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Informazioni
“I nostri soldi e l’inflazione. Come difendere i risparmi da carovita, banche, consulenti, giornalisti” di Beppe Scienza è un libro che ti apre gli occhi su un problema enorme ma spesso sottovalutato: l’inflazione che si mangia i tuoi risparmi e il tuo potere d’acquisto. Non è solo un fenomeno economico, ma, secondo l’autore, un vero e proprio inganno orchestrato o comunque favorito da chi dovrebbe aiutarti a gestire i tuoi soldi, come banche, consulenti finanziari e persino la stampa economica. Il libro smonta l’idea che prodotti comuni come fondi comuni, polizze vita o PAC siano una difesa efficace contro il carovita, mostrando come spesso generino solo alte commissioni per l’industria finanziaria, creando un’illusione monetaria. Al contrario, mette in luce strumenti che funzionano davvero per proteggersi dall’inflazione, come specifici titoli di Stato indicizzati (tipo BTP Italia e BTP-i), i buoni fruttiferi postali e il TFR, spiegando perché vengono spesso ignorati o criticati. Ambientato nel contesto italiano, con riferimenti alla nostra storia di inflazione e al nostro sistema finanziario, il libro è una guida diretta per il risparmiatore che vuole capire la verità e difendere il frutto del proprio lavoro da chi ha interessi diversi dai suoi.Riassunto Breve
L’inflazione riduce il valore dei soldi nel tempo, a volte velocemente come successo di recente. Nel passato, i risparmi hanno perso molto valore per colpa dell’aumento dei prezzi. Oggi ci sono modi per proteggere i soldi, ma spesso non vengono spiegati bene. Le banche e chi vende prodotti finanziari spingono su cose come fondi comuni, polizze vita o piani di accumulo. Questi prodotti non difendono i soldi dall’inflazione e servono soprattutto a far guadagnare commissioni a chi li vende. Anche le informazioni che si trovano sui giornali o da alcuni consulenti spesso consigliano male, parlando di azioni o conti deposito che non tengono il passo con l’aumento dei prezzi. Ci si concentra sul numero di euro che si hanno, ma non su quanto si può comprare con quegli euro, che è l’illusione monetaria. Anche le garanzie su molti prodotti sono solo sul numero di euro versati, non sul loro valore reale futuro. Certi investimenti considerati sicuri in passato, come immobili, oro o azioni, non hanno sempre protetto dall’inflazione e hanno avuto periodi di forti perdite di valore reale. Le azioni, per esempio, non hanno funzionato bene contro l’inflazione negli anni Settanta e Ottanta. I veri strumenti che aiutano a mantenere il potere d’acquisto sono alcuni titoli di Stato legati all’inflazione, come i BTP Italia o i BTP-i, certi buoni postali e il TFR. Questi strumenti sono meno spinti perché non fanno guadagnare molto a banche e consulenti. I BTP indicizzati funzionano rivalutando il valore iniziale in base all’inflazione e pagando interessi su questo valore rivalutato. C’è un indice che si usa per calcolare questa rivalutazione, ma non è sempre facile da capire e ha un piccolo ritardo. Quando si compra un BTP indicizzato, il prezzo che si vede in borsa non è il valore reale rivalutato; bisogna moltiplicare per un coefficiente. I BTP Italia hanno regole specifiche per il calcolo delle cedole e garantiscono il capitale iniziale anche con deflazione. Per i BTP-i comprati dopo l’emissione, c’è un problema fiscale sul guadagno dato dall’inflazione che può far perdere soldi al rimborso, anche se ci sono modi per gestirlo vendendo prima della scadenza. Comprare ETF che investono in questi titoli non è la scelta migliore per i piccoli risparmiatori italiani perché ci sono costi in più, non c’è la garanzia diretta dello Stato e i guadagni non si possono usare per compensare perdite da altre parti. Il TFR e le pensioni INPS, invece, hanno meccanismi di rivalutazione per legge che li proteggono meglio dall’inflazione rispetto a molti prodotti di previdenza privata che hanno mostrato perdite reali.Riassunto Lungo
1. L’inganno dell’inflazione e i consigli interessati
L’inflazione futura non si può prevedere. Può aumentare o diminuire all’improvviso, come è successo tra il 2021 e il 2022. In passato, ad esempio negli anni ’80 in Italia, il valore del denaro è diminuito molto. Oggi, a differenza di prima, esistono strumenti che aiutano a proteggere il potere d’acquisto dei risparmi.Gli interessi nascosti e i consigli sbagliati
Gli interessi di banche, fondi e assicurazioni spesso vanno contro quelli dei risparmiatori. Per questo motivo, molte persone non conoscono le soluzioni che funzionano davvero o le capiscono in modo sbagliato. Questi operatori promuovono prodotti come i piani di accumulo (PAC), i fondi comuni e le polizze assicurative. Questi prodotti non proteggono dall’inflazione, ma creano alte commissioni per chi li vende. Anche l’educazione finanziaria che si trova in Italia è spesso influenzata da questi interessi. I giornali italiani, anche quelli che parlano di economia, spesso danno informazioni non precise o che confondono le idee sull’inflazione. Consigliano prodotti che non sono convenienti per i risparmiatori, come investimenti in azioni o conti deposito che rendono molto meno dell’inflazione. Per chi ha già i soldi da investire, a volte viene consigliato un PAC, un suggerimento che non ha molto senso.Gli strumenti che proteggono davvero
Gli strumenti che proteggono veramente dalla perdita di valore del denaro sono alcuni titoli di Stato legati all’inflazione, come i BTP Italia o gli OAT-ei. Anche i buoni fruttiferi postali e il TFR sono strumenti utili a questo scopo. Spesso questi strumenti non vengono considerati o vengono criticati dai media e da chi lavora nella finanza. Questo succede perché sono meno convenienti per loro.L’illusione del valore nominale
Esiste un’illusione legata al denaro: si guarda solo al valore scritto sulla moneta o sul titolo, senza pensare a quanto potere d’acquisto si è perso. Un guadagno in soldi può nascondere una grande perdita reale dovuta all’inflazione. Per esempio, se l’inflazione è alta, riavere indietro la somma iniziale di un investimento può significare aver perso quasi tutto il suo valore reale, come è successo in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questa è una sconfitta nella realtà, anche se legalmente è tutto a posto. Le garanzie che vengono date su molti prodotti, compresi i fondi pensione, sono spesso solo sul valore nominale. Garantiscono che verrà restituita almeno la somma versata in euro, ma non il suo valore reale. Anche con poca inflazione, questa garanzia nominale causa perdite importanti del potere d’acquisto su tanti anni. Per questo, è una protezione che serve poco o che inganna.È davvero così semplice dividere il mondo della finanza tra ‘buoni’ strumenti di protezione e ‘cattivi’ prodotti promossi da un intero settore mosso solo da interessi occulti?
Il capitolo presenta una visione molto netta del mondo della finanza, quasi manichea, dove da un lato ci sono pochi strumenti “buoni” e dall’altro un intero settore che propone solo prodotti “cattivi” per mero interesse. Questa semplificazione rischia di ignorare la complessità dei mercati finanziari, la varietà di obiettivi e profili di rischio dei risparmiatori e il ruolo che diversi strumenti (come azioni, fondi diversificati o persino alcune polizze) possono avere all’interno di una strategia di investimento più ampia che non miri solo alla protezione dall’inflazione nominale, ma anche alla crescita reale nel lungo periodo. Per avere una visione più completa e meno polarizzata, sarebbe utile approfondire i principi della finanza comportamentale, l’economia degli intermediari finanziari e le teorie moderne di portafoglio. Autori come B. Malkiel offrono prospettive diverse sul ruolo delle varie asset class e sulla natura dei mercati.2. Investimenti e l’illusione della protezione
Negli anni Settanta e Ottanta, un’alta inflazione ha ridotto drasticamente il valore del denaro. In Italia, ad esempio, il costo della vita è aumentato di cinque volte in soli nove anni, tra il 1974 e il 1983. Questa situazione ha spinto al rialzo i tassi di interesse sugli investimenti a reddito fisso, ma allo stesso tempo ha provocato un forte calo del valore dei titoli di Stato e delle obbligazioni già in circolazione. Chi aveva investito in questi strumenti ha subito perdite significative, vedendo diminuire il valore reale dei propri risparmi.Investimenti tradizionali e beni rifugio
Di fronte a queste perdite, molti hanno cercato protezione investendo in beni considerati più stabili, i cosiddetti “beni rifugio”. Tra questi, gli immobili, l’oro e l’argento sono stati visti come alternative per preservare il potere d’acquisto. Tuttavia, anche questi investimenti non si sono dimostrati immuni dai rischi. L’oro, pur avendo avuto periodi di crescita, ha mostrato un andamento molto variabile, con guadagni reali seguiti da brusche cadute, come un calo del 43% del suo valore reale tra il 1988 e il 1997. L’argento presenta ulteriori svantaggi, come l’applicazione dell’IVA e una notevole differenza tra il prezzo a cui si compra e quello a cui si vende, rendendolo meno conveniente per l’investitore comune.Le azioni: una difesa illusoria?
Un altro consiglio diffuso per proteggersi dall’inflazione è investire in azioni, partendo dall’idea che le aziende possano semplicemente aumentare i prezzi dei loro prodotti per compensare l’aumento dei costi. Tuttavia, i dati storici degli anni Settanta e Ottanta offrono un quadro diverso. In quel periodo, sia le azioni scambiate in Italia che quelle negli Stati Uniti hanno registrato perdite molto consistenti in termini reali, cioè al netto dell’inflazione. Questo dimostra che le azioni non rappresentano una protezione affidabile contro l’aumento generalizzato dei prezzi, soprattutto in situazioni di stagflazione, dove l’inflazione si accompagna a una crescita economica debole o nulla.Perché si spinge sulle azioni?
La forte promozione degli investimenti azionari da parte dell’industria finanziaria ha una ragione precisa: le commissioni di gestione sui fondi che investono in azioni sono generalmente più alte rispetto a quelle sui fondi obbligazionari. Queste commissioni, spesso non immediatamente chiare per l’investitore, rappresentano un guadagno significativo per le società che gestiscono i fondi. Esistono anche strumenti finanziari pensati apposta per difendersi dall’inflazione, come i BTP Italia, il cui valore è legato direttamente all’andamento del costo della vita. Questi strumenti, però, non sempre riscuotono lo stesso successo o la stessa promozione dei prodotti con commissioni più elevate, forse proprio perché offrono guadagni minori all’industria che li propone.È sufficiente un’analisi limitata a un periodo storico eccezionale per dichiarare l’illusione della protezione offerta da intere classi di investimento?
Il capitolo basa gran parte della sua argomentazione contro gli investimenti tradizionali e le azioni su dati relativi a un periodo specifico e anomalo, gli anni Settanta e Ottanta, caratterizzati da stagflazione e shock petroliferi. Questo approccio, pur evidenziando i rischi in contesti estremi, rischia di non fornire un quadro completo della performance di diverse asset class in cicli economici differenti o su orizzonti temporali più lunghi. Per una comprensione più approfondita, sarebbe utile esplorare la storia finanziaria su periodi estesi e studiare l’economia, in particolare la macroeconomia e la teoria del portafoglio. Autori come Jeremy Siegel o Milton Friedman possono offrire prospettive diverse sulla relazione tra inflazione e rendimenti degli asset nel lungo termine.3. L’illusione della protezione finanziaria e il ruolo dell’informazione
Molti prodotti finanziari privati, come le polizze vita, non offrono una vera protezione contro la perdita di valore del denaro causata dall’inflazione. Le garanzie che promettono sono solo nominali, cioè si riferiscono al valore iniziale del capitale, ma non tengono conto dell’aumento dei prezzi nel tempo. Questo significa che il valore reale del denaro versato diminuisce costantemente.Perdita di valore nei prodotti comuni
Un esempio concreto dimostra questa realtà: una polizza vita sottoscritta nel 1968, dopo 24 anni, ha permesso di recuperare solo il 32.7% del valore reale versato, con una perdita effettiva del 67.3%. Anche strumenti molto diffusi in passato, come i Buoni ordinari del Tesoro (BOT), hanno mostrato i loro limiti. Durante periodi di forte inflazione, come il decennio tra il 1972 e il 1981, i BOT hanno subito pesanti perdite reali, riducendo il potere d’acquisto del 77%. I titoli a tasso variabile (CCT) offrono una protezione parziale contro l’aumento dei tassi di interesse nominali, ma non sono una difesa efficace contro l’inflazione, specialmente da quando la loro indicizzazione è cambiata, legandosi all’Euribor anziché a indicatori più sensibili all’inflazione.Capire l’impatto dell’inflazione
È importante distinguere tra il tasso di inflazione e la perdita di potere d’acquisto. Un aumento generale dei prezzi del 25%, ad esempio, non corrisponde a una perdita del 25% del valore della moneta, ma a una perdita del 20%. Questa differenza è spesso confusa in articoli e pubblicazioni finanziarie, portando a calcoli errati e a una comprensione imprecisa dell’erosione del risparmio. Capire questa distinzione aiuta a valutare meglio l’impatto reale dell’inflazione sui propri investimenti e sulla propria ricchezza.Il ruolo dell’informazione finanziaria
Purtroppo, l’informazione finanziaria disponibile in Italia spesso non fornisce consigli adeguati per difendere i risparmi dall’inflazione. Strumenti efficaci, come i titoli di Stato indicizzati all’inflazione (BTP Italia, BTP-i), che sono specificamente progettati per proteggere il potere d’acquisto, vengono spesso ignorati o sottovalutati. Al contrario, si tende a promuovere prodotti finanziari complessi, costosi e rischiosi, come le già citate polizze vita, oppure si propongono soluzioni marginali o non adatte presentandole come “ombrelli anti-inflazione”. Questo approccio informativo sembra orientato a favorire gli interessi dell’industria finanziaria piuttosto che quelli dei risparmiatori che cercano una protezione reale contro il carovita.Ma davvero la confusione sui titoli di Stato è solo frutto di un complotto per spennare i risparmiatori, o la complessità del mercato ha un suo ruolo?
Il capitolo presenta una visione molto netta delle motivazioni che spingono operatori e media a diffondere informazioni sui titoli di Stato. Tuttavia, ridurre tutto a un mero complotto per aumentare le commissioni potrebbe non cogliere l’intera complessità del mercato finanziario. Per approfondire questo aspetto e capire meglio le dinamiche che influenzano la comunicazione finanziaria, sarebbe utile esplorare la sociologia economica, la psicologia comportamentale applicata alla finanza (behavioral finance), e l’economia dell’informazione. Autori come Daniel Kahneman o Robert Shiller hanno esplorato come bias cognitivi e narrative influenzino le decisioni finanziarie e la percezione del mercato, suggerendo che la disinformazione può derivare anche da dinamiche sistemiche o da errori di valutazione, non solo da intenzioni malevole.7. L’Indice che Protegge il Capitale
Per proteggere i risparmi dall’aumento dei prezzi, esistono titoli di Stato come i BTP Italia, i BTP-i, gli OAT-ei e i Bund-ei. Questi strumenti finanziari offrono una protezione specifica grazie a un meccanismo chiamato indicizzazione. Garantiscono un interesse minimo ogni anno, pagato anche se l’inflazione è bassa o nulla.Come funziona l’indicizzazione
Il cuore di questa protezione è il coefficiente di indicizzazione. Questo numero speciale fa aumentare il valore iniziale del titolo (per esempio, 100 euro) in base a come cambiano i prezzi al consumo. Se i prezzi salgono del 5%, il valore iniziale di 100 euro viene rivalutato a 105 euro, semplicemente moltiplicando per il coefficiente. Per calcolare questo coefficiente si usano indici dei prezzi ufficiali, come quelli di Eurostat o l’indice FOI per i BTP Italia, considerando i dati con un ritardo di circa due mesi. Nei giorni tra una rilevazione ufficiale e l’altra, il valore del coefficiente cambia in modo graduale e costante.Prezzo di mercato e valore effettivo
È importante sapere che il prezzo che si vede in borsa per questi titoli non include già la rivalutazione dovuta all’inflazione. Per scoprire il valore reale del proprio investimento in un dato giorno, chiamato controvalore, bisogna moltiplicare il prezzo di mercato (a cui si aggiungono gli interessi maturati fino a quel momento) per il coefficiente di indicizzazione valido per quel giorno. Questo calcolo mostra che il guadagno totale da questi titoli non dipende solo dagli interessi ricevuti, ma anche dall’aumento del capitale iniziale grazie all’indicizzazione. Questa parte del guadagno non si vede subito guardando solo il prezzo di borsa.Regole specifiche per i BTP Italia
I BTP Italia hanno alcune regole particolari. All’inizio di ogni semestre, il coefficiente di indicizzazione riparte da 1. Gli interessi pagati ogni sei mesi si calcolano moltiplicando il tasso d’interesse fisso del titolo per il coefficiente raggiunto alla fine del semestre. C’è una protezione importante chiamata “pavimento” per gli interessi: se nei sei mesi i prezzi scendono (inflazione negativa), il coefficiente usato per calcolare gli interessi non scende sotto 1. Questo assicura che gli interessi non siano mai inferiori a quelli calcolati sul valore nominale iniziale del titolo. Inoltre, alla scadenza, il capitale rimborsato non sarà mai meno dei 100 euro iniziali, anche se c’è stata deflazione nel tempo.Ma questo ‘valore reale’ è davvero quello che conta per il risparmiatore, o ci sono altre variabili cruciali che il capitolo ignora?
Il capitolo descrive accuratamente il meccanismo di indicizzazione e come calcolare un “controvalore” teorico. Tuttavia, non affronta a sufficienza la realtà del mercato: il prezzo di borsa di questi titoli può variare per ragioni diverse dall’inflazione, influenzando pesantemente il valore realizzabile prima della scadenza. Inoltre, un’analisi completa della protezione del capitale dovrebbe necessariamente considerare l’impatto della tassazione sia sugli interessi che sulla rivalutazione del capitale, un aspetto del tutto assente nel testo. Per comprendere appieno le dinamiche di questi strumenti e i loro limiti, è fondamentale approfondire lo studio dei mercati finanziari e della politica fiscale. Autori come Paul Krugman o Thomas Piketty, pur non specifici sui BTP, offrono prospettive ampie su economia, disuguaglianza e ruolo dello Stato che possono aiutare a contestualizzare questi strumenti.Abbiamo riassunto il possibile
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