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Contenuti del libro
Informazioni
“I ciechi dai ghetti ai diritti. L’Istituto David Chiossone dal 1868 al 2018” di Alberto Giordano racconta la storia affascinante e complessa dell’Istituto David Chiossone di Genova, un’istituzione che ha attraversato oltre un secolo e mezzo di storia italiana, riflettendo e influenzando il modo in cui la società ha considerato e trattato le persone con disabilità visiva. Nato dall’ideale risorgimentale di David Chiossone di offrire istruzione e dignità ai giovani ciechi, l’istituto ha visto cambiare profondamente la sua missione, passando da un modello educativo iniziale a uno più assistenziale e custodialistico, influenzato dalle guerre e dai regimi politici. Il libro esplora le sfide finanziarie, i dibattiti interni e le trasformazioni strutturali che hanno segnato la vita dell’istituto. Un momento cruciale è la contestazione del 1971, una lotta per i diritti e l’autonomia degli studenti ciechi che ha messo in crisi il modello tradizionale e aperto la strada a un profondo rinnovamento sotto la guida di figure come il commissario Mazzoni. Questa storia è il racconto di come l’Istituto Chiossone si sia progressivamente trasformato, abbandonando l’istruzione separata per abbracciare l’integrazione scolastica dei ciechi e sviluppando servizi all’avanguardia per la riabilitazione visiva, l’uso di tecnologie come l’Optacon e la presa in carico globale della persona. Dalla beneficenza ottocentesca alla riabilitazione come diritto nel Servizio Sanitario Nazionale, il percorso dell’Istituto David Chiossone a Genova è un esempio di come si possa passare da un’idea di assistenza pietistica a un modello di inclusione basato sulla scienza, sulla solidarietà e sul riconoscimento pieno dei diritti delle persone con disabilità visiva. Questo libro non è solo la cronaca di un’istituzione, ma un pezzo importante della storia sociale italiana e della lotta per l’emancipazione dei ciechi.Riassunto Breve
L’Istituto dei ciechi di Genova nasce nel 1868 per volontà di David Chiossone, un medico e politico importante, con l’idea di dare istruzione e aiutare i giovani ciechi tra i 6 e i 16 anni a inserirsi nella società , non solo di fornire un ricovero. Dopo la sua morte, l’istituto cambia, accoglie persone di tutte le età , inclusi adulti e anziani, e si concentra di più sull’assistenza, diventando un posto dove le persone vivono insieme e sono tenute sotto controllo. Le guerre e il Fascismo portano difficoltà e cambiamenti; durante il Fascismo, lo stato controlla l’assistenza e l’istituto viene detto che si occupa solo di assistenza, non di istruzione, limitando l’insegnamento a lavori manuali. Negli anni ’60 e ’70, in un periodo di grandi proteste contro le istituzioni chiuse, anche gli studenti del Chiossone si ribellano contro la gestione severa e l’idea che i ciechi siano diversi e chiusi in un posto a parte. Chiedono di vivere meglio, di avere un rappresentante nel gruppo che decide tutto e di potersi riunire. La protesta, sostenuta da lavoratori, sindacati e partiti di sinistra, porta a un cambiamento: il direttore Orfeo Ferri se ne va, il gruppo che decide si dimette e un commissario, il pretore Pierandrea Mazzoni, prende il controllo. Sotto il commissario, l’istituto cambia molto: arrivano nuovi lavoratori specializzati come psicologi e infermieri, si sistemano gli edifici, si gestiscono meglio le proprietà . Si inizia a mandare i bambini ciechi a scuola con tutti gli altri, chiudendo la scuola media interna e aprendo una scuola materna statale integrata. Si aiutano le persone a non vivere più chiuse nell’istituto, ma in case più piccole in città . Si provano nuove tecnologie come l’Optacon, un dispositivo che aiuta a leggere i testi stampati con il tatto, e l’istituto diventa un centro per insegnare a usarlo. Negli anni ’80 e ’90, l’istituto torna a essere gestito normalmente e si concentra sempre di più sulla riabilitazione visiva, cioè aiutare le persone a recuperare capacità legate alla vista, che viene riconosciuta come un servizio sanitario dalla Regione Liguria. L’istituto diventa un’associazione privata senza scopo di lucro nel 1997 per avere più autonomia e nelle sue regole scritte include la ricerca scientifica e l’uso della tecnologia. Oggi, l’istituto offre molti servizi per persone con problemi di vista di ogni età , anche con altri problemi, e fa ricerca avanzata, per esempio sulla retina artificiale. Il “modello Chiossone” non è più dare assistenza per carità , ma riconoscere che ogni persona con problemi di vista ha diritto a essere aiutata in modo completo, usando la scienza e la collaborazione, per vivere in modo autonomo e integrato nella società .Riassunto Lungo
1. L’Istituto Chiossone: Tra Ideali e RealtÃ
L’Istituto per i ciechi di Genova nasce dalla volontà di David Chiossone, un medico e politico attivo nel Risorgimento. Il suo obiettivo principale era offrire istruzione e aiutare i giovani ciechi, tra i 6 e i 16 anni, a integrarsi nella società , non semplicemente fornire loro un luogo dove vivere. Per questo, la sede fu scelta in modo che fosse facilmente raggiungibile e ben inserita nel contesto urbano della città .Un Cambiamento di Direzione
Dopo la scomparsa di Chiossone, l’istituto cambia orientamento. Inizia ad accogliere anche persone adulte e anziane, trasformandosi gradualmente in un modello più incentrato sull’assistenza. Vengono costruite nuove parti dell’edificio e gli spazi interni vengono modificati per ospitare più persone insieme. Questo nuovo approccio genera discussioni sulla gestione quotidiana e sulle regole da seguire per chi viveva nell’istituto.Le Guerre e le Nuove Sfide
La Prima Guerra Mondiale porta nuove necessità , poiché molti soldati tornano dal fronte avendo perso la vista. L’istituto si impegna per supportarli e aiutarli a reinserirsi, nonostante le difficoltà economiche che deve affrontare. In questo periodo nascono anche organizzazioni dedicate specificamente ai ciechi di guerra, come l’Unione Italiana dei Ciechi (UIC). Durante il Fascismo, il sostegno alle persone non vedenti finisce sotto il controllo dello Stato. Una legge del 1923 rende l’istruzione per i ciechi obbligatoria, ma l’Istituto Chiossone viene considerato un ente assistenziale e posto sotto il Ministero dell’Interno, anziché quello dell’Istruzione. Spesso l’amministrazione viene affidata a commissari nominati dal governo, creando tensioni tra chi gestiva l’istituto prima e le nuove direttive fasciste. L’insegnamento si concentra maggiormente su attività pratiche e lavori artigianali. La Seconda Guerra Mondiale danneggia gravemente la struttura, portando a una chiusura temporanea e a problemi economici nel periodo successivo.Il Dopoguerra e la Ricerca di ModernitÃ
Negli anni Cinquanta e Sessanta, l’istituto si trova ad affrontare problemi di bilancio e dibattiti su come rinnovare gli edifici e migliorare l’organizzazione interna. Si discute l’opportunità di separare le attività educative per i ragazzi da quelle assistenziali per adulti e anziani, magari creando sedi diverse. Vengono apportate modifiche alle regole interne per essere in linea con le nuove leggi sull’istruzione obbligatoria e per migliorare la gestione, aumentando il numero di persone elette dai soci nel consiglio e includendo un rappresentante del Provveditorato agli studi. Si cerca di superare l’atteggiamento di semplice pietà verso i ciechi, promuovendo invece l’attività fisica e la capacità di muoversi in autonomia.Considerando l’obiettivo originario di Chiossone, come si spiega la trasformazione dell’istituto in un ente a prevalente carattere assistenziale, dibattito che riemerge nel dopoguerra?
Il capitolo descrive questo cambiamento di rotta e la successiva discussione sulla separazione delle attività , ma non ne approfondisce le cause o le implicazioni. Quali furono le pressioni economiche, sociali o ideologiche che portarono a privilegiare l’assistenza rispetto all’istruzione? E quali furono gli argomenti a favore e contro la separazione nel dopoguerra? Per esplorare queste domande, sarebbe utile consultare studi sulla storia dell’assistenza e dell’educazione dei disabili in Italia, esaminare documenti d’epoca o approfondire il contesto storico-sociale dei periodi trattati. Autori che si occupano di storia sociale o di storia delle istituzioni educative e assistenziali potrebbero fornire spunti cruciali.2. La contestazione e la trasformazione dell’Istituto Chiossone
Nel 1969, l’Istituto David Chiossone celebra il suo centenario in un clima di festa, ma nasconde problemi interni e la necessità di cambiare i vecchi modi di assistere le persone. In quel periodo, in tutta Italia, si discuteva molto sulla chiusura delle istituzioni “totali”, come manicomi e orfanotrofi, grazie anche al lavoro di figure come Franco Basaglia. A Genova, i giovani, inclusi gli studenti di servizio sociale, mettevano in discussione le strutture che imponevano regole rigide e autoritarie.Le proteste in altri istituti e al Chiossone
Anche in altri istituti per persone cieche, come quello di Padova (Configliachi) e quello di Bologna (Cavazza), gli studenti protestavano con forza. Non accettavano le condizioni di vita e l’idea che le persone cieche fossero una categoria separata e svantaggiata. Queste proteste, a volte affrontate con violenza, resero i giovani ciechi più consapevoli dei loro diritti e li avvicinarono ai movimenti studenteschi e operai, vedendo la loro condizione come parte di una lotta più ampia per l’uguaglianza.L’arrivo di Ferri e la svolta autoritaria
Al Chiossone, la situazione sembrava più calma all’inizio. Ma tutto cambiò con l’arrivo di Orfeo Ferri, prima come direttore didattico nel 1965 e poi come rettore nel 1970. La sua gestione divenne molto rigida e personale. Questo peggiorò le condizioni di vita dentro l’istituto, limitando in particolare la libertà delle studentesse e mantenendo una forte separazione tra le persone.Le richieste degli studenti e la reazione iniziale
Nel febbraio del 1971, gli studenti del Chiossone decisero di agire. Presentarono una serie di richieste che riguardavano sia aspetti pratici, come il cibo, l’igiene e gli spazi, sia diritti fondamentali, come la libertà di riunirsi in assemblea e avere un proprio rappresentante nel Consiglio di Amministrazione (CdA). Il CdA, però, rifiutò le richieste che riguardavano i diritti politici e reagì in modo chiuso, dicendo che le proteste erano solo una scusa per creare disordine.La mobilitazione e l’escalation del conflitto
Gli studenti non si arresero. Con l’aiuto di persone esterne all’istituto, organizzarono assemblee aperte a tutti e manifestazioni pubbliche. Un’indagine condotta dal giudice Pierandrea Mazzoni confermò che c’erano effettivamente dei problemi all’interno dell’istituto. Il CdA concesse alcuni miglioramenti materiali e accettò di creare una commissione con studenti e amministratori, ma continuò a negare il diritto degli studenti di avere un rappresentante nel consiglio e altre richieste importanti.L’occupazione e l’allontanamento del direttore
La tensione crebbe fino a maggio 1971, quando gli studenti decisero di occupare l’istituto. La loro richiesta principale era l’allontanamento di Ferri. La pressione dell’opinione pubblica e una lettera molto critica scritta dallo stesso Ferri portarono il CdA a decidere, a giugno, di non rinnovargli l’incarico.Le espulsioni e la nuova ondata di proteste
A luglio, il CdA prese una decisione dura: espulse 11 studenti e minacciò altri, accusandoli di non rispettare le regole e di essere usati da gruppi politici esterni. Questa decisione scatenò una nuova e più forte reazione. Gli studenti chiesero aiuto ai lavoratori di Genova, rafforzando la loro alleanza con i sindacati e i partiti di sinistra. La mobilitazione fuori dall’istituto divenne molto forte, con i metalmeccanici che arrivarono a minacciare uno sciopero generale. Questa pressione esterna costrinse il CdA a trattare. Alla fine di settembre, il consiglio fu costretto a ritirare le espulsioni.Le dimissioni del CdA e il commissariamento
Subito dopo, il presidente Mosci e sette membri del CdA si dimisero. Le ragioni erano i disaccordi interni e la forte pressione subita dall’esterno. Questo portò a una situazione in cui l’istituto venne affidato a un commissario esterno, che fu proprio il pretore Mazzoni. La lotta degli studenti del Chiossone, resa possibile dalla grande solidarietà ricevuta, rappresentò un passo fondamentale per superare il vecchio modello di istituzione chiusa e contribuì in modo importante ai cambiamenti nei servizi sociali che avvennero negli anni successivi.La lotta descritta nel capitolo ha realmente trasformato il modello assistenziale o si è limitata a un cambio al vertice?
Il capitolo descrive in dettaglio la dinamica del conflitto interno e le pressioni esterne che hanno portato al commissariamento dell’istituto. Tuttavia, la narrazione si concentra maggiormente sulla battaglia amministrativa e politica per il controllo e la rappresentanza, lasciando meno chiari i contenuti specifici della trasformazione del “vecchio modello di istituzione chiusa” in termini di assistenza, pedagogia e integrazione sociale delle persone cieche. Per comprendere appieno la portata del cambiamento, sarebbe utile approfondire la storia dell’assistenza e dell’educazione per persone con disabilità visiva in Italia, le teorie pedagogiche alternative all’istituzionalizzazione e il dibattito sui diritti delle persone con disabilità negli anni ’70. Autori come Foucault, Basaglia e studiosi di storia della disabilità possono offrire prospettive utili.3. Verso l’Integrazione e l’Autonomia
Dopo le dimissioni del consiglio di amministrazione, la gestione dell’istituto per i non vedenti cambia radicalmente sotto la guida del commissario straordinario Pier Andrea Mazzoni. Questo periodo vede un profondo rinnovamento nell’organizzazione e nei servizi offerti. Vengono introdotte nuove figure professionali essenziali, come lo psicologo e l’infermiera, e il numero degli assistenti educatori viene aumentato per garantire un supporto migliore. Parallelamente, si procede al restauro degli ambienti e al rinnovo degli arredi, creando spazi più adeguati e accoglienti per gli ospiti.Un Nuovo Approccio alla Gestione e al Patrimonio
Una particolare attenzione viene dedicata alla gestione del patrimonio, sia edilizio che finanziario. Si decide di aggiornare gli affitti di proprietà storiche importanti, come Villa Cipollina e Villa Masnata. Queste proprietà sono considerate fondamentali per generare le risorse economiche necessarie a finanziare servizi efficienti e moderni. Questo nuovo approccio nella gestione segna una netta rottura con le pratiche del passato e genera inevitabilmente contrasti con i membri della vecchia amministrazione, abituati a metodi differenti.Riorganizzazione della Struttura Direzionale
Anche la struttura direzionale dell’istituto viene trasformata per renderla più efficace. Le competenze vengono chiaramente distinte tra diverse figure chiave. La gestione economico-amministrativa è affidata al segretario generale, mentre il coordinamento didattico e la disciplina sono responsabilità del rettore. La gestione dei servizi è invece di competenza del direttore dei servizi. Per ricoprire questi ruoli, vengono richieste qualifiche professionali specifiche, garantendo maggiore competenza e professionalità nella gestione quotidiana dell’istituto.L’Integrazione Scolastica e la Deistituzionalizzazione
Gli anni Settanta rappresentano un periodo di grandi trasformazioni sociali e civili in Italia, e l’istituto per i non vedenti si adegua a questi cambiamenti, in particolare per quanto riguarda l’integrazione scolastica dei disabili. Si abbandona definitivamente il modello di istruzione separata, che prevedeva scuole interne dedicate solo agli studenti non vedenti. La scuola media interna viene chiusa, e al suo posto viene aperta una sezione di scuola materna statale integrata all’interno dell’istituto, dove bambini vedenti e non vedenti imparano insieme. Inoltre, si avvia l’inserimento dei bambini non vedenti nelle normali scuole elementari, fornendo loro un supporto specializzato per facilitare l’apprendimento e l’interazione con i compagni. Parallelamente, si promuove la deistituzionalizzazione, incoraggiando il rientro degli studenti nelle loro famiglie o il trasferimento in piccole comunità alloggio situate in città . Questo nuovo modello mira a superare l’approccio puramente assistenziale e a favorire una maggiore integrazione sociale e autonomia degli individui.Nuove Prospettive nella Formazione Professionale
Nel campo della formazione professionale, l’istituto cerca di ampliare le opportunità per i non vedenti, andando oltre il tradizionale ruolo di centralinista. Si riconosce la necessità di offrire percorsi formativi più moderni e dignitosi. Per questo motivo, il laboratorio di tessitura per adulti, considerato obsoleto e poco valorizzante per chi lo frequentava, viene chiuso. Questa decisione riflette la volontà di orientare la formazione verso mestieri che offrano maggiori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro e una maggiore autonomia personale.La Sperimentazione dell’Optacon
Un’esperienza scientifica di grande rilevanza in questo periodo è la sperimentazione dell’Optacon. Questo dispositivo innovativo permette alle persone non vedenti di leggere testi stampati. Funziona convertendo le immagini delle lettere in stimoli tattili che vengono percepiti attraverso i polpastrelli. L’uso dell’Optacon richiede un addestramento specifico, ma offre un livello di autonomia nella lettura prima impensabile. L’istituto per i non vedenti diventa un centro all’avanguardia per la sperimentazione e la formazione all’uso di questo strumento. L’esperienza maturata porta alla creazione di centri dedicati all’Optacon non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale e regionale, diffondendo questa tecnologia e le competenze necessarie per utilizzarla.Le Sfide della Riconversione
La trasformazione dell’istituto da una struttura chiusa a un centro di servizi aperto, orientato alla riabilitazione e all’integrazione, è un processo lungo e complesso. La deistituzionalizzazione degli ospiti anziani, in particolare, presenta sfide significative, poiché molti di loro hanno vissuto all’interno dell’istituto per diversi decenni e hanno bisogno di supporto per adattarsi a una nuova realtà . La completa riconversione e il pieno raggiungimento degli obiettivi di integrazione e autonomia richiedono ulteriori interventi e attenzioni costanti nel tempo.Il “Modello Chiossone”, presentato come “presa in carico globale”, è davvero esente dalle difficoltà e contraddizioni che l’attuazione pratica di un diritto complesso comporta?
Il capitolo descrive un percorso evolutivo e un modello finale che appaiono ideali, ma non approfondisce sufficientemente le sfide concrete nell’implementare una “presa in carico globale” e nel garantire la riabilitazione come diritto effettivo. L’applicazione di modelli complessi nel Servizio Sanitario Nazionale e la coordinazione tra diverse sfere (sanità , istruzione, sociale) presentano spesso ostacoli burocratici, finanziari e organizzativi. Per comprendere meglio queste dinamiche e le possibili criticità , sarebbe utile esplorare la sociologia delle istituzioni, in particolare le analisi di autori come Goffman sulla vita all’interno delle istituzioni, gli studi sulla disabilità che criticano i modelli assistenziali e analizzano il divario tra diritti riconosciuti e la loro effettiva esigibilità , e le discipline che si occupano di politica sanitaria e amministrazione pubblica.6. Un Faro di Carità e Istruzione per i Ciechi
Il quattordici maggio milleottocentosessantotto nasce ufficialmente a Genova un istituto dedicato ai ciechi. Questa iniziativa rappresenta un importante gesto di carità da parte della cittadinanza, inserito nel contesto dei festeggiamenti pubblici della città . L’obiettivo principale non è solo offrire un luogo di ricovero, ma creare una struttura che sia soprattutto educativa, superando il modello assistenziale del semplice ospedale.Il Valore dell’Educazione Questa nuova istituzione si ispira profondamente alle idee di filantropi come Valentin Hauy, che per primo ha dimostrato con successo come l’educazione possa risvegliare e sviluppare l’intelletto delle persone non vedenti. Si crede fermamente che l’istruzione e l’opportunità di lavorare siano strumenti essenziali per permettere ai ciechi di superare le difficoltà legate alla loro condizione. Attraverso l’apprendimento e il lavoro, i non vedenti possono diventare autonomi, capaci di provvedere a sé stessi e di contribuire attivamente alla società . La storia è ricca di esempi che testimoniano come la mancanza della vista possa essere ampiamente compensata dallo sviluppo degli altri sensi e delle facoltà mentali. Molti ciechi hanno raggiunto traguardi notevoli in svariati campi, dimostrando il loro potenziale in scienza, arte, professioni liberali e mestieri manuali.Chi Trova Aiuto nell’Istituto L’istituto accoglie persone non vedenti di diverse condizioni ed età . Offre conforto e nuove prospettive a chi ha perso la vista in giovane età , aiutandoli a elaborare la perdita e a trovare nuove strade. Per coloro che sono nati ciechi, l’istituto fornisce l’educazione indispensabile per evitare l’isolamento e le difficoltà che ne derivano. Attraverso cure amorevoli, affetto, un’istruzione sia morale che professionale, i residenti imparano a vivere in modo dignitoso e a integrarsi pienamente nella comunità .La Sede e l’Avvio delle Attività Il Comune di Genova ha messo a disposizione un edificio adatto ad ospitare l’istituto, individuato in una parte dell’ex-convento di S. Bartolomeo degli Armeni. Un Comitato Promotore si è occupato dell’avvio dell’iniziativa, supportato da un Sotto-comitato di Signore che ha svolto un ruolo fondamentale nella raccolta dei fondi necessari. La consegna formale del locale al Comitato è avvenuta proprio durante la riunione che ha sancito la fondazione, segnando l’inizio concreto dei lavori per adattare la struttura e prepararla ad accogliere i primi residenti. L’istituto si propone fin da subito non come un semplice luogo di assistenza, ma come un centro vitale di lavoro e apprendimento, destinato a diventare un motivo di orgoglio per la città di Genova.Ma se la storia è davvero così “ricca di esempi” di ciechi che raggiungono “traguardi notevoli”, perché il capitolo non ne cita nemmeno uno?
Il capitolo afferma con convinzione che la storia dimostra il potenziale dei non vedenti una volta educati, ma questa asserzione rimane priva di qualsiasi riscontro concreto all’interno del testo. Affermare che “la storia è ricca di esempi” senza fornirne alcuno specifico indebolisce l’argomentazione e lascia il lettore senza un punto di riferimento tangibile per valutare la portata di tale affermazione. Per dare peso a questa tesi e comprendere appieno il contesto e le sfide affrontate, sarebbe indispensabile approfondire la storia dell’educazione speciale e cercare biografie di individui non vedenti che, nel corso dei secoli, hanno superato le barriere imposte dalla loro condizione, magari esplorando figure come Louis Braille o studiando la storia sociale per capire meglio l’integrazione e i successi dei non vedenti nelle diverse epoche.Abbiamo riassunto il possibile
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