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Informazioni
“I mostri e come sconfiggerli” di Carlo Calenda è un libro che va dritto al cuore dei problemi dell’Italia di oggi. Non aspettarti storie di fantasia, qui i “mostri politici” sono reali: sono la fragilità istituzionale che abbiamo visto durante l’emergenza Coronavirus, lo scontro politico esasperato che nasconde la mancanza di soluzioni concrete, e la gestione migratoria che diventa solo un pretesto per litigare invece di affrontare il problema. Calenda analizza la crisi dei partiti tradizionali e il rischio concreto di scivolare verso una democrazia illiberale, contrapponendola all’idea di un’identità nazionale repubblicana forte. Il libro esplora il rapporto complicato tra politica e amministrazione, la vera crisi dello Stato, e come la tendenza alla fuga dalla responsabilità si manifesti ovunque, anche nel modo in cui parliamo dell’Unione Europea o usiamo i media. Un punto cruciale è il peso di Crono, l’incapacità del paese di investire sul proprio futuro, sul capitale umano, trascurando scuola, sanità e le nuove generazioni. Ma Calenda non si ferma alla critica; cerca una via d’uscita pragmatica, basata sul liberalismo sociale e sulla necessità di ricostruire il capitale umano e istituzionale per sconfiggere questi mostri. È un’analisi schietta delle debolezze italiane e un invito a capire per poter cambiare.Riassunto Breve
L’emergenza sanitaria ha messo a nudo le fragilità strutturali dell’Italia, evidenziando disorganizzazione, istituzioni deboli e confusione nella gestione della crisi, specialmente nella sanità trascurata per anni. La politica italiana è caratterizzata da uno scontro ideologico che spesso nasconde una vicinanza nelle politiche concrete, distogliendo l’attenzione dai problemi reali. Il rischio non è il ritorno del fascismo, ma un’involuzione verso una democrazia illiberale, alimentata da istituzioni fragili e conflitto estremo. La questione migratoria è gestita con retoriche polarizzate invece di soluzioni pragmatiche. I partiti tradizionali perdono forza; la vera divisione è tra democratici e illiberali. Si osserva una crisi dello Stato dove la politica, concentrata sul consenso e su leggi simboliche, si è separata dall’amministrazione efficace. Questo porta a inefficacia, accuse reciproche tra politica e burocrazia, e una percezione di impotenza statale. Anche il potere giudiziario contribuisce alla paralisi. I cittadini mostrano scarsa comprensione del funzionamento statale e delle finanze pubbliche, chiedendo servizi ma contribuendo poco e alimentando una “repubblica degli alibi”. Questa tendenza a scaricare la responsabilità si manifesta anche nel rapporto con l’Unione Europea, spesso usata come scusa per fallimenti interni, e nella crisi di media e corpi intermedi, che perdono autorevolezza e faticano ad assumersi ruoli costruttivi. Alla base di questi problemi c’è un deterioramento del capitale umano, sociale e istituzionale. L’Italia investe poco in istruzione e sanità , con bassi livelli di formazione, fuga di cervelli e servizi in declino, quasi “divorando” le nuove generazioni a favore di interessi immediati come le pensioni anticipate. Per superare la crisi, è necessario investire sul futuro, in particolare in istruzione e sanità , ricostruire un’identità nazionale basata su valori repubblicani e conoscenza delle istituzioni, gestire l’immigrazione in modo controllato e definire chiaramente i compiti essenziali dello Stato. Serve una classe dirigente capace che si assuma le proprie responsabilità per ricomporre il legame tra politica, amministrazione e cittadini.Riassunto Lungo
1. La Fragilità Esposta e i Mostri Politici Italiani
La politica italiana è segnata da un conflitto ideologico costante, spesso esagerato e non basato su reali differenze programmatiche tra centrodestra e centrosinistra. Questa demonizzazione reciproca, con accuse di fascismo da un lato e di comunismo o anti-democrazia dall’altro, sposta l’attenzione dai problemi concreti che il Paese deve affrontare. Non esiste un vero rischio di ritorno del fascismo; il pericolo reale è piuttosto un’involuzione verso una democrazia meno libera, favorita da istituzioni deboli, uno scontro politico esasperato e il senso di distanza che i cittadini provano verso la politica.L’esempio della questione migratoria
Il tema dell’immigrazione è un chiaro esempio di questo scontro polarizzato, basato su percezioni spesso lontane dalla realtà e su una retorica a volte inaccettabile. Il dibattito si concentra su alternative semplificate e fuorvianti, come “porti aperti contro porti chiusi”, invece di cercare soluzioni pratiche per gestire i flussi migratori e promuovere l’integrazione. La sinistra viene criticata per affrontare la questione solo da un punto di vista morale, mentre la destra sfrutta le paure dei cittadini e la loro ricerca di un’identità trascurata.La pandemia rivela le fragilitÃ
L’emergenza Coronavirus ha messo a nudo le debolezze profonde dell’Italia. Ha mostrato la mancanza di organizzazione, la fragilità delle istituzioni e una comunicazione confusa sia da parte del governo che dei media. La risposta iniziale è stata disorganizzata, con misure spesso simboliche e messaggi incoerenti dalle diverse forze politiche e dalle regioni. Il sistema sanitario, indebolito da anni di tagli, è diventato la prima linea, evidenziando la mancanza di investimenti e personale. La gestione della crisi ha preferito soluzioni drastiche come il blocco totale, trascurando strategie più articolate basate su test e tracciamento. La pandemia ha rivelato quanto la classe dirigente occidentale fosse impreparata ad affrontare sfide complesse, dopo decenni in cui l’economia ha avuto la priorità sulla politica.La nuova divisione politica e la via d’uscita
I partiti storici, come il Pd e Forza Italia, hanno perso la loro forza e identità . Sono rimasti legati alle logiche di conflitto del passato, incapaci di collaborare per difendere la democrazia liberale dalle spinte populiste e sovraniste. La vera linea di divisione oggi non è più quella tradizionale, ma si trova tra chi sostiene i principi democratici e chi propende per posizioni meno liberali, tra chi difende un’identità nazionale basata sulla Repubblica e chi ne propone una su base etnica. Per superare la crisi attuale, è necessario un approccio concreto, focalizzato sul buon governo e sulla costruzione di un’identità nazionale che sia inclusiva, lasciando da parte le battaglie ideologiche ormai superate.Ma se il conflitto politico italiano non si basa su reali differenze programmatiche, come sostiene il capitolo, perché i partiti continuano a proporre e attuare politiche così divergenti su economia, welfare e diritti civili?
Il capitolo afferma che il conflitto politico italiano non si basa su reali differenze programmatiche, riducendolo a mera demonizzazione ideologica. Una tesi forte, forse troppo sbrigativa. È davvero così? Le differenze su temi cruciali come l’economia, la sanità , l’istruzione, i diritti civili, o la politica estera sono solo fumo negli occhi? Per rispondere, occorre andare oltre la superficie della retorica e analizzare i programmi concreti e le azioni di governo dei diversi schieramenti. Approfondire la scienza politica, in particolare l’analisi comparata dei sistemi politici e lo studio delle politiche pubbliche, è indispensabile. Autori che si sono dedicati all’analisi empirica del comportamento dei partiti e delle dinamiche istituzionali in Italia possono fornire gli strumenti per discernere quanto ci sia di sostanziale dietro lo scontro apparente.2. La crisi dello Stato tra politica e tecnica
La forte insoddiszione dei cittadini verso la politica è un problema costante che si manifesta in tentativi di cambiamento spesso fallimentari, creando un ciclo di rabbia e reazioni estreme. Questo problema appare complesso e difficile da risolvere, come un’Idra dove ogni soluzione parziale sembra generarne di nuove. All’origine di questa difficoltà c’è la separazione tra la politica, intesa come l’arte di governare, e la tecnica amministrativa. Questa divisione è nata nel tempo con l’espansione dello Stato e la diffusione della democrazia: la politica si occupa di definire leggi e indirizzi generali, mentre la burocrazia gestisce l’applicazione pratica. Quella che doveva essere una semplice distinzione funzionale si è trasformata in una vera e propria frattura.La politica e la gestione dello Stato
Sotto la pressione delle aspettative sociali, la politica tende a promettere molto, ma riesce a realizzare poco. Questo accade anche perché la società chiede sempre di più e il progresso tecnologico e sociale accelera a un ritmo che lo Stato fatica a seguire, creando nuove disuguaglianze. In questa situazione, sia la politica che la burocrazia appaiono spesso impotenti. Invece di collaborare per trovare soluzioni, si incolpano a vicenda, peggiorando la qualità dei servizi pubblici e danneggiando la reputazione di chi lavora nell’amministrazione. La politica, in particolare, si concentra sull’approvazione di nuove leggi, spesso con nomi accattivanti, ma trascura l’aspetto fondamentale della loro applicazione concreta e dei risultati che producono. Questo modo di agire alimenta l’illusione che esistano soluzioni semplici a problemi complessi. La mancanza di efficacia dello Stato democratico nell’affrontare i rapidi cambiamenti favorisce così l’idea che serva uno Stato più forte, anche a costo di limitare le libertà e i diritti tipici di uno Stato di diritto, come avviene nelle autocrazie. Nella percezione comune, la politica sembra essersi ridotta all’arte di cercare e mantenere il consenso, piuttosto che all’arte di governare. I politici finiscono per agire come una sorta di “eco” delle preoccupazioni dei cittadini, preferendo identificarsi con un gruppo o opporsi a qualcosa, invece di proporre e attuare soluzioni concrete. In questo contesto, la competenza tecnica viene spesso messa in secondo piano rispetto all’appartenenza a un partito o a un gruppo. Per superare questa crisi, è necessario ricomporre il legame tra chi rappresenta i cittadini e chi possiede le competenze tecniche, e tra la politica e l’amministrazione pubblica. La politica dovrebbe tornare a concentrarsi sul governo effettivo, sulla gestione e sull’applicazione efficace delle decisioni, evitando di produrre un eccesso di norme inutili. Allo stesso tempo, la pubblica amministrazione ha bisogno di maggiore flessibilità e di integrarsi meglio con competenze che si trovano al di fuori delle sue strutture tradizionali.Il ruolo del potere giudiziario
Anche il sistema giudiziario contribuisce a bloccare l’azione dello Stato. Negli anni, il potere giudiziario ha acquisito una forza eccessiva che lo porta a interferire spesso con l’attività dell’amministrazione e della politica. Questa interferenza, tuttavia, non si traduce necessariamente in una maggiore efficienza complessiva. La percezione di una mancanza di responsabilità all’interno del sistema giudiziario e un certo “iperattivismo” minano ulteriormente la fiducia nelle istituzioni e indeboliscono i principi dello Stato di diritto.Il rapporto tra Stato e cittadini
Il legame tra lo Stato e i suoi cittadini appare sbilanciato. I cittadini chiedono allo Stato un gran numero di servizi e prestazioni, ma allo stesso tempo contribuiscono poco e dimostrano una scarsa comprensione di come funziona realmente lo Stato, di come vengono prese le decisioni e di come viene gestito il bilancio pubblico. Esempi come l’introduzione di Quota 100 o l’abolizione del superticket per la sanità mostrano una tendenza a preferire benefici immediati per specifiche categorie, anche quando questi vanno a scapito della sostenibilità e della qualità dei servizi essenziali per tutti nel lungo periodo. La grande complessità della macchina statale e questa mancanza di conoscenza da parte dei cittadini, definita a volte “analfabetismo istituzionale”, rendono molto difficile capire chi sia responsabile dei problemi e alimentano quella che si potrebbe chiamare una “repubblica degli alibi”, dove nessuno si assume la piena responsabilità . Per affrontare questa situazione, sarebbe necessaria una vasta opera di informazione e educazione civica per aumentare la consapevolezza dei cittadini sul funzionamento dello Stato.Il caso del federalismo
Un esempio concreto delle difficoltà dello Stato si osserva nel federalismo. Sebbene abbia mostrato alcuni risultati positivi nel Nord del paese, il federalismo non ha funzionato altrettanto bene al Sud. Qui, la presenza di classi dirigenti locali deboli e una persistente tendenza all’intermediazione politica hanno ostacolato la sua piena efficacia. Questo suggerisce la necessità di un approccio diverso, magari un federalismo “variabile”, dove un maggiore livello di autonomia locale sia concesso solo in base alla dimostrata capacità di fornire servizi pubblici efficienti ai cittadini.Ma questa “forza eccessiva” del potere giudiziario è un dato oggettivo o una percezione controversa?
Il capitolo afferma che il potere giudiziario ha acquisito una forza eccessiva, ma non approfondisce i criteri per definire tale eccesso né fornisce esempi specifici di come questa interferenza si manifesti concretamente e perché sia necessariamente dannosa per l’efficienza complessiva. Per comprendere meglio questo delicato equilibrio tra poteri, è utile approfondire gli studi di diritto costituzionale e amministrativo, e leggere autori che analizzano i rapporti tra magistratura, politica e pubblica amministrazione nel contesto dello stato di diritto.3. Il Labirinto Italiano: La Fuga dalla ResponsabilitÃ
L’Unione Europea ha una doppia natura: è fatta sia di regole comuni che degli interessi dei singoli paesi. Questa doppia natura crea confusione nelle persone, che spesso vedono l’UE come qualcosa di lontano e che sembra controllare tutto. Per questo, si tende a darle la colpa per problemi che in realtà nascono dalle decisioni prese in Italia.Dare la colpa all’Europa per problemi interni
Succede, per esempio, con la gestione dei migranti. Le proposte dell’Europa per distribuirli meglio tra i paesi vengono bloccate proprio dagli Stati membri. Un altro esempio sono le regole sugli aiuti che lo Stato può dare alle imprese. Queste regole servono a proteggere paesi come l’Italia, che hanno meno risorse, dalla concorrenza sleale di Stati più ricchi. Anche per i soldi che lo Stato spende, la capacità dell’Italia di usare le sue risorse dipende da quanto è gestibile il suo debito e da come vengono spesi i soldi, non tanto dalle regole europee. Spesso, le regole europee diventano una scusa per la politica italiana.La crisi dei media e delle associazioni in Italia
Allo stesso tempo, in Italia, il modo in cui funzionano i media (giornali, televisione) e le associazioni importanti (come i sindacati o Confindustria) ha grossi problemi. La stampa e la televisione non sono più molto credibili e non riescono a dare informazioni complete. Spesso, invece di aiutare a capire le cose e a trovare soluzioni, aumentano i litigi e le idee semplici che piacciono a tutti. Molti giornalisti e opinionisti sembrano scoraggiati o non credono più in niente, e i media tendono a seguire le mode della politica invece di guardare i fatti come stanno. Anche sindacati e associazioni di imprenditori appaiono deboli, legati al passato e poco bravi a gestire i problemi di oggi. A volte chiedono cose un po’ a caso o difendono i loro privilegi. Spesso fanno la guerra a parole in pubblico, ma poi si mettono d’accordo in privato, soprattutto per i problemi del loro settore.La fuga dalla responsabilità : il vero problema
Sia nel rapporto con l’Europa, sia nel modo in cui funzionano i media e le associazioni, si vede un’abitudine diffusa: dare la colpa agli altri. Questa abitudine non permette di risolvere i veri problemi e crea malcontento generale, facendo sì che nessuno si fidi più di nessuno. L’Italia ha un grande potenziale e un ruolo importante perché è stata tra i paesi che hanno fondato l’Unione Europea. Però, non riesce a usarlo bene a causa dei suoi problemi interni e perché chi ci governa non riesce a prendersi le sue responsabilità .[/membership]Ma è davvero così semplice ridurre tutto a una “fuga dalla responsabilità ” italiana, ignorando la complessità oggettiva delle regole europee e il loro impatto sulle decisioni nazionali?
Il capitolo offre una tesi forte sulla tendenza italiana a scaricare sull’Europa colpe interne, fornendo esempi specifici. Tuttavia, la realtà dell’integrazione europea implica un confronto costante con normative complesse, vincoli di bilancio e dinamiche di coordinamento tra Stati membri che effettivamente condizionano lo spazio di manovra nazionale e rendono il confine tra “colpa interna” e “vincolo esterno” meno netto di quanto suggerito. Presentare questa interazione solo come una scusa italiana rischia di semplificare eccessivamente un quadro politico ed economico articolato. Per approfondire questa complessità e comprendere meglio come le regole europee interagiscono con le decisioni nazionali, è utile studiare la scienza politica, in particolare gli studi sull’integrazione europea e la politica comparata, e l’economia, focalizzandosi sulla governance economica dell’Eurozona. Autori come Sergio Fabbrini o Carlo Bastasin offrono prospettive sull’interazione tra Italia e UE che vanno oltre la semplice dicotomia colpa/scusa.4. Il peso di Crono e la via del capitale umano
L’Italia sta affrontando un grave peggioramento del suo capitale umano, sociale e istituzionale. Il paese ha un livello di istruzione più basso rispetto a molti altri stati europei. Questo problema nasce da carenze nel sistema scolastico e universitario, che riceve pochi finanziamenti e non è abbastanza collegato alle esigenze del mondo del lavoro. La conseguenza è un disallineamento tra la preparazione dei giovani e le richieste del mercato, stipendi bassi per chi è qualificato e un alto numero di laureati che scelgono di andare a lavorare all’estero. La situazione è resa ancora più difficile dalla mancanza di servizi di supporto per le giovani famiglie e da una politica fiscale che favorisce chi vive di rendite e patrimoni piuttosto che chi lavora.Il peso sul futuro: la metafora di Crono
Sembra che la società italiana agisca come il personaggio mitologico di Crono, che divorava i propri figli. Invece di investire sul futuro delle nuove generazioni, si danno priorità a interessi immediati, come le pensioni anticipate. Questo atteggiamento si riflette anche nella politica, che non considera i giovani una priorità su cui puntare.La crisi della sanità pubblica
Anche il Servizio Sanitario Nazionale mostra segni di degrado a causa dei tagli ai finanziamenti. Mancano medici e infermieri, e le liste d’attesa per le visite e gli esami sono diventate molto lunghe. Questo peggiora ulteriormente la qualità della vita e le prospettive future del paese.Come invertire la rotta: investire su istruzione e sanitÃ
Per cambiare questa situazione, è indispensabile invertire le priorità attuali. Gli investimenti pubblici devono concentrarsi sull’istruzione e sulla sanità . Questo richiede un ripensamento profondo del sistema scolastico, migliorando la formazione degli insegnanti e rendendo il tempo pieno una realtà più diffusa.Ricostruire l’identità nazionale
La crisi delle istituzioni e delle vecchie ideologie sta portando a una ricerca di identità che rischia di sfociare in forme di nazionalismo basato sull’origine etnica. È fondamentale ricostruire un’identità nazionale che si basi sui principi repubblicani. Questo significa conoscere e rispettare le istituzioni, garantire un equilibrio tra i diversi poteri dello Stato, gestire l’immigrazione in modo controllato promuovendo l’integrazione e definire chiaramente quali sono i compiti essenziali dello Stato, come la scuola, la sicurezza e la sanità .La necessità di una nuova visione politica
Per rilanciare il paese serve un pensiero politico forte. Questo pensiero dovrebbe ispirarsi al liberalismo sociale e al popolarismo, mettendo al centro il valore della persona e la sostenibilità , non solo la crescita economica fine a sé stessa. È necessaria una classe dirigente competente e impegnata per poter ricostruire il capitale umano, sociale e istituzionale che si è deteriorato.Ma è davvero così semplice ricostruire un’identità nazionale invocando “principi repubblicani” e “immigrazione controllata”?
Il capitolo propone questa via per contrastare il nazionalismo etnico e la crisi istituzionale, ma la definizione di “principi repubblicani” è vasta e dibattuta, e il concetto di “immigrazione controllata” non garantisce di per sé l’integrazione o una nuova coesione sociale. Affrontare questa complessità richiede di approfondire la filosofia politica, in particolare il pensiero repubblicano (si pensi a Maurizio Viroli), la storia dell’identità nazionale italiana (come studiato da Ernesto Galli della Loggia) e la sociologia dei processi migratori e di integrazione (con autori che analizzano le sfide e le dinamiche sociali attuali).Abbiamo riassunto il possibile
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