Contenuti del libro
Informazioni
“I cuccioli non dormono da soli. Il sonno dei bambini oltre i metodi e i pregiudizi” di Alessandra Bortolotti è quel tipo di libro che ti fa vedere le cose in modo diverso, partendo da un tema che sembra semplice, il sonno bambini, ma che nasconde un sacco di pregiudizi genitorialità e norme culturali che non sempre vanno d’accordo con la vera fisiologia infantile. L’autrice ci porta a riflettere su come la nostra società occidentale spinga per un distacco precoce, ignorando i bisogni neonato più profondi, come la vicinanza e il contatto, specialmente durante i risvegli notturni neonati, che scopriamo essere del tutto normali. Non è un manuale con metodi sonno bambini rigidi, anzi, li critica parecchio, soprattutto quelli che lasciano piangere i piccoli, spiegando perché causano stress e non aiutano il vero sviluppo infantile e l’attaccamento sicuro. Il libro valorizza l’accudimento responsivo, il fidarsi dell’istinto dei genitori e pratiche come il co-sleeping, analizzandone la sicurezza (con le giuste precauzioni) e i benefici, anche per l’allattamento notturno. È come un invito a riscoprire cosa è davvero naturale per i nostri “cuccioli” e per noi, mettendo al centro la relazione e il benessere, non solo l’assenza di problemi, e a capire che crescere insieme, anche di notte, è un viaggio importante.Riassunto Breve
Le norme culturali attuali, specialmente in Occidente, spesso non rispettano i bisogni naturali dei bambini e l’istinto dei genitori. Esiste una differenza fondamentale tra le norme culturali, che cambiano, e gli universali fisiologici e affettivi, che sono uguali per tutti gli esseri umani. La fisiologia studia ciò che è naturale per una persona, al di là delle credenze culturali. I bisogni umani universali, come quello di essere accuditi, sono legati a costanti fisiologiche. La dimensione emotiva e affettiva è essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo umano. La relazione tra madre e bambino inizia già in gravidanza ed è un legame continuo, biologico ed emotivo. Il feto percepisce emozioni e ha bisogni. La nascita è una fase di passaggio, dove il bambino cerca sicurezza e contatto. L’ambiente, inclusa la cura materna, influenza lo sviluppo fin da prima della nascita. Riconoscere le emozioni dei bambini come parte della loro natura è fondamentale. Ignorare le emozioni negative porta a una mancanza di comprensione affettiva. I risvegli notturni nei bambini fino a 3-5 anni sono normali e fisiologici. Non si insegna a dormire; i bambini hanno ritmi propri. L’idea che debbano dormire da soli presto è un’idea culturale occidentale. Dormire vicino ai genitori è un bisogno universale di sicurezza e non impedisce l’autonomia, anzi la favorisce. I metodi per far dormire i bambini da soli, basati sul lasciarli piangere, non hanno basi scientifiche solide e possono causare stress, influenzando lo sviluppo del cervello e la capacità di gestire lo stress da adulti. Un bambino che smette di piangere da solo potrebbe aver imparato che nessuno risponde. Il sonno e l’alimentazione sono collegati. L’allattamento al seno favorisce la vicinanza e sincronizza i ritmi di sonno tra madre e bambino, migliorando il riposo di entrambi. Non c’è un’età fissa per dormire da soli; dipende dal singolo bambino. Dormire insieme, con le giuste precauzioni, è sicuro. I risvegli notturni hanno una funzione fisiologica e protettiva. Un bambino che protesta prima di dormire cerca rassicurazione, non è viziato. I bambini sono rassicurati dai rumori di casa e non hanno bisogno del buio totale di giorno. Molti pensieri sul sonno infantile sono solo opinioni culturali, non fatti scientifici. È importante informare i genitori sulla fisiologia e formare bene chi lavora con le famiglie. Il sonno dei bambini piccoli ha caratteristiche diverse da quello degli adulti, con molta fase REM, importante per lo sviluppo del cervello. I risvegli notturni sono normali e mostrano il bisogno del bambino di cercare vicinanza e sicurezza. Questa ricerca di contatto è un bisogno primario per la sopravvivenza e per creare un legame forte. La relazione con gli adulti nei primi anni modella lo sviluppo del cervello, soprattutto la parte legata alle emozioni. Rispondere ai bisogni emotivi del bambino, anche di notte, aiuta a regolare le sue emozioni e a diventare più forte. Ignorare il pianto può creare stress e avere effetti negativi sullo sviluppo emotivo. Le aspettative culturali sul sonno dei bambini non considerano la loro fisiologia. Molte culture nel mondo dormono insieme ai bambini, riconoscendo il loro bisogno di vicinanza. Il sonno infantile è diverso per ogni bambino e cambia con la crescita. Capire come funziona il sonno dei bambini permette ai genitori di rispondere ai loro bisogni in modo consapevole. I metodi per far dormire i bambini sono molto diffusi ma spesso non hanno prove scientifiche e non rispettano la loro fisiologia. Molti di questi metodi cercano di eliminare i risvegli notturni, visti sbagliando come un problema. Questi metodi, basati sul comportamento, possono causare stress a genitori e bambini. Ignorare il pianto di un bambino, che è un segnale di bisogno, può fargli perdere fiducia nell’essere ascoltato. Le ricerche mostrano che i metodi che prevedono il pianto aumentano l’ormone dello stress nei bambini. Anche se il bambino smette di piangere, lo stress può rimanere alto, con possibili effetti negativi sullo sviluppo del cervello e sulla capacità di gestire lo stress da grandi. Invece, rispondere ai bisogni del bambino e dargli contatto fisico nei primi anni è legato a meno stress e a una migliore gestione delle emozioni. L’autonomia cresce dalla sicurezza data dalla dipendenza e dalla risposta ai bisogni, non dalla frustrazione o dal distacco forzato. I metodi comportamentali spesso trattano il bambino come un oggetto da “programmare”, ignorando chi è e cosa prova. Questi metodi spesso servono più il mercato e l’idea che i genitori siano bravi che il benessere del bambino. Capire la fisiologia del sonno infantile e fidarsi dell’istinto di genitore, dando importanza alla relazione e al contatto, rispetta il bambino e aiuta uno sviluppo emotivo sano. Dormire vicino al bambino, che sia nella stessa stanza o nello stesso letto, è una pratica comune nel mondo e nella storia, ma in Occidente se ne discute molto, vista a volte come pericolosa o dannosa per l’autonomia o la coppia. Separare presto madre e neonato causa stress nel bambino e può influenzare come gestirà lo stress in futuro. Studi mostrano che la vicinanza, come nel sonno condiviso, può aiutare a regolare il corpo e la salute mentale futura. La sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) è una causa di morte inspiegata nei neonati sotto l’anno. I rischi principali sono dormire a pancia in giù e il fumo. Altri rischi sono superfici morbide, dormire su divani, uso di sostanze dai genitori e dormire da soli sotto l’anno. La sicurezza del sonno condiviso dipende da come viene fatto. Dormire nello stesso letto è considerato più sicuro se la madre allatta, non fuma o usa sostanze, è normopeso e il bambino dorme su una superficie rigida, non tra i genitori, a pancia in su dopo la poppata. Anche la temperatura della stanza è importante. Dormire insieme abitualmente non sembra causare problemi di sonno nei bambini o stanchezza negli adulti. I bambini che dormono vicino ai genitori, soprattutto se allattati, hanno un sonno più leggero e si svegliano insieme, cosa che può proteggere dalla SIDS. L’allattamento al seno e il sonno condiviso si aiutano a vicenda, rendendo più facili le poppate notturne e migliorando il riposo di entrambi. L’uso del ciuccio per prevenire la SIDS è discusso. Portare i neonati in fascia può aiutare il sonno per la vicinanza, ma serve una posizione sicura. L’assistenza ai genitori nel periodo intorno alla nascita si basa spesso su un modello medico che guarda al rischio e alla malattia. Questo porta i genitori a chiedere aiuto agli esperti anche per cose normali e a ricevere consigli non sempre giusti o basati su prove. I genitori si sentono persi e non sicuri di potercela fare da soli. Esiste un altro modo, il modello salutogenico, che guarda alla promozione della salute e del benessere, non solo all’assenza di malattia. La salute è vista come uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale. La salute e la malattia sono un percorso continuo, e la posizione di una persona su questo percorso dipende da quanto riesce a gestire gli eventi difficili usando le sue risorse. Un concetto importante è il “senso di coerenza”, che si forma nei primi anni attraverso le relazioni. Questo senso aiuta a capire gli eventi come comprensibili, affrontabili e importanti, aumentando la fiducia in sé. Applicare questo modello alla genitorialità significa aiutare i genitori a usare le loro risorse, ascoltare i loro bisogni e istinti, e offrire un aiuto personalizzato e senza giudizi. Questo è diverso dalla tendenza culturale a separare presto madre e bambino, che ignora quanto siano importanti le prime relazioni affettive per lo sviluppo del senso di coerenza e la salute futura. I professionisti dovrebbero unire il modello medico con l’approccio salutogenico, dando valore alle emozioni e alle relazioni. Questo richiede una formazione specifica per aiutare i genitori a scegliere in modo informato e promuovere la salute di tutta la famiglia. Il sonno dei bambini è diverso da quello degli adulti fino a circa quattro anni. Per un buon sonno, la stanza deve essere tra 18° e 20° C. È meglio evitare schermi e fumo dove dorme il bambino. La posizione a pancia in su è l’unica sicura. Non si deve coprire troppo il bambino o la sua testa. Una piccola luce può essere utile. Prima di dormire, si evitano cose che agitano; si creano invece rituali tranquilli. È importante rassicurare il bambino e non stimolarlo troppo di giorno. Ascoltare quello che comunica e dargli contatto e sicurezza sono fondamentali. Il cibo influenza il sonno. Il latte materno lo aiuta, specialmente di notte. Alimenti da evitare sono quelli con zucchero raffinato, coloranti, additivi, grassi idrogenati e mercurio. Alimenti che aiutano il sonno sono quelli con triptofano, come cioccolato fondente, avena, banane, datteri, arachidi, latte, latticini, semi e frutta secca. Leggere le etichette è importante. Il sonno interrotto nei bambini è normale, non sempre un problema da risolvere con aiuti esterni. Molti farmaci per bambini non sono stati studiati bene. Gli integratori di melatonina non hanno abbastanza prove di efficacia nei bambini sani e non si sa la dose sicura. Usarli è giusto solo per problemi di sonno in bambini con malattie dello sviluppo. Ci sono molti pensieri sbagliati sul sonno e sull’accudimento dei bambini. Non è vero che dormire insieme o allattare a lungo impedisca l’autonomia. La maggior parte dei bambini dorme tutta la notte intorno ai 3 anni. I metodi per far dormire i bambini non sono sempre innocui. Dormire insieme o allattare di notte non è per forza pericoloso o dannoso per la coppia. È normale che i bambini si sveglino di notte fino a 3-4 anni. Sanno già come regolare il sonno. Cercare contatto per addormentarsi o nei momenti difficili è normale e aiuta l’autostima. Il pianto è un segnale di disagio e va sempre ascoltato. L’allattamento notturno a richiesta è naturale e può migliorare anche il sonno della madre. Un bambino che si sveglia di notte non ha per forza un disturbo; il disturbo è non riuscire a riaddormentarsi. Tutti i bambini imparano a dormire da soli, ma con tempi diversi. Non esiste un metodo unico e sicuro per far dormire un bambino; i genitori conoscono meglio il proprio figlio. Ignorare il pianto può causare stress e problemi. Dormire insieme in sicurezza non ha effetti negativi e aiuta il bambino a regolare le sue funzioni biologiche. Strategie utili includono organizzare un aiuto prima della nascita, dare importanza al riposo, chiedere aiuto, parlare con il partner, preparare i pasti in anticipo, curare l’alimentazione di tutti e cercare gruppi di mamme. Con il bambino, esporlo alla luce di giorno, aumentare il contatto, evitare schermi e Wi-Fi vicino a dove dorme, dormire quando dorme lui, creare routine, evitare troppi stimoli prima di dormire, considerare di andare a letto insieme, scegliere un posto sicuro, allattare a richiesta anche di notte, imparare a riconoscere le fasi del sonno, stare vicino al bambino quando è a letto e fidarsi del proprio istinto. Non c’è una risposta fissa su “fino a quando” il bambino avrà certi bisogni; ogni bambino è unico.Riassunto Lungo
1. La Fisiologia Dimenticata: Bisogni Infantili Contro Norme Culturali
Prendersi cura di un bambino è una relazione che cambia sia l’adulto che il piccolo. Nella società occidentale di oggi, i ritmi della vita quotidiana spesso vanno contro i bisogni naturali dei bambini e l’istinto degli adulti di accudirli. C’è una grande differenza tra le regole create dalla cultura, che cambiano da un posto all’altro, e i bisogni fondamentali del corpo e delle emozioni, che sono uguali per tutti gli esseri umani. La cultura dominante spesso non considera importanti le emozioni dei bambini, soprattutto quelle difficili, e spinge perché i piccoli diventino indipendenti molto presto. Questo confonde i genitori, che si sentono sbagliati se seguono il loro istinto invece dei consigli degli “esperti”, che a volte si basano più su idee culturali che sulla scienza.La fisiologia studia ciò che è naturale per ogni persona, al di là delle idee della cultura. I bisogni umani universali, come quello di essere accuditi, sono legati a come funziona il nostro corpo. Le emozioni e i sentimenti sono essenziali per la sopravvivenza. Capire i ritmi naturali dei bambini per dormire e mangiare, insieme alle loro emozioni, dà un quadro completo, superando i metodi che cercano di bloccare i comportamenti spontanei. Educare alle emozioni significa riconoscere che le emozioni e i sentimenti dei bambini sono una parte normale di loro e del modo in cui comunicano. Non considerare le emozioni difficili porta a non capire i sentimenti.Il legame speciale fin dalla gravidanza
La relazione tra madre e bambino inizia già quando il piccolo è nella pancia. È un legame continuo, fatto di biologia, ormoni ed emozioni. Il feto sente le emozioni e ha dei bisogni. La nascita è solo un passaggio tra il tempo passato dentro la mamma e quello fuori, dove il bambino continua a cercare sicurezza e contatto. La scienza dell’epigenetica dimostra che l’ambiente, inclusa la cura della mamma, influenza come funzionano i geni e lo sviluppo, anche prima di nascere. Ad esempio, lo stress che la mamma vive in gravidanza può avere effetti sul feto. È fondamentale vedere il bambino come una persona fin da quando è nell’utero e dare valore alle emozioni.
Capire il sonno dei bambini
Svegliarsi di notte è normale per i bambini fino a 3-5 anni; non è un problema o una brutta abitudine. Non si insegna a dormire; i bambini hanno i loro tempi naturali. L’idea che debbano dormire da soli presto è solo un’opinione diffusa nella nostra cultura occidentale. Dormire vicino ai genitori è un bisogno universale di sicurezza. Non ci sono prove scientifiche che dormire insieme impedisca al bambino di diventare autonomo; al contrario, la sicurezza che dà il contatto lo aiuta. I metodi che usano il pianto per far dormire i bambini da soli non si basano su prove scientifiche solide e possono causare stress, con effetti sullo sviluppo del cervello e sulla capacità di gestire lo stress da adulti. Un bambino che smette di piangere da solo potrebbe aver semplicemente imparato che nessuno risponde al suo bisogno.
Sonno e alimentazione sono collegati. L’allattamento al seno, ad esempio, implica vicinanza e aiuta a sincronizzare i ritmi di sonno e veglia tra mamma e bambino, migliorando il riposo di entrambi. Non c’è un’età giusta per iniziare a dormire da soli; dipende da ogni bambino. Dormire insieme, prendendo le giuste precauzioni, è sicuro. I risvegli notturni hanno una funzione naturale e protettiva. Un bambino che piange o protesta prima di addormentarsi non è viziato, sta solo chiedendo di essere rassicurato. I bambini si sentono sicuri anche con i rumori normali della casa e non hanno bisogno del buio completo durante il giorno.Molte convinzioni sul sonno dei bambini sono solo idee culturali, non fatti dimostrati dalla scienza. Queste idee possono confondere i genitori e portarli a usare metodi che vanno contro i bisogni naturali dei loro figli. È fondamentale dare ai genitori informazioni corrette sulla fisiologia dei bambini, basate su ricerche affidabili. Allo stesso modo, è cruciale formare bene chi lavora nella sanità e nell’educazione, perché possano aiutare le famiglie a capire e rispettare questi bisogni naturali, costruendo relazioni più serene e basate sulla comprensione del bambino.Siamo davvero sicuri che ogni metodo educativo che si discosta dall’istinto genitoriale sia per definizione privo di “prove scientifiche solide” e potenzialmente dannoso?
Il capitolo presenta una visione molto netta, contrapponendo l’istinto e la fisiologia a pratiche culturali dannose e prive di fondamento scientifico. Tuttavia, il dibattito scientifico su temi come il sonno infantile, l’autonomia precoce e l’impatto dei diversi approcci educativi è tutt’altro che chiuso e univoco. Esistono diverse scuole di pensiero e ricerche con risultati non sempre concordanti. Per farsi un’idea più completa, è indispensabile esplorare la letteratura scientifica sulla psicologia dello sviluppo, la pediatria comportamentale e la neuropsicologia, considerando studi che analizzano gli effetti a breve e lungo termine di vari approcci. Approfondire il lavoro di ricercatori che si occupano di attaccamento (oltre a Bowlby, che è implicito ma non citato, si pensi a Mary Ainsworth o Mary Main) o di regolazione emotiva può offrire spunti critici e sfumature che vanno oltre la dicotomia presentata nel capitolo.2. Il Sonno del Bambino: Un Viaggio Fisiologico e Affettivo
Il modo in cui i bambini dormono nei primi anni è molto diverso da come dormono gli adulti. Una parte importante del tempo che passano a dormire è in una fase chiamata REM. Questa fase è cruciale per lo sviluppo del loro cervello, che cresce tantissimo in questo periodo, creando nuove cellule e collegamenti velocemente. La fase REM inizia già prima della nascita e diventa simile a quella degli adulti solo intorno ai 3 o 5 anni. È un momento di crescita intensa anche mentre dormono.I Risvegli Notturni e il Bisogno di Vicinanza
È del tutto normale che i bambini si sveglino spesso di notte. Questo non significa che abbiano un problema a dormire, ma è legato a come è fatto il loro sonno quando sono piccoli. Hanno bisogno di sentire vicino un adulto per sentirsi al sicuro e tranquilli. Cercare questo contatto è un bisogno importantissimo per loro, serve per la loro sicurezza e per costruire quel legame speciale che li lega a chi si prende cura di loro.Come la Relazione Modella il Cervello e le Emozioni
Il rapporto che i bambini hanno con gli adulti, specialmente nei primi tre anni, aiuta a formare il loro cervello. In questo periodo, la parte destra del cervello è molto attiva ed è quella che gestisce le emozioni. Quando un adulto risponde ai bisogni del bambino, anche quando piange di notte, lo aiuta a sentirsi meglio e a diventare più forte di fronte alle difficoltà. Non rispondere al pianto, invece, può causare stress e non fa bene allo sviluppo delle sue emozioni.Differenze Culturali nel Modo di Dormire
Nella nostra società, spesso si pensa che i bambini piccoli debbano imparare a dormire da soli per molte ore di fila fin da presto. Questa idea, però, non tiene conto di come funziona naturalmente il sonno dei neonati e dei bambini piccoli, che hanno cicli diversi dagli adulti. In tante altre culture del mondo, invece, è normale e comune per i genitori dormire insieme ai loro figli. Questo modo di fare riconosce e accoglie il forte bisogno di vicinanza che il bambino prova, specialmente durante la notte. È una pratica che mette al centro il legame e la sicurezza emotiva.Fattori Personali e Tappe di Crescita
Ogni bambino è diverso, e il suo modo di dormire dipende anche da cose come il suo carattere o da come è fatto per natura. Ci sono anche dei momenti nella crescita, come i periodi in cui dormono peggio (“sleep regression”) o quando hanno paura di stare lontani dai genitori (ansia da separazione), che cambiano il loro sonno. Capire come funziona il sonno dei bambini aiuta gli adulti a rispondere meglio ai loro bisogni, sapendo che svegliarsi di notte fa parte del loro normale percorso di crescita.Ma è davvero così semplice affermare che non rispondere al pianto notturno del bambino sia sempre dannoso per il suo sviluppo emotivo, o il capitolo ignora un dibattito scientifico ancora aperto e le complesse realtà familiari?
Il capitolo presenta un legame diretto tra la mancata risposta al pianto e un esito negativo per lo sviluppo emotivo del bambino. Tuttavia, questa posizione non tiene conto della varietà di approcci e delle sfumature presenti nella ricerca sul sonno infantile e sulle dinamiche familiari. Esistono diverse scuole di pensiero e studi che analizzano l’impatto di differenti strategie di gestione del sonno notturno, considerando anche il benessere dei genitori e le specificità di ogni bambino. Per una comprensione più completa, sarebbe utile approfondire gli studi sull’attaccamento, le ricerche in neuroscienze dello sviluppo e le diverse metodologie proposte nell’ambito della psicologia perinatale e dello sviluppo, magari leggendo autori che presentano prospettive differenti sul sonno infantile e sulle strategie di risposta ai risvegli notturni.3. Sonno Infantile: Fisiologia, Metodi e Stress
Molti metodi per far addormentare i bambini sono molto diffusi e presentati come necessari, ma spesso non si basano su prove scientifiche solide e non tengono conto di come funziona realmente il sonno nei bambini piccoli. È importante sapere che i risvegli durante la notte sono del tutto normali almeno fino ai tre anni di età; fanno parte della crescita. Molti degli approcci proposti sono di tipo comportamentale e hanno lo scopo di eliminare questi risvegli notturni, che vengono visti, in modo sbagliato, come un problema. Questi metodi si dividono in vari tipi, come lasciare piangere il bambino da solo (estinzione standard), lasciarlo piangere per periodi sempre più lunghi (estinzione graduale) o seguire routine molto rigide prima di dormire. Non importa come vengano chiamati, l’obiettivo principale è sempre lo stesso: fare in modo che il bambino impari ad addormentarsi da solo e a non svegliarsi più di notte.Gli effetti dello stress sui bambini
Usare questi metodi può creare molta tensione e stress, sia nei genitori che nei bambini. Quando si ignora il pianto di un bambino, che è il suo modo per chiedere aiuto e mostrare un bisogno, si rischia di fargli perdere la fiducia nella possibilità di essere ascoltato e consolato. Le ricerche mostrano che i metodi che prevedono di lasciare piangere il bambino per molto tempo o in modo controllato fanno aumentare i livelli di cortisolo, che è l’ormone dello stress, nei bambini. Anche se il bambino smette di piangere, i livelli di cortisolo possono rimanere alti a lungo. Questo può avere conseguenze negative sullo sviluppo del cervello e sulla capacità del bambino di gestire lo stress quando sarà più grande.Un approccio basato sull’ascolto e la relazione
Al contrario, prendersi cura del bambino rispondendo prontamente ai suoi bisogni e offrendo contatto fisico costante nei primi anni di vita è collegato a livelli più bassi di cortisolo e a una migliore capacità di gestire le emozioni. La capacità di essere autonomi si costruisce a partire dalla sicurezza che deriva dal sentirsi amati e protetti e dal ricevere risposte quando si ha bisogno, non dalla frustrazione o dal distacco forzato. I metodi basati sul comportamento tendono a vedere il bambino quasi come un oggetto da “programmare”, senza considerare che è una persona con i suoi sentimenti e le sue esigenze. Spesso questi metodi rispondono più alle richieste del mercato e al desiderio dei genitori di sentirsi capaci che al vero benessere del bambino. Comprendere come funziona il sonno nei bambini e fidarsi del proprio istinto di genitore, mettendo al primo posto la relazione e il contatto, rispetta il bambino come persona e favorisce una crescita affettiva sana.Il capitolo liquida sbrigativamente i ‘metodi’ per il sonno: ma la scienza è davvero così unanime nel condannarli?
Il capitolo presenta una visione molto specifica e critica nei confronti dei cosiddetti “metodi” per insegnare ai bambini a dormire, enfatizzando l’importanza di accogliere il pianto e rispondere ai bisogni di contatto. Questa prospettiva, sebbene valida e supportata da alcune correnti di pensiero, non esaurisce il complesso dibattito scientifico e clinico sulla regolazione del sonno infantile. Per una comprensione più completa, è essenziale esplorare le diverse scuole di pensiero all’interno della psicologia dello sviluppo e della pediatria comportamentale, che propongono approcci variegati alla gestione del sonno, alcuni dei quali prevedono strategie strutturate pur con diverse sensibilità verso il benessere emotivo del bambino. Approfondire autori che rappresentano diverse posizioni in questo campo può offrire una visione più articolata.7. Notti Vicine: Ascoltare i Bisogni
I bambini cercano spesso la vicinanza dei genitori durante la notte. Questo bisogno di contatto si fa più intenso con il buio, rendendo difficile per i piccoli addormentarsi o riaddormentarsi da soli se lasciati nel loro spazio. I genitori scoprono che rispondere all’istinto e alle richieste del bambino, come allattare o semplicemente essere presenti fisicamente, aiuta a gestire meglio i risvegli notturni. Ascoltare queste necessità innate facilita sia il bambino che il genitore nel trovare serenità durante la notte.Perché dormire insieme
La scelta di dormire vicini, che sia nel lettone o con culle affiancate al letto dei genitori, nasce proprio da questa forte esigenza di contatto e sicurezza del bambino. È un’esperienza molto intensa che arricchisce il rapporto con tenerezza e amore. Permette di affrontare con maggiore semplicità le poppate notturne, calmare i pianti o prendersi cura del bambino quando non sta bene, senza doversi alzare continuamente. Questa vicinanza fisica risponde a un bisogno primario del piccolo.Istinto genitoriale e consigli esterni
Nonostante esistano consigli esterni che spingono verso un’indipendenza precoce nel sonno o suggeriscono metodi basati sul lasciare piangere il bambino, molti genitori sentono di dover seguire il proprio istinto. Credono che rispondere ai bisogni di vicinanza del figlio favorisca la sua tranquillità e sicurezza emotiva. La vicinanza notturna costruisce un legame profondo e crea un senso di protezione reciproca che va oltre la semplice gestione pratica della notte. Seguire il proprio cuore, in questo caso, porta a rafforzare il legame familiare.La crescita e il cambiamento
Con il passare del tempo, i bambini mostrano naturalmente segni di essere pronti a dormire da soli nel proprio letto o nella propria stanza. Questa transizione avviene spesso in modo spontaneo, rispettando i tempi di crescita di ogni bambino. Anche se la sistemazione per la notte può cambiare nel corso degli anni, soprattutto in famiglie con più figli, il principio fondamentale rimane sempre lo stesso: ascoltare attentamente i bisogni di tutti i membri della famiglia per trovare la soluzione migliore per quel momento.Il valore della vicinanza notturna
L’esperienza del sonno condiviso è un periodo prezioso che crea una connessione unica tra genitori e figli. Quando questa fase termina, con la crescita dei bambini, spesso si prova nostalgia per quella vicinanza fisica che ha caratterizzato tante notti. La vera difficoltà non sta tanto nel dormire insieme in sé, ma nel contrastare quella spinta naturale e profonda che porta il bambino a cercare il contatto e la presenza rassicurante dei suoi genitori, un bisogno innato che merita ascolto.Ma se l’istinto è la sola bussola, cosa succede quando i bisogni del bambino entrano in conflitto con quelli dei genitori, o con le evidenze scientifiche?
Il capitolo enfatizza l’importanza di seguire l’istinto genitoriale e rispondere al bisogno di vicinanza del bambino, contrapponendosi implicitamente a “consigli esterni”. Tuttavia, questa visione rischia di semplificare eccessivamente un tema complesso. Non viene affrontato in modo approfondito come bilanciare il bisogno di vicinanza del bambino con le esigenze di sonno e benessere dei genitori, né si esplora il dibattito scientifico in corso sulle diverse pratiche di sonno infantile, che include studi sui potenziali rischi (come per la SIDS in specifiche condizioni) e benefici. Per avere un quadro più completo, sarebbe utile approfondire la scienza del sonno infantile, la psicologia dello sviluppo e le ricerche sul benessere genitoriale, magari consultando autori che hanno studiato a fondo il sonno condiviso e i suoi effetti, come James McKenna.Abbiamo riassunto il possibile
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