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Contenuti del libro
Informazioni
“I cannoni d’agosto. Come e perché l’Europa sprofondò nella Grande Guerra” di Barbara W. Tuchman ti porta dritto nel cuore di quel folle agosto del 1914, quando l’Europa, quasi senza accorgersene, scivolò nella Prima Guerra Mondiale. Non è solo una cronaca di battaglie, ma un’immersione nelle strategie militari, spesso sbagliate, nelle decisioni politiche miopi e nelle tensioni che covavano da anni. Si parte dal funerale di un re che sembra segnare la fine di un’era, per poi esplorare la complessa diplomazia europea, i piani segreti come il Piano Schlieffen tedesco per l’invasione del Belgio e il Piano 17 francese basato sull’offensiva a oltranza. Vedrai come l’invasione del Belgio cambiò tutto, le prime, sanguinose battaglie sul fronte occidentale e orientale, dalla resistenza di Liegi alla disastrosa Battaglia di Tannenberg per i russi, fino alla drammatica ritirata francese verso Parigi e la cruciale Battaglia della Marna che salvò la capitale. Tuchman ti fa capire i personaggi chiave, i generali e i politici che presero decisioni con informazioni incomplete o basate su illusioni, mostrando come una serie di errori e incomprensioni portò a un conflitto che nessuno aveva davvero previsto nella sua portata e durata. È un racconto avvincente su come il mondo è cambiato in poche settimane, un must per capire le origini della Grande Guerra.Riassunto Breve
L’inizio del ventesimo secolo vede l’Europa piena di tensioni, nonostante eventi come il funerale di Edoardo VII riuniscano i sovrani. La Germania, guidata da Guglielmo II, si sente isolata e risentita per le alleanze strette da potenze come l’Inghilterra con Francia e Russia. C’è chi, come Bernhardi, vede la guerra come necessaria per l’affermazione nazionale, mentre altri, come Angell, la considerano economicamente assurda. Nel Mediterraneo, la fuga della nave tedesca Goeben verso Costantinopoli mostra la mancanza di attenzione verso la Turchia, che viene spinta verso la Germania anche a causa di azioni inglesi. Quando scoppiano le ostilità, i tedeschi attaccano il Belgio, incontrando resistenza a Liegi, mentre i francesi puntano all’Alsazia. La resistenza belga rallenta l’avanzata tedesca ma non la ferma. I comandi militari mostrano incertezza e disaccordo fin da subito. In Inghilterra, il ministro della Guerra Kitchener capisce che sarà una guerra lunga e serviranno milioni di uomini, contrariamente all’idea di una guerra breve diffusa tra i generali. La destinazione delle truppe inglesi in Francia è decisa in un clima confuso. Sul fronte orientale, la Russia si impegna ad attaccare la Germania per aiutare la Francia, ma l’esercito russo è disorganizzato e impreparato, subendo una grave sconfitta a Tannenberg. Sul fronte occidentale, l’offensiva francese in Lorena fallisce contro le difese tedesche, mostrando l’inefficacia delle tattiche d’assalto di fronte a mitragliatrici e artiglieria pesante. Le perdite sono enormi, e la ritirata francese diventa inevitabile, segnando la fine della strategia offensiva e l’inizio della guerra di posizione. L’invasione del Belgio rivela subito la brutalità del conflitto, con rappresaglie contro i civili e distruzioni, come l’incendio di Lovanio. La marina britannica, essenziale per l’impero, si concentra sulla protezione del commercio, evitando scontri diretti che potrebbero compromettere la sua superiorità. La flotta tedesca adotta una strategia difensiva, rimanendo nei porti. L’Inghilterra gestisce anche i rapporti con i paesi neutrali, in particolare gli Stati Uniti, adottando regole sul contrabbando che creano tensioni. Sul fronte terrestre, le armate tedesche avanzano in Francia, mentre i francesi si ritirano riorganizzandosi. Parigi si prepara alla difesa sotto la guida di Gallieni. Le truppe inglesi sono demoralizzate, ma combattono a Le Cateau per rallentare l’avanzata tedesca. Il piano tedesco, il Piano Schlieffen, prevede una rapida vittoria passando per il Belgio, ma viene modificato, indebolendo l’ala d’attacco principale. La Germania sottovaluta la possibilità di una guerra lunga. La Francia, ossessionata dalla sconfitta del 1870, punta tutto sull’offensiva, ignorando i rischi. Stringe accordi militari segreti con l’Inghilterra, che si impegna a intervenire in caso di violazione della neutralità belga. La Russia promette un attacco rapido, nonostante i suoi problemi interni. La Germania, dopo aver dichiarato guerra alla Russia, si convince erroneamente che la Russia sia debole. Invece di accettare una proposta inglese per evitare la guerra su due fronti, invia un ultimatum inaccettabile alla Francia. La Francia cerca l’appoggio inglese e mobilita le truppe solo dopo l’ultimatum tedesco alla Russia. L’Inghilterra è divisa, ma la violazione della neutralità belga diventa il fattore decisivo. Il Belgio rifiuta l’ultimatum tedesco e decide di resistere. La decisione tedesca di non cambiare il piano di mobilitazione e l’invasione del Belgio trasformano la crisi in conflitto mondiale. L’Inghilterra esita, ma la minaccia navale e la violazione del Belgio la spingono a dichiarare guerra. La Germania è sorpresa dalla reazione inglese, non comprendendo l’importanza data alla neutralità belga. Le dichiarazioni di guerra si susseguono rapidamente. La maggior parte dei leader si aspetta una guerra breve, ma solo pochi intuiscono che sarà lunga e logorante. L’attacco al Belgio segna l’inizio di una guerra che cambia la storia.Riassunto Lungo
1. L’Alba di una Guerra Mondiale
Il 1910 segna un punto di svolta con il funerale di Edoardo VII, un evento che, pur radunando re e principi da tutta Europa, sancisce la fine di un’epoca di relativa pace. Tra i partecipanti, l’imperatore tedesco Guglielmo II, nipote del defunto re, cova sentimenti contrastanti: da un lato, l’orgoglio per la sua posizione di potere, dall’altro, un profondo risentimento verso lo zio, visto come un ostacolo alle ambizioni della Germania. Questo rancore personale si innesta in un contesto europeo già carico di tensioni, con la Germania che si percepisce come accerchiata dalle altre potenze.La politica estera di Edoardo VII e le sue conseguenze
La politica estera di Edoardo VII, mirata a consolidare alleanze con Francia e Russia, aveva contribuito all’isolamento diplomatico della Germania, alimentando il suo desiderio di rivalsa. In questo clima, figure come Bernhardi teorizzano la guerra come strumento necessario per l’affermazione della nazione tedesca. A queste visioni bellicose si contrappongono, tuttavia, speranze di pace, nutrite da opere come “La Grande Illusione” di Angell, che argomenta l’assurdità economica di un conflitto su larga scala.Il ruolo della Turchia e l’incidente della Goeben
Lo scacchiere mediterraneo offre un esempio lampante della miopia delle potenze europee. La nave tedesca Goeben, in fuga verso Costantinopoli, innesca una serie di eventi dalle conseguenze drammatiche. La Turchia, incerta tra diverse alleanze, viene spinta verso la Germania da un’azione maldestra dell’Inghilterra, che requisisce due navi da guerra turche già pagate. La Goeben, eludendo la flotta inglese, trova rifugio nei Dardanelli, alterando significativamente gli equilibri del conflitto nascente.L’inizio del conflitto: Liegi e l’Alsazia
Le prime fasi del conflitto vedono i tedeschi attaccare la città di Liegi, mentre i francesi si concentrano nel tentativo di riconquistare l’Alsazia. La resistenza belga a Liegi, pur valorosa, non riesce a ostacolare l’avanzata tedesca, che per la prima volta impiega i potenti cannoni da assedio. La Francia, focalizzata sull’offensiva in Alsazia, sottostima il pericolo rappresentato dall’ala destra tedesca, in movimento attraverso il Belgio. Nonostante l’incapacità di fermare l’avanzata tedesca, la resistenza belga si erge come fulgido esempio di coraggio e tenacia di fronte a un nemico soverchiante.Se da un lato si ammette che la politica di Edoardo VII ha contribuito all’isolamento diplomatico della Germania, e dall’altro si descrive l’incidente della Goeben come un errore di “miopia” delle potenze europee, non si sta forse sottovalutando il ruolo attivo e la responsabilità della Germania stessa nell’escalation che ha portato alla guerra?
Il capitolo, pur delineando le tensioni e gli errori commessi da varie potenze, sembra attribuire una maggiore enfasi alle azioni altrui, quasi a giustificare il risentimento e le ambizioni tedesche. Per comprendere appieno le cause della Prima Guerra Mondiale, è fondamentale analizzare in modo critico il ruolo della Germania, non solo come nazione “accerchiata”, ma anche come attore con una propria politica di potenza e precise responsabilità. Sarebbe utile approfondire la storia diplomatica e politica tedesca del periodo, con particolare attenzione alle teorie del “Lebensraum” e al militarismo prussiano, magari con l’aiuto di autori come Fischer o Ferguson. Un’analisi più approfondita delle dinamiche interne alla Germania, come le pressioni dei gruppi nazionalisti e l’influenza dei militari, potrebbe fornire una visione più completa e meno parziale degli eventi.2. L’Inizio della Grande Guerra: Strategie, Dubbi e Movimenti
La Prima Guerra Mondiale inizia in un clima di incertezza e disaccordo, con strategie contrastanti e decisioni prese in un contesto di confusione. I piani d’attacco e le alleanze si scontrano con la realtà di un conflitto che si preannuncia lungo e logorante.Inghilterra: Divisioni Interne e Scelte Strategiche
In Inghilterra, la nomina di Lord Kitchener a ministro della Guerra porta subito alla luce divergenze strategiche. Kitchener dubita dell’efficacia del piano anglo-francese, prevedendo una guerra di lunga durata che richiederà un grande esercito. Contrariamente allo stato maggiore, ritiene che le sei divisioni britanniche siano insufficienti contro le forze tedesche. La discussione sul ruolo e la destinazione del corpo di spedizione britannico (BEF) evidenzia profonde divisioni. Sir John French, comandante designato del BEF, è considerato impulsivo e inadatto al comando da Douglas Haig. Le proposte variano dallo sbarco ad Anversa al concentramento delle truppe ad Amiens. Alla fine, si opta per l’invio di quattro divisioni in Francia, ma con istruzioni che ne limitano l’impegno, riflettendo le incertezze e i disaccordi interni.Fronte Occidentale: Offensiva Francese e Ritirata Belga
Sul fronte occidentale, l’esercito francese lancia un’offensiva in Lorena, ma i tedeschi si ritirano strategicamente, attirando i francesi in una trappola. Il generale Lanrezac, al comando della quinta armata francese, esprime preoccupazione per la minaccia tedesca sul suo fianco sinistro e insiste per spostare le sue truppe verso la Sambre e la Mosa. Tuttavia, il comando francese, focalizzato sull’offensiva nelle Ardenne, sottovaluta il pericolo a ovest della Mosa. Nel frattempo, l’esercito belga si ritira su Anversa, creando un vuoto nel fianco alleato. La riluttanza di Sir John French a impegnare immediatamente il BEF aumenta la frustrazione tra gli alleati, complicando ulteriormente la situazione.Fronte Orientale: L’Offensiva Russa e le Difficoltà Logistiche
Sul fronte orientale, la Russia promette di sostenere la Francia con un’offensiva contro la Germania, ma si scontra con enormi difficoltà organizzative. Il granduca Nicola, comandante supremo, guida un esercito impreparato, afflitto da problemi di comunicazione, rifornimenti e coordinamento. L’avanzata russa in Prussia orientale, guidata da Rennenkampf e Samsonov, è rallentata da ritardi e problemi logistici. I tedeschi, preoccupati per l’avanzata russa e la possibile perdita della Prussia orientale, prendono decisioni spesso contraddittorie, specchio delle difficoltà e delle incertezze che caratterizzano l’inizio del conflitto.Se l’incertezza e il disaccordo regnavano sovrani tra gli Alleati, con piani d’attacco contrastanti e una palese mancanza di coordinazione, come è possibile che il capitolo descriva l’inizio della Prima Guerra Mondiale come una semplice serie di “strategie, dubbi e movimenti” invece di un vero e proprio fallimento strategico e comunicativo?
Il capitolo, pur descrivendo con dovizia di particolari le divergenze strategiche e le difficoltà organizzative, sembra minimizzare l’impatto di queste problematiche sull’andamento iniziale del conflitto. Ridurre il tutto a “strategie, dubbi e movimenti” appare riduttivo e fuorviante. Per comprendere a fondo le dinamiche di questo periodo storico, sarebbe opportuno approfondire le discipline della psicologia militare, della teoria dei giochi e della comunicazione in situazioni di crisi. In particolare, un’analisi delle opere di Carl von Clausewitz potrebbe fornire un quadro più chiaro delle “frizioni” e delle “nebbie” che caratterizzano la guerra, mentre gli studi di John Keegan potrebbero aiutare a comprendere l’impatto del fattore umano e delle emozioni nelle decisioni strategiche. Inoltre, un approfondimento delle memorie dei protagonisti dell’epoca, come quelle di Churchill o di Joffre, potrebbe offrire una prospettiva più realistica e meno edulcorata degli eventi.3. La Guerra delle Illusioni e la Realtà del Terrore
Il Fronte Occidentale
Nell’agosto 1914, sul fronte occidentale, la teoria dell’offensiva francese si scontrò con la realtà della difesa tedesca. In Lorena, l’attacco francese si infranse contro le difese nemiche, rivelando la fragilità delle tattiche d’assalto. L’introduzione di mitragliatrici e artiglieria pesante rese obsolete le tradizionali manovre di fanteria, portando a perdite enormi. Nonostante l’evidente inefficacia di queste tattiche, l’alto comando francese persistette nell’offensiva, spingendo le truppe in un massacro nelle Ardenne e sulla Sambre. Le forze francesi, erroneamente convinte di avere una superiorità numerica nel centro, si trovarono invece in inferiorità, subendo pesanti perdite. La ritirata divenne inevitabile, segnando la fine della strategia offensiva francese e l’inizio di una guerra di posizione, caratterizzata da trincee e stallo.Il Fronte Orientale
Sul fronte orientale, la battaglia di Tannenberg vide la sconfitta dell’esercito russo, a causa di errori strategici e della superiorità tattica tedesca. La disorganizzazione russa e la sottovalutazione delle forze nemiche portarono a un disastro, con perdite enormi e la distruzione della seconda armata. La disfatta russa a Tannenberg evidenziò la debolezza strutturale dell’esercito zarista e la sua impreparazione a un conflitto moderno.La Brutalità della Guerra
Parallelamente agli scontri sui fronti principali, l’invasione del Belgio rivelò la brutalità della guerra. La teoria tedesca del terrore si manifestò in tutta la sua violenza, con rappresaglie contro i civili, saccheggi e distruzioni. L’incendio di Lovanio, con la sua biblioteca e i suoi tesori culturali, divenne simbolo della barbarie tedesca, suscitando orrore e indignazione nel mondo. L’uso sistematico del terrore come arma di guerra segnò una svolta nel conflitto, trasformandolo da scontro tra eserciti a lotta totale.La Fine delle Illusioni
Questi eventi, avvenuti in poche settimane, cambiarono il corso della guerra. Le illusioni iniziali di una guerra rapida e decisiva si scontrarono con la realtà di un conflitto lungo e brutale. La fiducia nella vittoria si trasformò in una determinazione a combattere fino alla fine, con la distruzione del nemico come unico obiettivo. La guerra si trasformò in una lotta per la sopravvivenza, con conseguenze che avrebbero segnato la storia.Se la Germania ha basato la sua decisione di entrare in guerra su informazioni errate e su una palese sottovalutazione della Russia, perché il capitolo presenta la scelta di Moltke di non modificare il piano di mobilitazione come il fattore che ha trasformato una crisi regionale in un conflitto mondiale? Non si tratta forse di una contraddizione, o quantomeno di una semplificazione eccessiva che attribuisce a un singolo individuo la responsabilità di un evento così complesso?
Il capitolo, pur delineando con chiarezza la catena di eventi che ha portato allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sembra attribuire un peso eccessivo alla decisione di Moltke, oscurando il ruolo cruciale della disinformazione e degli errori di valutazione che hanno condizionato la strategia tedesca fin dall’inizio. Per comprendere a fondo le cause del conflitto, sarebbe utile approfondire la storia diplomatica e militare dell’epoca, con particolare attenzione alle teorie della “cultura strategica” e agli studi sulla “psicologia delle decisioni” in contesti di crisi. In questo senso, un’analisi delle opere di storici come Christopher Clark, Margaret MacMillan o Max Hastings potrebbe fornire una visione più completa e sfaccettata delle dinamiche che hanno portato alla catastrofe del 1914.8. L’inevitabile Marcia verso la Guerra
La decisione dell’Inghilterra di entrare in guerra non fu immediata. Il governo inglese, pur avendo preparato piani dettagliati per un conflitto, esitava ad agire. La minaccia di una flotta tedesca nella Manica spinse il governo a promettere protezione navale alla Francia, ma senza impegno formale di entrare in guerra. Questa mossa creò divisioni interne, con alcuni ministri che si dimisero. La violazione della neutralità del Belgio da parte della Germania cambiò la situazione. L’Inghilterra, garante di tale neutralità, si trovò di fronte a un dilemma morale e strategico. Grey, ministro degli Esteri, presentò la situazione al Parlamento, sottolineando l’importanza di difendere l’onore e gli interessi inglesi. Il suo discorso, pur non essendo un appello diretto alla guerra, preparò il terreno per l’inevitabile conflitto.La posizione della Germania
La Germania, convinta di una guerra rapida, sottovalutò l’impatto dell’intervento inglese. I piani militari tedeschi non prevedevano una lunga guerra, e l’entrata in campo dell’Inghilterra fu considerata un dettaglio secondario. Questa convinzione si basava sull’idea di una vittoria rapida e sulla presunta incapacità delle potenze europee di sostenere un conflitto prolungato. Le dichiarazioni di guerra si susseguirono rapidamente. La Germania dichiarò guerra alla Francia, e l’Inghilterra inviò un ultimatum alla Germania per la violazione del Belgio.La reazione tedesca
La risposta tedesca fu di sorpresa e indignazione, non comprendendo l’importanza che l’Inghilterra dava alla neutralità belga. L’Inghilterra, nonostante le divisioni interne, si trovò unita nella decisione di entrare in guerra. La guerra, inizialmente vista come un conflitto breve, si rivelò una lotta lunga e logorante.La durata della guerra
Solo alcuni leader militari, come Moltke, Joffre e Kitchener, intuirono la vera natura del conflitto, mentre la maggior parte dei governi e dei militari si aspettavano una conclusione rapida. L’attacco tedesco al Belgio segnò l’inizio di una guerra che avrebbe cambiato il corso della storia europea.Se l’Inghilterra era così divisa al suo interno, e la Germania era convinta che la guerra sarebbe stata breve e ininfluente, perché mai l’attacco al Belgio ha innescato una guerra “che avrebbe cambiato il corso della storia europea”?
Il capitolo presenta l’entrata in guerra dell’Inghilterra come un evento cruciale, ma allo stesso tempo ne sminuisce l’impatto immediato, descrivendo le divisioni interne e la convinzione tedesca di una guerra rapida. Questa contraddizione logica necessita di un approfondimento. Per comprendere meglio le reali motivazioni e le conseguenze dell’intervento inglese, sarebbe utile analizzare le dinamiche di potere dell’epoca, studiando ad esempio le teorie delle relazioni internazionali, e approfondire le analisi strategiche di autori come Clausewitz o Mahan per capire come la percezione della minaccia possa aver influenzato le decisioni politiche. Inoltre, un’analisi delle conseguenze economiche del conflitto, con l’aiuto di storici economici come Keynes, potrebbe chiarire l’impatto a lungo termine della guerra.Abbiamo riassunto il possibile
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