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Contenuti del libro
Informazioni
“Il castello degli scrittori. Norimberga 1946, cronache dall’abisso” di Uwe Neumahr ci porta nel cuore del Processo di Norimberga, non attraverso gli occhi dei giudici o degli imputati, ma di chi era lì per raccontarlo al mondo: i giornalisti, gli scrittori e gli artisti. Il libro si concentra sul Press Camp, spesso ospitato nel suggestivo ma difficile Castello Faber-Castell, dove corrispondenti da ogni parte del mondo si ritrovano a convivere. Tra loro ci sono figure leggendarie del reportage di guerra, esiliati tedeschi tornati per fare i conti con la colpa tedesca, e sopravvissuti come Ernst Michel. Attraverso le loro storie, il libro esplora le sfide immense del documentare l’Olocausto e i crimini nazisti, le tensioni politiche del nascente dopoguerra e della Guerra Fredda che si riflettono anche tra i reporter, le critiche al Processo di Norimberga stesso, e le complesse dinamiche umane che si sviluppano in questo scenario di devastazione. È uno sguardo intimo e sfaccettato su come la storia è stata vissuta e raccontata in uno dei suoi momenti più cruciali.Riassunto Breve
Il processo di Norimberga, dove i capi nazisti vengono giudicati, attira giornalisti e osservatori da tutto il mondo, che vivono in condizioni variabili tra il sovraffollato Press Camp e hotel più confortevoli. La stampa tedesca, rinata sotto controllo alleato, ha accesso limitato rispetto ai colleghi stranieri, ma insiste sul diritto di cronaca. Tra i reporter ci sono figure con storie personali forti, come un sopravvissuto di Auschwitz o corrispondenti ebrei delusi dalla trattazione dell’Olocausto. Artisti documentano visivamente le udienze, superando i limiti della fotografia. La convivenza nel Press Camp riflette le tensioni globali, in particolare l’inizio della Guerra Fredda, con corrispondenti sovietici separati e sotto stretto controllo, mentre gli occidentali godono di maggiore libertà. La città di Norimberga, distrutta, fa da sfondo a un evento giudiziario che solleva critiche tra i reporter per la sua base legale, l’esclusione di giudici tedeschi e il ruolo dell’URSS. Raccontare l’enormità dei crimini è una sfida, data la natura tecnica delle udienze, portando alcuni a concentrarsi sul comportamento degli imputati o a usare il sensazionalismo.Lo scrittore americano John Dos Passos documenta la confusione e le difficoltà dell’occupazione americana in Germania, criticando la politica post-bellica degli USA, inclusa la gestione dei rapporti con Stalin, pur ammirando il procuratore Jackson. Dietro le quinte del processo si intrecciano dinamiche complesse, con figure controverse come Rudolf Diels, ex capo della Gestapo, che interagisce con procuratori americani e l’aristocrazia locale, sollevando interrogativi morali.Intellettuali tedeschi come Erich Kästner, Peter de Mendelssohn ed Erika Mann affrontano la questione della colpa tedesca con visioni diverse, influenzate dalle loro esperienze durante il nazismo. De Mendelssohn, esiliato, sostiene la colpa collettiva e la necessità di rieducazione esterna. Kästner, “emigrante interno”, rifiuta la colpa collettiva e usa umorismo nero nei suoi reportage. Erika Mann, esiliata e attivista, sostiene con forza la colpa collettiva e critica chi è rimasto in Germania.Reporter come William Shirer criticano le condizioni di lavoro e interpretano la storia tedesca, mentre Alfred Döblin usa il processo per scopi pedagogici verso i tedeschi, anche ricorrendo a un inganno sulla sua presenza. Critiche al processo arrivano anche da giornaliste straniere: Janet Flanner trova la procura americana impreparata e critica i suoi connazionali, sostenendo la colpa collettiva tedesca. Elsa Triolet, da una prospettiva stalinista, vede il processo come una farsa occidentale, criticando gli anglo-americani e manipolando i fatti.Il processo riunisce persone con destini divergenti, come Willy Brandt e Markus Wolf, entrambi giornalisti esiliati che diventeranno figure chiave in Germania Ovest e Est, con Wolf che influenzerà la carriera di Brandt. Wolf stesso, come reporter sovietico, diffonde la versione stalinista su eventi controversi come Katyn. L’ambiente del processo favorisce anche relazioni personali, come quella tra la giornalista Rebecca West e il giudice Francis Biddle, mostrando come eventi storici si intreccino con vite private. L’esposizione diretta all’orrore dei crimini nazisti segna profondamente osservatori come Martha Gellhorn, testimone della liberazione di Dachau, e Wolfgang Hildesheimer, interprete ai processi secondari, influenzando le loro opere e la loro visione del mondo, sebbene le loro posizioni verso i tedeschi possano evolvere diversamente.Infine, le posizioni sul processo e su figure come Rudolf Hess dividono anche famiglie come i Mann: Thomas ed Erika lo vedono come un faro morale e un giudizio necessario, mentre Golo lo critica e in seguito difende la scarcerazione di Hess, considerandolo innocuo e vittima di una pena eccessiva, una posizione che lo isola e che si lega alla strumentalizzazione di Hess da parte dell’estrema destra. Il caso Hess diventa una pedina nella Guerra Fredda, con il suo destino deciso dal veto sovietico, simboleggiando le tensioni irrisolte tra le potenze vincitrici e le diverse interpretazioni del passato nazista e della giustizia.Riassunto Lungo
1. Voci da Norimberga
Il processo di Norimberga, dove i principali esponenti del regime nazista sono chiamati a rispondere delle loro azioni, attira l’attenzione di corrispondenti da ogni parte del mondo. Giornalisti, scrittori e artisti arrivano in città per documentare questo evento storico. La maggior parte di loro alloggia nel Press Camp allestito all’interno del castello Faber-Castell, mentre i reporter più influenti e con maggiori disponibilità economiche trovano sistemazione nel Grand Hotel di Norimberga, godendo di condizioni decisamente più confortevoli. La vita nel castello è spesso segnata da difficoltà, con spazi limitati, servizi essenziali carenti e problemi tecnici che rendono complicate le operazioni quotidiane.La Stampa Tedesca nel Dopoguerra
Nel difficile contesto del dopoguerra, la stampa tedesca cerca di rinascere sotto la supervisione delle potenze Alleate. I giornalisti locali si trovano però ad affrontare numerose limitazioni rispetto ai colleghi stranieri. Subiscono restrizioni, la censura è una presenza costante e l’accesso alle informazioni è limitato. Possono occupare solo pochi posti riservati nell’aula del tribunale e non hanno la possibilità di accedere al Press Camp internazionale. Nonostante queste difficoltà, i giornalisti tedeschi insistono con forza sul loro diritto di cronaca e sulla necessità di potersi formare e esprimere un’opinione autonoma sugli eventi.Figure e Storie tra i Reporter
Tra i molti reporter presenti a Norimberga si distinguono figure con esperienze personali toccanti e prospettive uniche. C’è Ernst Michel, un uomo sopravvissuto all’orrore di Auschwitz, che si trova a coprire il processo per conto di un giornale tedesco. Ci sono anche corrispondenti di origine ebraa che manifestano apertamente la loro delusione per come la tragedia dell’Olocausto viene affrontata e presentata durante le udienze. Accanto ai giornalisti, operano artisti come disegnatori e caricaturisti, il cui lavoro è fondamentale per documentare visivamente l’andamento delle udienze, superando i limiti imposti all’uso della fotografia all’interno dell’aula di tribunale.Tensioni Politiche nel Press Camp
La convivenza quotidiana all’interno del Press Camp riflette le tensioni politiche che iniziano a delinearsi su scala globale, in particolare il crescente antagonismo tra il blocco Est e quello Ovest. I corrispondenti provenienti dall’Unione Sovietica sono alloggiati separatamente dagli altri e operano sotto strette direttive ricevute da Mosca. Al contrario, i giornalisti occidentali godono di una maggiore libertà di espressione, potendo anche permettersi di criticare apertamente alcuni aspetti del processo o le politiche di occupazione messe in atto dalle potenze Alleate. Le discussioni e le interazioni tra i reporter, spesso facilitate dal consumo di alcol, mettono in luce le profonde differenze di prospettiva e le difficoltà nel raggiungere una reale comprensione reciproca.La Città e il Processo
Lo scenario in cui si svolge il processo è quello di una città, Norimberga, in gran parte ridotta in macerie dai bombardamenti. La devastazione e la povertà sono evidenti ovunque e creano un forte contrasto con l’importanza storica e giudiziaria dell’evento in corso. Gli abitanti del luogo, provati dalla guerra e concentrati sulla lotta per la sopravvivenza quotidiana, mostrano spesso apatia o un senso di sfiducia nei confronti del processo che si sta svolgendo nella loro città.Critiche e Controversie sul Processo
Il processo di Norimberga stesso non è esente da critiche da parte dei corrispondenti presenti. Vengono sollevati dubbi sulla sua base legale, in particolare riguardo al principio di irretroattività della legge penale. Altri punti di contestazione riguardano l’esclusione di giudici tedeschi dal collegio giudicante e il ruolo dell’Unione Sovietica, a sua volta accusata di aver commesso crimini simili a quelli imputati ai leader nazisti. Anche la selezione dei testimoni chiamati a deporre e la percezione di una difesa debole per gli imputati sono oggetto di dibattito e critica tra i reporter.Le Sfide del Racconto
La sfida più grande per i reporter a Norimberga è trovare il modo efficace per comunicare al mondo l’enormità e l’orrore dei crimini commessi dal regime nazista. La natura spesso molto tecnica e basata su documenti delle udienze rende difficile trasmettere la dimensione umana delle sofferenze e l’orrore vissuto dalle vittime. Molti resoconti si limitano a descrivere il comportamento degli imputati, spesso percepito come sorprendentemente banale, o ricorrono a un linguaggio sensazionalistico nel tentativo di catturare l’attenzione del pubblico. Tuttavia, alcuni scrittori e giornalisti cercano attivamente approcci narrativi più originali e profondi per superare i limiti del reportage tradizionale e rendere giustizia alla complessità e alla gravità degli eventi.Ma un processo con giudici scelti dai vincitori e leggi create dopo i fatti può dirsi davvero “giusto”?
Il capitolo accenna alle perplessità dei reporter riguardo al processo di Norimberga, toccando punti cruciali come la base legale e l’esclusione di giudici tedeschi. Queste critiche non sono marginali, ma mettono in discussione i fondamenti stessi della giustizia applicata. Per capire la complessità di tali obiezioni e il dibattito storico che ne è scaturito, è indispensabile studiare a fondo il diritto internazionale, la storia del diritto penale e le analisi critiche sulla giustizia di transizione. Approfondire il pensiero di giuristi e filosofi del diritto che hanno analizzato il processo di Norimberga è essenziale per valutare la sua eredità e le sue contraddizioni.2. Contrasti e ombre nell’occupazione post-bellica
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, lo scrittore americano John Dos Passos documenta la situazione in Germania per la rivista «Life». Osserva la confusione e la frustrazione dei militari statunitensi incaricati di governare e denazificare il paese. Questo compito si rivela difficile a causa della barriera linguistica e della mancanza di collaborazione da parte dei tedeschi, molti dei quali soffrono la fame. Dos Passos, che segue la tradizione del “new reportage” che mette l’accento sul coinvolgimento emotivo, descrive la disperazione dei vinti. Tuttavia, intitola la sua raccolta di scritti sulla Germania “L’anno della nostra sconfitta”, riferendosi ai fallimenti e agli errori americani.La critica di Dos Passos alla politica americana
La sua visione critica nasce dalla profonda delusione per la politica americana del dopoguerra. Identifica diversi errori storici, tra cui la gestione dei rapporti con Stalin, ritenendo impossibile una vera collaborazione tra democrazia e dittatura. Critica anche le azioni militari americane, come i bombardamenti indiscriminati sui civili. Inoltre, percepisce un tradimento verso gli alleati occidentali a favore dell’Unione Sovietica. Questa posizione schietta e critica lo rende piuttosto impopolare tra i suoi connazionali.Il processo di Norimberga: giustizia e ambiguità
Nonostante la sua critica generale, Dos Passos ammira profondamente il procuratore Robert H. Jackson e la sua arringa di apertura al processo di Norimberga. Vede nel discorso di Jackson un tentativo importante di affermare una giustizia basata sulla legge, non sulla semplice vendetta, e lo considera un momento di orgoglio nazionale. Jackson presenta l’accusa contro i leader nazisti, cercando di distinguere chiaramente tra i criminali e la popolazione tedesca, vista più come sedotta dal regime.Interazioni dietro le quinte e relazioni complesse
Il processo di Norimberga richiede una vasta organizzazione e coinvolge figure complesse e a volte controverse. Tra i testimoni chiave figura Rudolf Diels, che era stato il primo capo della Gestapo. Nonostante il suo passato, la sua conoscenza del regime nazista è ritenuta essenziale per il processo. Diels gode di una notevole libertà e frequenta la residenza di caccia dei conti Faber-Castell. Qui si trova anche il Press Camp, dove procuratori americani e altri partecipanti al processo interagiscono con membri dell’aristocrazia locale. Si sviluppa una relazione tra Diels e la contessa Katharina Faber-Castell. Queste interazioni e la presenza di figure discusse come Diels evidenziano le complesse dinamiche personali e politiche che si intrecciano dietro le quinte del processo, sollevando interrogativi sulla moralità e le ambiguità del periodo post-bellico.Ma come si concilia l’idea di giustizia a Norimberga con la libertà concessa a figure come l’ex capo della Gestapo?
Il capitolo evidenzia giustamente le ambiguità del processo di Norimberga, in particolare la libertà concessa a figure compromesse come Rudolf Diels. Questa apparente contraddizione tra la ricerca di giustizia e le complesse dinamiche dietro le quinte richiede un approfondimento del contesto storico e politico dell’occupazione alleata e della denazificazione. Per comprendere meglio come tali situazioni fossero possibili, è utile studiare la storia del processo di Norimberga oltre le aule del tribunale, esplorando le strategie investigative, i compromessi politici e il ruolo dei testimoni. Approfondire autori che trattano la storia della Germania nel dopoguerra e la giustizia di transizione può fornire il contesto necessario per valutare queste ambiguità.3. Sguardi diversi sulla colpa tedesca
Dopo la guerra, la Germania doveva affrontare la sua storia recente e la ricostruzione, compreso il Processo di Norimberga. Intellettuali come Erich Kästner, Peter de Mendelssohn ed Erika Mann, segnati dalle loro esperienze durante il nazismo, ebbero visioni diverse su questi temi cruciali. Le loro prospettive erano profondamente influenzate dal fatto che fossero rimasti in patria come “emigranti interni” o fossero stati costretti all’esilio. Queste differenze portarono a dibattiti accesi e a tensioni tra loro.La visione di Peter de Mendelssohn
Peter de Mendelssohn, che era stato esiliato e aveva ottenuto la cittadinanza britannica, tornò in Germania e contribuì a fondare la “Neue Zeitung”, un giornale voluto dagli americani per il pubblico tedesco. Aiutò anche Kästner a riprendere la sua attività giornalistica. Per Mendelssohn, il processo di Norimberga era un momento storico fondamentale per fare i conti con il passato. Si impegnò a fondo per documentare i crimini nazisti, sostenendo con forza la tesi della colpa collettiva tedesca. Credeva che fosse necessaria una rieducazione imposta dall’esterno per superare il passato nazista. Esprimeva una profonda delusione verso molti intellettuali tedeschi, ritenendo che non avessero affrontato adeguatamente le loro responsabilità o mostrato sufficiente volontà di cambiamento dopo la caduta del regime.Il punto di vista di Erich Kästner
Erich Kästner, a differenza di Mendelssohn ed Erika Mann, era rimasto in Germania durante il nazismo, vivendo come un “emigrante interno”. Divenne caporedattore culturale della stessa “Neue Zeitung” dove lavorava Mendelssohn. Il suo modo di raccontare il processo di Norimberga era distaccato e si concentrava sui dettagli esteriori degli imputati. Usava spesso l’umorismo nero per affrontare l’orrore di ciò che era accaduto. Kästner rifiutava l’idea di una colpa collettiva. Credeva invece che la Germania dovesse trovare la forza di rigenerarsi attraverso la propria cultura liberale, partendo dall’interno. Non riuscì mai a scrivere il grande romanzo che aveva promesso sul periodo nazista, un segno forse della difficoltà di elaborare quell’esperienza.Le critiche di Erika Mann
Erika Mann, come Mendelssohn, era stata costretta all’esilio e divenne una forte attivista contro il nazismo. Vedeva il processo di Norimberga come una sorta di rivincita personale contro coloro che l’avevano perseguitata e come un passo necessario verso la giustizia. Sosteneva con grande convinzione la tesi della colpa collettiva tedesca. Era molto critica verso i tedeschi del dopoguerra, accusandoli di non fare abbastanza auto-riflessione sul loro passato e di voler dimenticare troppo in fretta. Era particolarmente severa verso gli “emigranti interni”, coloro che erano rimasti in Germania e si erano in qualche modo adattati al regime. Per lei, figure come Wilhelm Emanuel Süskind rappresentavano l’opportunismo e una grave mancanza di morale per aver convissuto con il regime.Queste visioni così diverse tra chi era tornato dall’esilio e chi era rimasto in patria riflettevano il dibattito acceso sulla responsabilità della Germania dopo il nazismo. C’erano idee contrastanti su chi dovesse essere considerato colpevole e su come il paese potesse rigenerarsi. Le tensioni tra Mendelssohn e Mann, che sostenevano la colpa collettiva e criticavano chi era rimasto, e Kästner, che la rifiutava e credeva in una rinascita interna, mostravano quanto fosse difficile trovare un terreno comune e affrontare un passato così pesante.Come si spiega la divergenza nelle reazioni emotive a un trauma così profondo, come quella tra il rancore duraturo di Gellhorn e l’atteggiamento più sfumato di Hildesheimer verso i tedeschi?
Il capitolo descrive in modo efficace l’impatto devastante dell’orrore nazista su due figure diverse, ma lascia aperta la questione fondamentale del perché le loro risposte emotive a lungo termine verso la popolazione tedesca abbiano preso strade così differenti. Per affrontare questa lacuna, sarebbe utile esplorare più a fondo i meccanismi psicologici del trauma e della memoria collettiva, considerando come fattori individuali, contestuali e persino neurobiologici possano influenzare l’elaborazione di esperienze estreme. Un approfondimento in discipline come la psicologia del trauma o la sociologia della memoria potrebbe fornire gli strumenti per comprendere meglio queste dinamiche complesse. Autori come Van der Kolk o Assmann potrebbero offrire spunti significativi.8. Contrasti sulla giustizia e il destino di Hess
Le posizioni sul processo di Norimberga e sulla figura di Rudolf Hess mostrano forti contrasti all’interno della famiglia Mann. Thomas Mann considera il processo un faro morale e un evento pedagogico fondamentale. Sua figlia Erika Mann difende con decisione il tribunale alleato, rifiutando l’idea che giudici tedeschi potessero essere imparziali e sostenendo con forza il concetto di colpa collettiva del popolo tedesco. Lei vede Rudolf Hess come un fanatico devoto a Hitler e alle sue idee. Golo Mann, invece, ha una visione più critica riguardo al processo di Norimberga. Lo ritiene arbitrario, evidenziando come i crimini compiuti dalle potenze vincitrici non siano stati presi in considerazione. Rifiuta l’idea di colpa collettiva, preferendo parlare di responsabilità collettiva.Le posizioni di Golo Mann e le loro conseguenze
Anni dopo il processo, Golo Mann prende pubblicamente posizione a favore della scarcerazione di Rudolf Hess, che era detenuto dal 1941. Considera Hess un uomo ormai innocuo, descrivendolo come un romantico piuttosto che un individuo malvagio, e ritiene l’ergastolo una pena eccessiva, peggiore della morte stessa. Questa sua posizione è in parte influenzata anche dalla gratitudine personale: Hess aveva offerto protezione al nonno materno di Golo, Alfred Pringsheim, durante gli anni del Terzo Reich. La scelta di Golo Mann di schierarsi in difesa di Hess lo isola notevolmente nel mondo intellettuale, specialmente dopo il suo avvicinamento a posizioni politiche più conservatrici. Nonostante le sue intenzioni, le sue proteste vengono associate ai gruppi di estrema destra che tentano di usare la figura di Hess come simbolo.Il caso Hess nel contesto internazionale
Il caso di Rudolf Hess si trasforma in una pedina sullo scacchiere della Guerra Fredda. Nonostante diverse iniziative promosse per la sua scarcerazione, spesso per motivi umanitari, specialmente negli anni ’60 e ’80, il veto posto dall’Unione Sovietica impedisce ogni possibilità di rilascio. La situazione del carcere di Spandau, dove un solo prigioniero è sorvegliato congiuntamente dalle quattro potenze vincitrici, rappresenta un costo elevato e una circostanza del tutto unica nel suo genere.Riflessi nella società tedesca
Le reazioni molto diverse nei confronti di Rudolf Hess, che vanno dall’odio espresso da Erika Mann alla richiesta di clemenza avanzata da Golo Mann, riflettono le posizioni profondamente antitetiche presenti nella società tedesca del dopoguerra. Queste divisioni riguardavano il modo di affrontare il passato nazista e l’interpretazione della giustizia. Da un lato, c’era la volontà di una condanna senza riserve e l’accettazione della colpa; dall’altro, il desiderio di una valutazione più complessa e la critica verso l’operato dei vincitori. Queste visioni opposte sul passato e sulla giustizia hanno segnato a lungo il dibattito pubblico in Germania.Descrivere Rudolf Hess come un ‘romantico’ o un uomo ‘innocuo’ non è forse una semplificazione irrazionale che ignora il suo ruolo nel regime nazista?
Il capitolo riporta la posizione di Golo Mann, ma non fornisce sufficiente contesto storico sul ruolo effettivo di Rudolf Hess all’interno del regime nazista. Questa lacuna rende difficile valutare la razionalità di tale descrizione e comprendere le reazioni che essa ha suscitato. Per approfondire, è necessario studiare la storia del Terzo Reich e la biografia di Hess, esaminando le sue responsabilità e azioni concrete. Discipline come la storia contemporanea e la politologia possono offrire gli strumenti per un’analisi più completa.Abbiamo riassunto il possibile
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