Contenuti del libro
Informazioni
“I media nei processi elettorali. Modelli ed esperienze tra età moderna e contemporanea” di Maurizio Cornelissen ti porta in un viaggio affascinante attraverso la storia dei media e il loro legame indissolubile con le elezioni e i processi elettorali. Non è solo un racconto di come le notizie venivano diffuse, ma di come i media, dalla stampa alla televisione, siano diventati attori fondamentali che plasmano la comunicazione politica e le campagne elettorali. Il libro esplora contesti diversissimi, dalle dinamiche di potere nelle città alpine dell’età moderna ai conclavi papali, dai parlamenti europei alle democrazie post-fasciste in Italia e Germania, mostrando come ogni evoluzione tecnologica abbia cambiato il modo in cui si fa politica, si cerca il consenso e si costruisce l’immagine dei leader. È un’immersione in come la visibilità, la performance e la gestione delle informazioni siano diventate centrali, influenzando non solo chi vince, ma la natura stessa della partecipazione e della rappresentanza nell’età contemporanea.Riassunto Breve
L’eco delle urne nell’era dei media Il modo in cui la politica funziona, specialmente le elezioni, è sempre stato legato a come le persone comunicano. Questa connessione non è una cosa nuova; anche tanto tempo fa, cose come scrivere e le immagini influenzavano le scelte. Quando è arrivata la stampa, e poi la stampa per tutti, ha cambiato molto, aiutando più gente a interessarsi alla politica. Col passare del tempo, soprattutto nell’Ottocento, i politici hanno iniziato a usare di più i media per parlare con chi votava. Dopo le grandi guerre, le campagne elettorali sono diventate più organizzate, e la televisione e internet hanno reso tutto più veloce e diffuso le informazioni di più, ma hanno anche reso più facile manipolare le cose. I media non sono solo specchi; scelgono cosa mostrare e come, influenzando quello che la gente pensa. Danno il ritmo all’azione politica e decidono come le persone possono partecipare. Controllano chi ha il potere, ma seguono anche le loro regole, come quella di guadagnare. Guardando indietro, l’idea di scegliere, che sia un capo o altro, mette insieme la decisione personale e le regole pubbliche. Nella politica, spesso ci si concentra più su come funziona il voto, sulle procedure, che su quello che una persona sente dentro, solo per mantenere l’ordine e far sembrare tutto giusto. Quando i politici hanno dovuto farsi vedere di più, specialmente con la televisione, l’aspetto e come si presentavano sono diventati super importanti. Questo ha reso la comunicazione politica un lavoro per esperti, e a volte gli eventi politici venivano fatti sembrare più spettacoli. In posti come la vecchia Merano, chi veniva eletto era deciso da un piccolo gruppo, ma anche lì le informazioni giravano. Pensiamo a quando si sceglie un Papa; anche con regole severe, le notizie uscivano e gente da fuori cercava di influenzare il voto. A Venezia, quando sceglievano un nuovo capo, le città che dipendevano da Venezia mandavano gruppi a congratularsi, usando queste visite e scritti stampati per mostrare quanto erano fedeli e importanti, trasformando l’evento in uno spettacolo pubblico. La stampa si è buttata nelle lotte politiche, come quando un gruppo chiamato Arcadia ha avuto un litigio e ha usato scritti e lettere per trovare appoggio. Nei parlamenti in Germania e Gran Bretagna anni fa, i giornali che raccontavano i dibattiti hanno reso queste riunioni più importanti e hanno aiutato a creare un sentimento nazionale. Nelle elezioni, come in Trentino tanto tempo fa, i giornali locali erano fondamentali per mettere insieme la gente e dire cosa volevano i partiti, usando parole semplici, anche il dialetto, per arrivare a tutti. Dopo le dittature, paesi come l’Italia e la Germania hanno provato modi diversi di fare democrazia attraverso la comunicazione. La Germania voleva cose basate sui fatti e serie, attenta a non sembrare vecchia propaganda. L’Italia si basava di più sul far incontrare le persone di persona, con i partiti che erano una parte importante della vita di tutti i giorni, aiutando la gente sul posto. Le donne che hanno avuto il diritto di votare hanno affrontato grandi difficoltà, con i media che spesso guardavano più a come erano vestite che a quello che facevano in politica. Più tardi, la Germania si è aperta di più alle idee dei media e del mercato nella politica, mentre l’Italia è rimasta più legata alle vecchie abitudini, rendendo più difficile parlare con i votanti più giovani. Anche con i media ovunque, parlare direttamente contava ancora. Le campagne usavano i media che andavano per la maggiore in quel momento. In Germania, una bomba durante un’elezione ha fatto diventare la sicurezza l’argomento principale nei dibattiti in TV. In Italia dopo la guerra, i manifesti elettorali attaccati ovunque erano come battaglie visive, usando immagini forti e slogan per attaccare gli avversari e mettere in mostra i capi. La TV ha cambiato eventi importanti, come scegliere un Papa, rendendo parti di questo evento visibili a tutto il mondo e facendo sembrare il Papa più vicino alla gente. In Francia, le elezioni del presidente in TV sono diventate una questione di come apparivano i candidati, aumentando la partecipazione al voto e facendo diventare la visibilità sui media un nuovo modo per i politici di sembrare legittimi, oltre a prendere voti. Questo mostra come i media non sono solo strumenti; cambiano attivamente la politica e come la vediamo.Riassunto Lungo
1. L’eco delle urne nell’era dei media
La mediatizzazione è un processo storico che cambia profondamente le società, rendendole sempre più legate ai media. Questa connessione non è semplice, ma nasce dall’incontro tra media, tecnologia, società ed economia. I cambiamenti che avvengono nella politica e nella società aprono nuove possibilità per i media, e allo stesso tempo la politica e la società si legano sempre più strettamente al mondo dei media.Storia ed elezioni: l’influenza dei media
Le elezioni hanno sempre avuto un posto centrale nella vita politica, fin dai tempi più antichi. Già prima che nascessero le democrazie come le conosciamo oggi, le elezioni erano influenzate dai mezzi di comunicazione disponibili all’epoca, come la scrittura e le immagini. L’arrivo della stampa a caratteri mobili e poi della stampa di massa ha segnato momenti cruciali, trasformando i media in motori potenti che hanno spinto la gente comune a interessarsi alla politica. I media stessi iniziano a comportarsi come attori politici quando rappresentano la volontà generale delle persone.
L’Ottocento è stato un periodo fondamentale per capire quanto la politica sia diventata dipendente dai media. I primi parlamenti che stavano nascendo si affidavano sempre di più ai media per parlare con chi li aveva votati. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le campagne elettorali sono diventate molto più organizzate e professionali, e il legame tra i partiti e i media si è fatto ancora più stretto. L’arrivo della televisione e poi di internet ha cambiato tutto in modo radicale, aumentando enormemente la velocità con cui le informazioni circolano e la varietà di fonti disponibili, ma ha anche fatto crescere i pericoli legati alla manipolazione delle notizie.
Il ruolo attivo dei media nella politica
I media non si limitano a raccontare quello che succede in politica in modo neutrale, ma contribuiscono attivamente a definire come funziona il campo politico. Scelgono quali notizie riportare e come interpretarle, influenzando così le opinioni delle persone. Fanno parte della struttura stessa attraverso cui la politica comunica, stabilendo il ritmo delle azioni politiche e le possibilità per i cittadini di partecipare. La loro funzione di “quarto potere” li rende importanti controllori critici, ma è anche vero che seguono logiche proprie, come quelle legate al guadagno economico.
Dalla scelta personale alla visibilità pubblica
Guardando alla storia, il termine “electio”, che significa scelta o elezione, ci mostra come le decisioni del singolo e quelle della comunità siano legate. In tempi più recenti, l’idea di una scelta morale fatta in coscienza dal singolo è diventata importante per tutti, mentre l’elezione politica riguardava solo poche persone. La riflessione sulla morale vede la scelta come un atto umano complesso, guidato dalla ragione e dalla volontà, ma che può portare a errori. Tuttavia, nelle elezioni politiche o religiose, spesso l’attenzione si è spostata dalla coscienza interiore della persona alla procedura e al rituale, visti come modi per garantire l’ordine e la legittimità del processo.
Questa tendenza a dare importanza all’aspetto esteriore e procedurale si è rafforzata con la crescente necessità per i politici di essere visibili, una richiesta esplosa nel Novecento grazie ai media audiovisivi come la televisione. La politica si è così trasformata in un campo dove l’immagine pubblica e la capacità di apparire e comunicare in modo efficace sono diventate fondamentali. Questo ha portato a rendere la comunicazione politica un vero e proprio mestiere specializzato e ad adattare gli eventi politici alle esigenze dei media, a volte orientandoli verso forme più simili allo spettacolo.
Se la politica è diventata “spettacolo” e “visibilità”, il capitolo non rischia di semplificare eccessivamente le cause e le conseguenze per la democrazia?
Il capitolo descrive efficacemente il passaggio da una concezione dell’elezione legata alla coscienza individuale a una dominata dalla visibilità e dallo “spettacolo” mediatico. Tuttavia, attribuire questa trasformazione quasi esclusivamente all’avvento dei media audiovisivi e alla necessità di apparire potrebbe trascurare altri fattori complessi, come i cambiamenti nella struttura dei partiti, l’evoluzione della cultura politica e le logiche economiche e sociali più ampie. Inoltre, il capitolo accenna ai pericoli della manipolazione ma non approfondisce le conseguenze di questa “spettacolarizzazione” sulla qualità della partecipazione democratica e sul dibattito pubblico. Per esplorare queste sfumature, sarebbe utile approfondire gli studi sulla comunicazione politica, la sociologia dei media e la teoria democratica. Autori come Habermas, Debord o studiosi di media effects offrono prospettive critiche su questi processi.2. Flussi di Notizie e Giochi di Potere: Elezioni e Governance
La gestione della città a Merano
Nelle città alpine, come Merano nell’età moderna, l’amministrazione era affidata a persone e gruppi precisi. Il borgomastro e il giudice provinciale venivano scelti, ma le decisioni importanti e la scelta delle cariche più alte spettavano a un gruppo ristretto chiamato Steuerausschuß. Questo gruppo era formato da membri delle famiglie importanti della città (i Bürger des Rats). Loro controllavano le posizioni chiave, anche se gli artigiani potevano partecipare a incarichi meno importanti. Per entrare in questo gruppo bisognava avere la cittadinanza e pagare certe tasse. Farne parte dava vantaggi, come non pagare alcuni dazi. I documenti delle votazioni mostrano come avvenivano le procedure e, a volte, come votavano i membri di questo gruppo.
Le notizie segrete nel Conclave papale
Un altro esempio è il conclave papale del 1559. Qui, le regole sulla segretezza non vengono rispettate per niente. Anche se è vietato, notizie e informazioni viaggiano continuamente tra l’interno e l’esterno del luogo dove si vota. Usano lettere, corrieri, servitori e persino scommesse fatte in pubblico. Altri stati potenti e quello che pensa la gente comune influenzano molto la scelta. Questo scambio di informazioni non è solo raccontare cosa succede, ma influenza direttamente chi viene scelto come papa. Questo dimostra quanto siano importanti le cose che arrivano da fuori e come si spargono le notizie.
Le cerimonie politiche a Venezia
A Venezia, quando fu eletto il Doge Nicolò Sagredo tra il 1675 e il 1676, ripartì la vecchia abitudine delle città che dipendevano da Venezia di mandare rappresentanti per fare i complimenti. Queste cerimonie diventano un modo per comunicare politicamente. Venezia le usa per mostrare di nuovo chi comanda. Le città che dipendevano da Venezia, invece, le usano a loro vantaggio per far vedere che sono fedeli e quanto sono importanti. Lo fanno con sfilate ricche, discorsi e cose scritte e stampate. L’ambasciatore e le persone che lo accompagnano sono come la città in persona. Trasformano la cerimonia in uno spettacolo per tutti che fa capire cose complicate su chi sta sopra e chi sta sotto nella società e sui rapporti di potere. L’attenzione di chi scrive le notizie si sposta dal Doge alle città che gli rendono omaggio.
Ma questi tre esempi, così distanti per contesto e natura, dimostrano davvero un principio comune sui flussi di notizie e i giochi di potere?
Il capitolo giustappone casi molto diversi – un’amministrazione cittadina alpina, un conclave papale e cerimonie diplomatiche veneziane – senza esplicitare a sufficienza il quadro teorico o comparativo che li rende manifestazioni dello stesso fenomeno. Per comprendere meglio come flussi informativi diversissimi (documenti interni, fughe di notizie, cerimonie pubbliche) si leghino a giochi di potere in contesti istituzionali radicalmente differenti, sarebbe utile approfondire la storia comparata delle istituzioni politiche, la sociologia del potere e la storia della comunicazione politica nell’età moderna. Autori come Elias o studi specifici sulle élite urbane e le corti possono offrire strumenti analitici per cogliere le dinamiche comuni al di là delle specificità di ogni singolo caso.3. L’Eco della Stampa nelle Decisioni e nelle Urne
I mezzi di comunicazione, in particolare la stampa, non si limitano a raccontare gli avvenimenti, ma influenzano attivamente le decisioni politiche e la vita pubblica. Già nel 1711, all’interno dell’Accademia d’Arcadia, una disputa interna nata dall’interpretazione di una regola venne combattuta anche diffondendo strategicamente scritti e lettere private. Le diverse parti in causa usarono questi strumenti per cercare appoggio sia dentro che fuori dall’Accademia. Questo dimostra come la comunicazione attraverso i media fosse già allora parte integrante della lotta per il potere e per stabilire quale fosse la verità degli eventi, anche dopo che un voto formale era stato espresso.La Stampa e la Vita Parlamentare
Nei parlamenti di Germania e Gran Bretagna, a partire dalla fine dell’Ottocento, l’arrivo della stampa di massa rese i dibattiti pubblici accessibili a molte più persone. Questo aumentò l’importanza delle assemblee legislative e contribuì a rafforzare un senso di identità nazionale tra i cittadini. I giornali, prima con resoconti dettagliati e poi con articoli più critici e interpretativi, iniziarono a influenzare le scelte e le tattiche dei politici. Questi ultimi iniziarono a considerare l’orario dei discorsi o l’uso di scandali per attirare l’attenzione dei media. Si svilupparono così relazioni strette, sia ufficiali che non ufficiali, tra i giornalisti che seguivano la politica e i parlamentari stessi.I Media Locali e le Elezioni
Un esempio simile si osserva nelle elezioni trentine del 1907. Qui, la stampa locale giocò un ruolo cruciale nel creare un sentimento di appartenenza alla comunità e nel convincere le persone ad andare a votare, specialmente dopo che il diritto di voto era stato esteso a più cittadini. I partiti politici sfruttarono i giornali per far conoscere i loro programmi, organizzare le attività di propaganda (come incontri pubblici e disegni) e attaccare duramente gli avversari. La grande capacità organizzativa dei cattolici, sostenuta da una vasta rete di giornali e pubblicazioni, fu determinante. Riuscirono a raggiungere e convincere una parte ampia della popolazione, compresi contadini e operai, utilizzando anche il dialetto per comunicare in modo più diretto.I Media Modificano la Realtà Politica
In tutti questi casi storici, i media non si limitano a riflettere ciò che succede, ma lo trasformano attivamente. Influenzano le strategie che gli attori politici decidono di usare e cambiano le dinamiche di potere all’interno della società. L’evoluzione della tecnologia, con la successiva comparsa della radio e della televisione, ha ulteriormente modificato il modo in cui la politica interagisce con il pubblico. Questo ha portato a nuove sfide e ha richiesto alle istituzioni parlamentari di adattarsi a scenari comunicativi sempre diversi.Affermare che i media ‘modellano’ attivamente il confronto politico non rischia di semplificare eccessivamente un processo ben più complesso?
Il capitolo, pur evidenziando il ruolo cruciale dei media, potrebbe dare l’impressione che la loro influenza sia quasi unidirezionale e determinante. Non si approfondisce sufficientemente come questa “partecipazione attiva” si articoli concretamente, quali siano i limiti di tale potere, o come interagisca con altri fattori sociali, economici e politici. Per comprendere meglio la dinamica tra media, politica e società, sarebbe utile esplorare i contributi di autori che hanno analizzato la sfera pubblica e i campi di potere, come Jürgen Habermas o Pierre Bourdieu, e approfondire gli studi sulla sociologia della comunicazione politica.6. Lo Schermo che Cambia il Mondo
Nel corso del Novecento, l’influenza dei media, in particolare della televisione, ha profondamente trasformato sia gli eventi pubblici che i processi politici.
Il Conclave sotto i riflettoriUn esempio significativo di questa trasformazione è il conclave. Questo rito, antico e tradizionalmente molto riservato, è diventato un evento mediatico seguito in tutto il mondo con l’elezione di Giovanni XXIII nel 1958. La televisione ha permesso di mostrare al pubblico fasi che prima rimanevano nascoste, come l’attesa della fumata bianca e la prima apparizione del nuovo pontefice. Questo ha creato un legame diretto e immediato tra il papa e un’ampia platea di spettatori, contribuendo a modificare la percezione della figura papale, rendendola più umana e accessibile. I media, in questo scenario, non si sono limitati a raccontare ciò che accadeva, ma hanno attivamente influenzato la narrazione e l’opinione pubblica, diventando attori importanti nel processo stesso.
La televisione nelle campagne elettorali francesiParallelamente, in Francia, le elezioni presidenziali degli anni Sessanta hanno subito un’intensa mediatizzazione. La campagna del 1965, in particolare, ha visto un uso massiccio della televisione, insieme a sondaggi e pubblicità. Questo ha portato a una maggiore attenzione sulla persona dei candidati e a una crescita della partecipazione elettorale. Anche nelle elezioni del 1969, sebbene con una minore affluenza, la televisione ha confermato il suo ruolo di mezzo di comunicazione principale. I candidati hanno iniziato a dedicare grande importanza alla costruzione della propria immagine pubblica attraverso i canali mediatici. La diffusione sempre maggiore della televisione ha così dato vita a una nuova forma di legittimità politica, basata sulla visibilità ottenuta tramite i media, che si è affiancata alla legittimità tradizionale conferita dal voto. Questa evoluzione ha acceso dibattiti sul controllo delle informazioni televisive e ha stimolato richieste per una maggiore libertà di accesso ai mezzi di comunicazione.
Questa ‘nuova forma di legittimità politica basata sulla visibilità mediatica’ è davvero una legittimità, o solo un’illusione creata dallo schermo?
Il capitolo introduce il concetto di una nuova forma di legittimità politica derivata dalla visibilità mediatica. Tuttavia, non approfondisce adeguatamente cosa si intenda per legittimità politica e come la visibilità mediatica possa effettivamente conferirla, al di là della semplice popolarità o riconoscimento. Questo lascia una lacuna nella comprensione della base teorica di questa affermazione. Per esplorare questa complessa relazione tra media e potere politico, sarebbe utile approfondire gli studi sulla comunicazione politica e le teorie della legittimità. Autori come Jürgen Habermas hanno analizzato il ruolo dei media nella formazione dell’opinione pubblica e nella crisi della legittimità nelle società moderne.Abbiamo riassunto il possibile
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