Letteratura

I lavoratori del mare

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1. Tracce nella Neve, Echi nell’Abisso

Impronte e parole si delineano sulla neve, in un’apertura evanescente. È Natale a Guernesey: un bambino, una ragazza e un uomo avanzano nel silenzio, senza legami apparenti. La ragazza si volta, scrive un nome, Gilliat, sulla neve. L’uomo, poco dopo, legge quel nome e prosegue pensieroso.La neve, elemento sospeso tra vita e morte, svela la natura fragile di ogni cosa: impronte e nome sono destinati a svanire. Gilliat, molto tempo dopo, ricorderà quel nome, ma la neve sarà ormai un ricordo lontano, simbolo dell’oblio che avvolge anche la memoria della ragazza.Tutto svanisce, come accade alla fine: Gilliat si lascia sommergere dal mare, osservando la nave di Déruchette allontanarsi. Parole come “svanire”, “mescolarsi”, “impallidire”, “diminuire” e “cancellarsi” culminano in un “nulla” finale, un annientamento totale.La neve, fusione di terra e acqua, anticipa la scoperta di sé. L’inizio stesso è un richiamo alla scrittura: le impronte, il dito che scrive, la neve bianca, tutto parla di creazione. “Parola scritta sopra una pagina bianca”, il titolo del primo capitolo, sottolinea l’ambiguità della pagina: superficie pronta per essere scritta e, allo stesso tempo, spazio di oblio.Il nome “Gilliat”, scritto nella neve, acquista profondità, unendo la dimensione orizzontale della superficie a quella verticale dell’immersione. Gilliat, sognatore, vive l’immersione come un viaggio nella creazione poetica, una discesa nell’inconscio che porta alla luce.Il mare domina, e la sua voce è un “nulla” che racchiude tutto: madre, luogo di pace e morte, culla originaria. Il mare è artista, scolpisce la pietra, è forza violenta e creatrice. Il paesaggio è fatto di contrasti, nebbia e rocce, un’architettura in continuo movimento, lontana da ogni staticità.Mostri marini popolano l’immaginario, in un’epica fuori dal comune. Il mare evoca creature mitiche, animali feroci, e la lotta di Gilliat contro questi elementi diventa un’impresa eroica, solitaria. La tempesta è una battaglia, ma la vera sfida è il lavoro di Gilliat, la sua forza morale, un eroe che usa la natura contro sé stessa.Gilliat è l’eroe di una ricerca interiore, affronta prove, isolamento, mostri, per poi scomparire, troppo grande per il mondo. La sua missione è una ricerca spirituale, un confronto con il terrore, con creature come la piovra gigante, simbolo del male.Violenza e creazione si intrecciano, il caos è l’elemento fondamentale. Il mare è caos, dissonanza che genera armonia, un serbatoio di “capolavori mostruosi”. La natura è fatta di opposti, un movimento continuo che rifiuta la staticità. I venti, creatori e distruttori, dominano il caos, in un “coito terrificante” con l’acqua, simbolo di una distruzione che genera vita, dove Gilliat impara a conoscere l’orrore e il male.

2. L’Occhio dell’Abisso

L’occhio, simbolo di una coscienza visionaria, si manifesta nel piacere e nella paura. L’immaginazione visiva, potente e a tratti inquietante, genera gioia, ma anche il timore, come l’occhio della coscienza che perseguita Caino. Questa capacità di vedere oltre il visibile si concretizza nei disegni preparatori, dove l’immagine precede e determina la parola, traducendosi in una poesia di forme insolite, ombre luminose e riflessi marini. Il mare è il fulcro di questa visione. Luoghi come il dolmen di Rozel si trasformano in teatri di visioni apocalittiche, pervasi da una luce che sembra provenire dalla fine dei tempi. Il marinaio Gilliat, uomo dei sogni, possiede questa dote: percepire l’invisibile. Il suo sguardo penetrante nasce da una sorta di cecità interiore, una condizione di emarginazione che lo rende simile a un mago, a un profeta. Grazie a questa visione interiore, egli contempla l’oscurità e decifra una realtà celata.La visione non è semplice fantasia, ma un’immersione profonda nella realtà, un’azione che comporta dei rischi. Questa discesa nell’abisso conduce ai confini dell’impossibile, in un regno che ad altri apparirebbe follia. L’esperienza visionaria rovescia la prospettiva: l’abisso si trova in alto, la luce proviene dal basso. La grotta marina si trasforma, assumendo forme inquietanti: un teschio, una cattedrale sommersa, simboli di un terrore quasi sacro. In questo spazio ambiguo emerge la piovra, mostro marino che incarna l’orrore e la minaccia, temi che ritornano spesso nelle riflessioni dell’autore.Il male si manifesta in varie forme, spesso mascherato dall’ipocrisia, come nel caso del capitano Clubin, la cui onestà apparente nasconde un animo malvagio. Anche il mare è ipocrita: una forza distruttiva che si cela dietro una maschera rassicurante. Questa ambivalenza della natura solleva interrogativi sul male presente nella creazione divina, un enigma che viene affrontato indagando il ruolo del male in un disegno superiore, senza mettere in discussione Dio.La natura opera attraverso un ciclo continuo di cancellazione e ricostruzione, una scomposizione creativa che affascina. Il mare, con la sua azione incessante, divora e crea, distrugge e rigenera. Questa dinamica è essenziale e si riflette anche nella creazione artistica, dove i testi nascono da altri testi, in un processo continuo di trasformazione. La visione poetica, pur nascendo da un’immersione nell’oscurità e nel male, è quindi indispensabile per comprendere la natura profonda della creazione.

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25. Matrimonio Improvviso

La notizia del recupero della Durande si sparge a macchia d’olio, e folle di curiosi accorrono a Saint-Sampson. Tutta l’isola parla dell’impresa di Gilliat, che ora tutti chiamano “il furbo”. Mastro Lethierry, già al lavoro per ricostruire la Durande, ordina il legname necessario e pensa al matrimonio di Déruchette.Ebenezer e Déruchette, intanto, si incontrano di nascosto, distrutti all’idea di separarsi. Déruchette confessa a Ebenezer di amarlo e che la vita, senza di lui, non ha più senso. All’improvviso, compare Gilliat e propone una soluzione inaspettata: sposarsi subito. Partire insieme, a bordo della nave Cashmere, pronta a salpare. Gilliat è sicuro che Mastro Lethierry, impegnato com’è con la Durande, accetterà il matrimonio a cose fatte.Ebenezer e Déruchette, sorpresi, si lasciano convincere. Vanno in chiesa, dove il decano, convinto che Lethierry sia d’accordo, è pronto a celebrare le nozze. Gilliat mostra un biglietto di Lethierry, facendolo passare come un’autorizzazione al matrimonio. La cerimonia è veloce, Gilliat fa da testimone. Appena sposati, con la Cashmere che sta per partire, Gilliat offre a Déruchette un baule pieno di abiti da donna: un regalo per la donna che avrebbe dovuto sposare lui, ma che ora dona a lei. Le augura buon viaggio, scusandosi per averla spaventata in passato. Un gesto che rivela un animo gentile, dietro l’apparenza burbera. Ebenezer e Déruchette, felici e increduli, salpano sulla Cashmere. Gilliat resta solo, con il suo gesto di rinuncia.

26. L’Ultimo Sguardo

Gilliat percorre la spiaggia e attraversa Saint-Pierre-Port verso Saint-Sampson, scegliendo sentieri deserti, come chi si sente solo. Ricorda il giorno in cui Déruchette scrisse il suo nome sulla neve. La giornata è splendida, un inno primaverile alla vita e all’amore, ma Gilliat è assorto nei suoi pensieri. A Saint-Sampson, si muove inosservato tra il trambusto del porto, raggiunge la sua casa vuota a Houmet-Paradis, prende la chiave e si dirige verso il mare. Attraversa il giardino, arriva agli scogli che portano a Gild-Holm-‘Ur. Una pescatrice lo avverte della marea crescente, ma lui prosegue. Raggiunto lo scoglio, si siede. Il Cashmere appare all’orizzonte. Gilliat osserva Déruchette ed Ebenezer sul ponte, uniti. Déruchette lo indica al suo compagno. Il Cashmere passa vicino, poi si allontana rapido. La marea sale, avvolgendo Gilliat. Lui fissa il Cashmere che si perde all’orizzonte. Il vento rinforza, allontanando la nave. L’acqua sommerge Gilliat. Quando il Cashmere svanisce, anche Gilliat scompare, inghiottito dal mare.

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Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata