Contenuti del libro
Informazioni
“I saggi: Sei amici e il mondo che hanno creato” di Walter Isaacson & Evan Thomas ti porta dietro le quinte della politica estera americana nel cuore del XX secolo, raccontando la storia di sei figure incredibili – Averell Harriman, Dean Acheson, Chip Bohlen, George Kennan, Robert Lovett e John J. McCloy – che, partendo da scuole d’élite e amicizie profonde, hanno plasmato la risposta degli Stati Uniti alla Guerra Fredda. Il libro esplora le loro vite, dalla formazione in ambienti privilegiati al servizio pubblico, mostrando come abbiano affrontato sfide enormi come la ricostruzione dell’Europa con il Piano Marshall, l’ideazione della strategia di contenimento contro l’Unione Sovietica e la gestione di crisi internazionali epocali come quelle di Berlino, la guerra di Corea, Cuba e il Vietnam. Non è solo una cronaca di eventi storici, ma un’immersione nelle decisioni difficili prese da questi uomini dell’establishment americano, nelle loro alleanze, nei loro conflitti e nel modo in cui la loro diplomazia e leadership hanno definito un’era, lasciando un’eredità complessa nel mondo che conosciamo oggi.Riassunto Breve
Un gruppo di uomini come Averell Harriman, Dean Acheson e Chip Bohlen, cresciuti in ambienti ricchi e frequentando scuole d’élite, sviluppano un forte senso del dovere e l’idea di servire il paese. Queste scuole, ispirate al modello inglese, formano una classe dirigente preparata per ruoli importanti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questi uomini si trovano ad affrontare l’Unione Sovietica. Figure come Harriman, avendo visto da vicino la realtà sovietica, capiscono che la collaborazione è difficile e che l’URSS punta all’espansione. George Kennan, con la sua analisi, spiega la mentalità sovietica, basata sull’insicurezza e sulla spinta a espandersi. Da qui nasce la dottrina del contenimento, che non è solo militare ma anche economica e di propaganda. L’Europa è distrutta dalla guerra e gli Stati Uniti devono intervenire. Nasce il Piano Marshall, guidato da figure come Acheson e Harriman, che serve a ricostruire l’Europa ma anche a creare un blocco contro l’URSS. Questo porta alla divisione dell’Europa e all’inizio della Guerra Fredda. Le tensioni aumentano con eventi come il colpo di stato in Cecoslovacchia e il blocco di Berlino, a cui gli USA rispondono con un ponte aereo. La scoperta della bomba atomica sovietica cambia tutto, portando gli USA a sviluppare armi ancora più potenti, nonostante l’opposizione di alcuni come Kennan. La Guerra di Corea è un altro momento critico, dove la leadership di Acheson è messa alla prova e si scontrano visioni diverse, come quella di MacArthur che viene rimosso per insubordinazione. Questa guerra aumenta la spesa militare e la divisione tra Est e Ovest. Negli anni successivi, questi uomini continuano a influenzare la politica estera, affrontando crisi come quelle di Berlino e Cuba, dove emergono approcci diversi (linea dura contro cautela). La guerra del Vietnam mette in crisi questa generazione. Inizialmente la sostengono, ma di fronte alla realtà del conflitto, figure come Acheson e Harriman cambiano idea e consigliano al presidente Johnson di ritirarsi. Harriman lavora per una soluzione diplomatica, anche se i negoziati sono difficili. Con il tempo, l’influenza di questa élite diminuisce, attaccata dal McCarthyismo e in disaccordo con le nuove politiche. Nonostante ciò, continuano a cercare di servire il paese, ma la loro era finisce, lasciando il posto a una nuova generazione. La loro storia mostra come un gruppo di uomini con una formazione simile e una visione condivisa abbia guidato gli Stati Uniti in un periodo cruciale, prendendo decisioni difficili che hanno plasmato il mondo, ma anche affrontando i limiti del loro potere e le conseguenze delle loro scelte.Riassunto Lungo
1. Formazione di una Classe Dirigente
Il percorso di formazione di tre figure chiave della politica americana del XX secolo, Averell Harriman, Dean Acheson e Chip Bohlen, inizia con la loro giovinezza. Harriman, figlio di un magnate ferroviario, cresce in un ambiente di grande ricchezza e potere, sviluppando un carattere tenace e distaccato. Acheson, proveniente da una famiglia di ecclesiastici, mostra fin da giovane un’intelligenza vivace e un’indipendenza di spirito. Bohlen, di origini aristocratiche ma meno ricco, si distingue per la sua personalità carismatica e la sua capacità di mediazione.Le scuole d’élite e la formazione del carattere
Le esperienze formative presso scuole d’élite come Groton e St. Paul’s plasmano il senso del dovere e della responsabilità verso la società di questi futuri leader. Queste istituzioni, modellate sul sistema scolastico inglese, promuovono un’etica di servizio pubblico e un forte senso di appartenenza a una classe dirigente. Nonostante le differenze di carattere e di provenienza, i tre uomini condividono un’educazione che li prepara a ricoprire ruoli di leadership nel governo e nella diplomazia.La Seconda Guerra Mondiale e l’era atomica
La Seconda Guerra Mondiale e l’avvento dell’era atomica rappresentano un punto di svolta cruciale. Figure come McCloy, Stimson, Kennan, Acheson, Harriman e Bohlen si trovano a dover affrontare la sfida di ricostruire l’Europa e di gestire le complesse relazioni con l’Unione Sovietica. La decisione di usare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, sebbene presa con l’obiettivo di abbreviare la guerra, solleva interrogativi morali e strategici.La Guerra Fredda e la minaccia nucleare
La divisione della Germania in zone di influenza e la crescente diffidenza tra Stati Uniti e Unione Sovietica segnano l’inizio della Guerra Fredda. La necessità di controllare l’energia atomica e di evitare una corsa agli armamenti nucleari spinge Stimson, McCloy e Acheson a proporre un piano di cooperazione internazionale. Tuttavia, la diffidenza reciproca e le diverse visioni del mondo rendono difficile la realizzazione di un accordo duraturo. La politica americana, guidata da figure come Acheson, Harriman e Bohlen, si trova a dover navigare in un contesto internazionale sempre più complesso e pericoloso, caratterizzato da una costante tensione e dalla minaccia di un conflitto nucleare.Se l’educazione elitaria ricevuta da Acheson, Harriman e Bohlen ha plasmato il loro senso del dovere e della responsabilità, come mai la decisione di sganciare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, presa da alcuni membri di questa stessa élite, solleva ancora oggi profondi interrogativi morali e strategici? Non c’è forse una contraddizione tra l’etica del servizio pubblico appresa nelle scuole d’élite e la brutalità di tale atto?
Il capitolo, pur delineando la formazione di una classe dirigente americana, omette di analizzare a fondo le contraddizioni insite in tale formazione. La decisione di usare la bomba atomica, pur menzionata, non viene messa in discussione in relazione all’educazione ricevuta dai protagonisti. Per comprendere appieno le complessità di questo periodo storico e le motivazioni dietro le scelte di questi leader, sarebbe utile approfondire la filosofia morale, in particolare l’utilitarismo e il consequenzialismo, e la psicologia sociale, per analizzare i meccanismi decisionali all’interno di gruppi ristretti e sotto forte pressione. Inoltre, un’analisi più approfondita del contesto geopolitico dell’epoca, attraverso lo studio di autori come Kissinger o Gaddis, potrebbe fornire una visione più completa delle dinamiche che hanno portato alla decisione di usare la bomba atomica e alle successive tensioni della Guerra Fredda.2. La Nascita del Contenimento e la Ricostruzione dell’Europa
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, una nuova sfida emerge per gli Stati Uniti: l’Unione Sovietica. Figure come Harriman, di ritorno da Mosca, comprendono che i sovietici non sono interessati alla collaborazione, ma all’espansione. Questa consapevolezza porta a una nuova visione del mondo, in cui gli Stati Uniti devono assumere un ruolo di leadership per proteggere la libertà e la democrazia.Il Lungo Telegramma e la Dottrina del Contenimento
George Kennan, con il suo “Lungo Telegramma”, offre un’analisi profonda della mentalità sovietica, evidenziandone l’insicurezza e la tendenza all’espansione. Questo documento diventa fondamentale per la politica americana, influenzando figure come Forrestal e Acheson. La dottrina del contenimento, che nasce da queste analisi, mira a contrastare l’espansione sovietica, non solo militarmente, ma anche attraverso la propaganda e il rafforzamento economico dell’Occidente.L’Europa Devastata e il Ruolo degli Stati Uniti
L’Europa, devastata dalla guerra, necessita di un intervento urgente. La Gran Bretagna, ormai esausta, non è più in grado di garantire la stabilità. Gli Stati Uniti, sotto la guida di Acheson, Marshall e Truman, si trovano a dover colmare questo vuoto. Il Piano Marshall nasce proprio da questa necessità: non è solo un aiuto economico, ma un progetto per ricostruire l’Europa e contrastare l’influenza sovietica.Il Piano Marshall: Un’Iniziativa Strategica
Il Piano Marshall, sebbene presentato come un’iniziativa umanitaria, ha anche lo scopo di creare un’alleanza economica e politica contro l’Unione Sovietica. La decisione di invitare anche i sovietici a partecipare è una mossa strategica, poiché le condizioni poste rendono impossibile la loro adesione. Questo porta alla divisione definitiva dell’Europa in due blocchi, segnando l’inizio della Guerra Fredda. Nonostante le iniziali preoccupazioni per la reazione del Congresso, figure come Lovett e Vandenberg riescono a ottenere il sostegno necessario per il Piano Marshall. L’uso della retorica anticomunista, sebbene a volte eccessiva, si rivela efficace per convincere l’opinione pubblica e i politici della necessità di un intervento americano. La nascita del contenimento e la ricostruzione dell’Europa rappresentano un momento di svolta nella storia americana, segnando l’inizio di un nuovo ruolo per gli Stati Uniti come potenza mondiale.Se il Piano Marshall era presentato come un’iniziativa umanitaria, come mai la sua efficacia viene attribuita in parte all’uso della retorica anticomunista? Non si tratta forse di una contraddizione, o quantomeno di una semplificazione eccessiva che nasconde la complessità delle motivazioni e delle conseguenze di tale piano?
Il capitolo, nel descrivere il Piano Marshall, ne evidenzia la duplice natura: umanitaria da un lato, strategica e anticomunista dall’altro. Tuttavia, attribuire il successo del piano all’uso della retorica anticomunista appare riduttivo e tralascia altri fattori determinanti. Per comprendere appieno la questione, sarebbe opportuno approfondire diverse discipline, tra cui la storia economica, la sociologia politica e la psicologia sociale. Ad esempio, un’analisi più accurata del contesto socio-politico dell’epoca, con particolare attenzione alle dinamiche interne al Congresso e all’opinione pubblica americana, potrebbe rivelare l’influenza di fattori come il timore di una nuova depressione economica o il desiderio di affermare la leadership americana nel mondo. Inoltre, un’analisi delle strategie di comunicazione adottate dai promotori del piano, al di là della semplice retorica anticomunista, potrebbe fornire una visione più completa delle tecniche persuasive utilizzate. In questo senso, potrebbe essere utile approfondire il pensiero di autori come Edward Bernays, pioniere delle pubbliche relazioni, o di studiosi della propaganda politica come Jacques Ellul.3. Guerra Fredda e Crisi Internazionali
Il secondo dopoguerra vede il mondo dividersi in due blocchi contrapposti, dominati da Stati Uniti e Unione Sovietica. La crescente tensione tra le due superpotenze è alimentata da eventi come il colpo di stato in Cecoslovacchia nel 1948, che fa temere a Washington un’imminente aggressione sovietica, simile a quella di Monaco. In risposta, gli Stati Uniti aumentano la spesa militare e avviano il Piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa.Piano Marshall e Politica Estera
Il Piano Marshall, sotto la guida di Harriman, ottiene un notevole successo, nonostante la presenza americana in Europa non sia sempre ben accolta. La crisi in Cecoslovacchia, sebbene preoccupante, facilita l’approvazione del Piano Marshall e di altre iniziative da parte del Congresso. Il Presidente Truman, in vista di una difficile rielezione, sfrutta la situazione di emergenza per consolidare il proprio consenso. Tuttavia, figure come Marshall e Bohlen esprimono preoccupazione per la retorica bellicosa che potrebbe innescare un conflitto, mentre Kennan teme che la politica di contenimento venga interpretata come una provocazione.La Crisi di Berlino e la Questione Tedesca
La tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica raggiunge un punto critico con il blocco di Berlino nel 1948. I sovietici chiudono le vie di accesso alla città, ma gli Stati Uniti rispondono con un ponte aereo che rifornisce Berlino Ovest, dimostrando la propria determinazione. La crisi si risolve con la fine del blocco, ma la questione tedesca rimane irrisolta. Mentre i sovietici appaiono indecisi sul futuro della Germania, gli Stati Uniti sono determinati a ricostruire la Germania occidentale come baluardo contro il comunismo. La riforma monetaria del 1948 segna la divisione tra Est e Ovest.La Nascita di Israele
In questo contesto di tensioni internazionali, si discute anche della creazione dello Stato di Israele. I consiglieri di Truman si oppongono, temendo di perdere l’accesso al petrolio del Medio Oriente. Nonostante queste preoccupazioni, Truman decide di sostenere la nascita del nuovo stato.Corsa agli Armamenti e Guerra di Corea
La scoperta della bomba atomica sovietica nel 1949 pone fine al monopolio nucleare americano e spinge gli Stati Uniti a sviluppare la bomba all’idrogeno. Kennan si oppone a questa escalation, mentre Nitze sostiene la necessità di un riarmo. La situazione internazionale precipita ulteriormente con lo scoppio della guerra di Corea nel 1950, quando il Nord invade il Sud. Gli Stati Uniti decidono di intervenire rapidamente, ma la guerra si rivela lunga e complessa. La leadership di Acheson è fondamentale in questa fase, ma la sua posizione è indebolita dalle accuse di essere troppo morbido nei confronti del comunismo. La guerra di Corea porta a un ulteriore aumento della spesa militare e a una maggiore polarizzazione tra Est e Ovest.Se da un lato il capitolo descrive efficacemente la crescente tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, dall’altro non è chiaro come la decisione di Truman di sostenere la nascita di Israele, pur sapendo di rischiare l’accesso al petrolio del Medio Oriente, si concili con la logica di contenimento del comunismo e di mantenimento di una posizione di forza a livello internazionale. Quali sono state le reali motivazioni dietro questa scelta, apparentemente in contrasto con gli interessi strategici statunitensi?
Il capitolo, pur delineando con chiarezza il clima di tensione e le dinamiche della Guerra Fredda, tralascia di approfondire le complesse motivazioni che spinsero Truman a sostenere la nascita di Israele. Questa decisione, apparentemente in contrasto con la politica di contenimento del comunismo e con la necessità di mantenere l’accesso alle risorse petrolifere del Medio Oriente, necessita di un’analisi più approfondita. Per comprendere appieno le ragioni di Truman, sarebbe utile esplorare le intersezioni tra politica estera, opinione pubblica interna e considerazioni etiche. In particolare, si potrebbe approfondire il ruolo delle lobby ebraiche negli Stati Uniti, l’influenza dell’Olocausto sulla percezione del problema palestinese e le dinamiche interne al Partito Democratico. Un’analisi più dettagliata potrebbe essere condotta attraverso lo studio della politica mediorientale dell’epoca, con particolare attenzione alle opere di storici come Avi Shlaim o Benny Morris, e attraverso l’analisi delle memorie e dei documenti ufficiali dei protagonisti dell’epoca, come quelli di Dean Acheson o di Clark Clifford.4. L’Ascesa e la Caduta di una Generazione
Il generale MacArthur, al comando delle truppe americane in Corea, si trova ad affrontare l’esercito cinese. Nonostante i rapporti dal campo descrivano un nemico ben organizzato, MacArthur sottovaluta la situazione. Il suo ordine di bombardare i ponti sul fiume Yalu viene bloccato da Lovett, preoccupato di scatenare una reazione cinese. Questo episodio, insieme ad altri, solleva dubbi sulla strategia di MacArthur. Marshall, a sua volta, critica aspramente la strategia di MacArthur e la sua gestione delle truppe. Le informazioni dal campo sono scarse e l’intelligence di MacArthur si rivela inaffidabile. Nonostante la consapevolezza degli errori di MacArthur, Washington rimane inerte, incapace di prendere provvedimenti.Immobilismo a Washington
Acheson, Lovett e Marshall, pur consapevoli della condotta pericolosa di MacArthur, non intervengono. Marshall si astiene per non apparire ostile a MacArthur. Acheson, legato da amicizia e rispetto per Marshall, non riesce a prendere l’iniziativa. Lovett, a sua volta, è influenzato dal rispetto per Marshall e dall’affetto per Acheson. La lealtà verso Truman e la paura di essere accusato di debolezza verso il comunismo, inoltre, frenano Acheson. Harriman, pur avendo dubbi, non si esprime con forza. La situazione precipita quando la Cina interviene massicciamente, costringendo l’esercito americano a una ritirata disastrosa.La reazione al disastro
Di fronte al disastro, Acheson si oppone al ritiro dalla Corea. Kennan, tornato a Washington, lo sprona a reagire con dignità e risolutezza. Insieme a Rusk, Kennan convince Marshall a ordinare a MacArthur di tenere una linea di difesa. Truman, spaventato da una possibile guerra mondiale, decide di rimanere in Corea. La situazione si aggrava quando MacArthur, in contrasto con Washington, critica pubblicamente le restrizioni imposte e cerca di sabotare i negoziati di pace. Lovett e Acheson, indignati, ne chiedono la rimozione. Dopo aver reso pubblica una lettera che criticava la politica del governo, MacArthur viene rimosso dal comando.Conseguenze della rimozione di MacArthur
La rimozione di MacArthur provoca una forte reazione da parte dell’opinione pubblica e dei repubblicani, che attaccano Acheson. Nonostante le critiche, Acheson mantiene la sua posizione e, con l’aiuto di Kennan, avvia i negoziati di pace con l’Unione Sovietica. Kennan, dopo aver avviato i negoziati, viene nominato ambasciatore in Russia, ma la sua missione fallisce a causa delle crescenti tensioni della Guerra Fredda. Lovett, diventato Segretario della Difesa, si concentra sulla modernizzazione delle forze armate. Acheson, sempre più isolato, viene attaccato dai McCarthyiti e costretto a lasciare il governo.La nuova amministrazione e l’esilio della vecchia guardia
Dulles, nuovo Segretario di Stato, adotta una politica di “liberazione” dal comunismo, in contrasto con la politica di contenimento di Acheson. La nuova amministrazione epura il Dipartimento di Stato, allontanando i diplomatici più esperti. Kennan viene licenziato, mentre Bohlen, nonostante le accuse, viene nominato ambasciatore in Russia. McCloy, pur non entrando in politica, diventa un potente uomo d’affari e un influente consigliere. Lovett, dopo aver lasciato il governo, continua a influenzare la politica estera. Bohlen, nonostante le difficoltà, cerca di migliorare le relazioni con l’Unione Sovietica. Kennan, isolato, critica la politica americana e propone il disimpegno dalla Germania. Acheson, amareggiato, si dedica alla critica di Dulles e alla preparazione di una nuova generazione di leader democratici. Harriman, dopo una breve carriera politica, si ritira dalla vita pubblica. La generazione di statisti che aveva guidato l’America nel dopoguerra si trova così in esilio, mentre una nuova generazione prende il potere.Se l’immobilismo di Washington era così palese e dannoso, perché figure come Acheson, Lovett e Marshall, pur consapevoli della condotta pericolosa di MacArthur, non sono intervenute in modo più deciso e tempestivo per rimuoverlo, evitando così la disfatta e le sue conseguenze?
Il capitolo descrive un’inazione quasi paradossale da parte dei vertici politici e militari americani di fronte agli errori e all’insubordinazione del generale MacArthur. Si evidenzia una sorta di paralisi decisionale, motivata da un intreccio di lealtà personali, timori politici e rispetto per la gerarchia. Tuttavia, questa spiegazione appare insufficiente a giustificare l’immobilismo di fronte a una situazione che stava precipitando verso il disastro. Per approfondire la questione, sarebbe utile esplorare meglio le dinamiche psicologiche e i meccanismi decisionali all’interno di gruppi ristretti di potere, magari con l’ausilio di discipline come la psicologia sociale e la teoria delle decisioni. Inoltre, un’analisi più approfondita del contesto politico americano dell’epoca, con particolare attenzione al maccartismo e alle tensioni della Guerra Fredda, potrebbe fornire ulteriori elementi di comprensione. In questo senso, potrebbe essere utile approfondire le figure di studiosi come Robert Jervis, per la sua analisi delle percezioni e delle decisioni in politica estera, e di storici come John Lewis Gaddis, per la sua ricostruzione della Guerra Fredda.5. L’eredità della Guerra Fredda e le scelte difficili
Durante la Guerra Fredda, figure chiave dell’establishment americano come Dean Acheson, Robert Lovett e Averell Harriman si trovano a dover prendere decisioni cruciali nelle crisi di Berlino, Cuba e Vietnam. La loro esperienza consolidata si scontra con le nuove sfide poste da un mondo diviso in due blocchi contrapposti.La crisi di Berlino e la crisi dei missili di Cuba
Nella crisi di Berlino, Acheson, fautore di una linea intransigente, si trova in disaccordo con la prudenza di Kennedy. Al contrario, Harriman cerca di trovare soluzioni diplomatiche per la questione del Laos. La crisi dei missili di Cuba del 1962 mette in luce le diverse strategie all’interno dell’establishment: Acheson spinge per un’azione militare immediata, mentre Lovett e Bohlen suggeriscono maggiore cautela.Il Vietnam e le divisioni interne
L’escalation del conflitto in Vietnam acuisce le divisioni tra i consiglieri del Presidente Johnson. Acheson e Lovett, pur con alcune riserve, appoggiano un intervento militare più deciso, mentre Harriman insiste per una soluzione diplomatica, cercando l’intermediazione della Russia. George Kennan emerge come voce critica contro l’intervento in Vietnam, in contrasto con la visione di Rusk e Bundy, che considerano la guerra come un’estensione della lotta al comunismo. Le interpretazioni divergenti delle lezioni della Guerra Fredda portano a scelte difficili e controverse, con implicazioni profonde per la politica estera americana. Le dinamiche personali e politiche tra i leader complicano ulteriormente il processo decisionale, dimostrando come le relazioni interpersonali e le ambizioni individuali possano influenzare le scelte strategiche.Se l’esperienza consolidata di figure come Acheson, Lovett e Harriman si scontrava con le nuove sfide della Guerra Fredda, non è forse un controsenso logico affermare che le loro interpretazioni divergenti delle “lezioni” della stessa Guerra Fredda abbiano portato a scelte difficili e controverse? In altre parole, come può un’esperienza consolidata portare a interpretazioni divergenti di sé stessa?
Il capitolo sembra suggerire una contraddizione: da un lato, l’esperienza dei protagonisti dovrebbe fornire una base solida per affrontare le crisi, dall’altro, questa stessa esperienza genera visioni opposte e decisioni problematiche. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire la psicologia cognitiva e la teoria delle decisioni, in particolare il concetto di “bias cognitivo”. Autori come Kahneman e Tversky, e studi sulla dissonanza cognitiva di Festinger, potrebbero offrire spunti interessanti per comprendere come l’esperienza pregressa, invece di condurre a scelte razionali, possa in realtà alimentare pregiudizi e visioni distorte della realtà. Inoltre, un’analisi più approfondita delle dinamiche di gruppo e dei processi decisionali collettivi, con un focus sugli studi di Janis sul “groupthink”, potrebbe aiutare a capire come le interazioni tra i leader abbiano contribuito a generare le divergenze e le controversie menzionate nel capitolo.6. Il Potere dell’Establishment e i Limiti della Guerra
Nel 1967, il presidente Lyndon Johnson, pressato dalle critiche sulla guerra in Vietnam, chiede consiglio ai “Saggi”, un gruppo di influenti membri dell’establishment che ha guidato la politica estera americana per decenni. Tra questi, figure come Dean Acheson, Averell Harriman, McGeorge Bundy, Douglas Dillon e John McCloy, avevano inizialmente sostenuto la guerra. Tuttavia, McCloy e Robert Lovett si ritirano in silenzio, non potendo appoggiare un conflitto senza prospettive di vittoria.Averell Harriman e la ricerca della pace
Averell Harriman, a differenza di molti, crede nella possibilità di una pace negoziata. Cerca quindi di convincere Dean Acheson, un tempo suo allievo, a cambiare la sua posizione di supporto alla linea dura. Acheson, dopo aver esaminato i dati reali, inizia a dubitare della guerra, discostandosi dalle versioni ottimistiche fornite dai militari. Anche Clark Clifford, nuovo Segretario della Difesa, giunge alla stessa conclusione, influenzato da Paul Nitze, vice segretario alla Difesa.La svolta dei saggi e il disimpegno dal Vietnam
La svolta avviene quando i Saggi, dopo aver ricevuto briefing più realistici, cambiano posizione. Consigliano quindi a Johnson di iniziare il disimpegno dal Vietnam. Acheson esprime apertamente il suo dissenso, spingendo Johnson a riconsiderare la sua strategia. Il presidente, sentendosi tradito, cerca inizialmente di resistere. Infine, annuncia un parziale cessate il fuoco e la sua decisione di non ricandidarsi, nominando Harriman come suo rappresentante per i negoziati di pace.I negoziati di Parigi e il declino dell’establishment
Harriman vede la sua visione di una soluzione diplomatica concretizzarsi, dopo anni di paziente lavoro. Le trattative di pace a Parigi si rivelano tuttavia difficili, con le due parti che hanno obiettivi molto diversi. Nonostante le difficoltà, Harriman continua a lavorare per una soluzione, spinto anche dal desiderio di evitare l’elezione di Nixon a presidente. Negli anni successivi, l’establishment subisce un declino. Figure come Acheson si ritrovano in disaccordo con le nuove generazioni e con le politiche di Nixon. Nonostante ciò, uomini come George Kennan e Paul Nitze continuano a servire il paese, cercando di preservare i valori e le istituzioni che avevano contribuito a creare. Le vicende di questi uomini dimostrano come anche le figure più potenti e influenti possano cambiare idea di fronte alla realtà, e come le guerre, anche se iniziate con le migliori intenzioni, possano portare a conseguenze inaspettate e dolorose.Se l’establishment era così influente da guidare la politica estera americana per decenni, come mai ha fallito così miseramente nel prevedere e gestire l’esito della guerra in Vietnam, nonostante i presunti “briefing più realistici” ricevuti?
Il capitolo presenta un’immagine contraddittoria dell’establishment: da un lato, un gruppo di individui saggi e potenti, capaci di influenzare presidenti e guidare la nazione; dall’altro, un’entità che si lascia ingannare da versioni ottimistiche dei militari, necessita di briefing “più realistici” per comprendere la realtà, e infine si ritrova a dover rimediare a un disastro da loro stessi, almeno in parte, causato. Questa contraddizione suggerisce una lacuna nella comprensione del reale funzionamento del potere e del processo decisionale all’interno di questi circoli. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire discipline come la sociologia del potere, la psicologia delle decisioni di gruppo, e la storia delle istituzioni americane, con un focus particolare sul periodo della Guerra Fredda. Autori come C. Wright Mills, per la sua analisi delle élite di potere, Irving Janis, per i suoi studi sul “groupthink”, e storici come Arthur Schlesinger Jr., per la sua prospettiva interna sull’amministrazione Kennedy, potrebbero offrire spunti interessanti.
Perché il capitolo non affronta le critiche principali alla teoria proposta, ignorando il dibattito scientifico ancora aperto?
Il capitolo sembra presentare una teoria come se fosse universalmente accettata, senza menzionare le obiezioni sollevate da altri studiosi o le lacune nelle evidenze a supporto. Questo approccio rischia di dare un’immagine distorta della realtà scientifica, che spesso è molto più complessa e controversa. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire le discipline legate alla filosofia della scienza e alla metodologia della ricerca. Autori come Karl Popper o Thomas Kuhn offrono spunti fondamentali per comprendere come funziona il progresso scientifico e perché il dibattito è essenziale. Inoltre, consultare studi recenti e revisioni sistematiche potrebbe aiutare a bilanciare l’argomentazione.
7. La Guerra Fredda Nascente
Il periodo tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della Guerra Fredda è segnato da crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. La visione idealistica del presidente Roosevelt, basata sulla cooperazione con l’URSS, si scontra con la realtà di un’Unione Sovietica determinata a imporre governi “amici” lungo i suoi confini, anche a costo di violare gli accordi presi, e creare una sfera di influenza nell’Europa orientale. La questione della Polonia diventa il simbolo dello scontro tra le visioni del mondo occidentale e sovietico: mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sostengono il diritto all’autodeterminazione dei popoli, l’URSS cerca di imporre la propria influenza.
Perché il capitolo non affronta le critiche principali alla teoria proposta, ignorando il dibattito scientifico ancora aperto?
Il capitolo sembra presentare una teoria come se fosse universalmente accettata, senza menzionare le obiezioni sollevate da altri studiosi o le lacune nelle evidenze a supporto. Questo approccio rischia di dare un’immagine distorta della realtà scientifica, che spesso è molto più complessa e controversa. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire le discipline legate alla filosofia della scienza e alla metodologia della ricerca. Autori come Karl Popper o Thomas Kuhn offrono spunti fondamentali per comprendere come funziona il progresso scientifico e perché il dibattito è essenziale. Inoltre, consultare studi recenti e revisioni sistematiche potrebbe aiutare a bilanciare l’argomentazione.Il cambio di leadership
La morte di Roosevelt e l’ascesa di Truman alla presidenza segnano un punto di svolta. Truman, a differenza del suo predecessore, si affida ai consigli dei suoi esperti e adotta un approccio più diretto e meno incline al compromesso. L’incontro tra Truman e Molotov, in cui il Presidente esprime apertamente la sua insoddisfazione per le azioni sovietiche in Polonia, segna l’inizio di una nuova fase nelle relazioni tra le due superpotenze.Le figure chiave
Figure chiave come Averell Harriman, George Kennan e Charles Bohlen, inizialmente impegnati a coordinare gli aiuti bellici, si trovano a dover affrontare le complesse dinamiche del dopoguerra. Harriman, inizialmente sostenitore di un approccio generoso verso l’URSS, cambia la sua posizione dopo le controversie sulla Polonia e inizia a promuovere una politica “ferma ma amichevole”. Kennan è convinto che la cooperazione con l’URSS sia impossibile e che gli Stati Uniti debbano accettare la divisione dell’Europa in sfere di influenza, concentrandosi sulla difesa della propria.La bomba atomica e la missione Hopkins
La situazione si complica ulteriormente con la scoperta della bomba atomica, che introduce un nuovo elemento di incertezza e di potenziale conflitto. Nonostante le crescenti tensioni, alcuni, come il Segretario alla Guerra Stimson, sperano ancora in una possibile cooperazione con l’URSS, basata sul riconoscimento reciproco delle sfere di influenza. Altri, come Harriman, ritengono che sia necessario opporsi fermamente all’espansionismo sovietico, anche a costo di una nuova guerra. La missione di Hopkins a Mosca rappresenta un ultimo tentativo di salvare l’alleanza, ma le divergenze tra le due superpotenze sono ormai troppo profonde per essere superate. La fine della guerra in Europa non porta la pace, ma segna l’inizio di una nuova era di conflitti e tensioni: la Guerra Fredda.Se da un lato il capitolo descrive l’inasprirsi delle relazioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica, attribuendo a Truman un approccio “meno incline al compromesso”, non si può ignorare che la questione della “sfera di influenza” sovietica in Europa orientale fosse già stata, di fatto, accettata da Roosevelt a Yalta: come si concilia questa apparente contraddizione con l’idealismo attribuito a Roosevelt?
Il capitolo, pur delineando efficacemente l’evoluzione delle tensioni tra le due superpotenze, tralascia di approfondire le contraddizioni insite nella politica estera americana del periodo. L’idealismo di Roosevelt, sbandierato come baluardo contro l’espansionismo sovietico, sembra cozzare con la tacita accettazione della spartizione dell’Europa in sfere di influenza, sancita a Yalta. Per comprendere appieno le motivazioni e le implicazioni di questa scelta, è necessario approfondire la geopolitica del tempo e le dinamiche negoziali tra le potenze vincitrici. In particolare, sarebbe utile analizzare il pensiero di studiosi come John Lewis Gaddis o Vladislav Zubok, che hanno offerto interpretazioni complesse e sfaccettate di questo periodo storico. Un’analisi più approfondita delle decisioni prese a Yalta, inoltre, permetterebbe di valutare in modo più critico l’operato di Roosevelt e di comprendere se la sua visione fosse realmente così idealistica o se, piuttosto, celasse un realismo politico mascherato da buoni propositi.Abbiamo riassunto il possibile
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