Letteratura

I fratelli Karamazov

Per favore  Accedi  oppure  registrati  per farlo.


1. Ivan Karamazov: Un Enigma Morale

Ivan Karamazov è una figura complessa, che incarna i dubbi e le domande che hanno sempre tormentato Dostoevskij. Ivan è un uomo pieno di contraddizioni: da una parte ama la vita e le persone, dall’altra è tormentato da dubbi profondi sulla fede e sul senso dell’esistenza. Questa sua lotta interiore lo rende simile a un “Faust russo”, un eroe che cerca la verità sfidando Dio stesso. Per questo, anche se molti lo considerano un uomo egoista e senza Dio, Ivan attira chi legge per la sua profonda umanità, perché Dostoevskij stesso si rivede in lui. Ivan è considerato il vero responsabile, dal punto di vista intellettuale, dell’uccisione del padre, anche più di chi ha commesso il delitto, Smerdjakov. La sua famosa frase “tutto è permesso” sembra quasi una giustificazione del delitto. Ma è davvero così? Dostoevskij non lo condanna in modo definitivo. La “Leggenda del Grande Inquisitore”, un racconto inventato da Ivan, è il cuore filosofico del libro. In questo racconto, Ivan critica la Chiesa cattolica, il socialismo e il rapporto tra potere e libertà. Ivan è un personaggio tragico, perché non riesce a trovare una risposta definitiva alle sue domande. Rimane un enigma, un uomo diviso tra la fede e la ragione, che rappresenta la continua ricerca umana del bene e del male.

2. La Famiglia Karamazov al Monastero

Fëdor Pavlovič Karamazov era un padre assente. Abbandonò il suo primogenito, Dmitrij, avuto dalla prima moglie Adelaida Ivanovna. Il bambino crebbe dimenticato dal padre, e solo il servo Grigorij si prese cura di lui. In seguito, un parente, Pëtr Aleksandrovič Miusov, decise di affidare Dmitrij ad alcuni suoi familiari, ma anche questi ultimi finirono per dimenticarsene. Dmitrij crebbe pensando di avere una grande eredità, ma, una volta cresciuto, l’incontro con il padre si trasformò in uno scontro. Dmitrij scoprì di essere stato ingannato, e di non avere diritto a nulla.Fëdor ebbe altri due figli, Ivan e Aleksej, da un secondo matrimonio con Sof´ja Ivanovna. Anche loro subirono l’abbandono del padre, e rimasero orfani quando la madre morì, a causa di una malattia. Una generale, benefattrice della madre, salvò i bambini, e in seguito, un uomo di nome Efim Petrovič Polenov, li aiutò a crescere. Ivan, ragazzo molto intelligente, diventò uno scrittore. Aleksej, detto Alëša, a vent’anni decise di entrare in monastero, perché desiderava seguire le orme dello starec Zosima, la guida spirituale del luogo. Alëša amava profondamente le persone, ed era incapace di giudicare gli altri, e per questi motivi, anche il padre accettò la sua decisione di diventare monaco.Un giorno, Fëdor Pavlovič decise di andare al monastero con i figli Ivan e Aleksej. Lo accompagnò anche un parente, Pëtr Aleksandrovič Miusov. Lo scopo era discutere con lo starec Zosima, un uomo molto anziano e rispettato, dei problemi di eredità tra Fëdor e il figlio maggiore, Dmitrij. Fëdor aveva proposto questo incontro, forse solo per divertimento, e Miusov, che non credeva in queste cose, decise di andare con lui per osservare ciò che succedeva. Alëša, che viveva già nel monastero, era molto preoccupato, perché temeva che l’arrivo della sua famiglia avrebbe disturbato la pace del luogo, e lo starec. Quel giorno, in estate, il gruppo arrivò al monastero, e un monaco li accompagnò dove viveva lo starec. L’incontro era carico di tensione, e prometteva importanti sviluppi.

Registrati gratis!

Senza carta di credito, basta solo un email.

Registrati ora

Già iscritto? Accedi


20. Verità e Misericordia al Tribunale

Il difensore di Mitja Karamazov contesta l’accusa di omicidio premeditato, sostenendo che si basa su supposizioni e non su prove certe. L’arma del delitto, un pestello, potrebbe essere stata trovata per caso, non portata con l’intenzione di uccidere. La testimonianza sulla porta aperta è messa in dubbio, e si ipotizza che Mitja possa essere entrato, aver aggredito il padre senza l’intenzione di ucciderlo, e poi essere fuggito, preso dal rimorso. Smerdjakov, figura invidiosa, orgogliosa e con un movente economico, appare come un possibile colpevole. Il difensore chiede quindi misericordia, perché condannare un innocente sulla base di semplici indizi sarebbe un errore imperdonabile. La giustizia russa, portatrice di salvezza, dovrebbe mirare alla rigenerazione dell’uomo.Il procuratore ribatte con forza, accusando la difesa di inventare storie e falsità, e criticando la visione distorta del Vangelo e l’idea che il parricidio sia un pregiudizio. Mitja, dopo le repliche, si proclama innocente, ma accetta il giudizio divino.La giuria, ritiratasi, emette un verdetto di colpevolezza senza attenuanti, cogliendo tutti di sorpresa. Il pubblico in aula reagisce con sgomento, soprattutto le donne, che speravano in un’assoluzione. Mitja, sconvolto, ribadisce la sua innocenza e implora pietà.Nei giorni seguenti, Alëša fa visita a Katerina Ivanovna. La donna rivela che Ivan, ora gravemente malato, ha organizzato un piano per far evadere Mitja. Katerina, tormentata dal rimorso per la sua testimonianza, si sente responsabile della condanna. Alëša va poi a trovare Mitja in ospedale, dove parlano del piano di fuga e del rapporto tra Mitja, Katerina e Grušenka. In un incontro inaspettato, Katerina e Mitja si chiedono perdono a vicenda, rivivendo per un attimo l’illusione del loro amore passato. L’arrivo di Grušenka interrompe il momento, creando tensione tra le due donne, prima che Katerina fugga via, sconvolta.

21. Memoria, Morale e Nevrosi

Il funerale del giovane scolaro Il’juša è un momento di dolore e riflessione. Alëša Karamazov si unisce ai compagni di scuola del ragazzo per sostenere il padre, il capitano Snegirëv, distrutto dal dolore. Kolja Krasotkin, uno dei ragazzi, chiede ad Alëša se crede nell’innocenza di Mitja, condannato ingiustamente. A casa di Snegirëv, il dolore è palpabile. Il padre, sconvolto, mostra segni di squilibrio mentre affronta la perdita del figlio. La cerimonia funebre e la sepoltura sono momenti toccanti, che mostrano l’angoscia del padre e la vicinanza dei bambini. Dopo la sepoltura, Alëša parla ai ragazzi vicino alla pietra di Il’juša. Li invita a ricordare quel giorno e a conservare la bontà e l’onestà nel corso della loro vita. Questo invito a ricordare e a restare buoni riflette le profonde riflessioni di Dostoevskij sulla colpa, il parricidio e la punizione. La sua vita, segnata da eventi traumatici e da una profonda sensibilità, si riflette nei suoi romanzi. Le emozioni intense, i dilemmi morali e il peso della colpa sono temi costanti nella sua opera, così come il bisogno di trovare un equilibrio interiore e una forma di redenzione.

Abbiamo riassunto il possibile

Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale

Compra il libro

[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
Frammento sulla libertà
I fasciovegani. Libertà di cibo e di pensiero