengono nel cervello. Tra questi, la percezione e l’inferenza giocano un ruolo fondamentale. La percezione, ad esempio, non è un semplice ricevere dati dai sensi; è un processo complesso in cui il cervello combina le informazioni che arrivano dai nostri organi sensoriali con le conoscenze che già possediamo e con le nostre aspettative.Come costruiamo la conoscenza
La conoscenza che acquisiamo va ben oltre ciò che possiamo percepire direttamente con i sensi, specialmente nel campo della scienza. Possiamo arrivare a conoscere entità che non sono osservabili, come gli atomi o i virus, attraverso un processo chiamato inferenza alla miglior spiegazione. Questo significa che valutiamo diverse ipotesi in base alla loro capacità di spiegare le prove che abbiamo a disposizione e alla loro coerenza con altre teorie che consideriamo affidabili. Le teorie scientifiche che sono ben supportate da prove concrete ci offrono una comprensione solida e attendibile della realtà.Concetti e l’idea di sé
Anche i concetti più astratti sono, in questa prospettiva, rappresentazioni che risiedono nel cervello. Si manifestano come schemi complessi di attività in gruppi di neuroni e possono coinvolgere diverse modalità sensoriali e stabilire relazioni tra idee diverse. Il significato di un concetto non deriva solo dall’esperienza sensoriale diretta, ma soprattutto dalle sue connessioni con altri concetti e con il mondo esterno. L’idea che abbiamo di noi stessi, il nostro “Io”, è vista non come un’entità fissa, ma come un processo complesso che emerge dall’attività continua del cervello e dalle nostre interazioni con l’ambiente che ci circonda.Realtà, verità e sviluppo della conoscenza
La realtà esisteva molto tempo prima che comparissero le menti umane e, con ogni probabilità, continuerà ad esistere anche dopo. La verità, in questo contesto, è definita come la corrispondenza tra le rappresentazioni che abbiamo nella nostra mente – che includono sia le immagini sensoriali sia i concetti neurali – e gli aspetti della realtà esterna. La conoscenza si sviluppa costantemente attraverso la ricerca di coerenza tra le ipotesi che formuliamo e le prove che raccogliamo. Questo processo è intrinsecamente fallibile, nel senso che possiamo commettere errori, ma si è dimostrato estremamente efficace nel corso del tempo per comprendere il mondo in cui viviamo.Perché il capitolo afferma con tanta sicurezza che la mente sia il cervello, quando l’esperienza cosciente, il “cosa si prova”, rimane un enigma che le sole descrizioni neuronali non sembrano ancora spiegare del tutto?
Il capitolo identifica nettamente mente e cervello basandosi sulle scoperte neuroscientifiche. Tuttavia, la natura stessa dell’esperienza soggettiva, il “sentire” o “provare” qualcosa (spesso indicato come “qualia” in filosofia), costituisce una delle sfide più significative per le teorie che mirano a ridurre completamente la mente all’attività fisica del cervello. Esiste un dibattito filosofico e scientifico ancora aperto su come (o se) la pura descrizione dell’attività neuronale possa rendere conto dell’aspetto qualitativo della coscienza. Per esplorare questa complessa questione, è fondamentale approfondire la filosofia della mente, concentrandosi in particolare sul problema mente-corpo e sulle diverse teorie della coscienza. Autori come David Chalmers, Thomas Nagel o Daniel Dennett offrono punti di vista essenziali per comprendere la portata di questo dibattito.3. Il Valore del Sentire e del Decidere nel Cervello
Le emozioni sono processi che avvengono nel cervello. Uniscono il modo in cui valutiamo una situazione a ciò che sentiamo nel corpo. Alcune zone del cervello, come l’amigdala e il nucleo accumbens, sono molto importanti perché ci aiutano ad associare un valore positivo o negativo alle esperienze che viviamo. Questo non è solo una reazione, ma aiuta il pensiero a capire cosa è importante e a dare un senso a ciò che ci circonda. Senza le emozioni, non riusciremmo a capire il valore delle cose e ci mancherebbe quella che chiamiamo saggezza.Come Prendiamo Decisioni
Prendere decisioni significa scegliere l’azione migliore per raggiungere i nostri scopi. Questo processo valuta le azioni in base a quanto ci aiutano a realizzare ciò che vogliamo. I nostri scopi sono idee nella mente che hanno un valore emotivo. Le emozioni ci spingono a decidere, ci accompagnano mentre scegliamo e sono anche il risultato della nostra scelta, facendoci sentire bene o male per quello che abbiamo deciso. Gli scopi non sono solo bisogni del corpo. Impariamo a volere certe cose anche dagli altri, copiando chi ammiriamo o prendendoci cura di chi ci sta vicino. Possiamo cambiare idea sui nostri scopi o lasciarli perdere se non riusciamo a raggiungerli, se vanno contro altri desideri o se non servono più a qualcosa di più grande.Quando le Emozioni Ci Ingannano
Anche se le emozioni sono fondamentali per pensare bene, a volte possono confonderci e portarci a fare scelte sbagliate. Questo succede, per esempio, quando crediamo a qualcosa solo perché ci fa comodo (inferenza motivata), quando ci raccontiamo bugie da soli (autoinganno) o quando non riusciamo a fare ciò che sappiamo essere giusto (debolezza della volontà). Le decisioni prese di fretta, con poche informazioni o sotto una forte emozione, di solito funzionano meno bene. Per decidere meglio, è utile considerare tutte le possibilità e i nostri obiettivi, cercare informazioni fidate e capire quanto sono importanti i diversi scopi.Le Nostre Azioni Vengono dal Cervello
Le azioni che compiamo sono causate da processi che avvengono nel cervello. L’idea che agiamo grazie a una ‘volontà libera’ controllata da un’anima non materiale non è confermata dalla scienza. Le nostre decisioni nascono da come le diverse parti del cervello interagiscono in modo complesso. Capire che il nostro comportamento dipende da meccanismi del cervello non significa che non pensiamo o che non siamo responsabili. Significa riconoscere che le nostre azioni derivano da come funziona il nostro cervello, qualcosa che possiamo iniziare a capire e, in parte, gestire.Ma è davvero così ‘solido’ il fondamento scientifico per definire il significato della vita in termini di soli bisogni biologici e attività misurabili?
Il capitolo propone una visione del significato radicata nella psicologia e nelle neuroscienze, ma questa prospettiva, pur valida, non esaurisce il dibattito millenario sulla natura del significato. Ridurre il tutto a bisogni biologici e attività misurabili potrebbe non rendere giustizia alla complessità dell’esperienza umana. Per esplorare ulteriormente questo tema e confrontare diverse visioni, si possono approfondire discipline come la filosofia esistenzialista (si pensi a autori come Sartre o Camus), la logoterapia (l’approccio di Frankl, centrato sulla ricerca di significato anche nella sofferenza) o la psicologia umanistica (come quella di Maslow, che parla di autorealizzazione).5. La morale e il senso della vita nel cervello
Le decisioni su ciò che è giusto o sbagliato non dipendono da regole assolute, principi a priori o credenze religiose. La morale si basa su una comprensione naturalistica degli esseri umani, informata dall’evidenza scientifica.La base biologica: empatia e neuroni specchio
Le intuizioni morali sono processi cerebrali che uniscono valutazioni cognitive e sensazioni fisiche. Queste intuizioni non sono verità innate, ma reazioni emotive complesse influenzate dall’esperienza e dall’educazione. I neuroni specchio giocano un ruolo fondamentale, permettendo di sentire e comprendere le emozioni e il dolore degli altri. Questa capacità biologica di empatia fornisce una base naturale per preoccuparsi del prossimo e agire moralmente.Un’etica basata sui bisogni umani
Una teoria etica efficace considera le conseguenze delle azioni sui bisogni umani vitali. Questi bisogni sono oggettivi e includono sicurezza, sussistenza, uguaglianza, libertà e dignità. Un’azione è giusta se promuove questi bisogni e sbagliata se li danneggia. Questo approccio, chiamato conseguenzialismo basato sui bisogni, è più coerente con la conoscenza scientifica del cervello e della psicologia umana rispetto alle teorie tradizionali.La responsabilità morale
Anche il concetto di responsabilità morale, pur non implicando una volontà libera nel senso tradizionale, mantiene validità. La responsabilità è una costruzione sociale giustificata dalle sue conseguenze positive: incoraggia comportamenti che rispettano i bisogni altrui e previene danni futuri.Il senso della vita
Il significato della vita si trova nel soddisfacimento dei bisogni umani vitali attraverso attività come l’amore, il lavoro e il gioco. Questi ambiti sono profondamente legati alla nostra biologia e psicologia. L’oggettività morale e il senso della vita emergono dalla comprensione empirica di ciò che è necessario per gli esseri umani per esistere e prosperare.Se la morale e il senso della vita dipendono solo da biologia e bisogni, come si giustifica il salto logico dal ‘ciò che è’ al ‘ciò che deve essere’, e chi decide quali sono i ‘bisogni vitali’ oggettivi?
Il capitolo fonda la morale e il senso della vita su basi naturalistiche, legate alla biologia e ai bisogni umani. Tuttavia, questo approccio solleva un interrogativo fondamentale: come si può passare dalla descrizione di ciò che ‘è’ (fatti biologici, bisogni) alla prescrizione di ciò che ‘deve essere’ (valori morali, azioni giuste), un problema noto nella filosofia come la fallacia naturalistica o il problema del ‘dovere dall’essere’? Inoltre, l’idea stessa di ‘bisogni vitali’ oggettivi e universali è materia di dibattito filosofico e non una semplice constatazione scientifica. Per approfondire queste criticità, sarebbe utile esplorare la meta-etica e le opere di filosofi come David Hume, che per primo ha evidenziato la distinzione tra fatti e valori, e pensatori che hanno analizzato le sfide delle etiche naturalistiche e consequenzialiste.Abbiamo riassunto il possibile
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