Contenuti del libro
Informazioni
“Identità culturale e violenza. Neuropsicologia delle lingue e delle religioni” di Franco Fabbro è un libro che ti prende e ti porta dentro un tema super attuale: perché noi umani ci attacchiamo così tanto alla nostra `identità culturale` e perché questo porta spesso alla `violenza`? L’autore non si ferma alla superficie, ma scava a fondo, usando la `neuropsicologia` per spiegare come il nostro `cervello` viene letteralmente plasmato dalle `lingue` che impariamo e dalla `cultura` in cui cresciamo. È affascinante vedere come la `diversità` linguistica e culturale non sia solo un fatto sociale, ma abbia un impatto concreto su come pensiamo e percepiamo il mondo. Il libro esplora anche il ruolo delle `religioni` in questa dinamica di gruppo e conflitto, e come l’`apprendimento` e l’`educazione`, specialmente il `plurilinguismo` precoce e la conoscenza delle diverse fedi, siano fondamentali per navigare la `globalizzazione` senza perdersi in scontri identitari. Non è un saggio noioso, ma un percorso che ti fa riflettere su te stesso e sul mondo, mostrandoti come la scienza del cervello possa aiutarci a capire le radici profonde dei nostri comportamenti, anche quelli più distruttivi, e suggerendo vie per costruire un futuro più pacifico.Riassunto Breve
La cultura è un insieme di informazioni e abilità trasmesse socialmente, diversa dall’informazione biologica del DNA perché appresa e non ereditata, e si radica nella lingua. La cultura cumulativa è una caratteristica umana, esplosa con l’invenzione del linguaggio circa 80.000 anni fa. Il linguaggio ha introdotto il comportamento simbolico e ha differenziato i gruppi umani con lingue e tradizioni distinte. Le diverse culture e lingue plasmano il cervello in modi specifici. L’evoluzione culturale si basa su innovazione e imitazione, che richiedono attenzione e collaborazione. Il linguaggio, sistema simbolico complesso, influenza il pensiero, come si vede nella categorizzazione dei colori o nelle strutture grammaticali, ma il pensiero non si limita al linguaggio, come dimostrano casi di afasia o persone sorde. La diversità linguistica nasce da fattori fisiologici, biologici, geografici e storici, e ogni lingua usa suoni unici, creando barriere comunicative. Questa diversità incide anche sulla genetica delle popolazioni, favorendo la riproduzione tra parlanti della stessa lingua. Il cervello elabora il linguaggio principalmente nell’emisfero sinistro, con aree come Broca per la produzione e Wernicke per la comprensione. Esistono due sistemi principali: uno ventrale per parole e significati, e uno dorsale per l’integrazione sensorimotoria e la sintassi, connessi da fasci di fibre come il fascicolo arcuato, che sembra esclusivo degli umani. Le vocalizzazioni umane sono controllate da circuiti nervosi antichi; si ipotizza che il canto, per emozioni e coesione, abbia preceduto il linguaggio, e le sue strutture cerebrali siano state riutilizzate. In un mondo globalizzato, il plurilinguismo preserva la ricchezza culturale e identitaria. Il cervello matura per fasi, influenzando le capacità cognitive. L’acquisizione del linguaggio, specialmente della lingua madre, è legata allo sviluppo cerebrale, con periodi critici per pronuncia e grammatica, soprattutto prima degli otto anni. L’esposizione precoce è fondamentale, come mostrano casi di isolamento. La memoria implicita è cruciale per la prima lingua, mentre la memoria esplicita è più usata per il vocabolario e le seconde lingue apprese tardi, spiegando la minore automaticità. Lo studio del bilinguismo mostra che la rappresentazione cerebrale delle lingue dipende dall’età di acquisizione e dall’uso. Lesioni possono colpire selettivamente le lingue. L’acquisizione precoce di una seconda lingua porta a una rappresentazione cerebrale più simile a quella della lingua madre. L’apprendimento tardivo richiede maggiore attivazione corticale. La frequenza d’uso modula l’attivazione cerebrale. Questo principio di apprendimento e variazione culturale si osserva anche in animali come passeriformi e orche, dove le differenze culturali (canto, dialetti vocali) possono agire come barriere all’incrocio. Umani, come primati sociali, formano gruppi, con una dimensione media legata alla neocorteccia. Le società arcaiche mostrano violenza tra gruppi esterni. Con gli Stati, diminuisce la violenza interna ma emerge la guerra organizzata. La mente umana oscilla tra aspirazioni universalistiche e identitarie. La violenza umana ha basi neurobiologiche ma anche una dimensione distruttiva amplificata. Per superare questa violenza, si propone un equilibrio tra universalismo e identità, forse con comunità più piccole coordinate dalla tecnologia. Conoscenza, tolleranza e razionalità sono strumenti fondamentali. La violenza organizzata è un tratto distintivo della storia umana, con il XX secolo come epoca di massima violenza e crimini contro l’umanità. Il complesso militare-industriale alimenta i conflitti. Parallelamente, la religione è un fenomeno universale con rituali e credenze, che oscilla tra spinte identitarie e universalistiche. Figure storiche hanno promosso ideali universalistici. Le diversità culturali si apprendono presto e influenzano l’identità, potendo generare conflitti. Per limitare la violenza identitaria, si suggerisce un’educazione precoce al plurilinguismo e alla conoscenza delle diverse tradizioni religiose. L’intenzionalità umana permette azione libera. L’educazione plurilingue precoce sfrutta i periodi critici, favorendo regolazione del comportamento e riducendo rischi neurodegenerativi, ma molti paesi mostrano scarso interesse. La globalizzazione rende cruciale la comprensione della diversità religiosa. La predisposizione alla religiosità è universale. Invece di abolire le religioni, è utile promuovere conoscenza e rispetto reciproco con l’insegnamento comparato delle religioni nelle scuole. Sostituire l’insegnamento confessionale con uno studio ampio e obbligatorio favorisce la comprensione e riduce l’integralismo. Il pensiero critico, nato dal dialogo razionale, è un’evoluzione dal pensiero dogmatico. La scienza incarna questo approccio. Accanto all’educazione plurilingue e plurireligiosa, promuovere pensiero critico e conoscenza scientifica contrasta automatismi e ideologie. L’obiettivo educativo è formare individui tolleranti, pensanti e consapevoli. Percorsi di autoconoscenza e mindfulness aiutano a coltivare la pace interiore per la convivenza pacifica.Riassunto Lungo
1. La Specie Simbolica: Cultura e Invenzione del Linguaggio
La cultura è come un insieme di informazioni, idee e capacità che cambiano il modo in cui le persone si comportano. Queste cose si trasmettono da persona a persona nella società e vengono conservate sia nel cervello che in oggetti come libri o strumenti. È diversa dalle informazioni biologiche che sono scritte nel DNA. La cultura si basa sulla lingua e si impara, non si eredita alla nascita. Passa da una generazione all’altra attraverso l’insegnamento e l’apprendimento. Anche se alcuni animali possono imparare cose dagli altri, solo gli esseri umani hanno una cultura che si accumula nel tempo. Questa cultura umana è iniziata quando abbiamo cominciato a costruire strumenti di pietra ed è arrivata a un punto cruciale con l’invenzione del linguaggio circa 80.000 anni fa.Il ruolo fondamentale del linguaggio
Il linguaggio ha cambiato tutto. Ha dato inizio al comportamento simbolico, cioè la capacità di usare simboli per rappresentare idee e oggetti. Ha anche creato differenze culturali tra i gruppi umani, che si sono distinti per lingue, tradizioni e modi di vivere diversi. Culture diverse formano cervelli diversi, perché ogni lingua lascia una traccia specifica nel modo in cui il cervello si organizza. La cultura umana si evolve grazie a due processi: l’invenzione di cose nuove e l’imitazione di ciò che fanno gli altri. Questi processi funzionano bene solo se le persone collaborano e si prestano attenzione a vicenda, capacità che gli esseri umani hanno sviluppato in modo particolare. Il linguaggio è un sistema sociale di simboli molto importante. Permette di scambiare una grande quantità di informazioni, cosa fondamentale per tenere unito un gruppo e far collaborare le persone.L’influenza della lingua sul pensiero
Le lingue sono sistemi simbolici complicati. Non solo mostrano la cultura di un popolo, ma influenzano anche il modo in cui pensiamo. Ad esempio, tutti gli esseri umani possono vedere le differenze tra i colori, ma ogni lingua decide quali sono i nomi dei colori e come raggrupparli. Questo cambia leggermente il modo in cui percepiamo i colori. Allo stesso modo, la grammatica di una lingua, come il genere delle parole o il modo in cui descriviamo lo spazio, può influenzare la nostra percezione e il nostro modo di pensare. Nonostante la lingua abbia un grande impatto sul pensiero, non vuol dire che il pensiero sia solo linguaggio. Ci sono studi su persone che hanno perso la capacità di parlare a causa di problemi di salute (afasiche), persone che hanno difficoltà temporanee con il linguaggio e persone sorde. Questi studi dimostrano che si può pensare in modo complesso e raccontare storie anche senza usare le parole. Anche se le culture e le lingue umane sono diverse, tutti gli esseri umani fanno parte della stessa specie biologica. Le differenze che vediamo sono create dalla cultura, non da differenze genetiche tra le cosiddette razze, che non esistono nella realtà.Se la cultura influenza il cervello, come afferma il capitolo, non è riduttivo considerare l’invenzione del linguaggio come il punto di svolta cruciale, trascurando altri fattori biologici e ambientali che potrebbero aver plasmato la specie umana?
Il capitolo sembra presentare una visione un po’ deterministica del rapporto tra linguaggio e cultura. Affermare che la cultura “forma cervelli diversi” e che il linguaggio sia stato il punto di svolta cruciale potrebbe sottovalutare la complessità dell’evoluzione umana. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire studi di paleoantropologia e neuroscienze, e considerare le teorie di autori come Terrence Deacon, che esplorano la coevoluzione di cervello e linguaggio in modo più articolato.2. Il Mosaico delle Lingue: Cervello, Cultura e Diversità
Come il cervello elabora il linguaggio
Il linguaggio viene elaborato dal cervello attraverso meccanismi complessi e sofisticati. Già nell’Ottocento, gli studiosi avevano capito che l’emisfero sinistro del cervello ha un ruolo principale nella gestione del linguaggio. In quest’area si trovano zone specifiche molto importanti: l’area di Broca, fondamentale per la produzione delle parole, e l’area di Wernicke, essenziale per la comprensione del linguaggio.Oggi, le nostre conoscenze sono molto più approfondite. Sappiamo che il linguaggio si basa su due sistemi principali. Il primo, chiamato sistema ventrale, si occupa di elaborare le parole e i loro significati. Il secondo, il sistema dorsale, è cruciale per coordinare i movimenti necessari a parlare, per la memoria dei suoni delle parole e per capire frasi complesse. Questi sistemi sono formati da diverse aree del cervello, situate nei lobi frontale e temporale, che comunicano tra loro grazie a fasci di fibre nervose. Un fascio particolare, chiamato fascicolo arcuato, sembra essere presente solo negli esseri umani e si pensa sia fondamentale per le nostre capacità linguistiche avanzate.
La varietà delle lingue nel mondo
La grande varietà di lingue che esistono al mondo è il risultato di molti fattori diversi che interagiscono tra loro. Questi fattori includono aspetti fisiologici, biologici, geografici e storici. Ogni lingua utilizza solo una piccola parte dei suoni che gli esseri umani sono in grado di produrre. Nonostante questo, ogni lingua ha suoni e combinazioni di suoni uniche, chiamate fonemi. Queste differenze creano delle barriere nella comunicazione tra gruppi di persone che parlano lingue diverse.Questa diversità linguistica non riguarda solo la cultura, ma ha effetti anche sulla genetica delle popolazioni. Infatti, le persone che parlano la stessa lingua tendono a unirsi e avere figli più spesso tra loro, specialmente nelle società più antiche.
Il canto e l’evoluzione del linguaggio e l’importanza del plurilinguismo
I suoni che produciamo con la voce, sia quelli innati come il pianto, sia quelli appresi come le parole, sono controllati da circuiti nervosi molto antichi nel nostro cervello. Alcuni studiosi pensano che il canto, un modo complesso di usare la voce per esprimere emozioni e creare legami sociali, sia nato prima del linguaggio vero e proprio. Le parti del cervello che si sono sviluppate per il canto potrebbero essere state poi utilizzate anche per il linguaggio, in un processo che viene chiamato “riciclaggio culturale”.Oggi viviamo in un mondo sempre più globalizzato, che tende a spingere verso l’uniformità delle lingue. In questo contesto, parlare più lingue, cioè il plurilinguismo, diventa importante per proteggere la ricchezza delle diverse culture e lingue. Il plurilinguismo permette di mantenere vive le identità locali e allo stesso tempo di comunicare con persone di tutto il mondo.
Affermare che la diversità linguistica influenzi la genetica delle popolazioni non è una semplificazione eccessiva, potenzialmente fuorviante?
Il capitolo sembra suggerire un legame diretto tra lingua e genetica basato sulla tendenza delle persone che parlano la stessa lingua a formare famiglie. Questa affermazione potrebbe non considerare la complessità delle dinamiche genetiche e culturali. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire studi di genetica delle popolazioni e sociolinguistica, considerando autori come Luigi Luca Cavalli-Sforza per la genetica e William Labov per la sociolinguistica.3. Le Finestre Temporali dell’Apprendimento Linguistico
Maturazione Cerebrale e Fasi di Sviluppo
Il cervello cambia continuamente attraverso la maturazione, che procede per fasi distinte. Questa maturazione è visibile attraverso diversi indicatori, come la densità dei neuroni, lo sviluppo dei dendriti, la quantità di sinapsi e la mielinizzazione delle fibre nervose. È importante notare che diverse aree del cervello maturano in tempi diversi. Questa diversa velocità di maturazione influenza direttamente le capacità cognitive che sviluppiamo nelle varie fasi della vita.Periodi Critici nell’Acquisizione del Linguaggio
L’apprendimento del linguaggio, in particolare della lingua madre, è fortemente legato allo sviluppo del cervello. Infatti, esistono periodi specifici, chiamati periodi critici, particolarmente importanti per imparare le lingue. Questi periodi critici sono specialmente rilevanti per l’acquisizione della pronuncia e della grammatica. Ad esempio, i bambini che vengono esposti a una seconda lingua prima degli otto anni hanno la capacità di imparare a pronunciarla perfettamente, proprio come un madrelingua. Al contrario, se l’apprendimento avviene dopo questo periodo, è più probabile che la persona mantenga un accento straniero.Grammatica e Periodo Critico
Anche la capacità di apprendere la grammatica si sviluppa meglio durante un periodo critico. Questo è particolarmente vero per le parole funzionali, come articoli, preposizioni e congiunzioni, che sono fondamentali per la struttura della frase.L’Importanza dell’Esposizione Precoce al Linguaggio: Il Caso di Genie
La rilevanza dell’esposizione precoce al linguaggio è evidente in casi come quello di Genie, una bambina cresciuta in isolamento. Questi casi dimostrano che, sebbene sia possibile recuperare alcune capacità cognitive anche dopo un periodo di isolamento, l’acquisizione del linguaggio, specialmente per quanto riguarda la grammatica, rimane compromessa se inizia in età avanzata. Anche se il cervello mostra una certa plasticità, i periodi critici rappresentano finestre temporali in cui l’apprendimento di specifiche abilità è più efficace e naturale.Memoria Implicita ed Esplicita nell’Apprendimento Linguistico
I sistemi di memoria giocano un ruolo cruciale nell’apprendimento del linguaggio. La memoria implicita, che si sviluppa in età precoce, è fondamentale per acquisire in modo naturale i suoni e le regole grammaticali della prima lingua. La memoria esplicita, invece, è maggiormente coinvolta nell’apprendimento del vocabolario e delle lingue seconde, specialmente quando queste vengono apprese in età adulta. Questa distinzione tra memoria implicita ed esplicita spiega perché imparare una seconda lingua dopo l’infanzia risulta spesso meno automatico eFluente rispetto alla lingua madre. È comunque possibile apprendere una seconda lingua in età adulta attraverso un apprendimento esplicito, cioè consapevole e basato sullo studio delle regole grammaticali. Tuttavia, questo tipo di apprendimento, pur essendo efficace, potrebbe non portare a raggiungere una competenza linguistica paragonabile a quella di un madrelingua, soprattutto in termini di naturalezza e fluidità.Se violenza e religione sono fenomeni universali, qual è il nesso che li lega, ammesso che esista?
Il capitolo presenta la violenza e la religione come due costanti della storia umana, quasi fossero due binari paralleli. Ma è davvero sufficiente affiancarli senza indagare se vi sia una relazione più profonda? Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile esplorare la sociologia della religione e gli studi sui conflitti religiosi, approfondendo autori come René Girard, che ha analizzato il ruolo del sacro e della violenza nelle società umane.7. Coltivare la Comprensione: Educazione in un’Era Globale
Le differenze tra culture si imparano da piccoli e si fissano profondamente nella memoria, influenzando chi siamo. Queste radici culturali sono importanti, ma possono anche causare problemi, come guerre e violenze per motivi di lingua, nazione e religione. Per ridurre i conflitti legati alla cultura, è utile insegnare ai bambini fin da piccoli più lingue e far conoscere diverse religioni.Gli esseri umani possono immaginare e scegliere, e questo permette loro di agire liberamente. L’educazione a più lingue sfrutta questa capacità, dando ai bambini la possibilità di imparare più lingue da piccoli, quando è più facile. Imparare le lingue in giovane età aiuta a controllare meglio il proprio comportamento e può ridurre il rischio di malattie del cervello da anziani. Nonostante questi vantaggi, in Italia e in altri paesi europei non si dà molta importanza all’educazione plurilingue, spesso perché gli insegnanti non sono preparati adeguatamente.Oggi, con la globalizzazione, capire le diverse religioni è diventato fondamentale. Tutti gli esseri umani hanno una predisposizione per la religione, che si manifesta in molti modi diversi. Cercare di eliminare la religione non è utile. Invece di abolire le religioni, è meglio farle conoscere e insegnare il rispetto reciproco, studiando le diverse tradizioni religiose a scuola. Sostituire l’insegnamento di una sola religione con lo studio di tutte le religioni, fatto da insegnanti preparati, aiuta a capire meglio e riduce l’estremismo.Il pensiero critico è nato nell’antica Grecia dal dialogo razionale e rappresenta un passo avanti rispetto al pensiero basato sulla magia e sulla religione. La scienza moderna, che si basa sull’osservazione, sulla misurazione e sulla possibilità di verificare se le teorie sono sbagliate, è un esempio di pensiero critico. Oltre a conoscere più lingue e religioni, è essenziale promuovere il pensiero critico e la scienza per difendersi dai pensieri automatici, dalle idee rigide e dai pericoli delle tecnologie che ci tolgono umanità. L’obiettivo principale dell’educazione non è solo formare dei lavoratori, ma persone tolleranti, capaci di pensare e consapevoli. Infine, conoscere meglio se stessi e pratiche come la mindfulness aiutano a capire chi siamo e a trovare la pace interiore. Questo è molto importante per vivere insieme pacificamente in un mondo pieno di diversità.Se la comprensione interculturale e l’educazione plurilingue sono presentate come chiavi per la pace globale, non si rischia di sottovalutare il peso di fattori socio-economici e politici nelle dinamiche conflittuali?
Il capitolo pone un’enfasi condivisibile sull’importanza dell’educazione interculturale e plurilingue, ma potrebbe risultare limitativo se non contestualizzato in un’analisi più ampia delle cause dei conflitti. Per una comprensione più completa, sarebbe utile approfondire discipline come la sociologia dei conflitti e la scienza politica, esplorando autori che si sono occupati delle radici socio-economiche e politiche delle tensioni internazionali.Abbiamo riassunto il possibile
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