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Contenuti del libro
Informazioni
“I figli di Costantino” di Pierre Maraval ti porta nel cuore del turbolento Impero Romano tardoantico subito dopo la morte del grande Costantino. Non è una successione tranquilla: il libro racconta le sanguinose lotte per il potere tra i suoi eredi, Costantino II, Costanzo II e Costante, con massacri familiari e guerre civili che ridisegnano la mappa dell’impero. Vedrai Costanzo II emergere come figura centrale, impegnato su più fronti: la difesa contro l’Impero Sasanide in Oriente, le continue minacce delle popolazioni barbariche lungo il Reno e il Danubio, e le usurpazioni in Occidente, come quella di Magnenzio, che portano a battaglie decisive come Mursa. Ma non è solo guerra: il libro esplora anche la gestione di un impero vastissimo, con la crescita di Costantinopoli come nuova capitale, le riforme amministrative e fiscali, e soprattutto il ruolo cruciale dell’imperatore nella politica religiosa, cercando di imporre l’unità nella Chiesa cristiana divisa da controversie dottrinali, gestendo concili e figure come Atanasio. È un periodo di grandi trasformazioni, dove la dinastia costantiniana cerca di consolidare il proprio potere tra intrighi di corte, sfide militari e la complessa ricerca di stabilità religiosa, preparando il terreno per l’ascesa di figure come Giuliano.Riassunto Breve
Dopo la morte dell’imperatore Costantino, l’impero romano affronta un periodo di instabilità e conflitti interni. I suoi figli, Costantino II, Costanzo II e Costante, sopravvivono a un massacro che elimina molti altri membri della famiglia e funzionari, probabilmente orchestrato per consolidare il potere. I tre fratelli si dividono l’impero, venendo proclamati Augusti. Costantino II governa l’Occidente settentrionale, Costante l’Occidente meridionale e l’Illirico, e Costanzo II l’Oriente. Questa divisione genera presto tensioni. Costantino II, cercando di affermare la sua superiorità, invade l’Italia, territorio di Costante, ma cade in un’imboscata e viene ucciso. Costante diventa così unico imperatore d’Occidente per circa dieci anni, affrontando campagne militari ma mostrando anche un carattere difficile e impopolare, finendo ucciso durante l’usurpazione di Magnenzio in Gallia. Costanzo II, impegnato in Oriente nella lunga guerra contro la Persia di Sapore II, adotta una strategia difensiva per preservare i territori, resistendo a difficili assedi come quello di Nisibi. Venuto a conoscenza delle usurpazioni in Occidente (Magnenzio, Vetranione, Nepoziano), Costanzo si sposta per affrontarle. Vetranione abdica, mentre la lotta contro Magnenzio culmina nella sanguinosa battaglia di Mursa, vinta da Costanzo. Dopo la sconfitta finale di Magnenzio, Costanzo ristabilisce il controllo sull’intero impero. Governa l’impero riunificato, risiedendo per diversi anni in Occidente per gestire le incursioni barbariche. Deve affrontare nuove minacce interne, come l’instabilità e l’esecuzione del cugino Cesare Gallo in Oriente e l’usurpazione di Silvano in Gallia. Per stabilizzare la situazione in Gallia, nomina Cesare il fratellastro di Gallo, Giuliano, che ottiene importanti successi militari contro i barbari. Costanzo compie anche una visita ufficiale a Roma per celebrare il suo vicennale, rafforzando i legami con l’aristocrazia. Negli anni successivi, si concentra sulla frontiera danubiana e sulla ripresa delle ostilità persiane in Oriente, che portano alla perdita di importanti fortezze. La richiesta di truppe galliche per la campagna persiana provoca la rivolta dei soldati di Giuliano, che lo proclamano Augusto a Lutezia. Costanzo rifiuta la spartizione del potere e si prepara allo scontro, ma muore in Cilicia, designando Giuliano come successore. Durante il suo lungo regno, Costanzo II consolida le strutture statali, rafforzando l’ideologia imperiale del sovrano come delegato divino e accentuando il cerimoniale di corte. Costantinopoli viene elevata al rango di seconda capitale con un senato di pari dignità rispetto a Roma. L’amministrazione centrale si espande, aumentando il numero dei funzionari palatini e l’importanza di uffici come la cancelleria e gli *agentes in rebus*. La giustizia è regolata da numerose leggi, e si tenta di stabilizzare l’economia e contrastare l’evasione fiscale dei *curiales*. Vengono realizzati numerosi lavori pubblici in tutto l’impero. La politica religiosa è un aspetto centrale: Costanzo sostiene il cristianesimo, concede privilegi al clero e incoraggia l’evangelizzazione dei barbari. Emana leggi contro il paganesimo, vietando sacrifici e pratiche divinatorie, portando alla chiusura e distruzione di templi. Interviene costantemente nelle controversie interne della Chiesa, in particolare quella ariana, cercando di imporre l’unità dottrinale e disciplinare attraverso concili e, se necessario, l’esilio di vescovi come Atanasio, Libero e Ilario. L’obiettivo è la pace della Chiesa e la stabilità dell’impero, anche se le sue azioni sono a volte percepite come dispotiche. La sua gestione imperiale è caratterizzata dalla perseveranza nella difesa dei confini, nel contrasto alle usurpazioni e nella ricerca, seppur difficile, dell’unità religiosa.Riassunto Lungo
1. L’eredità contesa: figli e massacri dopo Costantino
Costantino ebbe diversi figli: Crispo, nato dalla concubina Minervina, e Costantino II, Costanzo II e Costante, avuti dalla moglie Fausta. Li fece crescere con cura, assicurando loro un’educazione completa, sia culturale che militare, per prepararli al meglio al futuro ruolo imperiale. Per rafforzare la sua dinastia, nominò Cesari Crispo, Costantino II, Costanzo II e anche Dalmazio, un suo nipote, assegnando a ciascuno territori specifici e compiti di governo. Crispo si distinse per importanti successi militari e navali, dimostrando grandi capacità, ma la sua promettente carriera si interruppe bruscamente e inaspettatamente.Il massacro dopo la morte di Costantino
Dopo la morte di Costantino, avvenuta nel 337, un evento tragico sconvolse la famiglia imperiale: un massacro brutale eliminò molti membri della sua parentela e numerosi funzionari di corte. Costanzo II fu l’istigatore principale di questa strage, agendo con la chiara intenzione di eliminare chiunque potesse rappresentare una minaccia al potere suo e dei suoi fratelli. Zii, cugini e consiglieri fedeli a Costantino furono uccisi senza pietà. Solo due giovani nipoti, Gallo e Giuliano, scamparono alla morte, probabilmente risparmiati per la loro giovane età o perché malati.La divisione dell’impero tra i figli sopravvissuti
I tre figli di Costantino che erano scampati al massacro – Costantino II, Costanzo II e Costante – si incontrarono in Pannonia nell’agosto del 337. Qui vennero ufficialmente proclamati Augusti, assumendo il pieno titolo imperiale. Subito dopo, procedettero alla divisione del vasto impero tra loro. A Costantino II fu assegnata la parte occidentale, comprendente Gallia, Spagna e Britannia. Costante ricevette l’Italia, l’Africa, la Pannonia, la Dacia e le regioni della Macedonia. Costanzo II ottenne il controllo dell’Oriente e della Tracia. Nonostante Costantino II fosse considerato il primo tra gli Augusti, questa spartizione territoriale creò fin da subito tensioni e rivalità tra i fratelli.La fine di Costantino II
Costantino II, che aveva stabilito la sua residenza imperiale a Treviri, non accettò la divisione e cercò di affermare la sua superiorità sui fratelli. Animato da questa ambizione, nel 340 decise di invadere l’Italia, territorio sotto il controllo di Costante, con il chiaro intento di impossessarsene. Costante reagì prontamente inviando le sue truppe per fermare l’invasore. Costantino II cadde in un’imboscata preparata vicino ad Aquileia e trovò la morte. Dopo la sua scomparsa, la sua memoria fu ufficialmente condannata.Il regno e la morte di Costante
Dopo la morte del fratello, Costante rimase l’unico imperatore a governare la parte occidentale dell’impero. Il suo regno durò circa dieci anni, durante i quali si spostò frequentemente tra l’Italia e la Gallia. Condusse diverse campagne militari per difendere i confini, affrontando i Franchi e i Sarmati, e visitò anche la lontana provincia della Britannia. Si dice che avesse un carattere difficile, violento e severo nei confronti dei soldati, ma allo stesso tempo fosse negligente nei suoi doveri e generalmente impopolare. I rapporti con il fratello Costanzo II, imperatore in Oriente, furono segnati da tensioni, forse dovute a divergenze religiose o politiche, anche se l’esatta natura e l’entità di queste frizioni non sono del tutto chiare. La vita di Costante terminò bruscamente nel gennaio del 350, quando fu ucciso nel corso dell’usurpazione guidata da Magnenzio.Si può davvero comprendere l’eredità contesa e il massacro post-Costantino ignorando i drammi familiari avvenuti prima della sua morte?
Il capitolo descrive la successione e le lotte intestine dopo la scomparsa di Costantino, ma sorvola su eventi cruciali del suo stesso regno che ne hanno plasmato il contesto. La mancata spiegazione della fine “brusca e inaspettata” di Crispo, il figlio primogenito e capace generale, e l’assenza totale di menzione del destino di Fausta, madre dei tre Augusti sopravvissuti, lasciano un vuoto narrativo che impedisce una piena comprensione delle dinamiche familiari e politiche che culminarono nel massacro del 337. Per colmare questa lacuna, è fondamentale approfondire la storia del regno tardo di Costantino, consultando fonti storiche come Zosimo o Ammiano Marcellino e studi moderni sulla dinastia costantiniana.2. La difesa dell’impero e la lotta per la dinastia
Costanzo, una volta diventato imperatore, continuò la politica avviata da suo padre Costantino, concentrandosi in particolare sulla guerra contro la Persia guidata da Sapore II. Il re persiano mirava a riprendere il controllo di importanti territori in Mesopotamia, Iberia e Armenia. Costanzo scelse una strategia basata sulla difesa, puntando a mantenere intatti i confini dell’impero. Questa tattica fu spesso criticata, ma si dimostrò efficace nel prevenire perdite territoriali significative. Nonostante ciò, ci furono momenti difficili, come i ripetuti assedi persiani a città chiave come Nisibi e battaglie sanguinose, tra cui quella di Singara nel 344, che causò gravi perdite da entrambi i lati. La resistenza di Nisibi fu particolarmente notevole, riuscendo a respingere gli attacchi persiani più volte.Le rivolte in Occidente
Mentre l’imperatore era impegnato sul fronte orientale, la situazione in Occidente divenne critica a causa di diverse ribellioni. Nel 350, Magnenzio si fece proclamare imperatore nelle Gallie e fece uccidere Costante, fratello di Costanzo. Quasi contemporaneamente, Vetranione fu acclamato imperatore in Illirico, mentre a Roma si ribellò Nepoziano, un nipote di Costantino. Magnenzio tentò di ottenere il riconoscimento da Costanzo, proponendo di dividere il potere e di stringere alleanze matrimoniali con la famiglia imperiale. Tuttavia, Costanzo rifiutò fermamente, considerando l’impero un’eredità di famiglia da proteggere a ogni costo.La risposta di Costanzo e le prime vittorie
Per affrontare la crisi, Costanzo si spostò con le sue truppe verso Occidente. Riuscì a negoziare con Vetranione, che alla fine decise di rinunciare al titolo imperiale in suo favore. Per rafforzare la stabilità e assicurare la continuità della dinastia, Costanzo nominò Cesare suo cugino Gallo e lo inviò a gestire la situazione in Oriente. La sfida principale rimaneva Magnenzio. Costanzo utilizzò abilmente la propaganda per legittimare la sua posizione, sottolineando la sua appartenenza alla dinastia costantiniana e usando simboli cristiani come il Chi-rho. Lo scontro decisivo avvenne nella terribile battaglia di Mursa nel 351, dove Costanzo riportò una vittoria fondamentale.La sconfitta di Magnenzio e il ristabilimento dell’ordine
Dopo la sconfitta a Mursa, Magnenzio fu costretto a ritirarsi e perse rapidamente il controllo dell’Italia e di altre province occidentali. La guerra si concluse definitivamente nel 353 con la battaglia di Mons Seleucus, dove Magnenzio subì la sconfitta finale. Sentendosi braccato, Magnenzio si tolse la vita, seguito poco dopo dal suo Cesare Decenzio. Con la fine degli usurpatori, Costanzo riprese il pieno controllo su tutto l’impero. Seguì un periodo di repressione contro coloro che avevano sostenuto le rivolte, sebbene l’imperatore scelse di concedere un editto di amnistia per molti dei coinvolti.Il capitolo descrive la strategia difensiva di Costanzo in Oriente come “efficace”, ma non è forse una valutazione troppo superficiale?
Il capitolo accenna alle critiche mosse contro la strategia difensiva di Costanzo in Oriente, ma la definisce comunque efficace nel prevenire perdite territoriali significative. Questa valutazione meriterebbe un approfondimento maggiore. Per comprendere appieno la complessità della situazione, è fondamentale esaminare le alternative strategiche disponibili all’epoca, le reali capacità logistiche e militari dell’impero e dei Sasanidi, e l’impatto a lungo termine di una guerra di logoramento, anche in termini di risorse e vite umane. Approfondire la storia militare romana e sasanide del IV secolo è essenziale per valutare criticamente questa affermazione. Autori come Peter Heather possono offrire prospettive più sfumate sulla conduzione della guerra e le sue conseguenze in questo periodo.3. L’Impero di Costanzo tra Occidente e Oriente: Usurpazioni, Barbari e il Sorgere di Giuliano
Costanzo II, dopo aver sconfitto Magnenzio nel 353, si trovò a governare un impero riunificato, ma le sfide non erano finite e richiedevano la sua presenza diretta. Per diversi anni, scelse di risiedere principalmente in Occidente, stabilendosi a Milano e Sirmio, per affrontare direttamente le continue incursioni barbariche che minacciavano le frontiere sul Reno e sul Danubio. La sua presenza serviva a coordinare le difese e a mostrare la forza imperiale in regioni vulnerabili, un compito reso arduo dalla vastità dei confini da proteggere. Celebrò i suoi successi militari con campagne significative, come quelle condotte contro gli Alamanni tra il 354 e il 355, che gli valsero titoli onorifici come Alamannicus e Germanicus Maximus, dimostrando la sua determinazione nel proteggere i confini occidentali. Questi anni furono cruciali per ristabilire l’autorità imperiale dopo la guerra civile.Le sfide interne: Gallo e Silvano
La gestione dell’impero riunificato fu però fin da subito segnata da forti tensioni interne e problemi di fiducia. Il Cesare Gallo, che Costanzo aveva inviato in Oriente con il compito di sorvegliare la cruciale frontiera persiana, iniziò a mostrare segni preoccupanti di instabilità e crudeltà nella sua sede di Antiochia. La situazione precipitò con l’uccisione di alcuni importanti funzionari imperiali, spingendo Costanzo a richiamarlo in Occidente. Gallo fu quindi processato e giustiziato nel 354, eliminando una potenziale minaccia ma anche un alleato familiare. Poco tempo dopo, nel 355, un nuovo pericolo sorse in Gallia con l’usurpazione di Silvano, un generale che si ribellò all’autorità imperiale. Questa rivolta fu tuttavia rapidamente sedata, non tanto con la forza militare, quanto attraverso complessi intrighi politici che portarono all’assassinio del ribelle, dimostrando la precarietà del potere anche in Occidente.Giuliano Cesare in Gallia
Per cercare di stabilizzare la Gallia, una regione strategica ma costantemente minacciata dalle incursioni barbariche, Costanzo prese una decisione cruciale: nominò Cesare il fratellastro di Gallo, Giuliano. La nomina avvenne nel novembre del 355 e segnò l’inizio dell’ascesa di una figura destinata a diventare centrale nella storia dell’impero. Giuliano fu inviato in Gallia con poteri inizialmente limitati e sotto la stretta sorveglianza di funzionari fedeli a Costanzo, che nutriva una comprensibile diffidenza nei suoi confronti. Nonostante queste restrizioni e la mancanza di esperienza militare, Giuliano dimostrò rapidamente le sue capacità. Ottenne significativi successi militari contro le tribù degli Alamanni, culminati nella decisiva vittoria di Strasburgo nel 357, che rafforzò notevolmente la posizione romana nella regione e la sua personale reputazione.La visita a Roma
Nel 357, mentre Giuliano consolidava il controllo in Gallia, Costanzo decise di compiere un gesto di grande valore simbolico: una visita ufficiale a Roma. Fu la prima e unica volta nella sua vita che l’imperatore visitò l’antica capitale. L’ingresso in città fu caratterizzato da una solennità e un’ostentazione notevoli, un aspetto che suscitò anche alcune critiche da parte di osservatori contemporanei. Costanzo dedicò tempo ad ammirare i maestosi monumenti della città eterna, lasciando un segno tangibile del suo passaggio con la donazione di un imponente obelisco egizio, destinato a decorare il Circo Massimo. Questa visita servì anche a rafforzare i legami tra l’imperatore e l’aristocrazia romana, nonostante persistessero alcune critiche e riserve, in particolare negli ambienti pagani legati alle tradizioni più antiche.Le campagne sul Danubio
Negli anni immediatamente successivi alla visita a Roma, Costanzo spostò la sua attenzione principale verso la frontiera danubiana, un altro settore cruciale per la sicurezza dell’impero che richiedeva costante vigilanza. Condusse personalmente campagne militari contro le popolazioni dei Sarmati e dei Quadi tra il 358 e il 359, dimostrando ancora una volta la sua leadership militare e la sua capacità di intervento diretto. Queste operazioni militari portarono a nuovi successi per l’esercito romano, respingendo le incursioni e stabilizzando temporaneamente la situazione lungo il fiume. I successi sul Danubio consentirono a Costanzo di riorganizzare i rapporti con i popoli federati lungo il confine, definendo nuovi accordi e rafforzando le difese imperiali in quella zona strategica. Questo gli permise di concentrarsi sulle minacce emergenti, in particolare quella proveniente dall’Oriente.L’escalation del conflitto persiano
Mentre Costanzo era impegnato sul Danubio, la situazione nella parte orientale dell’impero, in particolare lungo la frontiera con l’Impero Sasanide, peggiorò drasticamente a partire dal 359. Il re persiano Sapore II, dopo una serie di negoziati infruttuosi, riprese le ostilità su vasta scala, invadendo la Mesopotamia romana. Nonostante gli sforzi per organizzare una difesa efficace e il richiamo di generali esperti come Ursicino, le forze romane subirono gravi rovesci. I Persiani riuscirono a conquistare importanti fortezze strategiche, tra cui Amida nel 359 e Bezabde nel 360, infliggendo perdite significative all’esercito romano e mettendo a dura prova la capacità di resistenza dell’impero in Oriente.La proclamazione di Giuliano Augusto
Fu proprio mentre Costanzo si trovava impegnato a gestire la difficile situazione in Oriente che si verificò l’evento che avrebbe cambiato il corso degli eventi in Occidente. La richiesta imperiale di inviare truppe galliche per rinforzare l’esercito impegnato nella campagna persiana provocò una forte reazione tra i soldati di Giuliano a Lutezia, l’attuale Parigi. Le truppe, che avevano sviluppato un forte legame di lealtà con il loro Cesare vittorioso, si rifiutarono di partire e, in un atto di aperta ribellione, proclamarono Giuliano come nuovo Augusto nel 360. Giuliano, pur esitando inizialmente, accettò la proclamazione e inviò messaggeri a Costanzo per proporre una spartizione del potere e il riconoscimento del suo nuovo status. Costanzo, tuttavia, considerò l’atto di Lutezia una pura e semplice usurpazione e rifiutò categoricamente ogni compromesso, preparando lo scontro.La morte di Costanzo II
Costanzo si preparò dunque a marciare verso Occidente per affrontare Giuliano e sedare l’usurpazione. Tuttavia, la persistente minaccia persiana lo costrinse a ritardare la partenza, mantenendo le sue forze in Oriente. Prima che potesse muovere le sue forze contro il rivale, la sua salute peggiorò rapidamente. Costanzo II morì in Cilicia nel novembre del 361, ponendo fine al suo lungo regno segnato da guerre e intrighi. Secondo alcune fonti storiche, prima di spegnersi, avrebbe designato proprio Giuliano come suo successore, riconoscendo di fatto la sua posizione. Il corpo dell’imperatore defunto fu trasportato con tutti gli onori a Costantinopoli e sepolto nella Basilica dei Santi Apostoli.Davvero la “pace della Chiesa” era l’unica, indispensabile garanzia per la “salvezza dell’impero”, come sembra suggerire il capitolo, o questa è una semplificazione che ignora altre dinamiche politiche e sociali?
Il capitolo pone l’accento sulla convinzione imperiale che l’unità religiosa fosse fondamentale per la stabilità dello stato, ma non approfondisce sufficientemente se questa percezione corrispondesse alla complessa realtà dell’epoca. La narrazione rischia di attribuire un peso eccessivo alle sole dispute teologiche come causa primaria di instabilità, trascurando altri fattori cruciali che minavano l’impero. Per comprendere meglio il contesto, sarebbe utile esplorare la storia sociale ed economica del IV secolo, le pressioni militari ai confini e le dinamiche interne del potere imperiale al di là della sfera religiosa. Approfondire il pensiero di storici della tarda antichità, come quelli che hanno studiato il declino dell’Impero Romano o la trasformazione del mondo mediterraneo, può fornire una prospettiva più ampia sulle molteplici sfide affrontate da Costanzo e sull’effettiva incidenza dei conflitti religiosi rispetto ad altre crisi.6. Costanzo II: Gestione Imperiale e Lotte per l’Unità
L’imperatore Costanzo II si trova a governare un impero vastissimo, affrontando continue sfide su più fronti. Le sue energie sono dedicate alle campagne militari, sia in Oriente contro l’Impero Persiano, sia lungo le frontiere settentrionali, dove combatte le popolazioni barbariche lungo il Danubio e in Gallia. Parallelamente agli impegni militari, si concentra sulla gestione interna dello stato. L’imperatore lavora per rafforzare la struttura burocratica dell’impero, rendendola più efficiente. Interviene attivamente anche nelle questioni economiche, cercando di stabilizzare la moneta e di migliorare il sistema di tassazione per garantire le risorse necessarie al mantenimento dell’esercito e dell’amministrazione.La Politica Religiosa
Un aspetto centrale del regno di Costanzo II è la politica religiosa, con un forte impegno per l’unità della Chiesa cristiana. L’imperatore cerca di superare le divisioni dottrinali che affliggono la Chiesa, in particolare la controversia ariana sulla natura di Cristo. Per raggiungere questo obiettivo, convoca una serie di importanti concili in diverse località dell’impero, come Sirmio, Rimini e Seleucia, con lo scopo di definire una formula di fede che potesse essere accettata da tutti i vescovi. Questa ricerca di uniformità religiosa porta inevitabilmente a scontri con figure ecclesiastiche influenti che si oppongono alle decisioni imperiali o conciliari. Vescovi di spicco come Atanasio di Alessandria, Libero di Roma e Ilario di Poitiers vengono esiliati per non essersi conformati alla linea voluta dall’imperatore. Oltre a cercare l’unità interna del cristianesimo, vengono emanate leggi volte a limitare le pratiche pagane e a colpire la magia, mentre il clero cristiano beneficia di nuovi privilegi. Si registrano anche azioni repressive nei confronti di alcune comunità ebraiche e contro gruppi cristiani considerati eretici, come i donatisti presenti in Africa.Amministrazione e Opere Pubbliche
Durante il regno di Costanzo II, la struttura amministrativa imperiale si consolida ulteriormente. La corte imperiale acquisisce un ruolo sempre più centrale, e aumenta l’importanza di funzionari come gli agentes in rebus, che svolgono compiti di controllo e collegamento in tutto l’impero. L’imperatore promuove anche un’intensa attività edilizia in molte città. Particolare attenzione è rivolta a Costantinopoli, la capitale orientale, e ad Antiochia, importanti centri amministrativi e culturali. Vengono costruite o restaurate basiliche cristiane, terme pubbliche e fortificazioni lungo i confini per migliorare la difesa. La gestione dei curiales, i membri delle élite cittadine responsabili della riscossione delle tasse, rappresenta una sfida costante. Molti curiales cercano di sfuggire ai pesanti obblighi finanziari e alle responsabilità legate alla loro carica, creando difficoltà per l’amministrazione imperiale nel garantire un flusso costante di entrate fiscali.Ma come si concilia la ricerca dell’unità religiosa con l’esilio dei vescovi e la repressione dei dissidenti?
Il capitolo, pur descrivendo le azioni di Costanzo II in campo religioso, non approfondisce la contraddizione tra l’obiettivo dichiarato di “unità” e i metodi impiegati, come l’esilio di figure chiave del clero. Questo approccio solleva interrogativi sulla natura stessa dell’unità ricercata dall’imperatore: si trattava di un genuino consenso teologico o dell’imposizione di una conformità dettata dal potere imperiale? Per esplorare questa complessa dinamica, è fondamentale studiare la storia della Chiesa nel IV secolo, la natura delle controversie cristologiche e il ruolo crescente dell’imperatore negli affari ecclesiastici. Approfondire le opere di storici che analizzano il rapporto tra potere politico e religione nella tarda antichità, come Peter Brown, può offrire prospettive cruciali.Abbiamo riassunto il possibile
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